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Il peso delle emozioni nelle scelte finanziarie
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Articolo di Alessandro Pedone
12 marzo 2014 13:08
 
Questo articolo trae spunto da un lettore del sito dell'Aduc, che chiameremo Marco, il quale ci segue almeno fin dal 2006. Qualche giorno fa, Marco mi contatta perché voleva capire se potevo fornirgli una consulenza. Come faccio sempre, gli spiego che due sono le attività preliminari per avviare un rapporto professionale che giunga a delle raccomandazioni operative su di un portafoglio finanziario: 1) scambiarsi informazioni sulle caratteristiche dell'investitore (situazione patrimoniale complessiva, lavorativa, familiare, obiettivi di vita collegati ad esigenze finanziarie, conoscenze finanziare, propensione al rischio, ecc.) e 2) verificare se condividiamo lo stesso approccio ai mercati finanziari che si potrebbe sintetizzare in maniera molto brutale con l'espressione “i mercati finanziari sono imprevedibili”.
Fatte queste premesse, Marco decide di inviarmi la descrizione dettagliata del suo portafoglio il quale contiene molte decine di titoli obbligazionari di decine di emittenti diversi, governativi e aziendali, molti con durata estremamente lunga e denominati in una decina di valute diverse, comprese valute molto volatili. Il portafoglio complessivo ha la consistenza tipica dei clienti che solitamente si rivolgono ad un consulente finanziario indipendente, cioè molto superiore al milione di euro, e su alcuni titoli stava perdendo alcune centinaia di migliaia di euro.
Questo portafoglio era stata costruito, per stessa conferma del proprietario, perché durante la crisi del 2011 ha avuto una grande paura dell'uscita dell'Italia dall'Euro, ma i rendimenti delle obbligazioni considerate “sicure” erano troppo bassi e si è pensato di cercare rendimenti “migliori” diversificando con valute ed emittenti.
Ho cercato di spiegargli che la cosa più importante da fare era in primo luogo capire quali errori sono stati fatti per evitarli di ripeterli in futuro ed il modo più efficace per cercare di non ripetere questi errori era quello di impostare una strategia di portafoglio. Marco si è spaventato all'idea di dover, forse, vendere i titoli attualmente in perdita – sebbene non avessi espresso nessuna raccomandazione specifica - ed ha preferito non avviare il rapporto professionale perseverando sulla sua strada il cui esito, purtroppo, conosco troppo bene.
 
Sono andato a vedere se Marco, in passato, ci avesse fatto delle domande ed ho visto che ci segue da molto tempo ed abbastanza assiduamente, nonostante questo ha fatto quasi tutto il contrario di quello che in questi anni abbiamo scritto (a parte il fatto di rifuggire, giustamente, dai prodotti finanziari inutilmente complessi e costosi).
Durante la crisi del 2011, proprio su questo sito, abbiamo scritto decine di articoli per evitare che le persone si spaventassero eccessivamente e vendessero BTP per acquistare titoli o molto più rischiosi, a parità di rendimento, o con rendimenti ridicoli come i titoli tedeschi. (1)
All'epoca ci siamo presi diversi insulti perché non ci siamo allineati alla vulgata allora dominante. Ciò che si leggeva sui giornali, allora, erano informazioni su come salvare il proprio patrimonio in caso di break-up dell'Euro. Le televisioni soffiavano sul fuoco della paura. Giravano voci che la Germania avesse già messo in funzione le rotatorie per stampare la loro moneta. Alcuni (anche persone che io stimo come Beppe Scienza) proponevano addirittura di prendere fisicamente i soldi dai conti e tenerseli a casa. Tanto per capire il contesto. Ricordo molto bene un'assemblea dell'associazione di categoria dei consulenti finanziari indipendenti (NAFOP) nella quale la maggioranza dei colleghi era convinta che ormai fosse inevitabile una ristrutturazione del debito, perché questo era quello che, direttamente o indirettamente, faceva capire la maggior parte dei media. Ricordo come se fosse ora che rimasi scioccato da una presentazione di una collega che proponeva le obbligazioni della McDonalds come obbligazioni più sicure dei titoli di stato italiani! Ragionare con la propria testa, sui dati effettivi, in un contesto del genere è difficilissimo. Era inevitabile che la flebile voce di un piccolo sito di consumatori non potesse attenuare la paura generata dal contesto complessivo dell'informazione nella maggioranza dei nostri lettori.
Marco, quindi, ha tutte le scusanti di questo mondo per le scelte che ha fatto, ma oggi, probabilmente, non può accettarne le conseguenze e preferisce pensare che non facendo la ristrutturazione di cui il portafoglio necessita tali conseguenze non si materializzino.
Ancora una volta, purtroppo per Marco, il peso delle emozioni sarà determinante per le scelte finanziarie.
 
Paura ed avidità, come ho ricordato in un altro articolo del 2009 (Il difficile equilibrio fra paura/avidità e razionalità) che invito a rileggere, sono le emozioni sottostanti che guidano la maggior parte delle scelte finanziarie degli investitori non esperti (e spesso, anche di quelli che si ritengono esperti). Pochi, purtroppo, riescono a sfuggire da questa logica.
Le conoscenze tecniche e le informazioni sui mercati finanziari sono aspetti importanti ma del tutto secondari per fare buone scelte finanziarie. L'aspetto di gran lunga più importante è la capacità di gestire bene le proprie emozioni. Lo strumento più efficace per aiutare a farlo è quello di fare un pianificazione finanziaria, specialmente per i patrimoni finanziari non molto grandi (diciamo inferiori a 500 mila euro). Qualunque sia l'entità dei patrimoni, non mi stancherò mai di ripetere come sia fondamentale impostare una strategia di portafoglio. Anche una strategia non eccezionale è migliore di nessuna strategia, proprio perché una strategia aiuta molto a controllare il peso delle emozioni nelle scelte finanziarie e questo è l'elemento chiave per il successo in finanza.
 
 (1) Tanto per ricordare qualche articolo scritto allora:
 
 
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