testata ADUC
TASSI USURAI ALL'INSU'
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
22 dicembre 1999 0:00
 


QUANDO LE BANCHE CHIAMANO LA BANCA RISPONDE

Firenze, 22 Dicembre 1999. La Banca d'Italia ha fissato i nuovi tassi usurai per il periodo 1 gennaio / 31 marzo 2000.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' sintomatico che proprio dopo che sono state rinviate le decisioni sul presunto cartello dei tassi dei mutui messo in opera da alcune banche, la Banca d'Italia (tra l'altro con un anticipo inusitato dei tempi) abbia diffuso i nuovi livelli usurai per il credito, e che siano tutti aumentati con la sola eccezione di quello per l'acquisto rateale (che, essendo quello fino a 2,5 milioni vicino al 40%, quasi 1 punto in meno -da 38,4 a 37,45- cambia poco).
Una sintomatologia che ben risponde a quello che e' successo nei mesi scorsi con l'aumento dei tassi della Banca Centrale europea, e che fa da apripista ad un nuovo andazzo rispetto al passato: l'aumento del costo del denaro per pagare le incapacita' delle politiche economiche soprattutto europee.
Fino alla fine di quest'anno i tassi erano sempre in discesa, seguendo l'euforia dell'avvio dell'avventura dell'Euro; ma quando dall'euforia si e' passati a fare i conti con il mercato -e i dati di oggi hanno una temporalita' che rispetta questa sequenza- i numeri sono cambiati, cosi' com'era logico che accadesse per politiche economiche senza governo ….. a meno che non ci sia ancora qualcuno che voglia chiamare Governo la Commissione.
Il salto maggiore, inoltre, si registra proprio nel credito piu' richiesto, quello per il mutuo immobiliare: dall'attuale livello di 7,35%, dal 1 gennaio si va a 8,01%. Le altre modifiche all'insu', invece, sono decisamente modeste.
Si potrebbe dire che "quando le banche chiamano la Banca risponde", e il gioco e' sempre penalizzante gli utenti. Non e' forse cosi' anche per il rinvio della decisione sul cartello delle banche?
A chi giova questa situazione, oltre alle tasche degli azionisti delle banche? Agli utenti, sicuramente no!



VENDITE: SALDI?
ABOLITE DALLA LEGGE BERSANI, GIOCANDO SU IGNORANZA E DISTRAZIONE DEI CONSUMATORI, LE CORPORAZIONI DEI COMMERCIANTI CERCANO DI FAR CREDERE CHE ESISTANO E CHE SIANO L'ABITUALE OCCASIONE CONVENIENTE.

Firenze, 23 Dicembre 1999. In diverse citta' si viene a sapere che il periodo dei saldi e' quello dalla data X a quella Y. Nella maggiorparte sono date molto oltre le feste natalizie. E a comunicarlo sono associazioni di commercianti, talvolta grazie anche ad accordi con non meglio definite associazioni di consumatori.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' bene che i consumatori sappiano che i periodi delle vendite a saldo non esistono piu': la legge Bersani le ha abolite e le amministrazioni comunali, che prima erano tenute a fissare i periodi, non hanno piu' alcun potere in materia. Quindi le notizie di "Saldi" sono solo comunicazioni di accordi privati tra associazioni di categoria, non norme comunali. Non a caso, infatti, in alcune citta' abbiamo letto di saldi che cominciano dopo il 20 gennaio (quando c'erano le norme era abitudine fissare le date subito dopo le vacanze di fine anno): onde scoraggiare il piu' possibile il consumatore che -piu' propenso economicamente e culturalmente ad acquistare nei periodi festivi- vedrebbe l'occasione molto lontana e farebbe subito le sue spese.
Siamo in presenza di accordi di categoria che, sfruttando ignoranza e distrazione del consumatore, cercano di far fare acquisti quando i prezzi sono piu' alti: un bell'esempio di come le corporazioni dei commercianti hanno a cuore l'informazione e la liberta' di scelta dei consumatori.
Sono gli ultimi colpi di coda di un commercio che non vuole e non ha la capacita' di rispondere alle nuove richieste del mercato. Le grandi superfici stanno velocemente sostituendo la bottega tradizionale e il commercio via Internet sta muovendo i suoi primi poderosi passi, ed e' giusto che sia cosi', perche' i prezzi sono piu' bassi e la scelta e' piu' ampia. Il commercio di bottega -che non necessita' piu' di autorizzazioni- puo' solo rispondere con qualita', servizi aggiuntivi e prodotti di nicchia, ma questo non vuole essere compreso da chi -come le associazioni corporative di categoria- vedrebbe venir meno il suo potere di mediazione con l'amministrazione pubblica. Ecco perche', anche con questi accordi che cercano di far rientrare dalla finestra cio' che e' stato buttato fuori dalla porta, le Confpinco e Confpallo cercano di darsi una ragion d'essere.
L'importante e' che il consumatore sappia che quella vendita a saldo che trova oggi per alcuni negozi di Firenze, e a fine gennaio in altri negozi di Roma e Milano, e' tale solo perche' quello specifico commerciante lo ha deciso in base ai suoi interessi economici, e non perche' c'e' una legge che glielo consiglia per favorire i consumatori.
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS