pensieri a caso: del club di Roma mi fido poco , mi sembra
ci sia troppa gente del "giro". che la gente non si renda
conto di cos'è e come funziona il denaro non mi sembre
proprio vero, giustamente non hanno le cognizioni che può
avere un economista, ma si rendono bene conto che 1 milione
di lire valeva quanto 1000 euro di oggi e che 10 anni fa
1000 euri valevano molto più di quello che valgono oggi.
che poi a decidere per noi ci sia gente incompetente o che
ha interessi diametralmente opposti ai bisogni di questo
mondo lo sanno in molti(quelli che non dormono), ma questo
non ci aiuta. viviamo in un sistema che ci ha schiavizzato:
è di questo che la gente non si accorge e dato che chi
decide dei destini dell'umanità sono i super ricchi (e, in
generale più sono ricchi più sono avidi) di certo non
possiamo aspettarci che facciano i nostri interessi.
30 giugno 2013 17:27 - neru
Ecco come è finota la proposta concreta di Warren Mosler
(Me-mmt) per ricostruire l'Aquila.
"No escape. Allora rivolta nelle strade (di Islamabad)di
Paolo Barnard
Scritto da redazione il 30 giugno 2013.
Hanno chiuso i cancelli, le porte, le finestre, hanno
sigillato le fessure, i buchi, e otturato persino i pori dei
muri. No escape. Da questa morsa delle Austerità non si
scappa.
Warren Mosler aveva pensato anche ad alcune vie d’uscita
per i sindaci alla disperazione, quelli senza un becco
d’un quattrino a causa del Patto di Stabilità e dei tagli
da Roma, oltre alla proposta per l’Aquila di cui al mio
precedente articolo. Proposte geniali, veri e propri
equilibrismi finanziari per sgattaiolare fra le mannaie
mortali delle regole di Maastricht e del Fiscal Compact,
cioè le Austerità. Ma una di queste mannaie sembra averci
colpiti nonostante tutto.
Il fatto è che le proposte Mosler si basano su prestiti
bancari ai Comuni e/o sui crediti d’imposta offerti dal
governo di Roma a corporations o a banche. Prestiti e
crediti offerti oggi ma ripagabili ed esigibili fra 10 o 40
anni. Ed ecco la mannaia di Bruxelles: anche se un governo
dell’Eurozona offre crediti d’imposta che saranno
incassati nella realtà fra anni, e anche se un Comune
ottiene prestiti che dovrà ripagare in realtà fra decenni,
tutto questo deve essere contabilizzato dal Ministero del
Tesoro ora, oggi, e ciò ovviamente va ad aumentare il
deficit di quel governo oggi. Per cui Bruxelles dice NO!
Figli di puttana.
Rischia così di andare in fumo tutto, l’Aquila, la
speranza per i sindaci e i cittadini/aziende alla canna del
gas. Ci hanno chiuso i cancelli, le porte, le finestre,
hanno sigillato le fessure, i buchi, e otturato persino i
pori dei muri, e noi dentro a respirare gas. No escape.
A questo punto ci rimane solo una cosa: evasione e
disobbedienza fiscale patriottica in massa, appoggiata da
una piena ribellione per le strade dei nostri Comuni, coi
sindaci in testa e i cittadini – padri, madri, figli –
dietro.*
* questo se fossimo in Pakistan, dove queste cose le fanno
davvero, sia chiaro. Noi italiani? Ma va là."
30 giugno 2013 1:46 - neru
A proposito dei grandi capoccioni di economisti ed
euro-tecnocrati, a libro paga occulto dei grandi poteri
finanziari criminali, mi sono spesso domandato come si è
arrivati a stabilire, per esempio, il 3% quale limite
massimo di deficit, rapportato al Pil, che ogni Paese
aderente alla UE non deve superare.
Perchè non l'1% o il 5%, ma proprio il 3%? Chissà per
quali calcoli bilancistici, finanziari, quantistici, con
spremitura di cervelli decotti, si è arrivati proprio al
3%.
Tenersi forte, ecco svelato come:
"Deficit pubblico: perché entro il 3%? Perché suonava
bene.
