Ritornando sul minnesota, alcuni hanno parlano di shutdown
ovvero di volontaria chiusura di alcuni o molti (mettetevi
d'accordo) servizi pubblici. Nella realtà il discorso non
cambia per chè si è arrivati ad un punto tale da non poter
far fronte ai propri impegni ovvero al fallimento senza una
dichiarazione ufficiale, ma temporaneo fortunatamente per
loro. Sembra che il problema sia sorto perchè non si sono
messi d'accordo su alcune voci del bilancio, con la
conclusione che che si è stabilito l'emissione di titoli
per 500 milioni di dollari, tagli vari e si è deciso di
ricorrere all'aiuto dell'amministrazione centrale, la quale
durante il periodo di bush - repubblicano - ha visto
raddoppiare il debito pubblico che è attualmente di una
cifra astronomicamente astronomica.
minnesota, popolazione di circa 5 milioni di abitanti e
dipendenti pubblici n. 24 mila; sicilia, popolazione di
circa 5 milioni di abitanti e dipendenti pubblici n. 350
mila (fonte quotidiano di sicilia), media di uno ogni 14
abitanti, media italiana uno ogni 18 abitanti; la sicilia è
una regione a statuto speciale ma non capisco quale è la
specialità e forse sarebbe ora di toglierla dalle mani
della mafia e di farla rientrare in italia; lombardia,
popolazione di circa 10 milioni di abitanti e dipendenti
pubblici n. 420 mila; nord-est (veneto - 5 milioni di
abitanti - con il 7%, friuli - 1,230 milioni di abitanti -
e trentino - 1 milione e rotti di abitanti - il resto) conta
il 10% di tutti i dipendenti pubblici d'italia; italia
dipendenti pubblici oltre 3,2 milioni. Sto cercando di dire
che voglio o che bisogna licenziare i dipendenti pubblici?
No! Però due stati con un funzionamento globalmente
differente che hanno e continuano ad adottare una politica
simile si trovano nelle stesse condizioni dal punto di vista
dei conti pubblici.
14 luglio 2011 18:51 - lucillafiaccola1796
oggi 14 luglio! Eh quando ci credevo! ora la canterò
spernacchiando in dis-honore del n'ano di carlà!
14 luglio 2011 16:15 - francescodeleo
Gli stati non falliscono? Non Direi. Oggi ho letto del
fallimento del Minnesota, uno dei tanti stati che
costituiscono gli stati uniti d'america. Per venti anni il
paese è stato guidato dai repubblicani che hanno adottato
una politica di tagli alle tasse ai più ricchi e tagli al
welfare: la conseguenza è stata l'impoverimento delle casse
statali e l'impossibilità di pagare anche i dipendenti
pubblici che resteranno a casa, che forse in parte verranno
licenziati.
14 luglio 2011 6:23 - Alessandro_Pedone
Premetto che, come ho detto altre volte, le risposte che gli
autori forniscono ai commenti sui propri articoli non
servono per instaurare un dibattito sul contenuto degli
stessi (che ognuno è libero di commentare, giudicare,
criticare, ecc. come crede) bensì per chiarire eventuali
aspetti e/o per correggere eventuali errori (sempre
possibili).
Premesso questo:
@ francescodeleo
Per "riforme a costo zero" mi riferivo a tutte quelle
modifiche regolamentare che non incidono nel bilancio, ma
che avrebbero la capacità di rivitalizzare l'economia.
L'Italia cresce poco per tante ragioni, fra queste vi è un
problema di "lacci e lacciuli" che non costerebbe nulla
abolire in termini di bilancio, costa invece molto in
termini di consenso politico e per questo non si sono mai
fatte.
@captainharlock
Tralascio ovviamente i punti dove esprime opinioni diverse e
rispondo solo dove afferma che ciò che ho scritto non è
vero oppure che dove chide precisazioni.
