Ho letto questo interessante articolo che merita comunque il
plauso per gli intenti e lo sforzo messo in atto al fine di
"definire" un'annosa questione.
Vorrei suggerire all'autore - prendendo la scorciatoia più
breve che si possa - quanto segue:
Fin quando la sua mente non si aprirà ANCHE
all'impossibile, Lei, senza neppure saperlo, alimenterà un
sistema che si basa soprattutto sul fare leva sul culto
delle mente e del potere dato dal pragmatismo metodico e
analitico. Un sistema che Lei senza rendersene conto (o
almeno spero), DIFENDE a spada tratta, soprattutto la dove
minimizza su certe teorie di complotto o teoremi di
destabilizzazione atta al controllo del pianeta. Apra la sua
mente a CREDERE (che mai andrebbe confuso con CONDIVIDERE)
...a CREDERE ad ogni più ASSURDA IPOTESI!... che le
costa??? non le sto schiedendo di CONDIVIDERE ma solo di
provare a ragionare come un ROTHSHILD con smania di
conquista e soprattutto di CONTROLLO del pianeta.
Fin quando uomini come Lei non CAPIRANNO quello che DAVVERO
STA ACCADENDO sul nostro pianeta... non ci sarà speranza di
cambiamento!... Lei parla della politica come se davvero
questa contasse qualcosa... lei è un pragmatico, la sua
mente è metodica, analica, logica e razionale... e in
quanto tale non riesce a capire che "LORO" hanno pianificato
anche questo! ovvero che un giorno Lei potesse leggere
questo commento e dedurre che a scriverlo sia l'ennesimo
paranoico che vede omini verdi dappertutto!... io un
paranoico... un uomo che quando ha smesso di fermarsi ai
confini del possibile e "provabile"... ha iniziato a vedere
CHI e COSA realmente ci sono dietro ogni cosa! politica,
finanza, informazione e cultura in primis... ma senza
dimenticare pure l'alimentazione...
In questi giorni in rete di parla di Paolo Ferraro... provi
ad informarsi su cosa può accadere ad un uomo PRAGMATICO
come il PM Paolo Ferraro se solo per un attimo sconfina dal
pragmatismo e si apre all'impossibile! provi a verificare...
e sia pronto anche lei a ritrovarsi un giorno a fare
un'udienza in cui si dovrà decidere della sua capacità di
intendere e volere... e magari si vedrà affibbiato una
sorta di "tutore" che potrebbe serenamente decidere per lei,
di farle assumere PSICOFARMACI e dio solo sa
cos'altro!...
https://soundcloud.com/signor-aggio-signoraggio/processo_pao
lo_ferraro#play
24 settembre 2012 18:31 - lucillafiaccola1796
naziosionusa stampa la sua moneta senza garanzie auree o di
altro tipo, la fessa europa non lo fa perché D'Io Sam non
vuole, anche se la sola italia ha vagonate d'oro [c'è
rimasta solo la puzza] di proprietà dei contribuenti
italiani a manhattan... Checco Joni
5 agosto 2012 18:54 - JOKER
L’incubo di Draghi: nascondere alla gente il segreto della
moneta
Maurizio Blondet 30 Luglio 2012
È bastato che Draghi dicesse: «La BCE è pronta a fare
tutto il necessario per salvare l’euro, e credetemi sarà
abbastanza», perchè «i mercati» esultassero, le Borse
salissero gioiose, lo spread calasse un po’ (mica tanto
però). Perchè tutti hanno interpretato quelle mezze frasi
sibilline come una promessa che la Banca Centrale farà, in
un modo o nell’altro, quantitative easing.
S’intende che la monetizzazione del debito, sul piano
intellettuale, è la sola cosa da fare per i debitori del
Sud-Europa. Premessa: a debiti colossali si fa’ fronte
storicamente in due modi: 1) smettendo di pagarli (default)
oppure 2) «pagandoli» con moneta creata apposta in
sovrappiù, monetizzandoli cioè. In un periodo come quello
che attraversiamo – niente crescita, forte disoccupazione
e in aumento, e con famiglie e imprese che stanno
dis-indebitandosi, ossia riducendo i loro debiti – il
potere pubblico deve creare moneta per evitare di entrare
dalla recessione alla depressione – come sta già
avvenendo. In Europa la monetizzazione è necessaria per
evitare che la depressione si estenda, dalla Grecia alla
Spagna e all’Italia (già fatto), e al di là al resto dei
Paesi europei, a cominciare dalla Francia; e in questo
contesto la monetizzazione non è nemmeno inflazionista, in
quanto non farebbe che contrastare gli effetti di deflazione
del dis-indebitamento degli attori economici privati.
Ora, però, i «mercati» aspettano di vedere: come farà,
Draghi? Non solo perchè monetizzare è vietato dal
regolamento della BCE, non solo per la netta contrarietà
dei tedeschi, i padroni di fatto, ostinati ad esigere che i
meridionali attuino i loro programmi di risanamento dei
debiti, a forza di austerità. È anche che tutte le altre
misure indirette tese più o meno a questo scopo –
acquisto dei titoli dei Paesi indebitati sul mercato
secondario, tagli del tasso primario, LTRO (il mega-prestito
alle banche) – sono stati già tentate, senza effetto. Le
banche riempite di denaro dalla BCE all’1% non hanno
creato moneta-credito, se la sono tenuta (e in parte, i
privati non l’hanno chiesta). Stavolta, la BCE dovrebbe
– come facevano ai bei tempi le banche centrali, quando
erano organi di Stati sovrani – monetizzare direttamente
al Tesoro, ossia comprare i titoli di debito del Tesoro
italiano, spagnolo eccetera non sul mercato secondario ma
direttamente dallo Stato emettitore, con moneta creata a
questo scopo, e magari al tasso dell’1% fatto alle banche.
Il problema dello spread sarebbe eliminato all’istante,
perchè Spagna e Italia non avrebbero più bisogno di
offrire tassi alti ai mercati per farsi prestare da loro i
soldi. Ma…. Orrore! Tabù! Non si fa’!
Soprattutto, questa cosa rischia di rivelare alla gente
comune il segreto del denaro che deve ad ogni costo essere
celato alle grandi masse: che il denaro di oggi, «fiat
money», la banca centrale lo può «stampare» in qualunque
quantità(1). E chi lavorerebbe più, sapendolo? Chi
pagherebbe più le tasse, anzichè pretendere che i poteri
pubblici si coprano le spese stampando moneta? Come
convincere i popoli che le spese dello Stato vanno
bilanciate con le entrate, che bisogna «risanare le
finanze», e riportare il debito pubblico al 60% del Pil?
Chi accetterebbe più accuse del tipo: «avete vissuto al
disopra dei vostri mezzi, ora tirate la cinghia?». Chi
accetterebbe le austerità e i «compiti a casa»?
Stampate, stampate, direbbero le masse magari attizzate dai
demagoghi; i politici demagoghi griderebbero alla banca:
stampate, stampate! (l’hanno già fatto).Tutti
pretenderebbero di vivere con stipendioni, come quelli di
cui godono solo le minoranze privilegiate, gli attuali
parassiti pubblici collettivamente detti «La Casta», e i
banchieri, finanzieri e speculatori (che sono al corrente
del segreto). E sarebbe la rovina: della moneta,
dell’economia e della morale stessa. Tutto finirebbe in
anarchia, crollo della produzione, e un’inflazione tipo
Weimar, o Zimbabwe (230 milioni per cento). Così, tutto
ciò che stiamo passando – spread alle stelle, rincaro del
costo del debito, austerità, tagli allo stato sociale,
obbligo di pareggio del bilancio scritto in Costituzione –
ha, in fondo, un grande scopo: far credere alla gente comune
che denaro disponibile, per lei, non ce n’è.
Non ci credete? Posso citarvi un passo di Paul Samuelson –
economista Nobel – che lo ammette. La credenza che il
bilancio dev’essere equilibrato in permanenza, dice, è
«una superstizione»; ma una superstizione utile, perchè
se la gente smette di crederci, «si perde la difesa che
ogni società deve avere contro la spesa fuori controllo».