Debora Billi avatar Giovedì 4 Ottobre 2012, 11:28 in Bugie
di Debora Billi
L'obbligo del disavanzo al 3% del PIL è una regola che fu
inventata una sera per caso, senza alcun fondamento tecnico.
Ecco la storia.
Clamorosa rivelazione del quotidiano francese Le Parisien
(in italiano su PressEurop). Qualcuno si è mai chiesto coma
mai il deficit pubblico non può superare il 3% del PIL? Un
limite talmente ferreo da costringere governi e cittadini a
manovre lacrime e sangue, a sacrifici inenarrabili,
all'obbedienza a parametri d'acciaio che ripetono il sacro
mantra del 3%.
Nessuno se lo è mai chiesto, ma si dà per scontato che sia
frutto di menti eccelse, illustri economisti europei che in
anni e anni di studi hanno stabilito tale regola aurea come
unica soluzione ai problemi economici. Ebbene: manco per
niente. E' tutto nato per caso.
Le Parisien intervista Guy Abeille, ex funzionario della
direzione del Bilancio del governo Mitterrand, che
racconta:
Abbiamo stabilito la cifra del 3 per cento in meno di
un'ora. È nata su un tavolo, senza alcuna riflessione
teorica. Mitterrand aveva bisogno di una regola facile da
opporre ai ministri che si presentavano nel suo ufficio a
chiedere denaro [...]. Avevamo bisogno di qualcosa di
semplice. Tre per cento? È un buon numero, un numero
storico che fa pensare alla trinità.
Il 3 è il numero perfetto, suona bene, così i due hanno
stabilito la regola del 3% a caso e scarabocchiandola su un
tovagliolo per togliersi di torno i ministri che chiedevano
quattrini. Quei ministri, nel 1981, se la sono bevuta, e con
loro per i decenni successivi se l'è poi bevuta tutta
l'Europa. E' stata scolpita nei Parametri di Maastricht
senza che un cane degli autorevoli redattori a Bruxelles si
sia domandato se era sensata, se stava in piedi o no, e da
quali studi provenisse.
Oggi vi trovate a sputare sangue per "restare in Europa", ma
sappiate che lo dovete solo al trucchetto di un funzionario
francese per far risparmiare il suo Presidente."
@raffaele7165
Solo per precisare che io non ho alcun curriculum pubblicato
da nessuna parte.
Non ho mai avuto bisogno di fare curriculum. Ho fondato la
mia prima società a 18 anni, appena era legalmente
possibile, costruendo una casa editrice leader in Italia nel
suo settore (sviluppo software) e poi ho fondato la prima
società in Italia multi-professionale che si occupa di
consulenza finanziaria indipendente. Mi considero un
self-made-men e sono orgoglioso di non aver mai avuto
bisogno di sbandierare pezzi di carta.
29 giugno 2013 11:37 - raffaele7165
@ Antonello
...permettimi di intervenire sulla tua valutazione del
curriculum accademico di Pedone. Premetto che non si tratta
di una difesa per procura, Pedone si difende da solo, non ha
certo bisogno di una difesa pro bono; peraltro non ho
nemmeno letto il suo curriculum, né mi interessa
farlo...tuttavia ti vorrei raccontare un aneddoto che magari
già conosci, e che, peraltro, è conosciuto anche da quelli
che leggono Topolino, non solo dagli abbonati al Financial
Times.
Il 5 novembre del 2008 la regina d’Inghilterra visitò la
prestigiosa London School of Economics e durante la
cerimonia fece una domanda passata alla storia come “la
domanda della regina”. Ci sono delle versioni discordanti
sulle parole esatte che ha utilizzato, ma il senso è
questo: “Come mai la maggioranza degli economisti non ha
previsto la crisi finanziaria del 2008?” Ti ricordo,
infatti, che il fallimento della Lehman Brothers nel
settembre del 2008 ha dato origine alla più grande crisi
finanziaria dal 1929 e alla recessione di tanti paesi che
ancora dura, e che economisti di fama mondiale non sono
stati capaci né di prevedere la crisi né di interpretare
quello che stava avvenendo.
La morale è facilmente intuibile, anche per te...quindi,
ognuno è libero di scrivere ciò che vuole, io però cerco
di occuparmi di cose, perché di persone se ne occupano i
domestici...
