COMMENTI
  (Da 1 a 4 di 4)  
21 dicembre 2015 18:33 - savpg8801
Mi è piaciuto l'intervento di federico6198 ma, a mio avviso, manca il 5° caso:
Cioè il risparmiatore "normale", il buon vecchio tipo di risparmiatore senza le deviazioni fino al 4° caso elencate. Il soggetto che vede il risparmio come un bene futuro per sè e la sua famiglia. Che non conosce grafici, prodotti complicati, broker o consulenti specializzati in grafici e calcoli a più incognite, statistiche o nomenclature straniere. Che non può morire finanziariamente solo perchè informato.
Quello che, come una volta, portava in banca il risparmiato e lo "prestava" perchè la banca lo prestasse a sua volta. Chiedeva il massimo possibile, si arrabbiava perchè il divario, gap o spread(non sapeva neppure cosa volesse significare e non lo sa neppure adesso) era troppo elevato..maccome! mi danno su un vincolato il 3.75% e loro si prendono il 12/15%; che ladri!
Oggi il mondo degli investimenti finanziari e del risparmio è come il banco frigo degli yoghurt; mezzo kilometro di vasetti, vasettini, bidoni, di mille marche e mille gusti e mille prezzi. Quello in scadenza, quello magari scaduto, quello acido e quello dolcetto.
E ci meravigliamo e sentenziamo che l'italiano ha una cultura finanziaria infima. Come pretendere che il consumatore di yoghurt fosse informato e consapevole di tutto ciò che ha davanti.
Il buon vecchio risparmio è finito. Tutti tentano il colpaccio, ma la verità è che in questo modo la sicurezza del risparmiatore è venuta meno.
L'atto di onore secondo il quale se io ti presto del denaro è che tu me lo debba restituire per legge e per dignità. Come si diceva dei debiti di gioco.
Con le nuove norme tipo bail-in si è invece equiparato il normale risparmiatore a un imprenditore che investe e intraprende per rischiare.
Questa involuzione, il vero rischio che corre è l'implosione.
E i criticoni di ogni ordine e grado, capaci di dare giudizi e inquadrare il popolo dei risparmiatori come fanno gli psicoanalisti per le fobie umane, non sono i benvenuti.
20 dicembre 2015 16:58 - federico6198
Secondo l’ultimo bollettino statistico della Banca d’Italia alla fine del 2012 la ricchezza finanziaria (depositi, titoli, azioni, ecc.) delle famiglie italiane era pari 3.670 miliardi di euro. Un popolo per lungo tempo di grandi risparmiatori quello italiano: secondo i calcoli dell’Ocse nel 1990 il risparmio netto delle famiglie statunitensi era pari al 7 per cento del reddito disponibile, in Giappone era pari al 13,9 per cento, in Germania al 13,7 per cento e in Italia al 21,7 per cento. I tassi di risparmio delle famiglie italiane sono via via scesi. Nel 2009 la percentuale di risparmio delle famiglie italiane era pari al 6,8% del reddito disponibile, negli Stati Uniti all’1,2 per cento e in Germania al 10,6 per cento.
Nonostante tassi di risparmio calanti, la ricchezza finanziaria degli italiani fa gola a tanti perché rimane un piatto “ricco”.
Il risparmio è un business e di quelli belli grossi. Ennio Doris 72 anni patron di Mediolanum ha secondo le stime della rivista Forbes un patrimonio di 1,3 miliardi di euro. E’ il 19esimo uomo più ricco di Italia e occupa la 882esima posizione nella classifica dei miliardari del pianeta.

Secondo la Relazione Annuale 2013 della Consob l’italiano medio in tema di approccio alla finanza e agli investimenti è dotato di una scarsa “literacy”. Tradotto: mediamente gli italiani sono un popolo di analfabeti privi dei concetti base della finanza. Nel 2013 l’autorità di controllo dei mercati finanziari ha commissionato a Gfk-Eurisko un sondaggio sul livello di conoscenze in ambito finanziario e sugli atteggiamenti comportamentali più diffusi degli italiani nella fase della scelta di investimento.

Ne è emerso che solo un italiano su due conosce l’esistenza di una relazione tra il rendimento di uno strumento finanziario e il suo rischio, che metà conosce il significato della parola diversificazione dell’investimento, che uno su tre non sa che a causa dell’inflazione le somme detenute si deprezzano di valore nel tempo e che al crescere del rendimento di un prodotto finanziario aumenta anche il rischio.Quella che la Consob chiama la scarsa literacy finanziaria degli italiani produce in Italia fenomeni surreali.