Samuelson la paragona ai miti con cui «la religione
spaventava la gente per indurla a comportarsi come esige il
mantenimento a lungo termine della civiltà». (Blaug Mark,
John Maynard Keynes: Life, Ideas, Legacy, St. Martin’s
Press, New York, 1990, 95 p., p. 63– 64)
Il segreto deve dunque essere mantenuto ad ogni costo.
Riservato a pochi iniziati (che ne approfitteranno per
arricchirsi smodatamente). È il motivo per cui i banchieri
centrali si esprimono, come l’oracolo di Delfo, con frasi
sibilline, ambigue e anfibole (a doppio senso); che si
ammantano di maestà da Venerati Maestri, e sacralità da
sacerdoti, coltivano il più assoluto riserbo, e compiono le
loro operazioni impegnando tutti i presenti al silenzio dei
mysteria antichi. Draghi si comporta appunto così.
Il guaio è che la secolarizzazione dilagante intacca anche
questo tipo di sacrum.
In passato, i banchieri centrali facevano le loro
manipolazioni e moltiplicazioni monetarie sotto il velame
del tabù che i pochi media non osavano violare;
l’economia monetaria era materia esoterica, che i giornali
non spiegavano mai; ma oggi c’è internet e ci sono i blog
alternativi, che spifferano e dissacrano, e riconoscono
immediateamente, sotto i panni augusti del Venerato Maestro,
il Solito Stronzo o il Ben Noto Marpione. Si aggiunga che
proprio in tempi di emergenza come questi, i giocolieri
devono fare operazioni dove il trucco rischia di vedersi.
Tipico esempio, lo LTRO fatto da Mario Draghi.
Come abbiamo detto, tutti gli inghippi, i limiti legali e la
«indipendenza» della Banca Centrale servono a far credere
alla gente comune che di denaro, per lei, non ce n’è. Ma
come farglielo credere, dopo che la gente ha visto Draghi
dare1000 miliardi alle banche all’1%? Vero è che la BCE
ha fatto finta di sborsare quei soldi facendosi dare dalle
banche, in cambio, titoli posseduti da queste, titoli di
credito; ma di tale bassa qualità, e così dubbia
esigibilità, che un politico tedesco, Frank Schaeffler, ha
sibilato rabbioso: «Se continua così, la BCE accetterà in
garanzia anche vecchie biciclette».
Insomma, s’è visto che quella era creazione monetaria ex
nihilo bella ed buona, fatta in quel modo indiretto per
consentire un profitto alle banche private, che con quei
soldi all’1 dovevano comprare i Bot al 5 o al 7%; in modo
da «aiutare», prestando loro ad interesse, gli Stati che
s’erano indebitati fino all’insolvenza per aiutare le
loro banche, accollandosi (cioè accollandoli al
contribuente) i buchi delle loro follie… La ragione
fornita è che la Banca Centrale europea ha il divieto di
prestare direttamente agli Stati. Banca d’Inghilterra e
Federal Reserve hanno invece creato dal nulla fondi, in
parte per comprare debiti sovrani dei loro Stati; ciò che
va a profitto della collettività, perchè il debito costa
meno caro ai contribuenti. La regola generale implicita dei
divieti, dei miti e dei terrorismi («Austerità, o il
default e l’uscita dall’euro!»), è quella: prima le
banche. Per questo la promessa di Draghi di «fare tutto
ciò che serve per salvare l’euro», può anche suonare:
«Lotteremo finché sarete tutti morti».
Spagna e Italia devono chiedere soldi ai mercati, e pagare
tassi del 7%. La Grecia, del 30%. Inevitabile, ci dicono,
altrimenti non avranno i soldi per pagare gli stipendi, o
– come minacciano i mascalzoni che sgovernano le provincie
– «non potremo riaprire le scuole» (se ci provano, uno
Stato normale li arresterebbe); oppure dovremo svendere i
patrimoni nazionali, privatizzarli. Quello che non ci
dicono, è che questa umiliante situazione è del tutto
artificiale. Conseguenza della perdita di sovranità.
Una banca centrale che detiene la stampante dei soldi non
può essere a corto di denaro. Per uno Stato che dispone del
monopolio dell’emissione di moneta – e usa questo potere
con la testa sul collo – , non c’è problema di
solvibilità. Si finanzia con la propria moneta, creandola,
senza bisogno di altre fonti di approvvigionamento. Tutto
ciò che occorre è che accetti di essere pagato con la sua
moneta, sostanzialmente la accetti in pagamento delle
tasse.
Questa è infatti una funzione delle tasse, forse la prima:
creare domanda per questa moneta. Se le imposte sono da
pagare in questa moneta, diventa utile procurarsela, anche
se è solo carta. In teoria, lo Stato non avrebbe bisogno di
tassare i cittadini per procurarsi i soldi, visto che può
stamparli. Ma – a parte il fatto che anche lo Stato
sovrano deve far credere che, per i cittadini, il denaro è
scarso e costa sudore – qui interviene l’altra funzione
della torchia fiscale: regolare la massa monetaria presente
nell’economia. Finchè ci sono da finanziare scambi
supplementari, finchè c’è da finanziare risparmio, si
può far girare la stampatrice, senza tassare. Ma quando ha
fatto girare troppo la macchina stampa-soldi,
nell’economia reale resta massa monetaria eccedente, che
non trova utilizzo e di cui dunque l’economia si scarica
facendo rincarare i beni. È l’inflazione. Per continuare
ad offrire beni e servizi senza inflazione, bisogna dunque
ritirare questa massa di moneta in eccesso tassandola.
Ma torniamo al discorso: uno Stato che ha il monopolio
dell’emissione non ha problemi d’insolvenza. Chi dice
che non è possibile, che presto o tardi quella moneta sarà
deprezzata sui mercati mondiali o travolta dall’inflazione
fino a fare di quello Stato un paria (come la Grecia?),
sorvola sull’esempio del Giappone. Vent’anni fa, il
Giappone entrò nella sua crisi ormai ventennale (da bolla
finanziaria-immobiliare) con un debito pubblico pari al 50%
del suo Pil. Oggi il debito è al 230%. In tutto questo
periodo non solo non ha conosciuto alcuna iper-inflazione
(anzi, è in leggera deflazione: i prezzi calano), ma lo yen
non s’è deprezzato tragicamente. Non ha subito alcun
attacco speculativo, mai ha dovuto pagare ai «mercati»
interessi altissimi per convincerli a comprare i suoi titoli
del debito pubblico; mai ha conosciuto, come noi, il
problema dellospread. Anzi, il tasso d’interesse ha
seguito molto da vicino il tasso direttore, quello sancito
dalla sua Banca Centrale.
Il tasso del debito pubblico a lungo termine segue il tasso
direttore della Banca del Giappone, cioè quello che la
banca centrale fa’ pagare alle banche private; i tassi a
breve sono addirittura avvinghiati al tasso primario. Ciò
significa che è la banca centrale d’emissione, e non i
«mercati», a decidere quanto pagare d’interesse sul suo
debito pubblico. È lo Stato che ha in pugno le banche, e
non il contrario. Non c’è speculazione, non c’è
«austerità» obbligatoria perchè altrimenti «il Giappone
fa’ fatica a finanziarsi» e dovrà indebitarsi a più
caro prezzo, «per trovare risparmiatori (investitori)
disposti a prestargli». Anzi. Gli investitori fanno a gara
per procurarsi buoni del tesoro giapponesi, anche se rendono
modestamente.
Ecco come funziona uno Stato che ha mantenuto il monopolio
dell’emissione monetaria, governato da una dirigenza con
la testa sul collo,che si sente responsabile verso il
Paese.