Punto 4). Scrive "Non è vero che nessuna nazione può
reggere ad un attacco ai propri titoli di stato". La mia
affermazione è un fatto tecnico. Tutte le principali
nazioni che ho citato nell'articolo, oggi, fanno affidamento
sul rifinanziamento del debito per andare avanti, compresi
gli USA. Se una nazione subisce una vendita incontrollata di
titoli per giorni o settimane non troverà copertura per il
rifinanziamento. E' un fatto tecnico, non un'opinione. Se
poi lei vuole dire che se non ci sono sentori di difficoltà
le vendite allo scoperto non ci sarebbero, questo è
indubbio. Io non sono certo di quelli che credono agli
speculatori "brutti e cattivi". Quanto ai titoli
americani... mi sembrerebbe questa un'ottima opportunità
per chi volesse vendere pesantemente i titoli americani. Se
i grossi investitori non lo fanno, a mio avviso, è perché
sanno che si troverebbero quasi certamente a fare i conti
con la FED che acquisterebbe titoli a mani basse (come ha
già fatto).
5) Non ho scritto che dovrebbe acquistare i titoli tedeschi
o francesi. Ho scritto che dovrebbe comunicare di sostenere
i titoli dei paesi che hanno dimostrato e dimostrano di
tenere i conti in ordine ma che nonostante questo sono
venduti pesantemente sul mercato.
Per il resto, mi sembra che il suo lungo ed apprezzato
intervento esprima semplicemente opinioni diverse.
Mi permetta di precisare che per "debito ben gestito"
intendevo esclusivamente dal punto di vista tecnico. Non di
scelte di politica economica. E' ovvio che far crescere il
debito a questi livelli sia stato folle. Le scelte politiche
sono state scellerate, la gestione tecnica del debito (cioè
di coloro che devono solo decidere come gestire i flussi,
non quanti flussi gestire) negli ultimi anni è stata
ottima.
Che il rapporto debito/PIL sia un indicatore che da solo non
è completo è evidente, ma usare il rapporto
entrate/interessi mi sembra che sia soggetto agli stessi
problemi dal momento che il rapporto entrate/PIL è simile
nei principali paesi europei. Se abbiamo un debito pari al
120 del PIL è ovvio che paghiamo molti più interessi di
chi ha l'80% del PIL. Forse voleva dire il "servizio per il
debito"?
Gli indicatori per giudicare la sostenibilità di un debito
pubblico, comunque, sono anche di natura diversa. L'avanzo
primario, ad esempio, il tasso di crescita dell'economica,
ecc.
Queste - comunque - sono essenzialmente opinioni e non
voglio instaurare un dibattito.
Grazie dei commenti.
13 luglio 2011 18:06 - francescodeleo
Per quanto riguarda il ministro dello sviluppo economico,
cambia poco chi sia veramente e a che partito appartenga.
Counque è vero che non appartiene alla lega nord.
Qualche hanno fa hanno provveduto ad attribuire alla stessa
sia le funzioni del ministro dell'economia che le funzioni
del ministro delle finanze. Entrambi i ministri, riuniti
nella stessa persona, giocano a monopoli.
13 luglio 2011 17:49 - captainharlock
@francescodeleo
Il ministro dello sviluppo economico è Romani, non un
leghista ma uno dei tanti maggiordomi di Berlusconi. Il
ministero delle finanze non esiste da un bel po’, c’è
solo quello dell’economia e delle finanze, impropriamente
detto Tesoro (il tesoro è un dipartimento del ministero
dell’economia, così come è un dipartimento le finanze).
Quindi i due ministri che giocano col monopoli e si
preoccupano del pareggio di bilancio sono lo stesso o due
persone diverse?
@Alessandro Pedone
Se mi posso permettere, dissento su alcuni dei punti
discussi nell’articolo:
1) chi sarebbero i politici “miopi e ignavi che comandano
in europa, a cominciare dalla Merkel”? la posizione della
Germania è stata chiara fin dall’inizio, anche se non ha
mai potuto dichiararla in maniera esplicita per ragioni di
“real politik”: ok ad aiuti di stato e banca centrale,
ma il fardello del salvataggio della Grecia (e degli altri
paesi, eventualmente) deve essere condiviso anche dai
privati, ovvero da chi ha acquistato questi beni –
posizione a mio avviso da condividere assolutamente.
2) Che il debito italiano sia elevato è noto a tutti, che
sia ben gestito non mi sembra proprio: è vero che negli
ultimi anni è stata allungata la scadenza media dei titoli
(e quindi non ci sono urgenti problemi di rimborso, come
invece è il caso di Grecia e Spagna), ma l’aver
convissuto con un debito elevato per anni non vuol dire
averlo gestito bene.
