Serena, purtroppo il suo caso è tipico del mercato italiano
e la sua regola numero 1 è essenziale ma tralasciata da
molti. UniValore 2011 è un'assicurazione a premio unico e
quindi di per sé una fregatura per gli elevati caricamenti.
Lungi da me difendere i promotori finanziari, ma voglio
farle una domanda: se lei non può sopportare una perdita
del 5%, perché ha investito in azioni (tra cui america
latina)? Non lo sapeva che le azioni possono andare su e
giù anche di molto in breve tempo? Le azioni sono inoltre
investimenti di lunga durata, non si può cambiare idea dopo
5 mesi: passando ai fondi monetari lei adesso ha
cristallizzato quella perdita, che non recupererà mai,
mentre se invece attendeva chissà.
Contrariamente a quello che molti credono, le borse non sono
un casinò: ma se ci entrate con questa mentalità e puntate
sul 17 nero poi non lamentatevi se perdete
17 ottobre 2011 11:49 - serena1864
Salve vorrei rendere pubblico un mio danno in tema di
investmetni finanziari con UNICREDIT nel mio caso ma
sono utti uguali Poste comprese.affinchè non accada ad
altri:
regola 1 : non fidarsi mai di quello che ti dicono a voce,
leggi prima di firmare
regola 2: se puoi non investire in prodotti Privati"
meglio lo STATO.
la mia storia è questa.
il mio caro consulente Unicredit mi ha proposto un
investimento a maggio 2011 quindi 5 mesi fa si chiama
UNIVALORE 2011. NO CAPITALE GARANTITO !!una fregatura
immane primo per le commissioni di ingresso 1/.5% poi per i
fondi di cui è compoto, quel farabbutto mi ha consigliato
fondi america azionari giappone azionario america latina e
altri...per farla breve ho perso il 5% in 5 mesi. il
prOblema è che lo chiamavo in continuazione per dire:
guardi che il capitale scende, guardi che non voglio
rischiare di più ed ero già a quota meno 3000 euro e lui
niente .poi alla fine mi fa uno swith(spostameneto) di
fondi sul monetario MA ORMAI AVEVO PERSO 5000 EURO.
INSOMMA LE BANCHE SONO UNA TRUFFA LEGALIZZATA.
Ora non so cosa fare perchè ho perso fiducia in lui e
nella banca
24 luglio 2011 19:22 - lucillafiaccola1796
ma... litaglia oltre che tran gnotte e gnaccia cosa produce?
non sono riuscita a spulciare quest'informazione manco dal
WWW!!!!
23 luglio 2011 0:24 - MarcoDC
Volevo aggiungere alcune mie brevi considerazioni:
- L'enorme debito italiano va valutato in termini di
esposizione all'estero. In questo caso almeno la metà del
debito italiano è in mano a risparmiatori italiani. Questo
non ci pone al sicuro ma certo è una significativa
differenza e un aspetto positivo rispetto ad altri paesi.
- L'Italia paga la quasi nulla credibilità della classe
politica italiana e del governo specialmente nella figura
del premier. La vicenda recente del presunto "attacco
speculativo" nel suo svolgersi lascia pochi dubbi a
riguardo. Il mio è un giudizio economico, sia chiaro, non
politico.
- Sarà banale ma quando si dice che il paese sarebbe
insostenibilmente penalizzato dal un aumento di 2 3 punti
dei tassi a lunga è bene chiarire che questo si
ripercuoterebbe sulle nuove emissioni e quindi dovrebbe
avere durata significativa nel tempo... sarà chiaro a molti
ma non sempre sembra effettivamente esserlo viste alcune
considerazioni che seguono.
- Considerazioni come "meglio dare default subito che
aspettare che ce lo facciano dare" è una evidente, ma anche
inutile, provocazione. Dubito che siano a tutti chiare le
conseguenze.
Il problema dell'Italia NON è quindi il debito, è la
crescita. Non c'è crescita perchè l'Italia è un paese
dove cambiano i nomi dei partiti ma non le persone; la
possibilità di stare molto a lungo al potere non permette
ai politici di fare manovre coraggiose dovendo, volendo e
potendo preoccuparsi innanzitutto delle prossime elezioni.
