COMMENTI
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19 ottobre 2011 16:44 - captainharlock
Serena, purtroppo il suo caso è tipico del mercato italiano e la sua regola numero 1 è essenziale ma tralasciata da molti. UniValore 2011 è un'assicurazione a premio unico e quindi di per sé una fregatura per gli elevati caricamenti.

Lungi da me difendere i promotori finanziari, ma voglio farle una domanda: se lei non può sopportare una perdita del 5%, perché ha investito in azioni (tra cui america latina)? Non lo sapeva che le azioni possono andare su e giù anche di molto in breve tempo? Le azioni sono inoltre investimenti di lunga durata, non si può cambiare idea dopo 5 mesi: passando ai fondi monetari lei adesso ha cristallizzato quella perdita, che non recupererà mai, mentre se invece attendeva chissà.

Contrariamente a quello che molti credono, le borse non sono un casinò: ma se ci entrate con questa mentalità e puntate sul 17 nero poi non lamentatevi se perdete
17 ottobre 2011 11:49 - serena1864
Salve vorrei rendere pubblico un mio danno in tema di investmetni finanziari con UNICREDIT nel mio caso ma sono utti uguali Poste comprese.affinchè non accada ad altri:
regola 1 : non fidarsi mai di quello che ti dicono a voce, leggi prima di firmare
regola 2: se puoi non investire in prodotti Privati" meglio lo STATO.

la mia storia è questa.
il mio caro consulente Unicredit mi ha proposto un investimento a maggio 2011 quindi 5 mesi fa si chiama UNIVALORE 2011. NO CAPITALE GARANTITO !!una fregatura immane primo per le commissioni di ingresso 1/.5% poi per i fondi di cui è compoto, quel farabbutto mi ha consigliato fondi america azionari giappone azionario america latina e altri...per farla breve ho perso il 5% in 5 mesi. il prOblema è che lo chiamavo in continuazione per dire: guardi che il capitale scende, guardi che non voglio rischiare di più ed ero già a quota meno 3000 euro e lui niente .poi alla fine mi fa uno swith(spostameneto) di fondi sul monetario MA ORMAI AVEVO PERSO 5000 EURO. INSOMMA LE BANCHE SONO UNA TRUFFA LEGALIZZATA.
Ora non so cosa fare perchè ho perso fiducia in lui e nella banca
24 luglio 2011 19:22 - lucillafiaccola1796
ma... litaglia oltre che tran gnotte e gnaccia cosa produce? non sono riuscita a spulciare quest'informazione manco dal WWW!!!!
23 luglio 2011 0:24 - MarcoDC
Volevo aggiungere alcune mie brevi considerazioni:

- L'enorme debito italiano va valutato in termini di esposizione all'estero. In questo caso almeno la metà del debito italiano è in mano a risparmiatori italiani. Questo non ci pone al sicuro ma certo è una significativa differenza e un aspetto positivo rispetto ad altri paesi.
- L'Italia paga la quasi nulla credibilità della classe politica italiana e del governo specialmente nella figura del premier. La vicenda recente del presunto "attacco speculativo" nel suo svolgersi lascia pochi dubbi a riguardo. Il mio è un giudizio economico, sia chiaro, non politico.
- Sarà banale ma quando si dice che il paese sarebbe insostenibilmente penalizzato dal un aumento di 2 3 punti dei tassi a lunga è bene chiarire che questo si ripercuoterebbe sulle nuove emissioni e quindi dovrebbe avere durata significativa nel tempo... sarà chiaro a molti ma non sempre sembra effettivamente esserlo viste alcune considerazioni che seguono.
- Considerazioni come "meglio dare default subito che aspettare che ce lo facciano dare" è una evidente, ma anche inutile, provocazione. Dubito che siano a tutti chiare le conseguenze.

