Mi è piaciuto l'intervento di federico6198 ma, a mio
avviso, manca il 5° caso:
Cioè il risparmiatore "normale", il buon vecchio tipo di
risparmiatore senza le deviazioni fino al 4° caso elencate.
Il soggetto che vede il risparmio come un bene futuro per
sè e la sua famiglia. Che non conosce grafici, prodotti
complicati, broker o consulenti specializzati in grafici e
calcoli a più incognite, statistiche o nomenclature
straniere. Che non può morire finanziariamente solo perchè
informato.
Quello che, come una volta, portava in banca il risparmiato
e lo "prestava" perchè la banca lo prestasse a sua volta.
Chiedeva il massimo possibile, si arrabbiava perchè il
divario, gap o spread(non sapeva neppure cosa volesse
significare e non lo sa neppure adesso) era troppo
elevato..maccome! mi danno su un vincolato il 3.75% e loro
si prendono il 12/15%; che ladri!
Oggi il mondo degli investimenti finanziari e del risparmio
è come il banco frigo degli yoghurt; mezzo kilometro di
vasetti, vasettini, bidoni, di mille marche e mille gusti e
mille prezzi. Quello in scadenza, quello magari scaduto,
quello acido e quello dolcetto.
E ci meravigliamo e sentenziamo che l'italiano ha una
cultura finanziaria infima. Come pretendere che il
consumatore di yoghurt fosse informato e consapevole di
tutto ciò che ha davanti.
Il buon vecchio risparmio è finito. Tutti tentano il
colpaccio, ma la verità è che in questo modo la sicurezza
del risparmiatore è venuta meno.
L'atto di onore secondo il quale se io ti presto del denaro
è che tu me lo debba restituire per legge e per dignità.
Come si diceva dei debiti di gioco.
Con le nuove norme tipo bail-in si è invece equiparato il
normale risparmiatore a un imprenditore che investe e
intraprende per rischiare.
Questa involuzione, il vero rischio che corre è
l'implosione.
E i criticoni di ogni ordine e grado, capaci di dare
giudizi e inquadrare il popolo dei risparmiatori come fanno
gli psicoanalisti per le fobie umane, non sono i benvenuti.
20 dicembre 2015 16:58 - federico6198
Secondo l’ultimo bollettino statistico della Banca
d’Italia alla fine del 2012 la ricchezza finanziaria
(depositi, titoli, azioni, ecc.) delle famiglie italiane era
pari 3.670 miliardi di euro. Un popolo per lungo tempo di
grandi risparmiatori quello italiano: secondo i calcoli
dell’Ocse nel 1990 il risparmio netto delle famiglie
statunitensi era pari al 7 per cento del reddito
disponibile, in Giappone era pari al 13,9 per cento, in
Germania al 13,7 per cento e in Italia al 21,7 per cento. I
tassi di risparmio delle famiglie italiane sono via via
scesi. Nel 2009 la percentuale di risparmio delle famiglie
italiane era pari al 6,8% del reddito disponibile, negli
Stati Uniti all’1,2 per cento e in Germania al 10,6 per
cento.
Nonostante tassi di risparmio calanti, la ricchezza
finanziaria degli italiani fa gola a tanti perché rimane un
piatto “ricco”.
Il risparmio è un business e di quelli belli grossi. Ennio
Doris 72 anni patron di Mediolanum ha secondo le stime della
rivista Forbes un patrimonio di 1,3 miliardi di euro. E’
il 19esimo uomo più ricco di Italia e occupa la 882esima
posizione nella classifica dei miliardari del pianeta.
Secondo la Relazione Annuale 2013 della Consob l’italiano
medio in tema di approccio alla finanza e agli investimenti
è dotato di una scarsa “literacy”. Tradotto: mediamente
gli italiani sono un popolo di analfabeti privi dei concetti
base della finanza. Nel 2013 l’autorità di controllo dei
mercati finanziari ha commissionato a Gfk-Eurisko un
sondaggio sul livello di conoscenze in ambito finanziario e
sugli atteggiamenti comportamentali più diffusi degli
italiani nella fase della scelta di investimento.
Ne è emerso che solo un italiano su due conosce
l’esistenza di una relazione tra il rendimento di uno
strumento finanziario e il suo rischio, che metà conosce il
significato della parola diversificazione
dell’investimento, che uno su tre non sa che a causa
dell’inflazione le somme detenute si deprezzano di valore
nel tempo e che al crescere del rendimento di un prodotto
finanziario aumenta anche il rischio.Quella che la Consob
chiama la scarsa literacy finanziaria degli italiani produce
in Italia fenomeni surreali.
Da quelli a cui fino all’altro ieri si facevano spedire
pacchi, gli italiani oggi si fanno consigliare come
investire i soldi. Le Poste Italiane hanno conseguito nel
2013 ricavi per 26,3 miliardi di cui solo 4,5 per i servizi
postali e commerciali: l’80% dei ricavi delle Poste
Italiane deriva dalla vendita di prodotti finanziari e
assicurativi. In Inghilterra Royal Mail ricava il 90% dei
propri ricavi dal servizio postale e da altri servizi
accessori. Lo stesso accade per la portoghese CTT –
Correios de Portugal. In Italia abbiamo la Postman Sachs al
posto della Goldman Sachs (eh sì perché qualche prodotto
tossico lo hanno rifilato anche alle Poste).