PS: uno tra i tanti link...
http://www.dailymail.co.uk/news/article-1083290/Its-awful--W
hy-did-coming--The-Queen-gives-verdict-global-credit-crunch.
html
29 giugno 2013 10:03 - neru
Proposta concreta di Warren Mosler (Me-mmt) per ricostruire
l'Aquila (percorribile da tutte le altre realtà
terremotate).
io non spaccio assolutamente niente.
Se si vuole confrontare con argomenti e bibliografie
possiamo farlo ed io lo farò con piacere.
Le cose che scrivo non sono frutto di qualche articolo su
internet ma della lettura, fatta in anni, di libri - non
solo universitari - e paper di ricercatori ed economisti,
magari non tutti ortodossi, tipo Rogoff e Rehinhart (che
comunque ho letto ed in parte con molto interesse).
Mi dica QUALI sciocchezze avrei scritto e perché, se è in
grado di sostenerlo con argomenti.
Cordialmente
28 giugno 2013 15:47 - neru
@ ant6930:.."Così parlò Zarathustra"
27 giugno 2013 18:39 - ant6930
Da qualcuno che spaccia come formazione universitaria
("Master in Financial Planning,Università di Siena,
Facoltà di Economia R.M. Goodwin") qualcosa che in realtà
è un corso di formazione professionale, non ci si può
aspettare che un copia-incolla fatto senza alcun
discernimento.
D'altra parte l'Italia è un paese di commissari tecnici
della nazionale, anche se praticamente tutti hanno giocato
solo nella squadra di calcio della parrocchia.
Dopo le sciocchezze che ha scritto, semplicemente smetterò
di leggerLa.
PS: per chi vuol sapere perchè sono stupidaggini, prego di
fare lo sforzo di superare (!) qualche esame universitario
serio (non basta leggere qualche articolo su internet, per
discettare di economia ...).
Antonello
26 giugno 2013 14:28 - neru
@ francescodeleo
Dopo tutto se sul dollaro Usa il governo federale su mandato
popolare afferma di credere in Dio (In God We Trust) perchè
non poter credere anche in Babbo Natale? Oddio, sicuro che
trovandomi per assurdo a dover scegliere tra Babbo Natale e
gli Euro-Lestofanti che ci soggiogano non avrei dubbi.
Vabbè, ma a parte le battute se i suoi argomenti sono
questi..... contento lei. Bye, bye.
25 giugno 2013 19:57 - francescodeleo
@neru
Io ho smesso di credere a babbo natale da un bel po'. Come
anche so che Pinocchio era soltanto una favola, e se si
cerca di sotterrare le monete alla fine ci si ritrova senza
neanche quelle.
25 giugno 2013 11:29 - neru
"..diamo a man bassa a destra e a manca che poi tutto si
sistema da solo."
Caro francescodeleo, nulla di tutto questo.
Il debito pubblico di uno Stato a moneta sovrana, ciò che,
purtroppo,non è più il nostro, corrisponde esattamente al
credito dei suoi cittadini. Se avrà la pazienza e l'umiltà
di approfondire capirà perchè... Con un lavaggio del
cervello senza precedenti, partito da molto lontano, sono
riusciti a inculcarci il falso assioma che lo Stato è come
la famiglia: non può spendere più di quanto guadagna.
Nulla di più falso! Se non prendiamo consapevolezza in gran
fretta di questa e di tante altre menzogne propagate più o
meno in buona fede da economisti in pantofole il rischio di
un disastro economico mai visto prima è elevatissimo e
dietro l’angolo. O, attraverso la reale conoscenza di come
stanno effettivamente le cose, ci riappropriamo del nostro
destino smettendola di farci turlupinare da chi dovrebbe
direttamente rappresentarci e salvaguardarci o condanneremo
intere generazioni future alla miseria. Senza considerare,
come inevitabile reazione, una esplosione sociale violenta
non augurabile per nessuno.
24 giugno 2013 16:29 - francescodeleo
@neru
La risposta non credo ci sia in quanto per W. Mosler lo
Stato deve creare debito.