3) Inoltre il rapporto debito/PIL, anche se molto usato, è
un indicatore imperfetto della solvibilità di un paese (per
vari motivi): molto più corretto sarebbe paragonare il
debito alle entrate fiscali, perché queste sono le risorse
usate per ripagarlo. Da questo punto di vista l’Italia è
di nuovo tra le peggiori in Europa, dietro Grecia ed
Irlanda, meglio di noi anche il Portogallo. Oppure
rapportare le spese per interessi alle entrate fiscali: per
noi questo rapporto è del 10,1%, la Grecia è al 14,5%, il
Portogallo al 7,5% e la media della eurozona all’8,5%.
4) Non è vero che nessuna nazione può reggere ad un
attacco ai propri titoli per giorni o settimane. Questa
sembra la spiegazione che davano le banche nel 2008 per
giustificare i loro problemi (è colpa degli
short-sellers!), piuttosto che alle schifezze che avevano in
portafoglio. Se ci sono speculatori che vogliono vendere
allo scoperto i titoli americani, tedeschi o francesi, che
ci provino e vediamo cosa riescono a combinare (vendere una
posizione non rientra in questo contesto, perché per ognuno
che vende c’è uno che compra e quindi si assume quel
rischio). Il problema italiano (e greco in precedenza) è
che quando questo accade tutti (politici, banchieri,
confindustria, associazioni consumatori, …) cominciano a
starnazzare a caso come oche impazzite (gli anglofoni
direbbero headless chickens), invece di fermarsi a
ragionare.
5) Non ho capito come funzionerebbe la sua soluzione al
punto a): se la BCE compra i titoli degli stati virtuosi (e
già questo potrebbe essere una violazione dei suoi vincoli
istituzionali) lo spread di quelli periferici si allarga,
non si stabilizza.
6) Senza offesa, ma dire che queste due proposte
bloccherebbero immediatamente la crisi finanziaria è
semplicistico: le cause della crisi attuale (chiamiamola
crisi dell’euro se preferiamo) sono ben più complesse
della presunta miopia della germania…
13 luglio 2011 17:30 - francescodeleo
Data la sezione non mi meraviglio, ma anche il Pedone tratta
la questione del debito pubblico e la questione italia come
un problema prettamente finanziario, ponendo in secondo
ordine quello diciamo economico, alla tremonti per
intenderci. Si parla della priorità del pareggio come
condizione necessaria per evitare situazioni più o meno
spiacevoli come anche di riforme a costo zero. Ma quali
sarebbero queste riforme a costo zero? Ma a costo zero di
cosa? Non esiste sviluppo a costo zero, ma potrebbe essere
una mia mancanza di fantasia. Per lo sviluppo servono
risorse che devono essere trovate. Finora le risorse sono
state trovate per ridurre la tasse ai pochi più ricchi
mentre si è fatto leva sulla rimanente popolazione per
pareggiare il bilancio. Sempre alla tremonti, il Pedone
parla di situazioni più o meno analoghe in cui versano
diciamo tutti gli stati più sviluppati, dimenticandosi che
però loro crescono più di noi. Sempre alla tremonti,
quando si parla di crisi dell'italia si parla sempre di
scrisi che colpirebbe l'intera zona euro. Ma questa italia
serve all'europa? Io credo di no, sopravviverebbe anche
senza di noi, ma è una mia opinione. Sempre alla tremonti,
si parla di emettere bond europei. Dal nostro ministro
dell'economia, e se mi sbaglio correggetemi, non ho mai
sentito dire che l'europa dovrebbe emettere bond al posto
dei bond emessi dai singoli stati: ciò potrebbe essere
anche vantaggioso se i tassi risultano essere più bassi, ma
non sono d'accordo nell'inquinare le finanze europee con
uleriori debiti e sperare che la germania se ne faccia
carico.
Sono d'accordo quando parla di (mancanza di) volontà
politica: in italia abbiamo un ministro dello sviluppo
eonomico della lega nord che non può sviluppare niente sia
per mancanze di risorse e sia perchè la priorità dello
sviluppo ce l'ha il sud; un ministro delle finanze che si
allena durante il fine settimana col monopoli e un ministro
dell'economia inesistente in quanto occupato interamente a
preoccuparsi del pareggio "contabile" del bilancio dello
stato.
Ovviamente, non ce l'ho col Pedone, ma del resto è lui che
ha scritto questo articolo.