Naturalmente, i difensori ideologici dell’euro e di «più
Europa» ribattono che il Giappone può fare così, perchè
è la seconda potenza industriale del mondo e vende i suoi
Bot ai suoi cittadini, non sui mercati esteri (2). Sarà. Ma
a parte il fatto che anche gli italiani hanno dei risparmi e
sono sempre stati propensi a comprare i titoli di Stato, con
un decente interesse, chiediamoci se «fanno fatica a
finanziarsi», se «sono aggrediti dalla speculazione»,
Paesi come gli Usa, la Svizzera, l’Australia, la
Danimarca, l’Africa del Sud, la Nuova Zelanda, la Svezia,
il Brasile, il Regno Unito, Taiwan, il Canada, eccetera
eccetera. Sono Stati grandi e piccoli, ben governati e mal
governati, economicamente forti o deboli. Hanno una sola
cosa in comune: hanno il monopolio della propria emissione
monetaria. Se uno di questi Stati smette di pagare i
creditori, lo fa’ per sua decisione arbitraria, ossia
sovrana. Non c’è alcuna forza esterna che possa farlo
andare in bancarotta come la Grecia, presto la Spagna e fra
poco l’Italia. Non solo: la Francia, tra le due guerre, ha
avuto un debito pubblico pari al 140% del Pil, e tuttavia
stabilizzò il franco senza particolari difficoltà.
Perchè, quanto ai tassi d’interesse che deve versare sul
debito pubblico, uno Stato sovrano li padroneggia, senza
dover dipendere dai mercati: è propriamente il compito
della sua Banca Centrale di regolare i tassi a cui si presta
il denaro, attraverso il suo tasso primario.
A questo punto, gli euro-ideologi e i loro maggiordomi
mediatici ricorrono al terrorismo. Tornare alla sovranità
monetaria? Ma la lira si svaluterebbe tragicamente, i vostri
risparmi sarebbero decurtati catastroficamente, perdereste
potere d’acquisto; nessuno farà più credito al Paese;
l’inflazione galopperà.
Nessuno afferma che il ritorno alla lira sarà una
passeggiata. La correzione di un grande errore richiede
grandi sforzi e sacrifici: sacrifici al fondo dei quali
però c’è la sicura ripresa, al contrario dei sacrifici
attuali dettatici da Monti e Merkel, senza fine e senza
prospettive. Qui preme sfatare due dei concetti che ci
vengono terroristicamente presentati per dissuaderci.
La moltiplicazione di moneta dal nulla per comprare i buoni
del Tesoro gonfierà i bilanci delle banche e riverserà una
valanga di crediti sull’economia reale, creando altra
moneta (oggi sono le banche che la creano indebitando), e
provocando iper-inflazione. Ma no. Non è così facile che
il denaro arrivi nelle tasche dei consumatori. Perchè la
valanga del credito si verifichi, occorre che sia chiesto e
voluto dal settore privato, e che le banche giudichino
affidabili quelli che lo chiedono. Come vediamo, i mille
miliardi prestati da Draghi alle banche hanno clamorosamente
mancato di riversarsi nell’economia reale provocando
l’orgia del credito. E il Giappone, benchè ci abbia
provato fino ad avere quel debito pubblico enorme, «non è
riuscito» a produrre quel po’ d’inflazione che gli
servirebbe per far uscire la sua economia dalla
deflazione-depressione. L’inflazione comincia ad alzare la
testa quando si raggiunge il pieno impiego e le imprese
lavorano al 100% della loro capacità produttiva; non è
certo questo, oggi, il caso (se oggi una certa c’è
inflazione, è dovuta alle materia prime importate, e alla
massa eccessiva di parassiti pubblici che in Italia
consumano senza produrre).
Tanto più che la BCE, come qualunque Banca Centrale, ha
cura di «neutralizzare» questi suoi interventi. Ma come lo
fa, oggi? Tenetevi forte: facendosi imprestare dalla banche
private il denaro che essa stessa ha creato, ossia pagando
loro un interesse per ritirarlo (3). Questo è un obbligo
scritto in lettere di bronzo sugli statuti. Forse non c’è
prova più chiara del fatto che l’interesse delle banche
è sempre in primo piano: ma è uno dei segreti che non si
devono rivelare. C’è un modo gratuito di riassorbire il
denaro in più? Certo. Uno Stato sovrano può lasciarlo
semplicemente creare, e tassarlo in tempo utile.
L’altro mito terrorizzante da demistificare è il
seguente: «Se torniamo alla liretta svalutata, magari dopo
aver fatto default, i mercati ci puniranno, non ci faranno
più credito». La realtà è che oggi i mercati tendono a
non farci più credito, temendo il nostro default – a
causa dell’euro. La Spagna già è in bilico: i suoi buoni
non trovano compratori, e per questo deve chiedere i
soccorsi europei, che glieli comprino al posto dei
«mercati». Si può star certi che, appena avessimo
svalutato, avremmo alla porta file di investitori pronti a
prestarci denaro: e chi non farebbe credito a un’Italia
(del Nord) che a quel punto avrebbe riacquistato tutta la
sua competitività? Dove l’attività sarebbe in febbrile
ripresa, le cui fabbriche sarebbero tornate a ronzare per
soddisfare gli ordinativi, e a portar via le fette di
mercato che la Germania ci ha defraudato? Ed anche i Bot e i
BTP, una volta subita la svalutazione, tornerebbero
appetibili proprio per questo.
Non è una speranza, è una certezza. Il ministro argentino
dell’epoca della bancarotta, l’economista Roberto
Lavagna, l’ha raccontato in varie interviste:a poche ore
dal default, già una grossa banca d’affari internazionale
gli telefonava proponendogli di ricominciare ad indebitare
lo Stato, perchè a quel punto i bond argentini erano
tornati convenienti. Fu Lavagna a rifiutare, per non
ricominciare subito il giro dell’indebitamento.
I terroristi che ci vogliono tenere legati alla macina da
mulino chiamata euro, altrimenti sarà l’inferno, hanno
mancato di notare un recente studio di Merrill Lynch
intitolato «Game theory and euro breakup risk premium».
Uno studio molto originale, che usa la teoria dei giochi per
stabilire quale Paese dell’eurozona abbia il maggior
«incentivo» ad uscire , s’intende «ordinatamente»,
dalla moneta unica; analizzando tutti i pro e i contro, i
guadagni e le perdite per ciascun Paese. Ovviamente tenendo
conto del «Paesi con grandi bisogni di finanziamento (come
il nostro) sarebbero più vulnerabili», e «avrebbero un
accesso limitato per qualche tempo ai mercati di capitali e
ai finanziamenti esteri», fatti negativi da bilanciare
però con «l’impatto sulla crescita» che verrebbe
dall’uscita. Non ve lo spiego perchè sarebbe complicato,
chi vuole può andarselo a leggere qui: Game theory and euro
breakup risk premium.
Vi dò solo le conclusioni. Secondo Merrill Lynch, a
perderci di più sarebbe la Germania, che subirebbe un
apprezzamento del nuovo marco del 14%, e un taglio del suo
Pil del -7%. In Grecia, la neo-dracma si svaluterebbe del
12. Per l’Italia, la neo-lira (dopo magari oscillazioni
drammatiche) si deprezzerebbe dell’11%, sicchè la
differenza tra lira e marco sarebbe del 25%, abbastanza da
danneggiare gravemente l’export tedesco.
Ma quali sono i Paesi in deficit che, tornando alla moneta
nazionale, vedrebbero un clamoroso aumento dell’export? Al
primo posto c’è l’Irlanda, che guadagnerebbe il 7% del
Pil. Al secondo posto – sorpresa sorpresa – l’Italia,
il cui Pil salirebbe del 3% del Pil. Seguita a ruota da
Grecia e Spagna. I problemi del Club Med sarebbero in via di
rapida soluzione. Dalla recessione alla ripresa e alla
crescita.
La Germania non potrebbe più spacciare i titoli del suo
debito pubblico a tassi zero o sotto-zero: il costo
dell’indebitamento salirebbe, per Berlino, di quasi 1
punto (80 punti-base). La Repubblica federale perderebbe lo
status di «rifugio» per i capitali in fuga. Per
l’Italia, dato il suo enorme debito, il vantaggio su
questo sarebbe modesto: -20 punti-base. Ma il Portogallo
vedrebbe una diminuzione del costo per indebitarsi di quasi
il 6%, l’Irlanda del 4%, e la Spagna quasi l’1% in meno.
Persino la Grecia farebbe economia sul costo del debito
(anche senza contare la possibilità recuperata di
monetizzarlo), visto che lo vedrebbe calare di un 22%.
Ma è soprattutto l’uscita dell’Italia – più grossa
dell’Irlanda e più industrializzata di tutti – che la
Germania deve temere, valuta Merill Lynch. Tanto più che
l’Italia è quella che dopo la piccola Irlanda, ha la
maggior convenienza ad uscire. Al punto che lo studio si
domanda: Can Germany bribe Italy to stay? Ossia: La Germania
pagherà una bustarella all’Italia per farla restare
nell’euro?
Possiamo rispondere tranquillamente di no. La Germania non
ha bisogno di pagarci, perchè a farci restare nell’euro
– e gratis – ci pensano Monti, Napolitano, Draghi .
Tutti pronti a «fare tutto quel che serve per salvare
l’euro», fino a che saremo tutti morti.
Post Scriptum: quel che abbiamo scritto sopra non vuole
essere una giustificazione per non ridurre l’immane debito
pubblico, nè una scusa offerta alla classe
politico-parassitaria che ci pesa sul collo per non tagliare
le enormi spese improduttive, provincie, comuni, Regioni,
tangenti della Sanità, con cui ha alimentato le clientele,
fino a distorcere la struttura stessa del sistema economico.
È questa classe che ci ha portato al punto in cui siamo.
Ciò che abbiamo detto sopra serve solo a dimostrare i
tecnocrati e banchieri, che si sono impadroniti del potere
sulla moneta con la scusa che i politici sono corrotti e
inclini alla spesa pubblica senza freno, non hanno dato
miglior prova. Nè di competenza, nè di onestà.
Come ho detto, il potere di monetizzare richiede una classe
politica con la testa sul collo, capace di usarlo cum grano
salis ed un forte senso di responsabilità e lealtà verso
la comunità, anche quella futura. Restituire la sovranità
monetaria allo Stato, finchè è governato da questi qua,
sarebbe assurdo. Bisogna prima eliminarli.
1) Gli accorgimenti che probabilmente Draghi adotterà
saranno altri acquisti sul mercato secondario (liberando le
banche di titoli marci); si ventila l’idea di attribuire
al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) lo status di
banca, ciò che permetterebbe allo ESM di finanziarsi presso
la BCE, ossia avere fondi senza limiti con cui poi comprare
titoli spagnoli e italiani. Questi metodi indiretti e
macchinosi (perchè non dare agli Stati , allora, lo statuto
di banche, onde possano poppare alla mammella BCE senza
intermediari?) servono essenzialmente a nascondere il gran
segreto: che la moneta ex nihilo si crea a volontà.
2) Un altro argomento contro il modello giapponese, sostiene
che nonostante la larghezza monetaria, il governo nipponico
non ha avuto successo nel far uscire la sua economia dalla
stagnazione. Rettifichiamo: il Giappone non ha avuto
successo con il quantitative easing; ritorno alla
«austerità» è stato un fallimento; però stava avendo
successo con la monetizzazione del debito. Il ritorno alla
normalità è stato rovinato dalla crisi finanziaria
mondiale innescata dai subprime (americani) nel 2007. Poi
c’è stato il tragico tsunami. Per chi vuole approfondire
questo tema: Le point sur le Japon.
3) Da un sito francese traggo questo esempio: 1) Siete una
banca che ha 1000 titoli spagnoli (o italiani) ed ha paura
di perderci troppo. 2) Per calmare la vostra ansia di
banchiere – non sia mai che ci perdiate del denaro – la
BCE vi raccatta questi titoli, dandovi in cambio i soldi
all’1%. 3) Si è dunque passati da una situazione: «banca
privata 1000 obbligazioni discutibili/BCE 0», a «banca
privata 1000 di liquidità utilizzabile/BCE 1000 di titoli
discutibili». Se ci si ferma qui, si vede che la BCE ha
creato moneta dal nulla, e questo può creare inflazione,
ciò che è contrario agli statuti della BCE. 4) Allora la
BCE, per neutralizzare l’emissione, chiede in prestito
alle banche private il denaro che ha creato. 5) Situazione
finale. Banca privata: credito di 1000 sulla BCE non
utilizzabile/ BCE: 1000 obbligazioni marcescenti più 1000
di liquidità, menogli interessi versati alla banca privata.
«Alla fine – commenta il sito – non c’è creazione
monetaria, ma ‘solo’ la BCE che rimpie il suo bilancio
di attivi marci, e in più paga degli interessi su questo…
o detto in altro modo, la BCE ha tolto una spina dal piede
della banca privata, e paga per questo. È bella la vita
delle banche private! E beninteso, tutti i particolari sulle
banche beneficate, sui titoli raccattati, sugli interessi
versati, sono segreti».
5 agosto 2012 18:54 - JOKER
Non penso che nella sostanza ci siano errori...poi qualcuno
può sempre rigirare la frittata a suo piacimento...di
negazionisti a tutti i costi in grado di argomentare, ne ho
visti molti...
2 agosto 2012 8:02 - matteo.lombardo
niente misteri: nel link che hai riportato c'è uno spazio
nella parola "banca" e quindi non riconosce il link. Toglilo
e vedrai che l'articolo con tutti i suoi errori è ancora
lì.
1 agosto 2012 20:15 - JOKER
Toh! Adesso è sparita la "prova"...
Il link citato non porta più all'articolo...
Misteriiiiiiiiiiiiiiii...
31 luglio 2012 21:14 - RINNOVARSI
Per Francesco Deleo. Anche io tante volte mi faccio queste
domande e trovo delle contraddizioni che o nascono da
incapacita' o da interessi che ci tengono celati. E poi
spesso dicono e si contraddicono,sono inaffidabili. Voglio
proprio vedere se ce 'hanno il piano b, in caso di crollo
improvviso dell'euro, di cui si parla sempre piu' spesso !
31 luglio 2012 18:30 - matteo.lombardo
Joker, mi sa che l’articolo non lo ha capito chi lo ha
scritto…
1) la proprietà della Banca d’Italia non è segreta ed i
documenti non riportano omissis: per trovare l’elenco non
serve Wikipedia ma è disponibile nel sito della Banca
d’Italia
(www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti).
Ed anche l’elenco dei partecipanti al capitale della BCE
è disponibile sul sito della stessa BCE.
2) Chi ha scritto l’articolo dovrebbe rifare il corso di
Contabilità 1. Le banconote emesse ed in circolazione sono
correttamente poste nello stato patrimoniale tra le
passività: queste rappresentano infatti un “debito”
della banca centrale e sono elencate con gli altri debiti
(prestiti, rapporti con la BCE, …). Questo non vuol dire,
come afferma l’autore dell’articolo, che produrre questa
moneta è costato €146 miliardi (al 31.12.2011), e men che
meno che questa cifra sia stata messa nelle spese: le spese
vanno infatti nel conto economico, non nello stato
patrimoniale.
3) Leggere il bilancio della Banca d’Italia non è così
complicato, anzi è molto più “lineare e trasparente”
del bilancio di una qualsiasi banca commerciale. Tra
l’altro ha realizzato nel 2011 un significativo utile, ma
se si guarda alla redditività per la Banca d’Italia è
molto inferiore alle banche commerciali e d’investimento
(ROE e ROA, rispettivamente 5% e 0,2% sono molto inferiori a
quello che fanno anche le banche italiane). Se ne potrebbe
dedurre che la Banca d’Italia non è gestita per ricavare
il massimo profitto, ma queste sono opinioni e
considerazioni personali.
29 luglio 2012 10:45 - JOKER
Leggete l'articolo e visionate l'immagine con la
spiegazione, così semplice, che mi meraviglio che Pedone
NON la capisca...
Ecco la prova di come la Banca d'Italia ci truffa! Leggasi:
"signoraggio"...
Sarebbe gradito che si spiegasse meglio in merito alla
soluzione.
NON E' CHIARO QUANTO SEGUE:
La soluzione a questo problema è molto semplice è consiste
nell'eliminare l'anomalia di una banca centrale che non può
sostenere i debiti pubblici denominati nella propria moneta.
Qui non stiamo parlando di una delle tante soluzioni al
problema che vengono proposte su questo o quel blog da
questo o quell'economista. A livello internazionale c'è un
consenso pressoché totale sul fatto che questa sia LA
soluzione... ma che non si può fare perché i trattati
internazionali non lo consentono.
24 luglio 2012 15:30 - l7cavalieri6821
Prima di tutto un preambolo:"Il sottoscritto dichiara
solennemente di non capirci un fico secco in economia e
tanto meno in macroeconomia!". D'altra ho letto sulla carta
stampata e su internet diversi articoli su questa "crisi" e
alla fine sono arrivato alla conclusione che ci sono due
tipi di "esperti": quelli - a mio giudizio, i più bravi -
che non ci capiscono nulla e che - in modo ovviamente
implicito - te lo dicono e quelli che sotuttoio. Quando
senti parlare questi sotuttoio ti accorgi che non ce ne è
uno che dica la stessa cosa di un altro. E allora? A che
gioco giochiamo? Personalmente li manderei tutti a
raccogliere patate!
24 luglio 2012 9:43 - francescodeleo
@JOKER
Già, non ha firmato nessuna convenzione, anche se - se non
mi ricordo male - riguarda tutti color che possiedono conti
in svizzera. Chissà perchè.
Tanto i capitali detenuti illegalkmente all'estero non
saranno mai sequestrati.
23 luglio 2012 21:55 - JOKER
@ massimo1062
Se Pedone si fosse solo sbagliato a negare il Signoraggio
Bancario, ovvero il profitto che le Banche Centrali (e
quindi delle banche commerciali che ne detengono la
proprietà) ottengono all'atto dell'emisisone della moneta
ceduta allo Stato (differenza tra costo per produrla e
valore di cessione omesso in contabilità), probabilmente e
con qualche volo pindarico, avrebbe trovato il modo di
rettificare...
Ma visto che invece etichetta come complottisti sfasati
tutti coloro (esperti giuristi ed economisti compresi) che
denunciano questo ignobile crimine con tanto di argomenti
solidissimi, difendendo in questo preciso frangente e a
spada tratta l'intero sistema bancario, può solo
significare che "egli fa parte dell'ingranaggio".
@ francescodeleo
Ma se il Governo Monti, a dispetto delle altre nazioni
europee, non ha ancora accettato la convenzione
Svizzera/Italia sulla tassazione dei capitali scudati,
rinunciando a ben 50 MLD di euro (chissà
perchè???)...dove, come e quando sequestrerà i capitali
detenuti illegalmente all'estero?
23 luglio 2012 19:41 - francescodeleo
Incominciamo a far pagare tutti per ciò che devono,
innanzitutto.
C'è poi la possibilità di sequestrare PER SEMPRE i
capitali detenuti illegalmente all'estero.
Poi vediamo che cos'altro rimane da fare.
23 luglio 2012 15:44 - massimo1062
la fregatura del signoraggio esiste ,e non e' certo che
perche'pedone dice che non esiste che non esiste .anche lui
,come tutti qualche volta sbaglia.come quelle volte che
pretendeva di dimostrare che il problema dell'italia era
berlusconi,oggi 23 luglio siamo di nuovo profondamente nella
merda nonostante il berlusca sia stato mandato a
casa.riguardo il futuro degli italiani (perche' e' quello
che mi interessa)provo a fare delle previsioni vediamo chi
e' in accordo con me.
1) patrimoniale del 5% sui patrimoni personali compresi gli
immobili.
2)ulteriore revisione del sistema pensionistico, in negativo
naturalmente.
3)innalzamento delle imposte sulle rendite finanziarie e
forse anche di quelle da locazione.
4)vendita di parti del patrimonio dello stato.
5)vendita a privati delle municipalizzate con aumenti delle
tariffe
Questo alla faccia di chi ha lavorato risparmiato e creato
questa ricchezza.ormai siamo in un paese che espropia i
propri sudditi .non cittadini ma sudditi.questo e' un paese
comunista a tutti gli effetti.chi non vuole subire
l'esproprio dovra' andarsene.
21 luglio 2012 10:37 - francescodeleo
Io credo che bisogna verificare a quanto ammontano questi
fondi, per il momento trattasi di una stima, calcolata in
non si sa in che modo.
21 luglio 2012 10:19 - francescodeleo
Potresti postare il link? Grazie.
20 luglio 2012 22:23 - JOKER
Incredibile Soros "Gli stati europei hanno perso 3000
miliardi di Euro di Signoraggio"!
L'articolo originale è apparso sul Financial Times. Ho
trovato la traduzione su Investire Oggi.
Soros dice:
"Le regole di bilancio dell’UE impongono agli Stati
membri di ridurre il loro debito pubblico ogni anno di un
ventesimo della somma che supera il 60 per cento del
prodotto interno lordo. Propongo che gli Stati membri
congiuntamente premino l’acquisizione di tale obbligo.
Essi hanno trasferito alla BCE i propri diritti di
signoraggio, per un valore che, secondo Willem Buiter di
Citibank e la Huw Pill di Goldman Sachs, ammonta a circa
2000-3000 miliardi di euro."
Come come come??? Diritti di signoraggio degli Stati
trasferiti alla BCE? Lo dice Soros? 2000-3000 MLD di euro
secondi dati di Citibank e Goldman Sachs?
Ma come...ma allora il signoraggio esiste se gli Stati NON
indebitandosi con nessuno si creava autonomamente il denaro
occorrente e si tratteneva tale diritto a benefico del
popolo; allora il signoraggio NON è solo l'interesse sul
debito pubblico...
Oddio, Pedone si troverà in difficoltà a smontare le
affermazioni di Soros, Citibank e Goldman Sachs...
15 luglio 2012 18:46 - francescodeleo
Mi sono scordato di scrivere nell'ultima parte del discorso
che i problemi italiani si sono aggravati inquesti ultimi
anni.
15 luglio 2012 18:40 - francescodeleo
@Sharman*
Sono d'accordo con raffaele7165, ma ogni tanto fà bene
ridere...
Comunque ciò che hai scritto lo hai scritto, e non credo
che tu stessi scherzando. A parte tutte le cazzate che hai
scritto (a meno che tu non ti decida di riscrivere il tutto
in maniera più sensata, supponendo che si possa fare), vedo
che sei pieno di retorica. Dici: "D'altra parte l'esperienza
storica del contenitore Italia dovrebbe farci riflettere, in
fondo non sta capitando niente di schematicamente differente
di quello che già non sia capitato unendo colpevolmente il
Settentrione e il Meridione di Italia. L'Italia non ha mai
potuto ben sopportare una moneta unica, la lira, e difatti
è potuta andare avanti solo con enormi trasferimenti
parassitosi di soldi dal Nord al Sud, e con una enorme
immigrazione dal Sud verso il Nord, cosa che non ha mai
fatto del bene né al Nord né al Sud.". Ma che significa?
Tu sei ancora un convinto asserotre delle tesi della lega
(poverina, dopo tanto professare alcuni - o molti? - suoi
militanti si sono fatti trovare con le mani nella
marmellata. O era merda?), ovvero della diversità
biologica, anzi genetica tra gli abitanti del nord e quelli
del sud. Io ritengo che siano solo discorsi opportunistici,
di mera propaganda politica, fatti solo per acchiappare voti
per dirla in parole povere, le uniche che ci rimangono
ora... non so se mi spiego. Con ciò non voglio dire che non
ci sono delle zone meno virtuose di altre, ma non posso
nemmeno afermare che il nord sia l'ideale, anche lì ci sono
gli sprechi. E' stoira di questi ultimi due giorni che la
guardia di finanza sta effettuando controlli fiscali nella
città di milano, con i risultati che ti sarà facile
trovare navigando un po' il web. E' noto che l'evasione è
più elevata al nord, con le punte più alte nel nord-est.
Riguardando la storia delle opere pubbliche, poichè i
lavori per queste opere venivano effettuati da imprese del
nord, è abbastanza agevole concludere che gli sprechi sono
stati creati per favorire il nord - imprenditori, politici,
ecc. - trasferendo ricchezza dal nord al nord via sud. Poi
ti scordi che l'emigrazione ha riguardato in un passato più
lonatno ma non troppo anche le regioni del nord verso altre
regioni del nord e verso altri stati, senza considerare che
gli stati uniti ricordano spesso che gli emigranti, anche
italiani, hanno dato un grande contributo alla creazione di
quella nazione così come la conosciamo oggi. E quale
sarrebbe quella scarpa che non possiamo usare diciamo...
entrambi? Quali sarebbero le direzioni che dovremmo
prendere? Ma di cosa stai parlando? Quelli come te pensano
solo a dividere. Ora si parla del nord e del sud. Poi si
parlerà del nord-est e del nord-ovet. Poi ancora si
parlerà dell'est del nord, del'ovest del nord, della
lombardia e del sud del nord.