Sebbene quei certificati abbiano una scadenza breve, Mosler
ritiene che lo Stato debba emettere moneta e contrarre
debito quasi in maniera continuativa. Tutto ciò mi lascia
perplesso. In fondo la sua - non proprio sua dato che si
basa sul "vecchio" - teoria si basa su un unico
pressupposto: diamo a man bassa a destra e a manca che poi
tutto si sistema da solo. Io dico semplicemente "col
cavolo", che tradotto significa "prendi, Moreno".
24 giugno 2013 8:53 - raffaele7165
@ Alessandro Pedone
A commento dei punti specifici sollevati in replica al mio
primo post:
1) si conferma che la rendita esiste da sempre e può
riguardare tutti i beni; se poi i volumi della rendita
finanziaria siano più elevati degli altri è una
valutazione relativa; le crisi possono essere indotte o
accelerate da Lehman Brothers ma anche dall'OPEC, come già
avvenuto: e allora che facciamo, eliminiamo tutte le
rendite?...auguri.
2) le bolle finanziarie ci sono sempre state, anche nelle
borse europee dell'800, basta leggersi qualche libro di
storia economica o qualche biografia della dinastia
Rothschild; naturalmente quanto a volumi tutto è relativo
all'economia dell'epoca che certo non era globalizzata.
3) in generale, che il costo del lavoro sia secondario non
mi pare proprio visto che interi settori industriali sono
spariti dall'Europa occidentale verso quella orientale o
l'Asia e lo stesso per il Nord America verso il Sud o
l'Asia; e se fosse così secondario non ci sarebbero state
negli ultimi vent'anni in tutti paesi europei riforme del
mercato del lavoro tese a comprimerne drasticamente il
costo, a partire dalla stessa Germania cui governo Schroder
ha dedicato ben 4 pacchetti legislativi di riforma detti
Hartz I, II, III,IV; pertanto, se interi settori industriali
si sono spostati la crisi finanziaria, in ultima istanza,
riflette questo fatto, ciò è confermato dall'impatto
maggiore che se ne è avuto in USA e EU.
Oggi gli USA hanno una leggere ripresa? Con $ 85
miliardi/mese di quantitative easing immesso dalla FED mi
stupisco che la crescita non sia al 20% anno!!...ma Bernanke
non sapendo bene che disastro potrebbe succedere ha
annunciato la fine graduale del cash per tutti.
Per quanto riguarda Germania è cominciata anche per lei la
frenata, e in ogni caso fra qualche anno i cinesi gli si
pareranno davanti nei mercati mondiali vendendo gli stessi
macchinari industriali che ora devono acquistare a prezzi
molti alti non avendo ancora sviluppato il necessario know
how; ma come i Giapponesi, copieranno in fretta.
Inoltre la Germania non fluttua sul nulla, il suo mercato
principale resta l'UE e se questa è in crisi gli effetti si
faranno presto sentire anche lì.
23 giugno 2013 21:29 - neru
@francescodeleo
memmt.info/site/
23 giugno 2013 19:58 - francescodeleo
@neru
Già che ti trovi dimmi dove posso leggere la soluzione del
problema.
23 giugno 2013 18:49 - neru
@ francscodeleo: "...e quindi il problema che mi pongo è:
come farà lo Stato che li ha emessi a coprire il buco di
bilancio che si creerà dopo che spariranno dalla
circolazione (magicamente, alla stessa maniera di come sono
comparsi)?"
La risposta sta nelle sue prime due righe:
"Ho cercato di leggere qualcosa di Warren Mosler ma ho non
ho abbastanza tempo. Mi è capitato di leggere - molto
velocemente.."
Se non ha "abbastanza tempo" e legge "velocemente" è un
problema suo, ma la ME-MMT non è un giornalino illustrato..
23 giugno 2013 14:12 - francescodeleo
A dire il vero una idea balorda come questa mi era venuta in
mente tempo fa: avevo ipotizzato il caso in cui lo Stato si
accollava tutti i costi contributivi delle imprese (non lo
so, diciamo circa 110 miliardi di euro), le quali ora erano
in grado di reggere meglio la concorrenza. Come
contropartita lo Stato avrebbe condotto una battaglia contro
l'evasione recuperando in maniera agevole i due terzi
stimati dell'evasione, circa 120 miliardi di euro. Si
avrebbero i conti in equilibrio e in più le imprese
avrebbero un motivo in più per mettersi in regola.
Poi mi sono chiesto: e gli altri? Beh, quasi certamente
verremmo tacciati di concorrenza sleale.
Una idea balorda.
23 giugno 2013 13:47 - francescodeleo
Ho cercato di leggere qualcosa di Warren Mosler ma ho non ho
abbastanza tempo. Mi è capitato di leggere - molto
velocemente - una delle sue proposte, quella di emettere dei
certificati da regalare ad imprese e famiglie, i quali li
utilizzeranno per pagare le imposte o semplicemente li
convertirano in moneta. Questi certificati scadono dopo due
anni - e mi sembra che vengono emessi una tantum - e quindi
il problema che mi pongo è: come farà lo Stato che li ha
emessi a coprire il buco di bilancio che si creerà dopo che
spariranno dalla circolazione (magicamente, alla stessa
maniera di come sono comparsi)?
22 giugno 2013 20:11 - raffaele7165
Esercitarsi da un punto di vista teorico sui possibili usi
alternativi della “merce” denaro è interessante,
tuttavia, ripeto, molto accademico e, forse, di una qualche
utilità per qualche aspirante a cattedre universitarie, ma
non è il nostro caso.
Il denaro è “merce” perché, in via generale, in un
sistema capitalista tutto è merce, anche le idee possono
essere merce non solo gli oggetti (vedi le opere
dell'ingegno, gli stessi brevetti si comprano e si vendono);
a maggior ragione il denaro non può che essere una
merce.
Ma non solo, il denaro è merce, mezzo di scambio e di
accumulo perché questa è la configurazione che la
formazione economico-sociale gli ha dato in funzione delle
proprie necessità: come nessuno l'ha voluto così, così
nessuno può cambiarlo con un atto di volontà.
Attenzione, la storia si può cambiare, si può anche
modificare la fisiologia del sistema sociale, ma ciò
implica rotture rivoluzionarie che non sono all'ordine del
giorno; va precisato che il c.d. “riformismo” non
implica mutamenti delle relazioni fondamentali tra gli
individui ma, quando c'è, introduce solamente dei
correttivi finalizzati alla conservazione del sistema stesso
(si tratta perlopiù di concessioni di welfare a fisarmonica
- oggi te lo do, domani te lo tolgo-, oppure di meccanismi
dirigisti pronti a essere ritirati passate le crisi).
Acquisito che il denaro è ciò che è, e non può essere
diverso da ciò che è senza rotture rivoluzionarie,
possiamo pure sbizzarrirci con le ipotesi più
fantasione.
Ipotizziamo pure di privarlo della funzione di mezzo di
accumulazione e di de-mercificarlo; quindi, se sono
imprenditore, o consumo o investo o combino le due cose.
Ma se quest'anno ho guadagnato 50 e, per non uscire dal
mercato, mi serve subito un macchinario che costa 100, chi
me li presta 50 (premetto che posso dare adeguate garanzie
reali)? I privati di sicuro no, visto che non c'è rendita,
e non è neppure detto che a qualcuno interessi entare nel
capitale aziendale...Lo Stato? E sulla base di quale
criterio economico? E perché a me e non ad altri?...e anche
se lo Stato prestasse a tutti, la conseguenza sarebbe
un'inflazione gigantesca e una stortura altrettanto abnorme
nei meccanismi concorrenziali.
Ma ammettiamo che non ci sia bisogno di credito e venga
investito solo quello che si è guadagnato, ciò significa,
globalmente, una crescita assai minore, con una tendenza
rilevante verso l'instaurazione di un'economia
artigianale.
E' dificile anche solo immaginarli certi meccanismi,
figuriamoci applicarli.
E' molto da illuministi immaginare la vita sociale come una
macchina di cui puoi cambiare i pezzi rotti o levarne uno
per metterne un altro ritenuto più moderno ed efficiente.
22 giugno 2013 0:30 - neru
Caro Pedone, anch'io non credevo a certe semplificazioni, e
non solo in campo economico, ma data la tremenda realtà in
cui ci hanno cacciato (e ci siamo lasciati cacciare) mi
sono dovuto ricredere, scoprendo con quante balle ci hanno
trapanato il cervello su deficit di bilancio, debito
pubblico, spauracchi inflattivi inconsistenti, benessere da
esportazioni e tante altre minchiate scientificamente mai
dimostrate. Se non ci fosse un disegno preordinato, cosa di
cui mi sto convincendo ogni giorno di più, sarebbe ancora
più tragico perchè vorrebbe dire che siamo in mano a una
manica di incompetenti pericolosi. Warren Mosler, che quanto
a competenza sul funzionamento dei sistemi monetari non è
secondo a nessuno, sta girando proprio in questi giorni la
nostra penisola spiegando il grande crimine economico che si
sta cercando di consumare in Europa in danno dei Paesi più
poveri, i cosiddetti Piigs. E nonostante il più totale
ostracismo da parte della grande informazione parlata e
scritta (a proposito di anime candide) sta ottenendo una
partecipazione quanti-qualititativa sorprendente da parte di
un pubblico attento a comprendere le ragioni di questo
disastro economico. Stimando la sua intelligenza e
preparazione le suggerirei di non sottovalutarlo perché
forse potrebbe scoprire di avere molti più punti in comune
che divergenti.. Cordiali saluti.
21 giugno 2013 16:25 - francescodeleo
Ho riletto dopo un bel po' di tempo il suo articolo ma
ancora non si capisce l'utilità dell'interesse negativo. Io
leggo soltanto una serie di enunciati non dimostrati.
Volendo andare per gradi, si potrebbe eliminare il tasso di
interesse su una serie di operazioni, tra cui i prestiti
alle famiglie. Queste operazioni non potrebbero essere
svolte dalle banche ma renderebbe necessario che vengano
gestite dallo Stato.
Il tasso negativo dovrebbe spingere le famiglie a spendere i
propri risparmi piuttosto che ad accumularli, ma perchè i
prezzi dovrebbero diminuire? Tutti si aspettano un aumento
dei prezzi come conseguenza di questo comportamento.
Se inoltre i salari non aumentano e lo Stato non garantisce
inteventi sociali più incisivi ci ritroveremo in una
situazione di maggiore povertà delle famiglie. Se
consideriamo l'attuale situazione italiana, ciò
comporterebbe una deviazione di rotta completa.
Il denaro è reale, non è quella realzione: se qualcuno mi
bruciasse una banconota da dieci euro, io mi incazzarei. Una
incazzatura reale.
21 giugno 2013 9:28 - Alessandro Pedone
@neru
Grazie per il link al video. Avendo letto molto di Lietaer
le cose che dice le ho lette diverse volte.
Non mi convince del tutto la sua tesi sul fatto che "chi
tocca il sistema monetario muore". Essendo Lietaer una
persona seria non ho motivi di dubitare della verità degli
aneddoti, anche personali, che racconta. Io faccio un
discorso più strutturale.
Il problema della moneta è prima di tutto un problema di
consapevolezza dell'opinione pubblica.
Che il sistema delle banche centrali sia, di fatto, una
sorta di lobby non riconosciuta che difende lo status quo
del sistema monetario mi sembra più che logico. La
questione del "nobel" per l'economia è vera, ma non può
spiegare completamente perché gli economisti si occupino
così poco di un problema così centrale. In generale, io
non credo alle spiegazioni che sono legate solo alle
"bassezze" umane. Io non credo che tutti facciano solo
quello che gli "conviene" in termini di vantaggi economici o
di potere. Non credo che esista un gruppo di "cattivi" che
sapendo di fare del male al resto del mondo mirano
esclusivamente ad accrescere ulteriormente il loro
patrimonio ed il loro potere. Credo che siano
rappresentazioni troppo semplificate della realtà.
Credo, invece, che il problema dell'insostenibilità
strutturale del sistema monetario sia un tema che ancora non
ha minimamente raggiunto un grado sufficiente di
consapevolezza nell'opinione pubblica. Questo è dovuto
senza dubbio ANCHE all'istinto conservatore del sistema
delle banche centrali, ma credo al tempo stesso che col
tempo le buone idee siano più forti di qualsiasi potere.
21 giugno 2013 8:33 - Alessandro Pedone
@raffaele7165
Per me è sicuramente un piacere confrontarmi con i lettori
su questo tema, se il confronto è civile e basato su
argomenti e non su chiacchiere e sentito dire e come spesso
accade su Internet.
Quindi, per usare le sue parole, la “sollecito” a
dilungarsi.
Rispondo brevemente sui tre punti che ha evidenziato.
1) La rendita c'è sempre stata. Certo ma non è questo il
problema, o meglio, non è la rendita in sé. La rendita
collegata a cose fisiche, come la terra, ha dei costi di
gestione e dei limiti fisici. La terra deve essere lavorata
affinché produca rendita ed inoltre la terra, come tutte le
cose fisiche è limitata. Le sembra una differenza da poco?
2) A mio avviso – naturalmente posso sbagliarmi e non
credo che nessuno possa avere certezze assolute su questi
temi – è riduttivo affermare che questa sia solo una
crisi da sovraproduzione. Il peso della finanza
nell'economia è ormai assolutamente prevalente rispetto ai
fattori classici. Credo che le teorie della scuola
austriaca, alla quale mi sembra che lei si richiami, siano
superate essenzialmente per questo punto. Quando è stata
sviluppata, la finanza non aveva il ruolo, assolutamente
centrale, che ha oggi. Credo che questa sia invece
fondamentalmente una crisi indotta dal sistema finanziario e
monetario.
3) Il costo del lavoro nei paesi sottosviluppati è un
problema del tutto secondario. Se mi parla della
competitività della Cina e dei paesi emergenti, allora se
ne può parlare, ma comunque non è questo il problema. In
USA stanno riducendo pesantemente la disoccupazione anche
attraverso politiche neo-keynesiane che li stanno
funzionando eppure il costo del lavoro è molto più alto
rispetto ai paesi emergenti. Per restare in Europa, in
Germania la disoccupazione è molto più bassa che in Italia
ed il costo del lavoro è più alto che in Italia.
In conclusione, è possibile che questo tema risulti
trattato sul sito in modo un po' “ossessivo”, ma ritengo
che sia un tema molto poco affrontato in giro – almeno in
modo serio e non con tesi strampalate – e decisamente
centrale almeno nel medio lungo termine. Penso, quindi, che
continuerò a scriverne e mi piacerebbe se ciò contribuisse
a far riflettere almeno un po' di persone.
20 giugno 2013 3:42 - neru
Caro Pedone, interessante la tesi sul denaro come solo mezzo
di scambio e non anche di accumulo. Ma prima ci sarebbe un
problemino di fondo da risolvere: parlare di denaro è
parlare di moneta e per parlare di moneta bisogna parlare di
sistema monetario, il quale chi cercasse di toccarlo sarebbe
messo subito in condizioni di non nuocere.
http://www.youtube.com/watch?v=oqT0LWehacY
18 giugno 2013 16:43 - raffaele7165
questo della funzione della moneta - accumulo, scambio,
ecc.- è un tema ricorrente su questo blog...vagamente
ossessivo e molto accademico, un esercizio intellettuale che
però parte da premesse infondate...1) la rendita c'è
sempre stata, non è un fenomeno connesso con la moneta; è
proprio la proprietà di terra che da sempre genera rendita,
non solo gli interessi...2) la moneta può amplificare un
fenomeno speculativo, tuttavia, faccio presente che le crisi
economiche sono in ultima istanza crisi da sovrapproduzione:
troppe fabbriche che fanno le stesse cose....3) se qui perdi
il posto di lavoro è perché in Bangladesh il costo del
lavoro è un pochino più basso, e non solo quello...se
anche la moneta fosse solo mezzo di scambio lì comunque i
costi sarebbe più bassi...non mi dilungo ma disponibile a
farlo se sollecitato...
12 giugno 2013 17:44 - Alessandro Pedone
@Borg
L'argomento è chiaramente ostico perché l'economia
tradizionale ne parla pochissimo (sebbene economisti
importanti abbiano accennato al problema, come Irving Fisher
e Keynes, tanto per citare i "pezzi da 90").
La moneta così come funziona adesso è qualcosa di
relativamente recente, contrariamente a quanto si pensa. La
moneta di oggi non è affatto la moneta di 200 anni fa e
tanto meno la moneta di 500 anni fa. Purtroppo, però, la
mentalità con la quale ci approcciamo al problema è la
stessa.