Da quelli a cui fino all’altro ieri si facevano spedire pacchi, gli italiani oggi si fanno consigliare come investire i soldi. Le Poste Italiane hanno conseguito nel 2013 ricavi per 26,3 miliardi di cui solo 4,5 per i servizi postali e commerciali: l’80% dei ricavi delle Poste Italiane deriva dalla vendita di prodotti finanziari e assicurativi. In Inghilterra Royal Mail ricava il 90% dei propri ricavi dal servizio postale e da altri servizi accessori. Lo stesso accade per la portoghese CTT – Correios de Portugal. In Italia abbiamo la Postman Sachs al posto della Goldman Sachs (eh sì perché qualche prodotto tossico lo hanno rifilato anche alle Poste).

Poi abbiamo le banche e gli intermediari on line. Il nuovo mantra per tutti è vendere consulenza finanziaria. Le banche tradizionali guadagnano sempre meno dalla loro attività tradizionale e si stanno sempre più spostando verso l’advisory. E realtà come Fineco che inizialmente facevano i broker online, oggi vogliono proporsi soprattutto come realtà che basano i propri ricavi dalla attività di consulenza finanziaria.

Con che expertise le poste, le banche e i broker online fanno questa attività? Quali risultati storici possono vantare in questo campo? Mah tanto che importa … a vendere sono comunque bravi. E poi quanti italiani gli fanno il pelo e il contropelo che tanto sono scarsi in materia finanziaria? Così se ne vedono di tutti i colori.Che cosa desidera il consumatore di prodotti finanziari? Ho provato a fare una mia assai personale e assolutamente non esaustiva classificazione basata sull’esperienza.



Il retropensiero di Roby



C’è quello che

1) Desidera la GALLINA SUBITO

2) Quello che pensa di essere più FURBO degli altri e cerca le scorciatoie.

3) Il COLTO che cerca la teoria finanziaria perfetta che tutto spiega.

4) Il GARANTITO che ha paura di qualsiasi tipo d’investimento in cui ci sia ?una dose di rischio.

Analizziamoli uno per uno per scoprire cosa li (s)muove dal profondo e dove li fa andare ovvero da quali format finanziari sono irresistibilmente attratti.

Quello della “gallina subito” E’ attratto dai fondi a cedola, dai conti di deposito con interessi anticipati e dalle obbligazioni con la prima cedola già predefinita molto alta e poi le successive chissenefrega. Questo consumatore di prodotti finanziari è molto sensibile a qualcosa che faccia leva su una gratificazione molto vicina nel tempo. I prodotti che hanno queste caratteristiche del contentino subito sono qualcosa per dirla con Eco che lui “desidera già”.

Il “furbo” è attratto dalle obbligazioni che rendono tanto, dai depositi ad alto rendimento, dai bond in valuta se promettono un rendimento molto superiore a quello offerto da obbligazioni in euro. Probabilmente non ha mai sentito il detto che “In finanza non esistono pasti gratis”.

Il “colto” è attratto dalle teorie finanziarie che spiegano tutto soprattutto se supportate da studi accademici. E’ molto informato ma anche molto insoddisfatto perché, per quanto s’ingegni, questa teoria perfetta sulla carta quando la implementa nella realtà mostra qualche criticità.

Il “garantito” è una persona molto spaventata dall’investimento finanziario, rifugge il rischio come la peste, e qualsiasi prodotto che abbia una qualche tipo di garanzia fa presa su di lui.

QUELLO DELLA GALLINA SUBITO

Questi quattro tipi di consumatori finanziari hanno un problema. Quello della gallina subito ha un problema di orizzonte temporale. Probabilmente questo problema non riguarda solo la scelta dei prodotti finanziari.

Chi guarda alla gallina oggi e non guarda all’uovo domani ha un tasso di sconto molto elevato ovvero attribuisce poca importanza alle cose che avvengono lontane nel tempo e molta a quelle che avvengono vicino nel tempo. Questo tratto si acquisisce molto presto in età preadolescenziale. In Svezia è stato misurato il tasso soggettivo di sconto di un campione di bambini di tredici anni: chi di loro era caratterizzato da un tasso di sconto molto elevato ha avuto in seguito una carriera scolastica peggiore e nella vita lavorativa ha ottenuto redditi più bassi e carriere interrotte da episodi di disoccupazione più frequenti.

Chi ha un tasso di sconto soggettivo molto elevato è come se accorciasse l’orizzonte quindi pensa poco al futuro, non risparmia abbastanza per la vecchiaia, non investe in istruzione e in tutto ciò che ha un ritorno differito nel tempo. Con quali risultati? Inferiori a quelli di una persona che ha un orizzonte temporale più di medio termine.

In Borsa l’impazienza è una pessima virtù: i prodotti che staccano subito una parte del rendimento spesso (è il caso per esempio dei fondi a cedola) pur di accontentare questo bisogno profondo dell’investitore di avere subito un premio per il suo investimento, possono intaccare il suo capitale, e dare ritorni anche negativi.