Mi stavo scordando un po' di storia, quella vera: al momento
dell'unificazione dei vari territori italici, la ricchezza
del sud venne impiegata per coprire gli ingenti debiti del
nord, e la riserva aurea è ciò che ne rimane. Quindi, se
ci sarà una separazione, ricordatevi che ci dovete tutta la
riserva aurea e i capitali che avete sequestrato allora al
sud, rivalutazione ed interessi.Il debito pubblico attuale
italiano invece è tutto e soltanto vostro, del nord. Siete
voi che lo avete gestito.
C'è anche l'argomento della integrazione degli stati
europei. E' evidente che questo tipo di integrazione non è
abbastanza, o semplicemente perchè siamo ancora troppo
giovani, e i mercati ci stanno colpendo perchè siamo
deboli. E non è una novità, che l'italia avesse dei
problemi destiinati a scoppiare prima o poi lo si sapeva
già dagli anni '90, quando venne coniato il termine PIGS
(è l'ennesima volta che lo ripeto e credo che non sarà
l'ultima), dalle prime lettere delle parole portogallo,
italia, grecia e spagna, parola inglese che significa
MAIALI, parola dispregiativa con cui ci hanno ammonito dei
problemi economici e finanziari di questi stati del sud
europa. Certo l'italia è un paese molto più progredito di
tantissimi altri del mondo, ma non è abbastanza per
cullarci di ciò.
15 luglio 2012 15:44 - raffaele7165
cerco di avere rispetto per le opinioni di tutti, ma certi
post mi spingono verso il proibizionismo...
14 luglio 2012 22:56 - Sharman*
errata corrige:
ho postato due link identici, uno invece dovrebbe essere
Non potendo trattare l'argomento estesamente mi limito a
commentare puntualmente alcune delle affermazioni del
bell'articolo del Pedone
Alcuni assunti
"La prosecuzione dell'esperienza dell'Euro è senza alcun
dubbio conveniente per tutte le nazioni che fanno parte
della moneta unica a partire dalla Germania"
E' l'affermazione apodittica su cui si è sembre basata la
costruzione, o meglio l'imposizione dell'euro. Negli anni
'90 eravamo in pochi ad opporci all'euro, ed eravamo in
pochi a prevederne le conseguenze che si sono puntualmente
verificate ( e che non sono ancora finite...). Eppure
nonostante ciò ancora prevale l'ipnosi dell "tutti insieme,
all together, alè battiamo le mani..."
Per esempio guardate una cosa che succede oggi. Mille euri
hanno un potere di acquisto maggiore in Germania (o in
Svizzera) che in Italia: le inefficienze si pagano. A
Berlino gli immobili costano meno che a Milano, costa meno
la benzina, gli ultimi dati sui prezzi al consumo e alla
produzione in Germania sono addirittura negativi e in ogni
caso l' "inflazione" è stata più bassa che in Italia.
Un tempo il mercato avrebbe almeno parzialmente prezzato la
differenza richiedendo per esempio 1300 euri italiani per
1000 euri germanici. Oggi non lo si può più fare e la
moneta, l'euro, perde una delle sue principali
caratteristiche, quella di misurazione di valore.
Oggi il mercato del cambio intraeuropeo è stato rimpiazzato
dallo "spread" sui bond. E' ovvio che non siano logicamente
la stessa cosa, ma lo sono psicologicamente, e la psicologia
è fondamentale. In pratica è come se ci fosse venuto meno
un parametro che almeno inconsciamente riteniamo valido e di
cui almeno inconsciamente sappiamo non potere fare a meno,
quello della misurazione dell'inefficienza tra i varii
stati, e quindi lo abbiamo rimpiazzato con lo "spread" sui
bond. Psicologicamente è successo questo, e dovrebbe
insegnarci qualcosa.
L'ipotesi di moneta unica è una ipotesi affascinante, ma
è ideale. La realtà è molto differente e non può essere
tralasciata, altrimenti succede sempre immancabilmente lo
stesso processo: se adottiamo soluzioni troppo ideali ci
pensano poi la Natura e la Storia a fare il loro corso e a
riportarci con i piedi per terra. E' quello che sta
succedendo.
D'altra parte l'esperienza storica del contenitore Italia
dovrebbe farci riflettere, in fondo non sta capitando niente
di schematicamente differente di quello che già non sia
capitato unendo colpevolmente il Settentrione e il Meridione
di Italia. L'Italia non ha mai potuto ben sopportare una
moneta unica, la lira, e difatti è potuta andare avanti
solo con enormi trasferimenti parassitosi di soldi dal Nord
al Sud, e con una enorme immigrazione dal Sud verso il Nord,
cosa che non ha mai fatto del bene né al Nord né al Sud.
Quindi si dovrebbero ben capire i vantaggi e gli svantaggi
delle "monete uniche" applicate a zone estremamente
differenti.
La moneta è una scarpa: non possiamo portare tutti lo
stesso numero della stessa scarpa se non abbiamo lo stesso
piede e non andiamo per la stessa strada.
"la crisi della zona Euro è stata originata
dall'inadeguatezza della risposta politica data dall'Europa
alla crisi della Grecia"
Non sono d'accordo, la crisi greca è solamente
l'epifenomeno di un processo che si è dispiegato per più
di un decennio, le condizioni economiche generali almeno nei
paesi periferici europei sono peggiorate per almeno un
decennio, non lo possiamo negare, poi certamente avvengono i
momenti di soglia che sono quelli che attirano
l'attenzione.
Chi ha decretato l'euro dall'alto sapeva e sa benissimo dove
vuole andare a parare.. vi ricordate le magnifiche e
progressivi sorti della moneta unica, della Fortress Europe,
del vantaggio che avrebbe avuto l'Italia nel ripagare il
debito è pubblico... (ahahahah, sì, sì, spacciavano
proprio questo..) tutto miseramente fallito. Che invece
portasse impoverimento e maggiore divisione tra le economie
europee eravamo in pochi a dirlo, ed ora? .....Ah, ma
senza l'euro sarebbe stato peggio... così rispondono, con
retorica senza senso, buona solo per far dire uno slogan,
per dare l'impressione di avere una risposta...
L'origine della crisi non è certamente nel disastro greco
tant'è che avevo più volte avvertito già anni fa sul
forum di quello che sarebbe successo. Avevo anche aspramente
criticato i consigli Aduc di mettersi 50% in eurostoxx50 e
50% in obbligazioni indicizzate... che fine ha mai fatto
quel portafoglio?
Investo in oro da metà 2004 quando ballava intorno i $400
l'oncia, mi ricordo distintamente che oltre ad interventi
sparsi aprii un forum apposta nei primi giorni del 2008 per
consigliare l'accquisto dell'oro come protezione dalla
crisi. Avevo la sfera di cristallo, o forse delle semplici
analisi? vi lascio nel dubbio....
(comunque che abbia la balla di cristallo o che faccia
analisi per inciso dico che l'oro non ha davanti molto tempo
per poi ripartire, adesso è un po' sotto i $1600, se
andasse verso i $1400 sarei compratore istantaneo, ma forse
una possibilità così non me la daranno mai.... vediamo...
1430?)
La "Crisi" è voluta ed implementata dalle elite usando a
loro vantaggio delle tendenze storiche già in atto,
governandole e distorcendole a loro favore, e coinvolge
tutto il mondo cosiddetto occidentale, Usa e Europa, l'euro
non è che uno degli strumenti.
Altri strumenti sono l'immigrazione, l'apertura
indiscriminata dei mercati, cinque guerre combattute in
venti anni (due iraq, serbia, afghanistan, libia) e forse
una sesta in vista, come da agenda, con la Siria - tra
l'altro una volta chi vinceva la guerra ci guadagnava
qualcosa, adesso invece si ammazzano solo innocenti e ci si
perde pure del gran denaro - il falso ecologismo, l'11
sttembre 2001...
