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La commissione "assett allocation". Il "peso reciproco" delle tre linee: e' legale non modificarlo?
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Lettera 
20 novembre 2002 0:00
 
Vorrei fare 2 domande:
1°: La mia gestione finanziaria Bipop, costituita da 3 linee (crescita, sviluppo e reddito) ogni trimestre mi addebita una commissione "assett allocation" di circa 100 Euro e più. Cosa è e perchè, visto che continuo a perdere ?
2°: è legale (comunque avendo sottoscritto questa gestione) che il gestore autonomamente non modifichi il "peso reciproco" delle tre linee per non farmi perdere troppo sulle due più aggressive ?
Grazie


Risposta:
Gentile signore,
la sua domanda dimostra come la banca o il promotore che le ha fatto sottoscrivere questo prodotto non l'abbia minimamente informata del suo funzionamento. E questo, ripetiamolo, e' molto grave. Se avesse sottoscritto questo contratto con un promotore finanziario, lo stesso avrebbe l'obbligo di legge, non solo di informarla circa i rischi ed i costi dell'operazione proposta, ma addirittura di verificare, attraverso, ad esempio, domande di controllo, che il cliente abbia realmente compreso quanto illustrato. Figuriamoci.

Il termine "asset allocation" indica la ripartizione di un investimento finanziario su diverse tipologie di investimento (tipicamente: azioni, obbligazioni e liquidita'). Con un contratto di GPF (Gestione Patrimoniale in quote di Fondi) il cliente delega la banca a variare la composizione di fondi in base alle loro previsioni sui mercati finanziari, ma sempre seguendo il profilo della linea di gestione sottoscritta. Se e' stata, ad esempio, sottoscritta una linea azionaria, la linea potra' avere un po' piu' azioni di un tipo o di un altro, forse anche una piccola fetta di liquidita' o di obbligazioni, ma il grosso dell'investimento restera' azionario. E se i mercanti vanno male come sono andati, la gestione perdera' molto.
Per questo "servizio" il gestore prende una commissione che, in teoria, andrebbe a ripagare il servizio di selezione del fondo "migliore" sempre all'interno del profilo di rischio della linea di gestione.
Il problema e' che molto spesso le gestioni sono "mono-marca" cio' significa che il gestore sceglie esclusivamente all'interno dei fondi della propria casa. A questo punto non si capisce perche' si debba pagare una commissione aggiuntiva. Diciamo aggiuntiva perche', a loro volta, i fondi inseriti nella gestione hanno commissioni che lei non vede perche' il valore del fondo e' pubblicato al netto di tutti i costi.
Ma vi e' un problema ancora piu' alla radice. I fatti dimostrano che mediamente i gestori non sono in grado (per molte ragioni che sarebbe troppo lungo spiegare) di battere il mercato e quindi si paga per un servizio che non sono in grado di fornire.
Veniamo alla sua seconda domanda. Sarebbe illegale che il gestore modificasse il suo investimento portandolo, ad esempio, dalla linea "crescita" alla linea "reddito". Come, ripeto, con il contratto di gestione lei chiede alla sua banca di scegliere i fondi (ed il peso dei fondi) "migliori" (a loro discrezione) all'interno di una linea precisa. Se cambiassero linea verrebbero meno agli obblighi del contratto. Il problema non sta tanto nel fatto che una linea ha perso troppo, quanto nel fatto che -dalle sue domande- si evince che lei ha sottoscritto un contratto non avendo le idee chiare sul tipo di investimento che ha sottoscritto.

Il nostro consiglio, molto chiaramente, e' quello di sostituire la gestione in quote di fondi con un piu' semplice fondo bilanciato che abbia lo stesso profilo di rischio. Sarebbe ancora meno costoso sostituire la gestione con un ETF (fondi indice quotati) ed una obbligazione. Prima ancora, pero', si accerti di aver compreso appieno il tipo di rischio finanziario connesso con l'investimento. "Compreso appieno" significa che lei deve conoscere -come minimo- qual e' il probabile rendimento (o perdita) minima e quale la massima. Poi deve comprendere cosa si intende per "probabile" ed infine deve confrontare questi numeri con quelli di un investimento sicuro come, ad esempio, i BOT e capire se per la sua propensione al rischio, il gioco vale la candela.
Se avesse la fortuna di conoscere un pianificatore finanziario (o un consulente di investimento) indipendente (cioe' non pagato dalla banca, ma pagato direttamente da lei, come fa con l'avvocato o il commercialista) potrebbe affidarsi alle sue spiegazioni. Dico se avesse la fortuna perche' in Italia sono ancora pochissimi, la stragrande maggioranza sono dipendenti bancari o promotori finanziari, comunque pagati dal sistema bancario attraverso le commissioni che i clienti pagano sui prodotti.
 
 
 
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