mi trovo d'accordo con lucki, il fondo "classico" esiste per
dare un rendimento maggiore del normale, ecco perchè poi
c'è un costo aggiuntivo che sarebbe quello necessario a
remunerare il gestore il cui lavoro è gestirlo appunto in
modo attivo... che poi riesca o meno a fare meglio del
mercato è tutto da vedere, ma sulla carta l'obiettivo è
quello... giusto quindi che ci siano i gestori bravi (la
minoranza) e quelli meno bravi...
in ogni caso il fondo devi sempre monitorarlo, anche perchè
tutta la "plus" che potrai mai eventualmente fare, finchè
non "esci" non la toccherai mai con mano, ma anzi rimanendo
"dentro" sarai sempre a rischio di rimangiartela in breve
tempo in caso di turbolenze dei mercati, ad oggi fra la
maggioranza della clientela prudente vince sempre il flusso
cedolare...
9 novembre 2010 14:19 - lucki
Mi riferivo alla peculiarità del fondo che è quella di
dare valore aggiunto,un plus che gli ETF non possono per
definizione dare.
Sarebbe come paragonare i tagliolini in brodo,con le
linguine alla matriciana.
8 novembre 2010 23:40 - MarcoDC
No Toio68, Morningstar espone anche un benchmark reale e in
tutti i casi siamo sempre qui, le quote sono giornaliere i
raffronti si possono fare senza grossi problemi, se ci si
vuole dedicare del tempo... altrimenti vada per i BTP ma
senza nascondere dietro a presunte inefficienze o opacità
la propria (legittima) poca voglia di investire del tempo o
poca, altrettanto legittima, competenza. Se anche solo il 5%
dei fondi proposti in Italia fosse valido, sarebbe
assolutamente sufficiente per poter strutturare un ptf
adeguato alle proprie caratteristiche.
7 novembre 2010 16:00 - Toio68
Lucki, quello che dici sarebbe giusto se ETF e Fondi
usassero lo stesso benchmark. Invece gli ETF tipicamente
utilizzano come benchmark un indice di borsa, ossia una
media dell'andamento dei titoli. Spesso invece i fondi
utilizzano come benchmark un indice dell'andamento degli
stessi fondi (come il Fideuram). E siccome i fondi sono
mediamente oberati dagli stessi oneri, è abbastanza normale
che metà faccia meglio della media e metà faccia meglio
(anzi, è lapalissiano). Ecco perché solitamente solo un
20% circa dei fondi batte i corrispettivi ETF. Gli ETF
seguono l'indice dei mercati esclusi gli oneri. I fondi
cercano di battere altri fondi: gli piace vincere facile!
;-)
6 novembre 2010 12:14 - lucki
Attenzione,i fondi sono lo strumento di investimento di
massa più moderno che l'italia abbia mai conosciuto fin
dall'approvazione delle tardiva legge del febbraio '83.
L'altro errore che non dobbiamo fare consiste non nel non
riconoscere validità allo strumento in se ma di fare una
severe critica all'industria del risparmio nel suo
insieme.
Detto questo faccio rilelevare che secondo dati recenti il
20% dei fondi ha battuto il benckmarh,quasi il 30 % è nei
paraggi,,quindi è con i gestori del rimanente 50% che c'è
la dobbiamo prendere.
Chiaro che investire comporta un rischio che va calcolato,e
sapendo leggere è facile determinarlo.
Ultima considerazione il fondo nasce per dare un plus,no
plus, no fondi ETF compresi.
5 novembre 2010 23:07 - MarcoDC
L'articolo è senza dubbio preciso e puntuale, ma come
scrive lucki, posto così appare che si debba essere
analisti finanziari per investire in un fondo e non è
così. Ci vuole passione e competenza e i fondi sono uno
strumento molto valido.
Dovrei scrivere molte righe per spiegarne i motivi e far
vedere le cose scritte in un'altra luce, la luce di chi,
competente, investe in fondi (e non solo) con soddisfazione,
facendo errori ma imparando.