Ah poi guardiamo per esempio che cosa è successo con
l'immigrazione che ha veramente del pazzesco. Da un lato si
è esportato il lavoro tramite le delocalizzazioni
produttive e l'acquisto di merce extracomunitaria e
dall'altro si sono fatti entrare milioni di immigrati, un
palese controsenso economico.
Ma la cosa più ridicola dal lato della propaganda pro
euro è stato che cercarono di far credere che l'unione
europea e la moneta unica avrebbero favorito la fusione
pacifica tra gli europei. Invece non si sono visti milioni
di italiani, tedeschi o francesi che si mischiassero tra
loro vivendo tranquillamente oltre i confini tradizionali,
non ci siamo mischiati tra di noi, ci siamo mischiati con
popolazioni extra europee! A chi come me già fine anni '80
diceva che avevano in programma di fare entrare milioni e
milioni di immigrati per deteriorare la società si rideva
dietro... risus abundat
Qualcuno vuole fose negare che la "globalizzazione" e l'
"immigrazione" siano motivi fondamentali della crisi?
Ma tiriamo avanti, scusate se metto giù le cose un po' alla
rinfusa e senza ponderazione di importanza, ma il meglio è
appunto nemico del bene...
"Perché siamo nei problemi?"
"i debiti pubblici non sono progettati per essere ripagati,
bensì per essere rinnovati. Ripagare i debiti pubblici
sarebbe semplicemente impossibile."
Sono contento che siamo finalmente arrivati a capire questo,
che poi è il motivo psicologico per cui scrivo queste
righe, altrimenti sarebbe inutile. Forse non tutto è
perduto, possiamo almeno, pochi di noi, salvare l'onore. Non
era così fino a un anno fa, Alessandro, quando scrivevi il
26 luglio:
"Affermare con certezza granitica che "Tutti i debiti dei
principali paesi occidentali NON saranno mai ripagati." è
come dire che nel 2012 ci sarà la fine del mondo.
Che dire, la frase è talmente priva di senso che posso solo
rispondere come diceva Troisi nel famoso film "Non ci resta
che piangere": "vabbene, mo, me lo segno".
In realtà il debito pubblico esiste per questi motivi:
-corrompere il popolo comprandone i voti senza aumentare le
tasse, rimandandone a governi e generazioni future
l'onere
- permettere ai Signori di avere rendite certe pagate dalla
tassazione, in pratica tramite la detenzione di titoli di
debito pubblico si è traslato l’antico diritto delle
aristocrazie di tassare il popolo. Vedete che è esattamente
ciò che sta accadendo: si mette in discussione tutto tranne
la possibilità che il debito venga cancellato: le moderne
aristocrazie pretendono di essere pagate "a prescindere",
sembra che sia un loro diritto intascarsi parte delle tasse
pagate
- di mantenere la funzione di ricatto e condizionamento
politico che queste enorme masse debitorie hanno sopra gli
Stati là dove il debito pubblico sia detenuto largamente da
soggetti esteri, che è esattamente ciò che sta
accadendo
Ma se siamo d'accordo che i debiti pubblici non saranno mai
pagati, quindi sono crediti inesigibili, perchè non
cancellarli? Ne conseguirebbe per logica, no? Ma è la
psico-logica che ci frega...
"Quale la soluzione?
La soluzione a questo problema è molto semplice è consiste
nell'eliminare l'anomalia di una banca centrale che non può
sostenere i debiti pubblici denominati nella propria
moneta."
Non ho capito perchè debba essere una anomalia. Per
esempio in Italia si poté monetizzare il debito pubblico
fino a fine '70, inizi '80, ai tempi della grande inflazione
a due cifre, si arrivò fino a più del 20% annuo! Poi tra
le misure per combattere l'inflazione si vietò appunto di
potere stampare denaro per finanziare lo Stato, fu una legge
credo di Andreatta. Quindi per venti anni non fu
considerata una anomalia, adesso dopo dieci anni di euro
diventa una anomalia?.... Ma l'inflazione ve la
ricordate?
Che la monetizzazione del debito pubblico non sia da
demonizzare, e in qualche forma e tempo possa anche essere
positiva, è cosa accettabile. Ma a questo punto una domanda
sorge spontanea: perchè allora lo Stato non stampa
direttamente moneta senza passare dal gioco del prestito ad
interesse?
La funzione dell'interesse che lo Stato paga per emettere
debito dovrebbe essere in via teorica quella di deterrenza
contro l'eccessivo indebitamento. Abbiamo però visto in
innumerevoli casi storici, tra cui l'attuale, che non è
esattamente così.
In ogni caso se all'emissione di una moneta, un euro, non
corrisponde una adeguata creazione di un bene o di un
servizio questa emissione genera inflazione.
L'inflazione è una tassa occulta che paghiamo tutti noi
tramite la perdita di potere di acquisto.
Quindi se lo Stato emettesse moneta potrebbe fare a meno
parzialmente di riscuotere le imposte, non che queste
diminuirebbero, sarebbero solo pagate parzialmente tramite
l'inflazione. Ma lasciamo pure perdere questo discorso, che
non è nell'agenda del potere, e restiamo in tema, che
invece è nell'agenda.
Se monetizziamo il debito, e lo faremo, non ti preoccupare
di tutte le scenette che fanno vedere, creiamo inflazione.
Ed è quello che vogliono. (ora il discorso sarebbe troppo
lungo perchè in effetti in questo momento la distruzione di
valore in corso - pensiamo agli immobili, al deleveraging -
è maggiore della creazione di moneta.... ma è complesso,
ne parliamo in un altro momento).
Tu dici che tertium non datur tra monetizazione e
mutualizzazione, e il cancellamento del debito? Perchè non
viene considerato?
Cancelliamo il debito e costituzionalizziamo il divieto di
farne dell'altro, non sarebbe risolutivo così come non
sarebbe neanche risolutiva la monetizzazione; la crisi ha
radici più profonde e strutturali e richiede soluzioni più
radicali, ma sarebbe un gran passo in avanti.
La mutualizzazione del debito non farebbe altro che creare
una situazione tipo "Italia 2 La Vendetta", dove cìè un
Nord avanzato e produttivo e un Sud arretrato e
parassitario, sarebbe la stessa cosa su un campo più
ampio.
La monetizzazione e conseguente inflazione non farebbe altro
che consegnare più potere economico nelle mani delle banche
e soprattutto degli Stati, che sono quelli che maggiormente
hanno creato la crisi, e toglierebbe potere ai singoli
cittadini.
La cancellazione del debito e il divieto di emetterne
dell'altro avrebbe l'effetto opposto, lascerebbe soldi nelle
mani dei cittadini e dei produttori, l'Italia non ha passivi
di bilancio al netto degli interessi sul debito: non
pagandoli potrebbe abbassare le tasse.
Ma il Potere, come tutti i poteri, è naturale, vuole
sempre una cosa: la centralizzazione.
(Adesso posto sta spataffiata sebbene vi siano molte cose
che ho sulla punta delle dita, alcune relative al resto
dellarticolo, magari con calma ne parliamo ancora. Sarebbe
interessante perchè in settembre/ottobre assisteremo ad un
altro crackettino economico, poi quello che succederà a
partire da agosto 2013 ve lo lascio solo sognare di notte
nei vostri peggiori incubi
12 luglio 2012 23:05 - JOKER
Quando ho visto che l'articolo era di Pedone...e così lungo
da farmi venire la pendulite, non l'ho nemmeno letto...
Poi però ho fatto scorrere troppo la pagine ed ho visto il
matteo.lombardo con cui non mi pare di aver mai interloquito
che mi ha simpaticamente citato...insieme al Pedone che ha
fatto un'aggiunta di proposito per citarmi ancora...
Ma vi manco così tanto che quando non ci sono mi chiamate?
:-D
p.s. Pedone, spero che i tuoi "datori di lavoro" ti paghino
profumatamente per distorcere le informazioni o minimizzare
crimini contro l'umanità di cui se ne sono ormai accorte
tutte le persone intelligenti...a meno che tu non rientri
tra queste...allora vabbè, vorrà dire che finora ti ho
sopravvalutato...