Il problema dell'Italia NON è quindi il debito, è la crescita. Non c'è crescita perchè l'Italia è un paese dove cambiano i nomi dei partiti ma non le persone; la possibilità di stare molto a lungo al potere non permette ai politici di fare manovre coraggiose dovendo, volendo e potendo preoccuparsi innanzitutto delle prossime elezioni. Fare manovre impopolari come una spietata lotta all'evasione fiscale senza arrendersi introducendo gli studi di settore. E lungimiranza, possibile, ripeto, solo se non devi essere rieletto... la Germania poco dopo la crisi ha iniziato SENZA AVERNE BISOGNO NELL'IMMEDIATO un piano di sacrifici, non drammatici ma preventivi e i risultati si sono visti.

In definitiva, a mio parere, come per il nucleare dove il problema sarebbero stati gli italiani, così per l'economia, il problema non è il debito, sono gli italiani.
21 luglio 2011 20:11 - Sharman*
Confermo: l'oro superò abbondantemente gli $800 l'oncia nell'82, anzi credo che se pure per poco tempo superò i $900. Quindi i $2400 di stima al valore di acquisto attuale sono corretti.
21 luglio 2011 19:13 - Cepu
Sono belle e ampie le vostre analisi, vorrei aggiungere un unile contributo. Lo stato italiano ha appena aumentato duramente le proprie entrate per convincere i mercati che il pesante aumento di indebitamento recente, avrà fine.

Questo perchè i mercati sanno bene che mai e poi mai l'italia pagherà i debiti. Però si aspettavano che le spese servissero a generare ricchezza, per tenere il quadro stabile.

Non è così: i soldi raccolti dallo stato sono sparsi continuamente ai quattro venti, le imprese sopravvissute sono in pericolo (da qui l'azionario depresso) e gli investitori più accorti iniziano a ritirarsi (da qui l'obbligazionario depresso).

Solo la delinquenza prospera più che mai, quindi bisogna ricominciare da qui per attivare le cure: combattere la delinquenza, che ormai opera ai più alti livelli dello stato, dell'economia e della finanza, prima che sia tardi.

(Per la definizione di delinquente, ved. wikipedia)
21 luglio 2011 18:20 - captainharlock
Quello che dice Sharman è corretto (forse non tutto), ma le conclusioni che personalmente traggo dall’oro come investimento sono diametralmente opposte.

L’oro infatti, nonostante la sua “fisicità”, non è una commodity bensì un investimento finanziario il cui valore è quello che le persone vogliono dargli.
L’oro è diverso dal petrolio:
1) a differenza di questo, tutto quello che è stato estratto nella storia è ancora tutto lì (più o meno), mentre il petrolio prima o poi finirà;
2) l’uso dell’oro nelle industrie elettronica e dentistica è oggi una parte marginale della domanda, la maggior parte viene dalla richiesta per investimenti (l'ETF SPDR Gold Trust detiene lingotti d'oro per un ammontare che è il sesto al mondo dopo le banche centrali di US, Germania, Francia, Italia e del Fondo Monetario Internazionale, ben più di paesi come Cina, Svizzera e Giappone)

Il problema dell’oro è che non produce nessun reddito (cedole, dividendi, affitti, …) e quindi per quanti sforzi si facciano non è possibile determinarne il valore intrinseco. Tutte quelle attività che non producono nessuna forma di reddito valgono solo quello che un acquirente è disposto a pagare.

Credere nell’oro come un investimento è un po’ come credere in una religione: nessuno può provare che Dio esiste, ma neppure che non esiste. I credenti non riescono a convincere gli atei, e gli atei non riescono a far ricredere i fedeli. Con l’oro è esattamente lo stesso: o ci credi, o non ci credi.

Un investimento in oro è tipicamente redditizio quando le politiche fiscali e monetarie sono incerte e deboli, come è stato dal 2007 ad oggi; è invece poco vantaggioso quando queste sono sensibili e concrete. L’oro ha infatti vissuto il suo miglior periodo negli anni 1970, quando le banche centrali stampavano moneta a ritmi frenetici e creavano continua inflazione; ma il suo prezzo crollò quando gli Stati Uniti, sotto la guida di Paul Volcker, inaugurarono un regime di austerità ad inizio anni 1980. Il metallo prezioso raggiunse poi i minimi verso la fine degli anni 1990, quando le aspettative sugli avanzi di bilancio americani erano al massimo; queste speranze sarebbero state a breve sostituite dal realizzarsi di crescenti disavanzi.

NB: agli inizio degli anni 80 il massimo raggiunto dall’oro fu di circa $670, che – usando l’inflazione americana da allora d oggi – sarebbero circa $1750.
21 luglio 2011 17:01 - Sharman*
Per il debito italiano mi sembra che i numeri non lascino dubbi, non vedo alternativa, usiamo cifre tonde per semplicità:

fatto 100 il pil italiano, il debito è 120%.

Se su questo debito si paga il 3% di interesse vuol dire 3,6% di pil.

Se lo stato si incamera il 50% del pil come tasse vuol dire che le stesse dovrebbero aumentare al 53,6% in un anno per potere ripagare i soli interessi, cioè un aumento della tassazione media del 7,2%

oppure le tasse dovrebbero essere impiegate in modo differente, ovvero il 7,2% di tutte le entrate dovrebbe esere impiegato per ripagare gli interessi sul debito, tagliando altri costi e spese

oppure il pil italiano dovrebbe aumentare del 7,2% in un anno per poter permettere un maggior gettito fiscale a parità di tassazione percentuale e quindi poter ripagare gli interessi sul debito. E tutto ciò solo per ripagare gli interessi senza diminuire il debito totale.

Non vedo come si possa ripagare il debito,non vedo come questo non possa fare altro che aumentare, meglio dare default subito invece di doverlo subire in seguito.

Oppure l'ultima soluzione, le più facile, sarebbe aumentare l'inflazione, ma questa è nelle mani della BCE. Bo'... i miei migliori auguri a chi detiene titoli di debito italiano, soprattutto a lunga scadenza...


Quello su cui non sono d'accordo è la bolla gigantesca sull'oro, non tanto perchè "tecnicamente" non vi sia, quanto perchè l'oro ha una dinamica particolare per cui il concetto stesso di "bolla" è fuorviante, o per meglio dire in altre parole: è normale per l'oro essetre in bolla, è proprio questa la sua forza ed per questa particolare dinamica che illustro in seguito che l'oro non ha, o quasi, limiti strutturali al rialzo.


Infatti l'oro in sé e per sé è una materia prima, e tutte le materie hanno un limite intrinseco al proprio rialzo del prezzo.
Se per esempio prendiamo il petrolio, materia prima per eccellenza e difficilmente sostituibile al meno in tempi brevi, osserveremo come a un qualsiasi significativo rialzo dei prezzi del greggio corrisponderà una migliore competitività delle fonti di energia alternative.
Se per esempio il prezzo del barile dovesse arrivare a $1000 il barile a quel punto useremmo di più il gas, il carbone, il nucleare, il biodiesel, il fotovoltaico e tutte quelle fonti di energia che sarebbero a quel punto più economiche del petrolio.
Inoltre, come per qualsiasi altro bene, ad un aumento del prezzo corrisponderebbe una diminuizione della domanda così che tra la competizione delle energie alternative ( e le tecnologie di risparmio energetico) da un lato e la contrazione della domanda dall'altro il petrolio possa trovare un equilibrio di prezzo, prezzo che come si vede non può strutturalmente aumentare oltre un certo limite senza causare una contrazione della domanda e quindi una caduta del prezzo.
(ovviamente il petrolio ha delle particolarità "politiche", ma l'ho preso solo come esempio accademico, si potrebbe sostituire al petrolio il ferro o il mais, il dinamica non cambierebbe)

L'oro come materia prima ha delle utilizzazioni in oreficeria, in industria e in medicina, e come semplice materia prima sarebbe soggetto alla stessa dinamica di cui sopra.
Sospetto che il prezzo "reale" dell'oro come materia prima sia abbastanza vicino a quei $250 l'oncia a cui arrivò intorno l'anno 2000 quando era negletto come investimento e veniva trattato al mercato solo per i suoi utilizzi pratici.

Ma l'oro non è solo materia prima, è anche "valuta".

E che cos'è la valuta se non un contenitore di valore?

Quindi non c'è nessun limite teorico al rialzo del prezzo dell'oro, in teoria potrebbe anche costare 10.000 dollari l'oncia, non cambierebbe niente a nessuno, anzi il costante aumento di prezzo attirerebbe ulteriori investitori.

Paradossalmente la forza dell'oro è proprio quella di non servire praticamente a niente! e quindi di non avere limiti al rialzo, perchè il valore dell'oro è convenzionale, come le valute, e non intrinseco come le materie prime.

Storicamente l'oro raggiunse i massimi nel precedente ciclo rialzista a circa $800 l'oncia nell'82.
E quanto sarebbero oggi 800 dollari tenuto conto dell'inflazione degli ultimi 30 anni?
Nelle più conservative dell'ipotesi sarebbero al meno tre volte tanto, 2400 dollari.
Perchè quindi $1.600 l'oncia a cui è arrivato in questi giorni dovrebbe essere un prezzo eccessivo? Qual è la ratio?

Marco! bella lì, sono contento che menzioni il crack up boom, Il crack up boom è proprio il modello che a mio modesto avviso sta palesandosi!
21 luglio 2011 14:02 - marco2401
Ringrazio per le risposte.

Per riprendere il tema del problema del debito in Italia (ma non solo in Italia!) condivido l'analisi di captainharlock sui possibili approcci. Il problema e' che: 1) default (anche parziale) non e' ovviamente a costo zero, e non e' chiaro se possa innescare altri default a catena, con quali conseguenze non voglio neppure immaginare; 2) austerita', e' un approccio corretto (anche tenendo conto che in Italia c'e' molto da sfoltire a livello di amministrazioni ed altro), il problema e' che se i tassi sui titoli di stato a lungo termine dovessero salire di 2-3 punti percentuali (cosa possibile, e non solo per motivi speculativi) le misure di austerita' necessarie per riportare il debito sotto controllo sarebbero molto (troppo?) onerose; 3) inflazione, anche questa ovviamente non e' a costo zero, e a farne le spese sarebbero in primis le categorie sociali piu' deboli.

Insomma, un rompicapo, e a mio parere non e' cosi' scontato che basti la volonta' politica per arrivare ad una "soluzione"l soprattutto non sono chiari i costi che dovremo sostenere per questa "soluzione".
21 luglio 2011 12:25 - captainharlock
mi scusi, ma io non ho "provocatoriamente" chiesto cosa ha generato la crisi. Lei nell'articolo ha detto: "Ciò che ha generato la grande crisi è – sostanzialmente – ancora lì", senza però spiegare cosa era. Le ho semplicemente chiesto quale era questa causa.

Che la crisi del credito sia stata dovuta ad eccessivo leverage (NB: sotto diverse forme, compresi tassi ridotti per mututi) è noto, ma allora a maggior ragione non si può metterla in un unico calderone con la bolla internet, l'argentina o Parmalat.

Per quello che riguarda la soluzione del problema, la mia domanda era provocatoria (e di questo me ne scuso): nessuno probabilmente ha una risposta per tutto, non ce l'hanno i politici, i banchieri, gli econimisti... la leva nel sistema diminuirà, molto lentamente perchè ridurre i debiti è sempre un processo lungo.

per quello che riguarda i debiti statali, anche qui le soluzioni per un paese come l'Italia (finchè era solo la Grecia forse c'erano altre strade) sono essenzialmente tre: 1) default (anche parziale); 2) austerità (aumento tasse); 3) inflazione. Sono curioso di sapere cosa preferiscono i risparmiatori ed i cittadini comuni.

Non voglio instaurare un dibattito, ed è giusto che ognuno abbia le sue idee, ma i chiarimenti e le spiegazioni su quanto si afferma sono dovute
21 luglio 2011 11:42 - francescodeleo
Va be', nulla di particolare insomma. La finanza creativa, ovvero speculativa, non ha portato nulla di buono (eccetto per qualcuno) e le amministrazioni pubbliche e le gestioni private che si sono cimentate in questo campo hanno riportato, potrei affermare tutte, pesanti perdite.
21 luglio 2011 10:45 - Alessandro_Pedone
Rispondo un po' globalmente a Sharman, Captainharlock, Francescodeleo e marco2401.

Comincio ringraziando tutti per i loro commenti, sia coloro ai quali l'articolo è piaciuto (sebbene mi sembra di capire che sia stato frainteso) ma in particolare a Captainharlock al quale non è piaciuto.

Cerco, come sempre, non di instaurare un dibattito, ma di proporre alcuni chiarimenti.

Come la finanza può essere utile all'economia? - chiede francescodeleo. Il ruolo della finanza è (o dovrebbe essere) quello di mettere in collegamento coloro che hanno delle riserve finanziaria con coloro che possono impiegarle per investimenti produttivi nell'economia reale.
La finanza dovrebbe essere sostanzialmente un acceleratore della mobilità del denaro.
A mio modesto avviso, questa funzione iniziale rappresenta ormai la parte minoritaria della finanza, così come per molte banche, gli utili provenienti dall'attività di intermediazione classica del denaro (raccogliere depositi e prestare soldi) non sono più la parte più importante del loro business. Sono le commissioni derivanti da tutto il resto a fare gli utili più significativi.

Captainharlock mi chiede provocatoriamente cosa ha generato la crisi e come penso di risolvere il problema.
E' ovvio che io non posso avere risposte per risolvere i problemi della finanza mondiale, sarei un pazzo illuso se pensassi una cosa del genere. L'analisi sulle cause della grande crisi del 2007 sono ormai state sviscerate piuttosto in profondità. Come sempre ci sono punti di vista diversi e talvolta contrapposti. Io sono un Popperiano convinto e non credo nell'esistenza della verità, ma solo di affermazioni non ancora falsificate. Ritengo però che si possa dire con una certa ragionevolezza che una delle principali cause della crisi del 2007 sia stata l'eccessiva leva finanziaria (nelle molteplici forme che questa può assumere, a partire dai derivati) usata dalle grandi banche che nel tempo hanno assunto dimensioni tali da rappresentare un pericolo sistemico. Ritengo, quindi, che il problema sia che il sistema finanziario è diventato troppo grande e troppo rischioso.
Lo scopo ultimo di chi si occupa di finanza non è più quello di mettere in contatto chi ha un eccesso di risorse con coloro che possono usarlo per attività produttive nell'economia reale, ma quello di generare altro denaro.
L'impiego in attività produttive è ormai una sorta di "orpello".

La domanda provocatoria con la quale ho chiuso l'editoriale non voleva avere ripercussioni pratiche del tipo vendere i BTP e comprare Oro.
Un conto è fare un ragionamento "al di fuori" del sistema, come quello che ho cercato di fare - nel mio piccolo - in questo editoriale, altro conto è fare considerazioni pratiche all'interno del contesto finanziario.
A mio avvio, coloro che condividono - come me - una posizione estremamente critica sull'utilità di fondo del sistema finanziario, non dovrebbero commettere l'errore di prevedere come questo possa cambiare in futuro.

O uno fa la scelta di non giocare con le regole della finanza perché non le condivide ed allora rinuncia completamente ad investire, oppure uno gioca con le regole date.