Poi abbiamo le banche e gli intermediari on line. Il nuovo
mantra per tutti è vendere consulenza finanziaria. Le
banche tradizionali guadagnano sempre meno dalla loro
attività tradizionale e si stanno sempre più spostando
verso l’advisory. E realtà come Fineco che inizialmente
facevano i broker online, oggi vogliono proporsi soprattutto
come realtà che basano i propri ricavi dalla attività di
consulenza finanziaria.
Con che expertise le poste, le banche e i broker online
fanno questa attività? Quali risultati storici possono
vantare in questo campo? Mah tanto che importa … a vendere
sono comunque bravi. E poi quanti italiani gli fanno il pelo
e il contropelo che tanto sono scarsi in materia
finanziaria? Così se ne vedono di tutti i colori.Che cosa
desidera il consumatore di prodotti finanziari? Ho provato a
fare una mia assai personale e assolutamente non esaustiva
classificazione basata sull’esperienza.
Il retropensiero di Roby
C’è quello che
1) Desidera la GALLINA SUBITO
2) Quello che pensa di essere più FURBO degli altri e cerca
le scorciatoie.
3) Il COLTO che cerca la teoria finanziaria perfetta che
tutto spiega.
4) Il GARANTITO che ha paura di qualsiasi tipo
d’investimento in cui ci sia ?una dose di rischio.
Analizziamoli uno per uno per scoprire cosa li (s)muove dal
profondo e dove li fa andare ovvero da quali format
finanziari sono irresistibilmente attratti.
Quello della “gallina subito” E’ attratto dai fondi a
cedola, dai conti di deposito con interessi anticipati e
dalle obbligazioni con la prima cedola già predefinita
molto alta e poi le successive chissenefrega. Questo
consumatore di prodotti finanziari è molto sensibile a
qualcosa che faccia leva su una gratificazione molto vicina
nel tempo. I prodotti che hanno queste caratteristiche del
contentino subito sono qualcosa per dirla con Eco che lui
“desidera già”.
Il “furbo” è attratto dalle obbligazioni che rendono
tanto, dai depositi ad alto rendimento, dai bond in valuta
se promettono un rendimento molto superiore a quello offerto
da obbligazioni in euro. Probabilmente non ha mai sentito il
detto che “In finanza non esistono pasti gratis”.
Il “colto” è attratto dalle teorie finanziarie che
spiegano tutto soprattutto se supportate da studi
accademici. E’ molto informato ma anche molto
insoddisfatto perché, per quanto s’ingegni, questa teoria
perfetta sulla carta quando la implementa nella realtà
mostra qualche criticità.
Il “garantito” è una persona molto spaventata
dall’investimento finanziario, rifugge il rischio come la
peste, e qualsiasi prodotto che abbia una qualche tipo di
garanzia fa presa su di lui.
QUELLO DELLA GALLINA SUBITO
Questi quattro tipi di consumatori finanziari hanno un
problema. Quello della gallina subito ha un problema di
orizzonte temporale. Probabilmente questo problema non
riguarda solo la scelta dei prodotti finanziari.
Chi guarda alla gallina oggi e non guarda all’uovo domani
ha un tasso di sconto molto elevato ovvero attribuisce poca
importanza alle cose che avvengono lontane nel tempo e molta
a quelle che avvengono vicino nel tempo. Questo tratto si
acquisisce molto presto in età preadolescenziale. In Svezia
è stato misurato il tasso soggettivo di sconto di un
campione di bambini di tredici anni: chi di loro era
caratterizzato da un tasso di sconto molto elevato ha avuto
in seguito una carriera scolastica peggiore e nella vita
lavorativa ha ottenuto redditi più bassi e carriere
interrotte da episodi di disoccupazione più frequenti.
Chi ha un tasso di sconto soggettivo molto elevato è come
se accorciasse l’orizzonte quindi pensa poco al futuro,
non risparmia abbastanza per la vecchiaia, non investe in
istruzione e in tutto ciò che ha un ritorno differito nel
tempo. Con quali risultati? Inferiori a quelli di una
persona che ha un orizzonte temporale più di medio
termine.
In Borsa l’impazienza è una pessima virtù: i prodotti
che staccano subito una parte del rendimento spesso (è il
caso per esempio dei fondi a cedola) pur di accontentare
questo bisogno profondo dell’investitore di avere subito
un premio per il suo investimento, possono intaccare il suo
capitale, e dare ritorni anche negativi.
Questo non c’è scritto nelle brochure pubblicitarie che
finiscono nelle mani dei potenziali sottoscrittori. Cosa che
non dovrebbe avvenire giacché in queste brochure è scritto
“Questo documento contiene informazioni riservate ai
clienti professionali e non è destinato ai clienti al
dettaglio o ai potenziali clienti al dettaglio”.