Giusto per non restare completamente vago ma senza, appunto,
entrare troppo nei particolari:
1. L'obiettivo dell'articolo è stato pienamente raggiunto.
I commenti che vanno per la maggiore dicono che è meglio un
bel BTP che si tiene nel cassetto e che da le sue belle
cedole. E' una mezza verità: questo è meglio per chi ha
una bassa propensione al rischio e una bassa preparazione
finanziaria.
2. Gli ETF (che ho iniziato a trattare quando stavano in una
mezza pagina di un browser) sono ottimi strumenti ma con
alcune gravi pecche. La fiscalità è molto penalizzante,
rispetto a certificati, azioni e anche ai fondi. Non offrono
alcuna copertura dal cambio e con le politiche monetarie
attuali non è affatto irrilevante (ma qui bisogna essere in
grado di comprendere i risvolti delle politiche
monetarie).
3.Il discorso dei costi è un falso problema. Le
performances sono al netto dei costi. Se ne facciamo una
questione di principio allora è un conto diversamente il
ragionamento è distorsivo.
4. Dire che bisognerebbe chiedere per quali motivi sono
state acquistate delle azioni ottiene come risultato quello
di far pensare a un lettore che, non essendo in grado nè di
porre la domanda (a chi?) nè di capirne la risposta, solo
per questo i fondi non fanno per lui. Il facsheet mensile
spesso è illuminante sulla strategia del gestore.
5. Le banche e le SIM offrono una gamma limitata di fondi...
è un falso problema. Ormai ci sono molte piattaforme online
nelle quali l'offerta è molto ampia.
Sul consiglio finale sono in disaccordo: non indirizzatevi
sugli investimenti passivi, fatevi una cultura finanziaria e
poi scegliete un mix di strumenti che vi permettono di
ottenere un portafoglio adeguato alle vostre caratteristiche
e variabile in base alle vostre aspettative... se no
comperate obbligazioni, ma di stati non periferici, non
emergenti (occhio al cambio), non USA (rendimenti minimi e
occhio al cambio), BUND, ma occhio al prezzo se li
acquistate sul mercato...
5 novembre 2010 15:58 - Alessandro_Pedone
Gentile "tassofisso",
lei ha ragione su un aspetto e torto sull'altro.
Dire ETF non significa nulla poiché di ETF ce ne sono che
investono in praticamente tutti i mercati. Quindi è
evidente che il rischi che si assume l'investitore è il
rischio sistematico di quel mercato.
Se un ETF è azionario, si corrono i rischi delle azioni.
(Per inciso, non sarebbe neppure corretto parlare di
rischio. Io amo spesso dire che i mercati azionari non sono
rischiosi.
Magari fossero solo rischiosi, sono molto più che
rischiosi, sono incerti. La differenza fra rischio e
incertezza è che il rischio è calcolabile, l'incertezza
no. Di seguito, comunque, uso ugualmente l'espressione
rischio per capirci )
Gli ETF sono preferibili, per un comune investitore, ai
fondi comuni d'investimento naturalmente a parità di
rischio che si accetta.
Diverso è il discorso relativo a quanto rischio si decide
di accettare.
Qui il suo ragionamento sulle obbligazioni a tasso fisso a
lunga scadenza è tecnicamente sbagliato.
Dire che non contano le oscillazioni delle obbligazionari
perché tanto poi al scadenza si riprendono i propri soldini
significa non considerare l'effetto dell'inflazione nel
lungo termine che è micidiale per un investitore. Investire
oggi a tasso fisso sulle scadenze medio/lunghe è rischioso.
provi a leggere qui: http://urlin.it/1a5da
E' più condivisibile il suo ragionamento se è applicato
alle obbligazioni legate all'inflazione a lunghissimo
termine.