Fare manovre impopolari come una spietata lotta all'evasione
fiscale senza arrendersi introducendo gli studi di settore.
E lungimiranza, possibile, ripeto, solo se non devi essere
rieletto... la Germania poco dopo la crisi ha iniziato SENZA
AVERNE BISOGNO NELL'IMMEDIATO un piano di sacrifici, non
drammatici ma preventivi e i risultati si sono visti.
In definitiva, a mio parere, come per il nucleare dove il
problema sarebbero stati gli italiani, così per l'economia,
il problema non è il debito, sono gli italiani.
21 luglio 2011 20:11 - Sharman*
Confermo: l'oro superò abbondantemente gli $800 l'oncia
nell'82, anzi credo che se pure per poco tempo superò i
$900. Quindi i $2400 di stima al valore di acquisto attuale
sono corretti.
21 luglio 2011 19:13 - Cepu
Sono belle e ampie le vostre analisi, vorrei aggiungere un
unile contributo. Lo stato italiano ha appena aumentato
duramente le proprie entrate per convincere i mercati che il
pesante aumento di indebitamento recente, avrà fine.
Questo perchè i mercati sanno bene che mai e poi mai
l'italia pagherà i debiti. Però si aspettavano che le
spese servissero a generare ricchezza, per tenere il quadro
stabile.
Non è così: i soldi raccolti dallo stato sono sparsi
continuamente ai quattro venti, le imprese sopravvissute
sono in pericolo (da qui l'azionario depresso) e gli
investitori più accorti iniziano a ritirarsi (da qui
l'obbligazionario depresso).
Solo la delinquenza prospera più che mai, quindi bisogna
ricominciare da qui per attivare le cure: combattere la
delinquenza, che ormai opera ai più alti livelli dello
stato, dell'economia e della finanza, prima che sia
tardi.
(Per la definizione di delinquente, ved. wikipedia)
21 luglio 2011 18:20 - captainharlock
Quello che dice Sharman è corretto (forse non tutto), ma le
conclusioni che personalmente traggo dall’oro come
investimento sono diametralmente opposte.
L’oro infatti, nonostante la sua “fisicità”, non è
una commodity bensì un investimento finanziario il cui
valore è quello che le persone vogliono dargli.
L’oro è diverso dal petrolio:
1) a differenza di questo, tutto quello che è stato
estratto nella storia è ancora tutto lì (più o meno),
mentre il petrolio prima o poi finirà;
2) l’uso dell’oro nelle industrie elettronica e
dentistica è oggi una parte marginale della domanda, la
maggior parte viene dalla richiesta per investimenti (l'ETF
SPDR Gold Trust detiene lingotti d'oro per un ammontare che
è il sesto al mondo dopo le banche centrali di US,
Germania, Francia, Italia e del Fondo Monetario
Internazionale, ben più di paesi come Cina, Svizzera e
Giappone)
Il problema dell’oro è che non produce nessun reddito
(cedole, dividendi, affitti, …) e quindi per quanti sforzi
si facciano non è possibile determinarne il valore
intrinseco. Tutte quelle attività che non producono nessuna
forma di reddito valgono solo quello che un acquirente è
disposto a pagare.
Credere nell’oro come un investimento è un po’ come
credere in una religione: nessuno può provare che Dio
esiste, ma neppure che non esiste. I credenti non riescono a
convincere gli atei, e gli atei non riescono a far ricredere
i fedeli. Con l’oro è esattamente lo stesso: o ci credi,
o non ci credi.
Un investimento in oro è tipicamente redditizio quando le
politiche fiscali e monetarie sono incerte e deboli, come è
stato dal 2007 ad oggi; è invece poco vantaggioso quando
queste sono sensibili e concrete. L’oro ha infatti vissuto
il suo miglior periodo negli anni 1970, quando le banche
centrali stampavano moneta a ritmi frenetici e creavano
continua inflazione; ma il suo prezzo crollò quando gli
Stati Uniti, sotto la guida di Paul Volcker, inaugurarono un
regime di austerità ad inizio anni 1980. Il metallo
prezioso raggiunse poi i minimi verso la fine degli anni
1990, quando le aspettative sugli avanzi di bilancio
americani erano al massimo; queste speranze sarebbero state
a breve sostituite dal realizzarsi di crescenti
disavanzi.