12 luglio 2012 19:12 - francescodeleo
Sì, lo so, ma nulla gli ostacolerebbe a modificare tale
norma.
12 luglio 2012 18:44 - raffaele7165
francescodeleo
la BCE non può acquistare direttamente e in sede di prima
emissione titoli dei debiti sovrani area euro
12 luglio 2012 18:23 - francescodeleo
Io credo che la possibilità che è stata data alla bce di
acquistare i debiti sovrani sia già una buona soluzione. E
non capisco perchè il nostro governo, dopo essersi
adoperato affinchè la nostra proposta passasse in ambito
europeo, dichiari di non volerne fare uso. Spiegatemelo voi.
Gli interessi sul debito sono di svariate decine di miliardi
con i tassi attuali e troverei inconcepibile che la bce
acquisti i nostri titoli per intascarsi gli interessi. Posso
ipotizzare anche una una ristrutturazione del nostro debito
a tasso zero, il che ci consentirebbe di avere a
disposizione del denaro che in questo momento stiamo
urgentemente ricercando. I risultati non sarebbero visibili
subito, ma almeno io non ho impegni per i prossimi dieci
anni.
Un'altra questione riguarda l'entità dei tassi che
paghiamo. Io vedo rassegnazione: è il mercato, non ci
possiamo fare niente, dicono. Un corno. I titoli pubblici
sono strumenti di risparmio e non di speculazione. La
speculazione è un affare tra privati e non deve toccare gli
interessi dell'emittente, si arricchiscono solo alcuni. A
livello di governace europeo si dovrebbe decidere di
introdurre un nuovo reato, quello di attentato contro la
sovranità nazionale per terrorismo finanziario (va be', non
so se rendo l'idea ma è sempre meglio di niente). Tanto a
che serve la speculazione? chi trae vantaggio da essa?
esiste in essa una funzione sociale?
Beh, volendo si potrebbe fare... qualcosa.
12 luglio 2012 17:12 - raffaele7165
è vero, le crisi non sono inevitabili, ma non in una
economia capitalistica, che per definizione è un universo
di soggetti economici totalmente indipendenti e scoordinati,
e che sarebbe velleitario tentare di orientare manipolando
alcune variabili economiche, magari solo monetarie...e,
tanto per essere chiari, neppure nelle economie a totale
capitalismo di stato, c.d. dirigistiche, le crisi sono
evitabili (vedi ex urss e satelliti)…ma il discorso,
appunto, si farebbe lungo…
per quanto riguarda la Germania, ho premesso che in un post
non si possono sviscerare le questioni in modo puntuale…in
ogni caso, credo si stia equivocando su cosa significa
perseguire “una direttrice di politica estera”…non è
una questione di fascinazione intellettuale o di teorie
complottarde secondo cui un gruppo di panciuti borghesotti
nibelunghi ogni sera si riunisce in qualche castello sassone
a spostare popoli e stati di un ipotetico scacchiere
europeo…è fisiologico che uno Stato situato nel cuore
dell’Europa, con 80 milioni di abitanti e un rilevante
peso industriale, abbia un naturale interesse a proiettarsi
sul vicino estero con modalità che la storia ha dimostrato
molteplici…certo i tedeschi non sono interessati allo
SriLanka o al Ghana, per il momento…che gli stati, poi, se
ne hanno le possibilità, impugnino le crisi - di qualsisi
tipo esse siano - per perseguire i loro fini, è regola
aurea nelle relazioni internazionali, da sempre…se qualcun
altro pensa che il problema centrale sia l’assetto
costituzionale, o i sondaggi sui voti per la CDU nel land
della Sassonia-Coburgo (vedi interesse di bottega), bè,
siamo proprio fuori strada…
12 luglio 2012 15:15 - Alessandro Pedone
@raffaele7165
Grazie del suo post. Un commento sulle due questioni:
1) Non c'è dubbio che risolvere l'anomalia degli spread non
significa aver eliminato le crisi economiche. Fra l'altro la
zona Euro ha un problema importante di squilibri interni
(sebbene invece la bilancia commerciale con l'esterno sia
buona).
Non condivido l'idea che le crisi economiche siano
inevitabili, ma qui il discorso si farebbe molto lungo.
Certamente, se togliamo ai paesi del sud europa il fardello
di tre/quattro punti in più di tasso d'interesse in più
del normale, diamo una grande boccata d'ossigeno anche
all'economia. Non è certo tutto risolto, ma un bel po' di
piombo nelle ali è tolto.
2) L'idea che la Germania stia usando la crisi per
perseguire un fine di politica estera che dura da quasi un
secolo mi sembra molto affascinante intellettualmente, ma
non mi convince per niente. Da un certo punto di vista...
magari avessero la vista così lunga! Sono più portato a
ritenere che prevalgano gli interessi di bottega di breve
termine.
12 luglio 2012 14:40 - raffaele7165
“Perché non si prendono le decisioni giuste?” chiede
Pedone.
In effetti la domanda è pertinente.
Se la soluzione della crisi finanziaria in Europa è a
portata di mano, e non da ora, perché non la si adotta
rapidamente?
Condivido molte delle considerazioni di Pedone, comprese le
conclusioni, e cioè che “il nodo è politico” e che
l’”Europa continuerà, con estrema lentezza ed
inadeguatezza, verso un’unione bancaria, economica e
politica”.
Non essendo un post lo strumento adeguato per argomentare in
modo puntuale, ritengo, tuttavia, che vadano rilevati due
questioni fondamentali:
1)anche risolvendo miracolosamente in un paio di giorni la
crisi dei debiti sovrani europei ciò non significa
necessariamente uscire dalla recessione. Certo, le banche
potrebbero erogare più credito alle imprese, ma se
guardiamo agli Stati Uniti, dove la FED ha poteri che forse
la BCE non avrà mai, la disoccupazione viaggia sul 10% e le
prospettive di crescita per i prossimi anni, ammesso che sia
possibile una previsione del genere, non sono esattamente
esaltanti. In realtà, come tutte le crisi, anche questa
nasce da un eccesso di capacità produttiva e connessa
sovrapproduzione di beni; è un fatto ciclico, aggravato
dalla presenza di un player industriale del peso della Cina:
ci attendono lunghi e dolorosi processi di
ristrutturazione.
2)la crisi finanziaria in Europa non è stata voluta dai
tedeschi, ma certamente loro la stanno impugnando per
raggiungere l’obiettivo politico di sempre: spingere gli
europei a cedere sempre più sovranità alle istituzioni
europee, nelle quali la Germania ha notoriamente un peso
egemonico. Peso e ruolo che la Germania nasconde
politicamente dietro l’asse franco-tedesco, ma è del
tutto evidente l’asimmetria a sua favore di tale rapporto.
La direttrice storica della politica estera tedesca degli
ultimi cento anni è sempre stata l’unificazione europea,
e per ben due volte nel ‘900 ci hanno provato
militarmente, con risultati disastrosi; oggi l’UE, pur tra
mille contraddizioni, rientra in quel progetto, seppure su
tempi più lunghi, e al di là di chi transitoriamente
comanda a Berlino. Lasciamo perdere quello che avrebbe detto
la Merkel sugli Eurobond, si tratta di affermazioni ad uso e
consumo del proprio elettorato, lo stesso Wolfgang
Schaeuble, suo ministro delle finanze, e di pari peso
politico all’interno della CDU, ritiene che gli Eurobond
saranno inevitabili al termine di un processo politico che
porti una più stretta integrazione tra i paesi dell’area
euro. Quindi, se l’obiettivo è di questa portata, è
chiaro che sei disponibile a pagare un costo, e il costo, in
questo caso, è il trascinarsi di una crisi economica
nell’UE che prima poi avrà effetti recessivi anche in
Germania. Pertanto, imprevedibili choc a parte, i tempi
della crisi finanziaria saranno dettati dalla capacità di
tenuta tedesca; fino a che questa non sarà intaccata in
modo significativo, state pur sicuri che i tedeschi terranno
il punto, e vertice dopo vertice eroderanno pezzettini di
sovranità ai recalcitranti alleati europei.
Raffaele
Padova