Questo non c’è scritto nelle brochure pubblicitarie che finiscono nelle mani dei potenziali sottoscrittori. Cosa che non dovrebbe avvenire giacché in queste brochure è scritto “Questo documento contiene informazioni riservate ai clienti professionali e non è destinato ai clienti al dettaglio o ai potenziali clienti al dettaglio”. Regolarmente però avviene: qualche giorno fa mi è arrivata un’email di un risparmiatore che mi chiedeva lumi su uno di questi prodotti con allegata una di queste brochure. Peccato che le magagne di questi prodotti nella brochure non siano dette. Sono scritte solo sul prospetto informativo che però nessuno legge. Anche quello del resto richiede tempo e il nostro amante della gallina subito di tempo da investire ne ha poco.

IL FURBO

E’ attratto da tutti i prodotti che offrono extra rendimenti rispetto alla media. Va in banca o dal proprio consulente e chiede:

”Quali obbligazioni mi consiglia? Quanto rendono?” E se quello della banca o il suo consulente gli dice “Guardi con i tassi attuali se sta su titoli con scadenza cinque anni più del 2% netto non ottiene su emittenti solidi…” Lui dice “Ma io voglio di più, io desidero guadagnare il 3,5% netto cos’ha che mi faccia ottenere questo rendimento?” Lo sventurato deve rispondere “Beh può allungare la scadenza diciamo andare sui trentennali o comprare questo bond emesso da questa società con un rating un po’ più basso, oppure ci sono le obbligazioni in valuta”. Il furbo finalmente contento dice “Perfetto, dove devo firmare?”

Il furbo esce dalla banca a testa alta. E’ contento: anche questa volta ha trovato la scorciatoia. A volte è una vittoria di Pirro. Perché il rischio che sta correndo è molto elevato. Il maggior rendimento si paga sempre con un maggior rischio. E se si acquistano obbligazioni con trent’anni di durata, bond di emittenti chiacchierati, o titoli in valuta per spuntare quell’uno e mezzo in più all’anno senza sapere bene cosa si sta facendo, forse proprio furbi non si è. Il tallone D’Achille del furbo è la conoscenza: non conosce bene la relazione tra il rischio di un prodotto finanziario e il suo rendimento. Anche lui del resto di tempo da perdere ne ha poco perché ama le scorciatoie e appena si presentano le agguanta al volo. Nel frattempo i suoi soldi li agguanta qualcun altro.

IL COLTO

S’informa tantissimo, legge e fa in continuazione confronti. A lui il tempo non basta mai: è alla ricerca della teoria perfetta. Analizza e spesso prova qualsiasi tipo d’investimento con una teoria sottostante che sembra sensata. Compra un periodo solo azioni con alto dividendo (in effetti, ha senso se distribuiscono alti dividendi, sono società che vanno benissimo o no?) poi per anni segue la teoria dei “Dogs of the Dow” (compro i titoli con il rapporto migliore tra dividendo e prezzo) poi scopre gli “Hedge Funds” (sulla carta perfetti, guadagnano sia quando il mercato sale sia quando scende, visto che possono andare sia long sia short), poi si prende una cotta per le torte finanziarie (il portafoglio perfetto: è fatto da quattro asset da tenere lì e al massimo ribilanciare annualmente).

Esaurite le teorie decide di passare dall’altra parte del banco: inizia a frequentare corsi. Alla fine non combina quasi niente come rendimento dei suoi capitali perché ogni anno segue una teoria diversa, ma non si massacra mai.

E’ in assoluto il Cliente più difficile da accontentare: bisognerebbe prenderlo e resettarlo come un pc. Ha la testa infarcita da talmente tante nozioni, a volte in contrasto tra loro, che non sa più che fare. E più si informa e più va in loop: perché cerca di trovare una teoria semplice per un problema complesso.

IL GARANTITO

E’ una persona profondamente avversa al rischio che ha il sacro terrore di perdere i propri soldi. Spesso finanziariamente è poco preparata. Se gli va bene, guadagnerà sempre pochissimo, se gli va male, scambierà per garantito qualcosa che in realtà non lo è. Come hanno scoperto molti anni fa i sottoscrittori di alcuni prodotti venduti alle Poste (https://www.moneyreport.it/report-articoli/name/5478) TRATTO DA UN ARTICOLO DI MONEY REPORT : DAL TITOLO SEGRETI E BUGIE DELLA CONSULENZA FINANZIARIA INDIPENDENTE, inoltre a radio 24 Oscar Giannino ha fatto notare che in inghilterra dove la consulenza finanziaria indipendente funziona ha fatto diminuire di molto gli utili alle banche !
19 dicembre 2015 22:35 - lucillafiaccola1796
I soldi non spariscono. Qualcuno se li è fottuti.
Individuiamolo e facciamolo risputare i soldi rubati...che sia padre o non sia padre...
del resto se il padre si fotte i soldi...chi li eredita? la figlia...quindi fuorin dalle palle!!!!
18 dicembre 2015 13:24 - federico6198
Si spera che i lettori di questo sito non siano coinvolti in quanto informati corettamente, sulle modalità d'investimento consapevole.
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