Aggiungo che il problema è tipico italiano. Ho amici
commercianti che hanno ammesso guadagni spaventosi nei primi
anni euro. Dopo tre mesi di brontolare, si sono accorti che
la massaia si stava svenando, scambiando un euro per mille
lire.
I commercianti hanno immediatamente tolto i cartelli in
lire, facendo esplodere il problema della migrazione
lira-euro. E stappavano champagne, acquistando subito case a
qualsiasi prezzo, avviando la bolla immobiliare. Le banche
agevolavano il processo di indebitamento, attribuendo un
valore spropositato agli immobili, pur di guadagnare di più
sugli interessi.
GLi importatori si sono quindi tuffati a pesce su questa
esplosione di prezzi, ricavando ampi margini e danneggiando
fortemente le aziende locali. L'esportazione invece è
rallentata per perdita di competitività dati gli alti costi
interni.
Lo stato ha fatto la sua parte, appropriandosi con tasse e
debito, e quindi volatilizzando in spese improduttive,
quantità ingenti di risorse sia alle aziende che ai
privati.
Tutti i nodi vengono al pettine, e questa crisi è solo lo
sgonfiarsi di una bolla. Il rimedio è evidente: si mantiene
l'euro, ma prezzi, margini e tasse devono scendere,
riportando potere d'acquisto alle massaie, le prime ad
essere rimaste danneggiate per mancanza di tutela.
20 gennaio 2013 16:53 - hall
Salve,
secondo me la causa di questa Grande crisi è da addebitarsi
non al debito pubblico ma alla carenza di liquidità nei
portafogli degli italiani dovuta, tra le altre cause,
originariamente al passaggio lira/euro. All'inizio del
cambiamento lira-euro gli stipendi furono convertiti in euro
al centesimo ma i prezzi furono "trascritti" in euro. Non ci
si accorgeva che quando il prezzo di 1000 lire veniva
trascritto a 1,00 € si pagava il doppio; ma nessuno ci
faceva caso. Non ci si accorgeva che in questo modo per
tenere lo stesso livello di vita, si attingeva
inesorabilmente al patrimonio di risparmio accumulato in
generazioni.
le Banche ci hanno marciato e hanno valutato anche loro gli
immobili trascrivendo il valore in euro; un immobile
valutato per un mutuo in lire in 100.000.000 di lire, veniva
valutato 100.000 euro cosi si gonfiavano mutui ..ma anche
gli interessi che essi incassavano, mentre le retribuzioni
alle quali erano agganciate erano sempre quelle in lire. In
questo modo l'economia da reale è passata a finanziaria.
Solo che alla restituzione di mutui e prestiti si ritornava
alla realtà: l'economia finanziaria differiva quella reale.
Le banche, da sempre speculatrici, hanno speculato
sull'immensa mole di denaro che gli passava investendo
scriteriatamente. Quando poi le loro riserve sono finite,
perché ovviamente nessuno poteva più pagare, invece che
far rifondere a loro lo sperpero dei "nostri soldi", i
governi hanno fatto pagare a noi che è più semplice e
facile. Inoltre alcuni governi, Italia in testa, invece che
dare più soldi in tasca alle persone per sostenere consumi
e investimenti, hanno addirittura messo ancora più tasse
per coprire questo "fantomatico debito pubblico" che
nonostante tutte le tasse continua ad aumentare.
La BCE, la banca più inutile al mondo, nel frattempo ha
dato la moneta che stampa a chi?...non alla gente, per
rimetterlo nel circolo economico, ma alle banche cioè a chi
sul denaro ci specula risultato: crisi economica ancora più
acuta.
Nel frattempo, l'immobilismo dei governi e
l'accondiscendenza alle richieste di stati più forti
politicamente (Francia e Germania) renderà la crisi sempre
più acuta.
Servirebbe, secondo me, che il denaro passi DIRETTAMENTE
nelle mani delle persone, affinché possa rientrare
attraverso i consumi nella linea economica, ma attraverso il
risparmio nella linea finanziaria.
Le Banche devono gestire il denaro che in u certo senso
"AVANZA dal consumo " e NON IL CONTRARIO, cioè mettere in
circolo quello che avanza dalla loro speculazione.
Il denaro al consumatore deve essere passato attraverso la
realizzazione di opere pubbliche ad esempio, che aumentando
l'occupazione, aumentano il denaro in movimento e quindi
l'economia. Oppure attraverso finanziamenti (MAI A FONDO
PERDUTO) delle imprese; ma soprattutto attraverso le riforme
del lavoro, dell'impresa della finanza e della sanità.
