vi suggerisco di cominciare con una autoformazione
finanziaria di base consultando il sito www.bancaditalia.it
servizi al pubblico educazione finanziaria.conoscere per
decidere.
4 novembre 2010 14:16 - alemor
Ovviamente non si può che convenire su tutte le
problematiche sollevate dall'articolo di Aduc e,
sucessivamente dai commenti dei lettori.
Paradossalmente...e tristemente...a render ancor più
complicate le cose, assistiamo oggi, anche ad un assurdo ed
ingiustificato proliferare di prodotti e tipologie di
investimento sempre più complesse che non trova, dall'altra
parte, una clientela..o comunque una controparte, in grado
di comprenderne appieno il senso.
Sembra ,purtroppo, una tendenza inarrestabile quella di
"impachettare" e strutturare strumenti di investimento
sempre più incomprensibili (ma più che redditizzi per chi
li propone), a fronte di una richiesta che privileggerebbe,
piuttosto,la semplicità e la chiarezza...oltre che i
risultati.
Gli effetti di questo trend sono sotto gli occhi di tutti :
fondi di investimento che ,su periodi di tempo congrui,non
riescono a tenere neanche il passo con i "vituperati"
Bot...polize assicurative che , a stento riescono a ripagare
le fee di ingresso e di gestione...ed un "oceano" di altre
amenità finanziarie che sembrano solo render merito alla
fantasia di chi le concepisce..anzichè al risparmiatore.
A far da contraltare a tutto ciò...una stampa che , ormai,
sembra riuscire a far di tutto...tranne che il suo
mestiere...cioè informare.
Eppure basterebbe cominciare con poco...anche soltanto dando
voce al lavoro altrui...come..ad esempio...ai risultati
annuali dell'ufficio studi di Mediobanca...diretto da Fulvio
Coltorti..che, da anni, nero su bianco...confuta il tanto
decantato "Risparmio gestito"...con dati capaci di far
rabbrividire ed allontanarne , per sempre, chi avesse almeno
la curiosità di leggere.
Spero di far cosa gradita lasciando qui il link a questo
sito davvero illuminante...da cui poter scaricare
gratuitamente molti dati.
infatti ti ho detto, nella mia esperienza ho notato che se
spieghi bene come stanno le cose, salta fuori che quasi
nessuno ha voglia di rischiare (e qua forse salta fuori il
coraggio del coniglio), ma ci sta, perchè mettere da parte
il risparmio è fatica, rischiare di giocarselo per
strappare quel mezzo punto in più, ha poco senso, specie
con l'aria che tira oggi...
non sa diversificare, è altrettanto vero, questo glielo
devi spiegare tu che sei un operatore, ma diversificare non
significa per forza dare prodotti con componenti di rischio
alte, basta fare una scelta fra prodotti a reddito fisso e
variabile, con scadenze più o meno lunghe e hai già
diversificato sufficientemente, sempre però mantenendo una
certa garanzia sul capitale a scadenza per soddisfare
l'esigenza di tranquillità che oggi sempre più spesso
affiora...
se invece sei pieno di soldi, allora ti puoi permettere di
investirne una parte in operazioni ad alto rischio sperando
in un extra-rendimento, ma anche per qusto tipo di
investitori c'è sempre dietro una fetta che hanno già
sistemato in investimenti tranquilli...
4 novembre 2010 13:37 - lucki
Se è vero che la scuola è maestra divita,ha ragione
konrad,la cultura in tutte le sue espressioni incomincia a
scuola e prosegue nel divenire della vita.
Non sono d'accordo con tassofisso invece perchè il
risparmatore ha gambe di lepre,memoria di elefante,e il
coraggio di un coniglio "lo diceva Einaudi"non sa
distinguere tra impiego e investimento, tra capitale di
rischio e reddito fisso,non sa diversificare,è arroccato.
4 novembre 2010 11:11 - tassofisso
purtroppo è così konrad.
qualcuno vuole gente rincoglionita, facilmente manipolabile
e che possibilmente rompa poco i coglioni, ma questo è
sempre successo in tante altre culture nei secoli, diciamo
che ultimamente le cose stanno prendendo una piega se
possibile peggiore, con lo sprezzo delle Istituzioni, lo
sberleffo continuo e la tendenza a disinteressarsi della
situazione disastrosa in cui versa il paese, preoccupandosi
invece di fare in maniera di salvare la propria poltrona e
magari andare anche a puttane...
la cultura finanziaria sarebbe un'ottima cosa se tutti
potessero accedervi, in alcune scuole comunque viene
insegnato cos'è una cambiale, un bot, un cct, eccetera,
parlo degli istituti tecnici commerciali dove si insegna
ragioneria e tecnica bancaria, ma ovviamente è un indirizzo
specifico, ovvio che al liceo classico si parli di altro, e
va bene così intendiamoci, certo che un minimo di
infarinatura generale su ciò che i nostri ragazzi dovranno
affrontare in futuro, servirebbe in tutte le scuole.
il problema principale però, a mio avviso, è la tendenza
all'avidità, connessa ovviamente all'ignoranza (intesa nel
senso di non conoscenza finanziaria), mi spiego meglio:
quando la gente viene in banca per investire e comincia a
inveire contro la banca se gli propone prodotti garantiti ma
che rendono il 2% perchè "è poco", hai un bel da dire...
ecco che allora si ripiega su altri prodotti che rendono di
più, ma con un rischio sottostante maggiore... ma al
cliente, sul momento, poco importa... nel senso che, se ti
metti a spiegare ai clienti i rischi connessi ad alcune
operazioni finanziarie, noterai che il 90% di essi
manifesterà una propensione al rischio pari quasi allo zero
(ossia non vorrebbero rischiare i propri risparmi), poi
però quando parli dei rendimenti connessi (bassi) connessi
alle operazioni prive di rischio, storcono il naso e magari
vanno via, salvo farsi infinocchiare dal promotore
finanziario della tal banca di investimenti che gli piazza
il solito fondo rischiosissimo che investe in azionario di
paesi emergenti, eccetera...
