testata ADUC
Convertendo BPM: l'ennesimo caso di risparmio tradito (con la complicità di alcune associazioni di consumatori). L'Aduc non accetta l'elemosina della banca
Scarica e stampa il PDF
Comunicato di Alessandro Pedone
5 settembre 2012 11:37
 
La Banca Popolare di Milano ha firmato un protocollo d'intesa con tre associazioni di consumatori per predisporre dei tavoli di conciliazione relativi all'annoso caso del "Convertendo BPM" (1).
Siamo alle solite.
Questi tavoli di conciliazione si risolvono in una buffonata a danno dei risparmiatori ed a vantaggio in primo luogo della Banca (che paga una piccola frazione di quello che dovrebbe sborsare), secondariamente delle associazioni che vi partecipano.
Queste ultime, non appena il caso esplode mediaticamente fanno la "faccia feroce" poi si mettono d'accordo accontentandosi di un po' di "spese legali " e "rimborsi spese" (delle quali non si conoscono gli importi).
Il protocollo d'intesa prevede di suddividere i reclami in tre categorie:
- casi molto gravi, nei quali la banca ha torto marcio e/o il cliente è in estrema difficoltà;
- casi nei quali la banca ha torto, ma non in maniera così evidente;
- casi nei quali la banca può dimostrare, con le carte, di aver ragione e quindi... niente rimborsi.
Nel primo caso, cioè quando la banca perderebbe di sicuro in tribunale, il rimborso sarà al massimo il 65% del valore nominale dell'obbligazione. Negli altri casi, la banca rimborserà al massimo il 39% del valore nominale dell'obbligazione. "Al massimo" significa che solo nei casi più gravi si arriverà a quelle cifre, nella maggioranza dei casi, ovviamente, sarà molto meno.
Si tratta di percentuali di recupero ridicole.
In poche parole, quando la banca, documenti alla mano, vincerebbe quasi certamente in tribunale (pur avendo progettato e venduto un prodotto finanziario ridicolo, pensato solo a danno dei clienti) al risparmiatore non riconosce nulla. Quando ci sono buone probabilità di perdere, se la cava con circa un terzo di quello che dovrebbe pagare. Infine, quando è sostanzialmente certa che perderebbe in tribunale se la cava con poco più della metà di quello che dovrebbe pagare.
A questo "capolavoro" hanno aderito alcune associazioni di consumatori.
Una fra queste aveva annunciato di voler fare una class action. Al grido de "l'unione fa la forza!" ha raccolto molti risparmiatori che credevano di veder restituito il maltolto.
Noi abbiamo evidenziato, fin da subito, che la strada della class action non ci sembrava praticabile (1) ma si e' preferito dar spazio a quelli che sembravano far la "faccia feroce". Quelli che apparivano gli "intransigenti". Quelli che dicevano: "li faremo rimborsare fino all'ultimo centesimo!".
Come è finita? E' finita che questa associazione ha rinunciato a fare la class action facendosi pagare le spese legali dalla banca. Complimenti!
Per ogni reclamo analizzato (che si concluda con o senza risarcimento) queste associazioni riceveranno un "rimborso spese" quantificato con "accordi separati" e quindi non pubblici.
L'Aduc non accetterà mai soldi (tanto meno in maniera non trasparente!) da una banca per difendere i risparmiatori contro la stessa!
Invece di fare la "faccia feroce" quando i giornali parlano del problema per poi accordarsi con la banca quando non c'è più la notizia, preferiamo dire le cose come stanno prima e poi cercare di portare avanti i diritti dei risparmiatori dopo.
Per queste ragioni, l'Aduc non aderisce al "Protocollo d'intesa".

(1) Per approfondimenti sul tema si veda qui
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS