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Assicurazione sulla vita: come calcolare i costi
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Articolo di Alessandro Pedone
23 novembre 2002 0:00
 
Chi desideri comprendere nel dettaglio il funzionamento di questi prodotti puo' trovare un'ottima guida per i consumatori sul sito dell'Isvap (l'istituto di vigilanza sulle imprese assicuratrici). Consigliamo a tutti coloro che stanno valutando cosa fare con una polizza che hanno gia' sottoscritto oppure che stanno valutato se sottoscriverne una, di spendere un po' di tempo cercando di apprendere i contenuti di quella guida.
Fra le altre cose, la guida comprende una indagine sui caricamenti medi delle compagnia assicuratrici, cosa, che - come vedremo di seguito - e' molto importante.

Chi non vuole o non puo' dedicare un bel po' di tempo a leggere tutta la guida dell'Isvap puo' continuare nella lettura di questo articolo che si concentra sull'aspetto piu' scottante: i costi.

Diversamente da qualsiasi prodotto finanziario le imprese assicuratrici non sono obbligate per legge a dichiarare i loro costi (che vengono chiamati "caricamenti", chissà perche' non li chiamano semplicemente costi commerciali). Cerchiamo allora di capire che fine fanno 100 euro versati in un contratto di assicurazione sulla vita tradizionale.

Se il contratto e' stato sottoscritto prima del 2000, prima di tutto si paga il 2,5% di tasse. I nostri 100 euro diventano 97,5%. Spesso ci sono dei
costi accessori
che sono calcolati una tantum come "spese di emissione del contratto o della quietanza"; incidono poco, sono circa 5/8 euro a contratto o a quietanza. Per questo calcolo, trascuriamoli. A questo punto arrivano i famosi
caricamenti.
Sono i costi commerciali che servono per retribuire la rete commerciale (gli assicuratori, le sedie, le pubblicità, ecc). E qui la cosa si fa piu' pesante. C'e' da dire che, generalmente, piu' vecchia e' la polizza, maggiori sono i caricamenti. L'Isvap ha fatto una indagine abbastanza recente sugli ultimi prodotti usciti. La media dei caricamenti di una classica polizza sulla vita di tipo misto (cioe' che prevede sia la copertura in caso di vita sia in caso di morte, vedere la guida di cui sopra per tutti i chiarimenti) e' del 12%. I nostri 97,5 euro, diventano cosi' 85.8 euro.

Chi sottoscrive una classica polizza sulla vita, in Italia, di solito, lo fa perche' vuole mettere da parte un po' di soldi a mo' di salvadanaio. Nel nostro Paese non esiste la cultura dell'assicurazione anche grazie al fatto che gli assicuratori hanno distrutto la reputazione di questa industria che invece sarebbe fondamentale per attenuare gli effetti di imprevisti attraverso la mutualita'. Ma non perdiamoci in chiacchiera, fatto sta che oggi chi ha una polizza di assicurazioni versa dei soldi pensando al capitale che riprendera' a scadenza. Abbiamo gia' visto che i 100 euro versati sono già diventanti 85,8 e non e' finita qui. Di solito le assicurazioni sulla vita prevedono qualche forma di copertura assicurativa, la piu' classica e' l'assicurazione in caso di morte. Se l'assicurato all'interno della durata del contratto (di solito durano a lungo, 10, 20 o piu' anni) decede, la compagnia assicuratrice versa agli eredi una certa somma stabilita nel contratto. Questa assicurazione (come tutte le altre che possono essere previste, ad esempio, infortunio, malattia, ecc) non sono gratis, ma hanno un costo che viene definito
"premio puro".
Questo "premio puro" viene da un calcolo statistico (uguale per tutte le compagnia) che definisce quanto la compagnia deve mettere da parte per avere la garanzia di pagare quando ad uno dei suoi assicurati gli capita il fattaccio.
Anche questi, al pari dei caricamenti, sono soldi spesi che non vengono investiti e che quindi non faranno parte dei soldi che vedra' l'assicurato a scadenza. Il costo del premio puro dipende da tanti fattori riconducibili sostanzialmente all tipo di rischio assicurato e alla probabilita' che l'evento si verifichi.
Ipotizziamo, per semplicità, che degli 85,8 euro che erano rimasti, 5,8 se ne vadano nel "premio puro" per il caso morte. Bene, cioe' male, ma vediamo cosa fa la compagnia assicuratrice con gli 80 euro rimasti.