Ciò che ho scritto sul ruolo della finanza non c'entra nulla con la solvibilità dei titoli di stato italiani. La mio opinione in merito - sebbene solitamente io cerchi di non affezionarmi mai troppo alle mio opinioni e valuti sempre con molta attenzione la possibilità di cambiare idea, perché ritengo che se il contesto cambia, solo gli stupidi non cambiano idea - non è cambiata. Ho sempre detto che il problema è essenzialmente politico e gli eventi di questi giorni mi hanno rafforzato in questa convinzione.
Anche sull'oro non ho cambiato idea.
A me sembra di vedere una bolla gigantesca e non credo che possa rappresentare un'ancora di salvezza ad un eventuale crisi sistematica.
21 luglio 2011 9:29 - marco2401
L'articolo mi e' piaciuto ... Ci si chiede quale crisi e' necessaria per rifondare il sistema finanziario ... forse una crisi sistemica irreversibile, il crack-up boom, che a sentire gli economisti austriaci e' alle porte? Come rendere il sistema finanziario utile all'economia? Forse una eliminando la moneta fiat e la riserva frazionaria, che sono le vere cause delle crisi finanziarie? Non sono molto ottimista al riguardo.
Pedone, lei in un precedente post sosteneva che non ci sono pericoli per i titoli di stato italiani, e che nella peggiore delle ipotesi si sarebbe fatto ricorso alla stampante monetaria per ripagare il debito. E' sempre convinto che sia cosi'? Non c'e' il pericolo che la montagna di debiti sia ormai troppo elevata? Non si tratta piu' solo della Grecia ... E che stampare altro denaro avrebbe conseguenze e costi devastanti?
20 luglio 2011 17:45 - francescodeleo
dott. pedone, potrebbe dire in che modo il sistema finanziario potrebbe essere utile all'economia? Magari è uno spunto per un futuro articolo.
20 luglio 2011 17:41 - captainharlock
Gentile signor Pedone,

so che ha già detto che “le risposte che gli autori forniscono ai commenti sui propri articoli non servono per instaurare un dibattito sul contenuto degli stessi”, e non vorrei sembrare polemico a prescindere…. ma devo purtroppo dire che questo articolo non mi è “piaciuto” (se mi passa la definizione). ADUC fa solitamente un ottimo lavoro nell’informare i risparmiatori, soprattutto quelli meno esperti, ma in questo caso mi sembra che aggiunga piuttosto confusione.

All’inizio si mettono insieme la bolla internet, le frodi e conseguenti fallimenti, l’argentina per arrivare alla crisi del credito senza spiegare le cause di ognuna di esse e soprattutto le conseguenze.

Dopo afferma: “il mercato azionario, dopo un sostanzioso rimbalzo (siamo sempre lontanissimi dalle vette del 2000) sembra in una classica fase di accumulazione che prelude ad una nuova ripresa”. Primo: le vette del 2000 non sono state di nuovo toccate da tutta quella fuffa che andò alle stelle nel 1998-1999, e lo stesso è accaduto ai titoli spazzatura nel 2007: aziende solide e di buona qualità hanno invece offerto rendimenti eccellenti (anche se non costanti) in tutto il periodo.
Secondo: non esiste una legge divina per cui il mercato azionario debba avere un trend positivo: alcune azioni (che ricordiamo rappresentano i business sottostanti, non pezzi di carta o numeri su uno schermo) prosperano e hanno rendimenti decenti, altre falliscono o producono perdite (soprattutto se pagate troppo all’acquisto) – esattamente come in qualsiasi attività imprenditoriale…

Date queste premesse, non si capisce dove si dovrebbe investire, come chiede anche Sharman (anche se non concordo sul suggerimento dell’oro): o si devono mettere i soldi sotto il materasso?

Infine: lei dice “Ciò che ha generato la grande crisi è – sostanzialmente – ancora lì”. Potrebbe gentilmente dire anche a noi cos’è che ha generato la crisi e come pensa di risolvere questo problema?
20 luglio 2011 14:21 - Sharman*
Non credo sia necessaria nessun altro tipo di crisi da quella che si sta dispiegando sotto i nostri occhi, semmai ci sarebbe da chiedersi fino a quando sopporteremo senza tentare un cambio strutturale.

La crisi che vediamo è in ogni caso voluta, pianificata e diretta, ovviamente si sono basati per i loro piani su debolezze e inefficienze strutturali.
Alcune delle possibili soluzioni vengono ipotizzate nel forum "diritti economici", poi bisognerebbe parlare un po' della fiat money...

Ma mi chiedo, continui ancora a consigliare un portafoglio metà obbligazioni e metà azioni?

Alla luce di quanto esponi adesso credi ancora, come scrivevi non più tardi di un anno fa, che il debito italiano ( e anche usa, uk, ...) sia sostenibile?

Ti sei ricreduto sul valore dell'oro, non credi sia ora di consigliarlo almeno in piccola parte?
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