5 novembre 2010 12:34 - tassofisso
Sig. Pedone,
mi permetto solo di aggiungere un particolare:
è vero che gli ETF, replicando passivamente i benchmark di
riferimento, non hanno dietro una gestione "attiva" del
fondo e quindi hanno un costo inferiore, offrendo più o
meno le stesse performance dei fondi tradizionali.
bisogna però tenere presente che molto spesso gli ETF, a
volte volgarmente definiti "spezzatino" di fondi, sono quasi
come delle azioni e infatti molti di essi sono volatili
esattamente come le azioni, quindi bisogna comunque stare
molto attenti.
in questo senso l'esempio del BTP, che anche lei ribadisce,
trova ancora più forza a mio avviso, perchè se è vero che
può essere giustificato un costo maggiore laddove un fondo
presenti una gestione più "attiva" (con dietro un gestore
che fa scelte ponderate), allora da quella via che si vuole
risparmiare, meglio posizionarsi su operazioni dal rischio
più contenuto.
qualcuno potrebbe obiettare che i BTP, specie quelli a lunga
scadenza, possono essere altrettanto volatili e sicuramente
è vero, ma se uno li lascia nel cassetto e si prende la sua
cedolina semestrale, può stare tranquillo che a scadenza
avrà i suoi soldi indietro e durante la vita del titolo
avrà comunque percepito un flusso cedolare che gli farà
"toccare con mano" quanto gli rende l'operazione.
tranquillità di rendimento e di restituzione del capitale a
scadenza, che invece non può offrire nè un fondo, nè un
ETF.
5 novembre 2010 12:15 - Alessandro_Pedone
L'articolo non vuole affatto essere "un invito (legittimo e
prezioso) a rivolgersi a un consulente tipo kcapital".
Fra l'altro, per quel che conosco io l'autore, difficilmente
indirizzerebbe i clienti verso fondi d'investimento, ma
questo è un altro discorso.
L'articolo vuole invece evidenziare come sia estremamente
difficile fare una selezione di fondi comuni decenti e che
quindi, come dice l'articolo stesso, per la maggior parte
degli investitori conviene orientarsi verso gli ETF.
Come dice "tassofisso", per chi non vuole proprio dedicare
tempo, ci sono sempre i BTP (magari anche quelli indicizzati
all'inflazione).
La linea editoriale del sito, come ho scritto in altre
circostanze, sostiene che gli investitori, facendo DA SOLI,
possono fare molto meglio di ciò che gli propongono gli
intermediari finanziari a patto che facciano cose semplici.
5 novembre 2010 11:04 - tassofisso
da una ricerca effettuata dall'ufficio studi finanziari di
mediobanca dal 1989 al 2010 su oltre 1.000 fondi e sicav in
italia, emerge che nel lungo periodo mediamente i fondi
hanno reso come i titoli di stato, più o meno...
ti prendi un bel BTP anche a lunga scadenza, te lo tieni nel
cassetto, ti becchi la tua cedola ogni sei mesi a tasso
fisso, rendimento certo e alla scadenza sei sicuro che ti
ritornano i soldi indietro, non ci pensi più e sei a posto,
fine del problema...
5 novembre 2010 5:46 - virginio6713
MI RIFERISCO ALL'ARTICOLO DI MATTEO LOMBARDO SUI FONDI.
- è CHIARO CHE SONO ISTRUZIONI NON PER PERSONE COMUNI
- CREDO SIA DIFFICILE AVERE TALI INFO DA UN FONDO E CHE POI
ESSE SIANO
VERITIERE
- IN SOSTANZA è UN INVITO (LEGITTIMO E PREZIOSO) A
RIVOLGERSI A UN
CONSULENTE TIPO KCAPITAL
GRAZIE, SALUTI
VIRGINIO PRETALI
3 novembre 2010 21:18 - lucki
Messo cosi,diventa materia da analista finanziario,molto
più semplicemente io dico leggere il prospetto,valutare la
politica di investimento,i costi di gestione e le
commissioni,prendere plus 24 del sabato e confrontare la
performance del fondo in esame con il benckmarch, con
l'indice di categoria assogestioni a 6mesi, ad un anno, a
due anni, a tre anni, a 5anni,ed a 10anni se disponibile.
Scartare quelli senza storia,comprare il fondo e ripetere
periodicamente i controlli.
Se attrezzati si può utilizzare mormingstar,e siti simili.