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Banca cattiva e accordi europei. Ci si capisce qualcosa?
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Comunicato di Primo Mastrantoni
28 gennaio 2016 13:35
 
 Difficile per il cittadino comune capire i problemi relativi alla "banca cattiva", cosiddetta bad bank e alle soluzioni trovate in sede comunitaria. Un accordo che puo' segnare una svolta, scrive il Corriere della Sera e un accordo che non risolve i problemi delle banche, scrive il FattoQuotidiano. Quel che appare comprensibile e' che nella banca cattiva dovrebbero confluire i prestiti a imprese e famiglie che hanno difficolta' ad essere restituiti, ovvero quel che si chiamano crediti problematici, che le varie banche hanno sulle "spalle". Un peso di cui liberarsi per poter respirare meglio. Gia' e' perche' mai una banca cattiva dovrebbe accollarsi i debiti delle altre banche? Cosa gliene viene in tasca visto che recuperare i crediti e' piuttosto incerto? La bad bank potrebbe acquistare i debiti problematici ad un prezzo inferiore al loro valore iniziale e tentare di rivenderli successivamente ad un prezzo maggiore di quello dell'acquisto. Si calcola che i 201 miliardi di crediti problematici siano gia' svalutati a 89 miliardi.
L'accordo raggiunto in sede comunitaria, in sintesi, prevede che la banca, che ha crediti problematici, li trasformi in obbligazioni, cioe' vende un debito, garantito dalla Stato. Tutto a posto, allora?
Non proprio, perche' la garanzia ha un prezzo che la banca richiedente dovra' pagare e che sara' maggiore quanto piu' i crediti problematici saranno difficili da riscuotere, inoltre, lo Stato garantisce solo le obbligazioni piu' solide (senior), principalmente quelle cioe' che hanno maggiori probabilita' di essere rimborsate e non quelle non recuperabili.
Un avviso ai risparmiatori e' indispensabile: attenzione alle obbligazioni emesse da banche in difficolta'. Si potrebbe ripetere la storia delle obbligazioni subordinate emesse dalle famose quattro banche fallite (Etruria, Marche, Ravenna, Ferrara) di cui e' bene mantenere il ricordo.
 
 
 
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