NB: agli inizio degli anni 80 il massimo raggiunto
dall’oro fu di circa $670, che – usando l’inflazione
americana da allora d oggi – sarebbero circa $1750.
21 luglio 2011 17:01 - Sharman*
Per il debito italiano mi sembra che i numeri non lascino
dubbi, non vedo alternativa, usiamo cifre tonde per
semplicità:
fatto 100 il pil italiano, il debito è 120%.
Se su questo debito si paga il 3% di interesse vuol dire
3,6% di pil.
Se lo stato si incamera il 50% del pil come tasse vuol dire
che le stesse dovrebbero aumentare al 53,6% in un anno per
potere ripagare i soli interessi, cioè un aumento della
tassazione media del 7,2%
oppure le tasse dovrebbero essere impiegate in modo
differente, ovvero il 7,2% di tutte le entrate dovrebbe
esere impiegato per ripagare gli interessi sul debito,
tagliando altri costi e spese
oppure il pil italiano dovrebbe aumentare del 7,2% in un
anno per poter permettere un maggior gettito fiscale a
parità di tassazione percentuale e quindi poter ripagare
gli interessi sul debito. E tutto ciò solo per ripagare gli
interessi senza diminuire il debito totale.
Non vedo come si possa ripagare il debito,non vedo come
questo non possa fare altro che aumentare, meglio dare
default subito invece di doverlo subire in seguito.
Oppure l'ultima soluzione, le più facile, sarebbe aumentare
l'inflazione, ma questa è nelle mani della BCE. Bo'... i
miei migliori auguri a chi detiene titoli di debito
italiano, soprattutto a lunga scadenza...
Quello su cui non sono d'accordo è la bolla gigantesca
sull'oro, non tanto perchè "tecnicamente" non vi sia,
quanto perchè l'oro ha una dinamica particolare per cui il
concetto stesso di "bolla" è fuorviante, o per meglio dire
in altre parole: è normale per l'oro essetre in bolla, è
proprio questa la sua forza ed per questa particolare
dinamica che illustro in seguito che l'oro non ha, o quasi,
limiti strutturali al rialzo.
Infatti l'oro in sé e per sé è una materia prima, e
tutte le materie hanno un limite intrinseco al proprio
rialzo del prezzo.
Se per esempio prendiamo il petrolio, materia prima per
eccellenza e difficilmente sostituibile al meno in tempi
brevi, osserveremo come a un qualsiasi significativo rialzo
dei prezzi del greggio corrisponderà una migliore
competitività delle fonti di energia alternative.
Se per esempio il prezzo del barile dovesse arrivare a
$1000 il barile a quel punto useremmo di più il gas, il
carbone, il nucleare, il biodiesel, il fotovoltaico e tutte
quelle fonti di energia che sarebbero a quel punto più
economiche del petrolio.
Inoltre, come per qualsiasi altro bene, ad un aumento del
prezzo corrisponderebbe una diminuizione della domanda così
che tra la competizione delle energie alternative ( e le
tecnologie di risparmio energetico) da un lato e la
contrazione della domanda dall'altro il petrolio possa
trovare un equilibrio di prezzo, prezzo che come si vede non
può strutturalmente aumentare oltre un certo limite senza
causare una contrazione della domanda e quindi una caduta
del prezzo.
(ovviamente il petrolio ha delle particolarità "politiche",
ma l'ho preso solo come esempio accademico, si potrebbe
sostituire al petrolio il ferro o il mais, il dinamica non
cambierebbe)
L'oro come materia prima ha delle utilizzazioni in
oreficeria, in industria e in medicina, e come semplice
materia prima sarebbe soggetto alla stessa dinamica di cui
sopra.
Sospetto che il prezzo "reale" dell'oro come materia prima
sia abbastanza vicino a quei $250 l'oncia a cui arrivò
intorno l'anno 2000 quando era negletto come investimento e
veniva trattato al mercato solo per i suoi utilizzi
pratici.
Ma l'oro non è solo materia prima, è anche "valuta".
E che cos'è la valuta se non un contenitore di valore?
Quindi non c'è nessun limite teorico al rialzo del prezzo
dell'oro, in teoria potrebbe anche costare 10.000 dollari
l'oncia, non cambierebbe niente a nessuno, anzi il costante
aumento di prezzo attirerebbe ulteriori investitori.
Paradossalmente la forza dell'oro è proprio quella di non
servire praticamente a niente! e quindi di non avere limiti
al rialzo, perchè il valore dell'oro è convenzionale, come
le valute, e non intrinseco come le materie prime.
Storicamente l'oro raggiunse i massimi nel precedente ciclo
rialzista a circa $800 l'oncia nell'82.
E quanto sarebbero oggi 800 dollari tenuto conto
dell'inflazione degli ultimi 30 anni?
Nelle più conservative dell'ipotesi sarebbero al meno tre
volte tanto, 2400 dollari.
Perchè quindi $1.600 l'oncia a cui è arrivato in questi
giorni dovrebbe essere un prezzo eccessivo? Qual è la
ratio?
Marco! bella lì, sono contento che menzioni il crack up
boom, Il crack up boom è proprio il modello che a mio
modesto avviso sta palesandosi!
21 luglio 2011 14:02 - marco2401
Ringrazio per le risposte.
Per riprendere il tema del problema del debito in Italia (ma
non solo in Italia!) condivido l'analisi di captainharlock
sui possibili approcci. Il problema e' che: 1) default
(anche parziale) non e' ovviamente a costo zero, e non e'
chiaro se possa innescare altri default a catena, con quali
conseguenze non voglio neppure immaginare; 2) austerita', e'
un approccio corretto (anche tenendo conto che in Italia
c'e' molto da sfoltire a livello di amministrazioni ed
altro), il problema e' che se i tassi sui titoli di stato a
lungo termine dovessero salire di 2-3 punti percentuali
(cosa possibile, e non solo per motivi speculativi) le
misure di austerita' necessarie per riportare il debito
sotto controllo sarebbero molto (troppo?) onerose; 3)
inflazione, anche questa ovviamente non e' a costo zero, e a
farne le spese sarebbero in primis le categorie sociali piu'
deboli.
Insomma, un rompicapo, e a mio parere non e' cosi' scontato
che basti la volonta' politica per arrivare ad una
"soluzione"l soprattutto non sono chiari i costi che dovremo
sostenere per questa "soluzione".
21 luglio 2011 12:25 - captainharlock
mi scusi, ma io non ho "provocatoriamente" chiesto cosa ha
generato la crisi. Lei nell'articolo ha detto: "Ciò che ha
generato la grande crisi è – sostanzialmente – ancora
lì", senza però spiegare cosa era. Le ho semplicemente
chiesto quale era questa causa.
Che la crisi del credito sia stata dovuta ad eccessivo
leverage (NB: sotto diverse forme, compresi tassi ridotti
per mututi) è noto, ma allora a maggior ragione non si può
metterla in un unico calderone con la bolla internet,
l'argentina o Parmalat.
Per quello che riguarda la soluzione del problema, la mia
domanda era provocatoria (e di questo me ne scuso): nessuno
probabilmente ha una risposta per tutto, non ce l'hanno i
politici, i banchieri, gli econimisti... la leva nel sistema
diminuirà, molto lentamente perchè ridurre i debiti è
sempre un processo lungo.
per quello che riguarda i debiti statali, anche qui le
soluzioni per un paese come l'Italia (finchè era solo la
Grecia forse c'erano altre strade) sono essenzialmente tre:
1) default (anche parziale); 2) austerità (aumento tasse);
3) inflazione. Sono curioso di sapere cosa preferiscono i
risparmiatori ed i cittadini comuni.
Non voglio instaurare un dibattito, ed è giusto che ognuno
abbia le sue idee, ma i chiarimenti e le spiegazioni su
quanto si afferma sono dovute
21 luglio 2011 11:42 - francescodeleo
Va be', nulla di particolare insomma. La finanza creativa,
ovvero speculativa, non ha portato nulla di buono (eccetto
per qualcuno) e le amministrazioni pubbliche e le gestioni
private che si sono cimentate in questo campo hanno
riportato, potrei affermare tutte, pesanti perdite.