Regolarmente però avviene: qualche giorno fa mi è arrivata
un’email di un risparmiatore che mi chiedeva lumi su uno
di questi prodotti con allegata una di queste brochure.
Peccato che le magagne di questi prodotti nella brochure non
siano dette. Sono scritte solo sul prospetto informativo che
però nessuno legge. Anche quello del resto richiede tempo e
il nostro amante della gallina subito di tempo da investire
ne ha poco.
IL FURBO
E’ attratto da tutti i prodotti che offrono extra
rendimenti rispetto alla media. Va in banca o dal proprio
consulente e chiede:
”Quali obbligazioni mi consiglia? Quanto rendono?” E se
quello della banca o il suo consulente gli dice “Guardi
con i tassi attuali se sta su titoli con scadenza cinque
anni più del 2% netto non ottiene su emittenti solidi…”
Lui dice “Ma io voglio di più, io desidero guadagnare il
3,5% netto cos’ha che mi faccia ottenere questo
rendimento?” Lo sventurato deve rispondere “Beh può
allungare la scadenza diciamo andare sui trentennali o
comprare questo bond emesso da questa società con un rating
un po’ più basso, oppure ci sono le obbligazioni in
valuta”. Il furbo finalmente contento dice “Perfetto,
dove devo firmare?”
Il furbo esce dalla banca a testa alta. E’ contento: anche
questa volta ha trovato la scorciatoia. A volte è una
vittoria di Pirro. Perché il rischio che sta correndo è
molto elevato. Il maggior rendimento si paga sempre con un
maggior rischio. E se si acquistano obbligazioni con
trent’anni di durata, bond di emittenti chiacchierati, o
titoli in valuta per spuntare quell’uno e mezzo in più
all’anno senza sapere bene cosa si sta facendo, forse
proprio furbi non si è. Il tallone D’Achille del furbo è
la conoscenza: non conosce bene la relazione tra il rischio
di un prodotto finanziario e il suo rendimento. Anche lui
del resto di tempo da perdere ne ha poco perché ama le
scorciatoie e appena si presentano le agguanta al volo. Nel
frattempo i suoi soldi li agguanta qualcun altro.
IL COLTO
S’informa tantissimo, legge e fa in continuazione
confronti. A lui il tempo non basta mai: è alla ricerca
della teoria perfetta. Analizza e spesso prova qualsiasi
tipo d’investimento con una teoria sottostante che sembra
sensata. Compra un periodo solo azioni con alto dividendo
(in effetti, ha senso se distribuiscono alti dividendi, sono
società che vanno benissimo o no?) poi per anni segue la
teoria dei “Dogs of the Dow” (compro i titoli con il
rapporto migliore tra dividendo e prezzo) poi scopre gli
“Hedge Funds” (sulla carta perfetti, guadagnano sia
quando il mercato sale sia quando scende, visto che possono
andare sia long sia short), poi si prende una cotta per le
torte finanziarie (il portafoglio perfetto: è fatto da
quattro asset da tenere lì e al massimo ribilanciare
annualmente).
Esaurite le teorie decide di passare dall’altra parte del
banco: inizia a frequentare corsi. Alla fine non combina
quasi niente come rendimento dei suoi capitali perché ogni
anno segue una teoria diversa, ma non si massacra mai.
E’ in assoluto il Cliente più difficile da accontentare:
bisognerebbe prenderlo e resettarlo come un pc. Ha la testa
infarcita da talmente tante nozioni, a volte in contrasto
tra loro, che non sa più che fare. E più si informa e più
va in loop: perché cerca di trovare una teoria semplice per
un problema complesso.
IL GARANTITO
E’ una persona profondamente avversa al rischio che ha il
sacro terrore di perdere i propri soldi. Spesso
finanziariamente è poco preparata. Se gli va bene,
guadagnerà sempre pochissimo, se gli va male, scambierà
per garantito qualcosa che in realtà non lo è. Come hanno
scoperto molti anni fa i sottoscrittori di alcuni prodotti
venduti alle Poste
(https://www.moneyreport.it/report-articoli/name/5478)
TRATTO DA UN ARTICOLO DI MONEY REPORT : DAL TITOLO SEGRETI E
BUGIE DELLA CONSULENZA FINANZIARIA INDIPENDENTE, inoltre a
radio 24 Oscar Giannino ha fatto notare che in inghilterra
dove la consulenza finanziaria indipendente funziona ha
fatto diminuire di molto gli utili alle banche !
19 dicembre 2015 22:35 - lucillafiaccola1796
I soldi non spariscono. Qualcuno se li è fottuti.
Individuiamolo e facciamolo risputare i soldi rubati...che
sia padre o non sia padre...
del resto se il padre si fotte i soldi...chi li eredita? la
figlia...quindi fuorin dalle palle!!!!
18 dicembre 2015 13:24 - federico6198
Si spera che i lettori di questo sito non siano coinvolti in
quanto informati corettamente, sulle modalità
d'investimento consapevole.