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Imposta sulle transazioni finanziarie: un'occasione persa
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Articolo di Alessandro Pedone
13 marzo 2013 14:29
 
Dal 1 Marzo è in vigore in Italia un'imposta sull'acquisto di azioni di società italiane aventi capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro. L'imposta è pari, per il 2013, allo 0,12% sul controvalore del saldo netto positivo di fine giornata. Ciò significa che le operazioni concluse in giornata non vengono considerate. (*) L'aliquota si abbasserà allo 0,10% dal 2014.
L'imposta è dovuta a prescindere dalla nazionalità dell'acquirente. Quindi anche se un fondo estero acquista azioni italiane dovrà versare l'imposta così come se uno straniero acquista azioni francesi deve pagare un'imposta, visto che la Francia ha già una tassa simile.
Sono esclusi dall'imposta tutti gli altri strumenti finanziari: obbligazioni (quindi anche i titoli di stato), azioni estere (salvo, ovviamente, per le azioni di paesi che hanno un'imposta simile), fondi comuni d'investimento, sicav ed ETF.
Per i derivati, cioè gli strumenti finanziari il cui valore deriva dall'andamento di altri strumenti finanziari, l'imposta scatterà a partire dal 1 Luglio 2013 e sarà dovuta sugli strumenti aventi come sottostanti le azioni di società italiane con capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro.
Mentre scriviamo siano ancora in attesa di una circolare dell'agenzia delle entrate che chiarisca i molti dubbi applicativi.
 
Un'occasione persa
A cosa serve un'imposta del genere? A poco o niente. Su questo sito siamo sempre stati a favore di una seria imposta sulle transazioni finanziarie, meglio se coordinata a livello europeo, e che sia in grado realmente di riequilibrare il carico fiscale dall'economia reale al mondo della finanza.
Il primo problema di questa imposta è la base imponibile: praticamente irrilevante.
L'imposta sulle transazioni finanziarie funziona se è un'aliquota minima applicata su una base imponibile enorme. Qui abbiamo un'aliquota piccola (non proprio minima) applicata su una base imponibile irrilevante.
Il gettito di questa imposta potrà essere, al massimo, di poche centinaia di milioni di euro. Stiamo parlando dello zero vergola qualcosa delle totale delle entrate. Tanta complicazione, praticamente zero risultato.
Una seria imposta sulle transazioni finanziarie potrebbe portare nelle casse dello stato qualcosa come il 3-5% delle entrate e potrebbe consentire di ridurre le tasse sul lavoro, cosa assolutamente indispensabile in questo paese.
 
(*) Facciamo un esempio: se acquisto 100 azioni ed il giorno stesso ne vendo 80 pagherà l'imposta solo sulle 20 che mi rimangono.  
 
 
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