21 luglio 2011 10:45 - Alessandro_Pedone
Rispondo un po' globalmente a Sharman, Captainharlock,
Francescodeleo e marco2401.
Comincio ringraziando tutti per i loro commenti, sia coloro
ai quali l'articolo è piaciuto (sebbene mi sembra di capire
che sia stato frainteso) ma in particolare a Captainharlock
al quale non è piaciuto.
Cerco, come sempre, non di instaurare un dibattito, ma di
proporre alcuni chiarimenti.
Come la finanza può essere utile all'economia? - chiede
francescodeleo. Il ruolo della finanza è (o dovrebbe
essere) quello di mettere in collegamento coloro che hanno
delle riserve finanziaria con coloro che possono impiegarle
per investimenti produttivi nell'economia reale.
La finanza dovrebbe essere sostanzialmente un acceleratore
della mobilità del denaro.
A mio modesto avviso, questa funzione iniziale rappresenta
ormai la parte minoritaria della finanza, così come per
molte banche, gli utili provenienti dall'attività di
intermediazione classica del denaro (raccogliere depositi e
prestare soldi) non sono più la parte più importante del
loro business. Sono le commissioni derivanti da tutto il
resto a fare gli utili più significativi.
Captainharlock mi chiede provocatoriamente cosa ha generato
la crisi e come penso di risolvere il problema.
E' ovvio che io non posso avere risposte per risolvere i
problemi della finanza mondiale, sarei un pazzo illuso se
pensassi una cosa del genere. L'analisi sulle cause della
grande crisi del 2007 sono ormai state sviscerate piuttosto
in profondità. Come sempre ci sono punti di vista diversi e
talvolta contrapposti. Io sono un Popperiano convinto e non
credo nell'esistenza della verità, ma solo di affermazioni
non ancora falsificate. Ritengo però che si possa dire con
una certa ragionevolezza che una delle principali cause
della crisi del 2007 sia stata l'eccessiva leva finanziaria
(nelle molteplici forme che questa può assumere, a partire
dai derivati) usata dalle grandi banche che nel tempo hanno
assunto dimensioni tali da rappresentare un pericolo
sistemico. Ritengo, quindi, che il problema sia che il
sistema finanziario è diventato troppo grande e troppo
rischioso.
Lo scopo ultimo di chi si occupa di finanza non è più
quello di mettere in contatto chi ha un eccesso di risorse
con coloro che possono usarlo per attività produttive
nell'economia reale, ma quello di generare altro denaro.
L'impiego in attività produttive è ormai una sorta di
"orpello".
La domanda provocatoria con la quale ho chiuso l'editoriale
non voleva avere ripercussioni pratiche del tipo vendere i
BTP e comprare Oro.
Un conto è fare un ragionamento "al di fuori" del sistema,
come quello che ho cercato di fare - nel mio piccolo - in
questo editoriale, altro conto è fare considerazioni
pratiche all'interno del contesto finanziario.
A mio avvio, coloro che condividono - come me - una
posizione estremamente critica sull'utilità di fondo del
sistema finanziario, non dovrebbero commettere l'errore di
prevedere come questo possa cambiare in futuro.
O uno fa la scelta di non giocare con le regole della
finanza perché non le condivide ed allora rinuncia
completamente ad investire, oppure uno gioca con le regole
date.
Ciò che ho scritto sul ruolo della finanza non c'entra
nulla con la solvibilità dei titoli di stato italiani. La
mio opinione in merito - sebbene solitamente io cerchi di
non affezionarmi mai troppo alle mio opinioni e valuti
sempre con molta attenzione la possibilità di cambiare
idea, perché ritengo che se il contesto cambia, solo gli
stupidi non cambiano idea - non è cambiata. Ho sempre detto
che il problema è essenzialmente politico e gli eventi di
questi giorni mi hanno rafforzato in questa convinzione.
Anche sull'oro non ho cambiato idea.
A me sembra di vedere una bolla gigantesca e non credo che
possa rappresentare un'ancora di salvezza ad un eventuale
crisi sistematica.