quindi, da te che gli spieghi tutto, non fanno niente
perchè non vogliono rischiare ma non vogliono neanche il
2%, da un altro che non gli spiega nulla fanno robe
assurde...
ecco dove deve intervenire la cultura finanziaria, cioè
principalmente bisogna far capire alla gente che i miracoli
non esistono, che i guadagni facili non esistono, che se in
un mercato in cui l'operazione priva di rischio per
eccellenza (il bot) rende l' 1% allora bisogna accontentarsi
del 2%, magari sicuro però, invece che cercare il 5% col
rischio di perdere il 50%
se la gente capisse questo semplice meccanismo (che non
prevede nessuna conoscenza di strumenti finanziari ma solo
la comprensione della situazione attuale data dal buon
senso) e se non ci fosse questa tendenza all'avidità,
sicuramente ci sarebbero meno problemi e meno investitori
scontenti...
4 novembre 2010 9:53 - konrad367
La cultura finanziaria è fondamentale per l'educazione
civica, cioè per la "Preparazione dei giovani alla vita
collettiva".
Oggi l'insegnamento di tale disciplina è "affidata" ai
docenti di Storia che... nulla sanno in proposito, nulla
hanno studiato e... nulla insegnano!
Nelle scuole italiane si studia di tutto, anche le
pseudoreligioni di competenza delle parrocchie, o
l'educazione fisica di competenza delle palestre, o, se
volete, la musica di competenza degli auditori, ma non si
insegnano ai giovani i principi basilari per vivere nella
"società" come la cambiale, il matrimonio, i contratti, il
mutuo, il valore della moneta, gli scambi commerciali, le
leggi del salario e della divisione del reddito prodotto o,
nel caso de quo, le azioni, le obbligazioni, i BOT, i CCT,
le assicurazioni, ecc.-
Insomma, posto che ogni cittadino è costretto a stipulare
contratti (compravendita libri, pane, case, vestiti, ecc.) o
compiere atti vitali (matrimonio, adozione, atti di
produzione, eredità, ecc.) o atti economici (contratto di
lavoro, salario, gestione dei risparmi, pagamento tributi,
ecc.)..... i nostri Ministri Quaquaracqua ritengono che le
ore scolastiche debbono riguardare le religione, la
ginnastica o la musica, ma non ...... le regole ed i
principi che condizionano la vita nella collettività
statale.
E poi dicono di.... fare la Riforma della Scuola!
Per me costoro non sanno neanche quale è la "funzione
istituzionale della Scuola" che, per non restare nel vago,
credo sia:
-Tradizione alle nuove generazioni delle conoscenze
acquisite dai nostri progenitori;
-Sviluppo delle capacità razionali dei giovani;
-Cooperazione con altri enti (famiglia, società, mass
media, ecc.) all’educazione razionale.
La scuola italiana attuale svolge abbastanza bene la
prima funzione, cioè quella di tramandare ai giovani le
conoscenze acquisite dalle generazioni che ci hanno
preceduto, ma non svolge affatto o svolge molto malamente le
altre due funzioni, cioè lo sviluppo delle capacità
intellettive e l’acquisizione razionale di una scala di
valori comportamentali nella società.
Da ciò consegue la formazione di nuove generazioni incapaci
di distinguere il vero da falso, l’utile dal dannoso o il
bene dal male, sì da essere come dei pappagallini o delle
scimmie che apprendono tutto ciò che vien loro detto o
fatto vedere senza capirne lo scopo e la funzione, oltre,
ovviamente, ad adottare comportamenti imitativi senza
capirne lo scopo e/o la funzione.
In parole povere, oggi la scuola prepara i giovani ad essere
dei buoni automi idonei ad essere etrodiretti dai mass
media!
Ma... è quello che ci meritiamo.... visto che
continuiamo ad usare il voto per farci governare da....
questa gente!
3 novembre 2010 20:57 - lucki
Posso osservare che la cultura finanziaria è una parte
della cultura in senso lato e dice bene il commentatore che
solo una minoranza possiede potenzialmente i mezzi per farsi
una cultura finanziaria.
Il paradosso sta proprio nel fatto che gli italiani pur
essendo un popolo di risparmiatori, a cui bisognerebbe
dedicare una statua in ogni piazza di paese e città,non
sono capaci di capire e fare scelte consapevoli.
Si spiega cosi il ripiegamento massiccio sui prodotti
postali,sui buoni fruttiferi,sui certificati di
deposito,sulla liquidità a portata di mano,sulle pietre al
sole,e quando decidono di affidarsi agli esperti spesso ne
diventano prede,parco buoi.
Avviene perciò una distonia fra gli interessi di
risparmiatori e l'interesse del mercato,il circolo
risparmio,mercato finanziario,economia reale non si
chiude.
L'articolo poneva la domanda chi deve fare cultura
finanziaria?, ed escludeva a priori il mercato finanziario
ed il mondo delle imprese,francamente non sono d'accordo
perchè se si vuole un mercato evoluto al di fuori delle
mere rendite finanziarie dei titoli pubblici dovrebbero
essere gli stessi soggetti interessati a farsene carico,e
poi non vedo il conflitto di interessi,un mercato esiste se
esistono flussi e scambi.Più grosso è un fiume più grande
è la portata
Ultima considerazione la cultura finanziaria da sola non
basta se chi detta le regole bara come spesso e capitato in
questi anni.