Se comprendiamo che uno dei problemi centrali è la moneta
come mezzo di accumulo, per l'accumulo di ricchezza
bisognerebbe utilizzare strumenti, anche "moderni" cioè
titoli, che siano collegati con il mondo fisico.
Un esempio può essere il progetto "Terra":
http://www.lietaer.com/2010/01/terra/
Ma è solo uno dei tanti esempi. Servirebbe un eco-sistema
di strumenti utili per l'accumulo il cui valore dovrebbe
comunque essere collegato a beni fisici come, ad esempio, un
appezzamento di terreno coltivato ad alberi da legno.
Quanto alla domanda: "come ci si "procura" la moneta di
scambio" ci possono essere vari modelli. Quello che
personalmente preferisco è che la moneta venga emessa
direttamente dallo stato. Nella prima fase dovrebbe
sostituire la moneta attuale (ovviamente in modo graduale) e
nel tempo dovrebbe essere introdotta nella misura necessaria
per la quantità di beni e servizi prodotti. L'introduzione
successiva si può realizzare in molti modi, non ultimo con
i sussidi al reddito per la parte della popolazione più
povera.
Ovviamente tutto sarebbe denominato e saldato in questo
moneta di scambio: stipendi compresi.
Sarebbe la moneta avente corso legale.
In realtà, in un mondo ideale - ma qui complichiamo ancora
di più le cose, in un contesto nel quale già c'è molta
comprensibile perplessità - sarebbe molto utile una
competizione fra monete complementari, ma qui il discorso si
fa lungo, però se vuole approfondire sicuramente i testi di
Bernard Lietaer sono un'ottima base dalla quale partire:
http://www.lietaer.com/other-languages/italiano/
Non comprendo bene la sua perplessità quando scrive:
"Nell'ipotesi in cui l'unica moneta circolante sia la
"moneta di scambio" mi riesce inoltre difficile immaginare
come valutare la capacità di procurarsi beni e servizi da
parte di una persona o di un'azienda."
La funzione di mezzo di scambio sarebbe assolta esattamente
come è adesso, il punto è come gestire la moneta in più
che non si vuole scambiare con altri beni di utilizzo.
12 giugno 2013 12:59 - Borg
Argomento interessante, ma ostico. Credo di aver afferrato
il concetto di una moneta "mezzo di scambio" puro il cui
possesso è disincentivato dall'introduzione di un tasso di
interesse negativo e non escludo che possa portare
molteplici vantaggi. Mi sfugge però come ci si "procura" la
moneta di scambio. Ad essa si affianca una moneta di
accumulo e si stabiliscono le modalità di conversione (in
entrambi i versi) tra le due monete? Stipendi e salari con
quale moneta dovrebbero essere pagati? con un mix di
entrambe le monete? Ma se esiste anche una moneta di
accumulo (con relativi interessi) non vengono vanificati, in
parte o in toto, i vantaggi della moneta di scambio?
Nell'ipotesi in cui l'unica moneta circolante sia la "moneta
di scambio" mi riesce inoltre difficile immaginare come
valutare la capacità di procurarsi beni e servizi da parte
di una persona o di un'azienda.
Come dicevo prima, mi riesce difficile afferrare il concetto
e coglierne le possibili conseguenze.
8 giugno 2013 15:14 - francescodeleo
Se volete farvi un'idea di cosa è il denaro forse dovreste
vedere il film "In Time", che ho visto l'anno scorso al
cinema. Non sto dicendo che il film è un capolavoro, ma
ritengo che potrebbe piacere a molti.
In questo film, il denaro come lo intendiamo noi non esiste,
tutto si basa su unità di tempo-vita. Per il proprio lavoro
si riceve tempo-vita che viene utilizzato anche come moneta:
una corsa col bus o una tazza di caffè vengono pagati
riducendo la propria durata della vita. Allo scadere del
timer personale semplicemente si muore.
Senza voler scrivere altro per non rovinare la suspence,
dico soltanto che sia il povero che il ricco si ritroveranno
ad affrontare le stesse paure, e quindi a cercare di
risolvere gli stessi problemi, quando saranno senza tempo.
Il tempo, come è per noi il denaro, è la discriminante
sociale della popolazione della Terra.