21 luglio 2011 9:29 - marco2401
L'articolo mi e' piaciuto ... Ci si chiede quale crisi e'
necessaria per rifondare il sistema finanziario ... forse
una crisi sistemica irreversibile, il crack-up boom, che a
sentire gli economisti austriaci e' alle porte? Come rendere
il sistema finanziario utile all'economia? Forse una
eliminando la moneta fiat e la riserva frazionaria, che sono
le vere cause delle crisi finanziarie? Non sono molto
ottimista al riguardo.
Pedone, lei in un precedente post sosteneva che non ci sono
pericoli per i titoli di stato italiani, e che nella
peggiore delle ipotesi si sarebbe fatto ricorso alla
stampante monetaria per ripagare il debito. E' sempre
convinto che sia cosi'? Non c'e' il pericolo che la montagna
di debiti sia ormai troppo elevata? Non si tratta piu' solo
della Grecia ... E che stampare altro denaro avrebbe
conseguenze e costi devastanti?
20 luglio 2011 17:45 - francescodeleo
dott. pedone, potrebbe dire in che modo il sistema
finanziario potrebbe essere utile all'economia? Magari è
uno spunto per un futuro articolo.
20 luglio 2011 17:41 - captainharlock
Gentile signor Pedone,
so che ha già detto che “le risposte che gli autori
forniscono ai commenti sui propri articoli non servono per
instaurare un dibattito sul contenuto degli stessi”, e non
vorrei sembrare polemico a prescindere…. ma devo purtroppo
dire che questo articolo non mi è “piaciuto” (se mi
passa la definizione). ADUC fa solitamente un ottimo lavoro
nell’informare i risparmiatori, soprattutto quelli meno
esperti, ma in questo caso mi sembra che aggiunga piuttosto
confusione.
All’inizio si mettono insieme la bolla internet, le frodi
e conseguenti fallimenti, l’argentina per arrivare alla
crisi del credito senza spiegare le cause di ognuna di esse
e soprattutto le conseguenze.
Dopo afferma: “il mercato azionario, dopo un sostanzioso
rimbalzo (siamo sempre lontanissimi dalle vette del 2000)
sembra in una classica fase di accumulazione che prelude ad
una nuova ripresa”. Primo: le vette del 2000 non sono
state di nuovo toccate da tutta quella fuffa che andò alle
stelle nel 1998-1999, e lo stesso è accaduto ai titoli
spazzatura nel 2007: aziende solide e di buona qualità
hanno invece offerto rendimenti eccellenti (anche se non
costanti) in tutto il periodo.
Secondo: non esiste una legge divina per cui il mercato
azionario debba avere un trend positivo: alcune azioni (che
ricordiamo rappresentano i business sottostanti, non pezzi
di carta o numeri su uno schermo) prosperano e hanno
rendimenti decenti, altre falliscono o producono perdite
(soprattutto se pagate troppo all’acquisto) –
esattamente come in qualsiasi attività
imprenditoriale…
Date queste premesse, non si capisce dove si dovrebbe
investire, come chiede anche Sharman (anche se non concordo
sul suggerimento dell’oro): o si devono mettere i soldi
sotto il materasso?
Infine: lei dice “Ciò che ha generato la grande crisi è
– sostanzialmente – ancora lì”. Potrebbe gentilmente
dire anche a noi cos’è che ha generato la crisi e come
pensa di risolvere questo problema?
20 luglio 2011 14:21 - Sharman*
Non credo sia necessaria nessun altro tipo di crisi da
quella che si sta dispiegando sotto i nostri occhi, semmai
ci sarebbe da chiedersi fino a quando sopporteremo senza
tentare un cambio strutturale.
La crisi che vediamo è in ogni caso voluta, pianificata e
diretta, ovviamente si sono basati per i loro piani su
debolezze e inefficienze strutturali.
Alcune delle possibili soluzioni vengono ipotizzate nel
forum "diritti economici", poi bisognerebbe parlare un po'
della fiat money...
Ma mi chiedo, continui ancora a consigliare un portafoglio
metà obbligazioni e metà azioni?
Alla luce di quanto esponi adesso credi ancora, come
scrivevi non più tardi di un anno fa, che il debito
italiano ( e anche usa, uk, ...) sia sostenibile?
Ti sei ricreduto sul valore dell'oro, non credi sia ora di
consigliarlo almeno in piccola parte?