A questo punto arriva l'investimento finanziario. Con i soldi del premio che sono "sopravvissuti" al calvario fra tasse, spese accessorie, caricamenti e premi puri, l'assicurazione acquista sostanzialmente titoli di stato e rivaluta gli 80 euro ogni anno in base al rendimento del fondo speciale assicurativo.

Naturalmente, ormai l'avrete capito, le cose sono complicate anche nel calcolo del rendimento. In questa fase le paroline magiche sono: "tasso tecnico" e "tasso di retrocessione".

Cominciamo con il tasso di retrocessione che e' la cosa piu' semplice. Indica quanta parte del rendimento del fondo assicurativo viene dato al cliente per la sua rivalutazione (e di conseguenza quanto si prende l'impresa assicuratrice). Una tasso di retrocessione del 90%, ad esempio, significa se se il fondo fa il 5%, i famosi 80 euro di cui sopra si rivaluteranno del 4,5%.
Ed il tasso tecnico cos'e'?
E' il tasso minimo garantito che viene comunque riconosciuto all'assicurato indipendentemente dal rendimento del fondo assicurativo. In pratica e' la vera assicurazione che la compagnia fornisce al suo cliente. Ovvero gli dice: caro cliente, io ti assicuro che fra 10 anni (se la durata del contratto e' di 10 anni) io ti versero' questa cifra se tu ti impegni a fare questi versamenti annui. La cifra che l'assicurazione si impegna a versare e' già comprensiva del tasso tecnico di rivalutazione, ed e' scritta nel contratto nella casella "capitale assicurato" (di solito e' riportato a fianco un numero di tariffa).

E adesso veniamo finalmente al calcolo del costo.
E' proprio grazie a questo capitale assicurato scritto nel contratto che si puo' fare il calcolo di quanto ci costa, complessivamente, l'assicurazione che abbiamo sottoscritto.
Le cose da conoscere sono tre:
- il tasso tecnico. Che, a meno che non sia una assicurazione sottoscritta molti anni fa, e' il 2,5%;
- il capitale a scadenza;
- il versamento che dobbiamo fare ogni anno (bisogna sapere se e' fisso o se verrà in qualche modo rivalutato, in questo caso bisogna capire come).
Ipotizziamo di aver sottoscritto nel 2000 una assicurazione per 20 anni con un premio fisso di 1.300 euro che prevede un capitale a scadenza assicurato di 24.906,04 euro oltre che una serie di coperture assicurative (infortunio, malattia, morte, ecc.).
Tasso tecnico: 2,5%.
Come calcoliamo quanto ci costa? Il ragionamento e' estremamente semplice: e' sufficiente calcolare quanto dovrebbe rivalutarsi un versamento di 1300 euro all'anno in un conto che rende il 2,5% annuo e fare la differenza con il capitale assicurato. Al termine del primo anno, 1300 euro avranno reso 32,5 euro che sommati al nuovo versamento (di 1300 euro per il secondo anno) faranno un capitale di 2632.5 euro. Al termine del secondo anno questi soldi avranno reso (sempre calcolando il 2,5%) 65,81 euro, che sommati al nuovo versamento (per il terzo anno) fanno un capitale di 3998,31 euro. continuando fino al ventesimo anno abbiamo un capitale di 33.208,05 euro.
Il capitale a scadenza assicurato era di 8.302,01 euro in meno: ovvero, questa assicurazione ci e' costata il 25%!
Provate a fare il calcolo sulla vostra assicurazione. Se avete difficolta' potete farci una domanda nell'apposita sezione, domande & risposte.

 
 
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