Insomma una specie di New Deal.
Ma l' europa non l'America e non c'è un altro Roosvelt.
18 gennaio 2013 11:46 - massimo1062
condivido in pieno la sua opinione sui politici.anche se e'
pur vero che non bisogna mai generalizzare.aggiungerei che
in effetti si potrebbe anche pensare che alcune persone
molto intelligenti e influenti potrebbero favorire
l'induzione di crisi per poterne sfruttare poi le
opportunita che si creano durante la crisi stessa.e non sto
parlando solo degli interessi (soldi) sui vari debiti
publici ma anche delle norme che nella societa occidentale
gestiscono il vivere comune,vedi riforma delle pensioni
,privatizzazione della sanita e della scuola ,garanzie per i
piu' deboli nel mondo del lavoro e cosi via.se andate su
internet c'e' una bella intervista proprio di mario monti in
tempi non sospetti nella quale esplicita su come
l'oligarchia abbia bisogno delle crisi per normare a suo
favore e passata la crisi i sedimenti che rimangono
determinano una restaurazione delle regole precedenti la
rivoluzione.quindi io non crederei piu' di tanto alla
imbecillita' dei politici quanto ad un vero progetto
restaurativo in corso del quale piu o meno consapevolmente
essi fanno parte.
17 gennaio 2013 19:29 - lucillafiaccola1796
vedete voi se ho capito
1 i pappones eselegigiudiz ci dissanguano con le
tasse
2 i soldi a noi es-torti, li danno alle banche
3 le banche ci comprano i titoli di "stato" cioè i
loro
4 che se li pappano alla faccia di Noi bovi
e la storia ricomincia....
un po' di dignità noh eh taliani perfettamente descritti da
Ennio Flaiano che certo non era bolscevico!!!!!!
17 gennaio 2013 17:01 - Alessandro Pedone
@neru
Grazie a lei per il dibattito. I commenti agli articoli,
quando sono fatti in modo costruttivo e pertinente con il
tema dell'articolo stesso sono un arricchimento per tutti. A
partire dall'autore.
Venendo al tema, non si può dire che l'inflazione e la
difesa della valuta non sia un problema.
Oltre al Giappone, ci sono molti casi storici nei quali una
politica di spesa incontrollata ha portato alla crisi
nazioni anche con la moneta sovrana.
La moneta sovrana non è tutto in un contesto di economie
interconesse.
Condivido molte delle cose che dice Sapelli, anche se non
condivido la critica così feroce a Monti (la quale mi
sembra più che altro un problema "fra professori" che non
considerazioni realmente politiche).
Il cuore del problema è chiaramente lo statuto della BCE ed
i leader europei non sono minimamente in grado di porre
rimedio a questo gravissimo problema.
Ciò che anche Sapelli non riesce neppure ad immaginare
(perché è troppo al di fuori delle teorie economiche,
anche quelle keynesiane e post-keynesiane) è l'impiego
delle monete complementari. L'utilizzo di una moneta
complementare ci permetterebbe di attenuare i problemi
dell'Euro, senza subire la catastrofe che deriverebbe
dall'uscita dall'Euro (anche Sapelli, come ha visto, è di
questa opinione, circa l'uscita dall'Euro, cosa che gli
esponenti della MMT invece non dicono).
Siamo ingabbiati in questo schema mentale, in questo
"dilemma cornuto" (mi riferisco all'espressione filosofica
che fa riferimento ad una argomentazione che può avere solo
due risposte e nessun'altra): Euro o non Euro.
Non c'è solo questa come possibilità. Non c'è nessuna
legge fisica che c'impone che i mezzi di scambio debbano
essere univoci. L'italia potrebbe avere una sua moneta
complementare affiancandola all'Euro. Se questa fosse
decrementale attenuerebbe anche moltissimo i potenziali
effetti inflattivi (anche se concordo sul fatto che oggi
tutto abbiamo fuorché un problema d'inflazione,
nell'immediato. Ma dobbiamo anche pensare al lungo termine
quando facciamo scelte di questo tipo).
La vera soluzione al problema è quello di creare un
ecosistema di ECOSISTEMA di mezzi di scambio e fare in modo
che, progressivamente, la moneta non sia vista come un mezzo
per accumulare richezza, ma solo come un mezzo di scambio.
Questa sarebbe la soluzione radicale e definitiva a questa
crisi economica e preventiva per tutte le successive (aventi
origine nel sistema finanziario, resterebbero, ovviamente,
crisi economiche con cause più endogene).
PS Per ciò che concerne i link, per un errore del programma
che gestisce i commenti, i link lunghi vengono spezzati con
uno spazio. Può risolvere il problema utilizzando
www.urlin.it
Il link che aveva postato, ad esempio lo può raggiungere
con questo link: http://urlin.it/38257 creato appunto da
www.urlin.it
17 gennaio 2013 15:45 - neru
Spiacente, ma non aprendosi i link pubblico gli articoli per
esteso.
Sapelli: il nemico è l'euro, non il debito. Monti?
Ignorante
Libre 04 Maggio 2012
Le banche italiane già tutte fallite? Sto solo dicendo che
questa grande ondata di liquidità è andata alle banche,
non è finita all'economia reale. Questo spiega perché noi
siamo davanti a un pericolo di deflazione gravissima: vuol
dire che si abbassano i prezzi e nessuno lavora più, le
imprese non hanno più nessun interesse a lavorare. E'
quello che sta capitando adesso: non hai più marginalità.
E un'impresa su tre, dopo Natale, ha chiuso. Quindi:
l'ossessione del debito pubblico è una fola degli
economisti neoclassici che scrivono sul "Corriere" e dicono
cose teoricamente non sostenibili. Nel 2008 dicevano che la
crisi non esisteva. Io, avessi detto una cosa così, non
sarei più uscito di casa per la vergogna.
E invece siamo entrati nella più grande crisi che sia mai
esistita. La crisi è appena cominciata, ragazzi. Perché?
Perché c'è questa ossessione del debito pubblico. E non si
ha la forza - questo è il fallimento - di riformare la Bce,
di trasformarla in una banca federale, come la Federal
Reserve. L'euro è un'enorme scommessa: non è mai esistita
una moneta senza Stato, nella storia del mondo. Si è fatta
una moneta, e le terribili rigidità che una moneta unica ha
creato sono state occultate dalla crescita. Adesso che la
crescita non c'è più, viene fuori la follia di aver fatto
una moneta unica senza una politica unica. E gli Stati
dell'Europa del Sud sono i primi ad essere colpiti.
Allora, bisogna trasformare la Bce in una banca federale che
abbia di mira la stabilità e la crescita. Mario Draghi fa
una politica che non è quella dello statuto; Draghi è lì
perché ce l'ha messo Tim Geithner, il ministro del Tesoro
americano - non l'ha messo la Merkel, perché gli americani
hanno tutto l'interesse perché l'Europa non vada a
catafascio, come andrebbe se la Merkel avesse il potere
assoluto. Quindi il signor Monti la prima cosa che deve fare
è rinegoziare il Trattato di Maastricht. E noi dobbiamo
sperare che Hollande vinca, che l'Spd vinca, che la sinistra
europea vinca e che la signora Merkel vada a casa.
Il fantasma della spesa pubblica "eccessiva"? Il Giappone ha
il 280% di debito pubblico: pensate che sia un'economia
così disastrosa? Se non ci fosse stato lo tsunami, nessuno
se ne sarebbe accorto. Questa tesi in base alla quale il
problema viene dal debito pubblico è teoricamente
insostenibile. Lo dicono solo quattro ragazzotti che,
appunto, scrivono delle cose non giuste: sui giornali,
perché libri non ne scrivono - teorie non ne scrivono:
Keynes non ha trovato un suo successore e, fino a prova
contraria, l'onere della prova che Keynes avesse torto
spetta ai suoi avversari.
E per favore, non mettiamolo insieme al professor Monti, che
di teoria non sa proprio nulla: sa quelle quattro formulette
dell'economia neoclassica, che ci stanno portando alla
rovina. Ad esempio? Che il problema è il debito pubblico, e
il pericolo è l'inflazione: questo lo può dire un tedesco
scioccato da Weimar e dall'iper-inflazione degli anni '20.
Ma un uomo ragionevole non lo può dire, perché la storia
non va in questo senso. Coi nostri disoccupati, un 10% di
inflazione in più curerebbe il debito pubblico molto più
delle tasse che stanno mettendo. Come si può pensare che
una piccola impresa cresca, quando paga il 50% di tasse? Ma
dove vivono? Quello che contesto è che siano tecnici.
(Giulio Sapelli, dichiarazioni rilasciate alla trasmissione
"In Onda" del 15 aprile su "La7". Eminente economista
keynesiano e docente universitario, il professor Sapelli
stronca la politica del rigore, denunciando il falso
problema del debito pubblico).
*******
Sapelli: meno tasse e più debito, salviamo l’Italia
dall’euro
Come Don Chisciotte Mar Gen 01, 2013
Le crisi da cui siamo investiti sono sostanzialmente due,
con la terza prodotta dal loro incrocio. Una è la crisi
finanziaria dell’eccessivo rischio, dovuta in particolare
all’unificazione delle banche di investimento con le
banche commerciali, da cui proviene l’eccesso di rischio;
l’altra, è una crisi tipicamente industriale di
sovracapacità produttiva. Messe insieme, le due crisi hanno
fatto scoppiare la crisi dell’euro. Questa, in pratica, è
una crisi dell’euro. L’euro è una pazzia, non esiste
nella storia dell’umanità una moneta creata prima dello
Stato. Nel nostro caso, la moneta unica è affidata a
meccanismi di regolazione incompiuti e di bassissima
competenza tecnica. Fin quando abbiamo avuto una crescita,
la debolezza dell’euro era attenuata, ma dall’arrivo
della crisi e a causa delle differenze di produttività del
lavoro e delle differenze delle bilance commerciali tra
paesi come la Germania in surplus commerciali e altri in
deficit come Italia, Francia, Spagna, sono emersi tutti i
limiti di questo esperimento mal riuscito.
Non potendo più controbilanciare i limiti in un regime di
cambi flessibili, come capita in tutto il mondo e come
capitava all’Italia con la lira, perché Giulio Sapelli
bloccati nel regime di cambi fissi, ecco che ci troviamo in
guai molto grossi. In definitiva, l’euro non doveva essere
creato. Siamo sull’orlo del baratro, il Titanic continua
ad andare contro l’iceberg. E le sterzate decisive sono
state evitate. È mancato, per esempio, un regolamento
bancario transatlantico, quindi euro-americano. Gli europei
hanno accelerato con le regole di Basilea 3. Ai tedeschi
andava bene, gli italiani invece non se ne sono occupati, ma
adesso in Germania si accorgono che un controllo bancario
unificato farebbe scoprire le immense quantità di asset
tossici contenute nelle banche tedesche. Secondo alcuni
studi, nell’elenco delle banche più a rischio, la prima
al mondo è la Deutsche Bank, laddove la statunitense J.P.
Morgan è tredicesima. Con lo scoppio dei nazionalismi e in
un clima molto teso, pieno di difficoltà economiche ed
elettorali di grande portata, non si riesce a fare ciò che
va fatto: riformare la Banca centrale europea, che si ostina
a portare avanti una debolissima politica antideflattiva. E
la crisi industriale è appena cominciata.
I tedeschi – che strano! – si sono improvvisamente
accorti di non poter esportare i prodotti made in Germany in
un’Europa ormai desertificata. Ripeto, il Titanic continua
ad andare contro l’iceberg. Figure istituzionali capaci di
prendere in mano la situazione? Assolutamente no, né in
Italia, né in Europa. Il vuoto di leadership è terribile e
spiega bene cosa sta accadendo nell’Eurozona, tanto da
spingere l’Inghilterra al taglio del contributo al budget
europeo. Vero, gli inglesi sono in grave crisi, ma hanno
capito la gravità della situazione e stanno pensando di
abbandonare completamente l’euro. Uscire dall’euro
sarebbe una catastrofe per le classi più basse, come gli
operai e in generale chi vive con un reddito da lavoro.
Forse, i commercianti riusciranno a salvarsi fin quando
troveranno qualcuno disposto a comprare un prodotto
pagandolo cinque volte di più del prezzo reale, ma gli
altri annegheranno. Se guardiamo alla Grecia, possiamo
affermare con certezza che è di fatto crollata, è come se
fosse già uscita.
Ecco perché per salvare il sistema va riformata
innanzitutto la Banca centrale europea, cambiandola sul
modello della Federal Reserve degli Usa. E poi, riformare
anche il Parlamento che sicuamente sconfiggerebbe la
politica della signora Angela Merkel, anche se non credo si
farà in tempo. Molti anni fa, purtroppo, i cambiamenti
arrivavano dalle guerre. Oggi non più. Allora, si deve
sperare di riuscire a cambiare senza traumi. Mi fa ridere
chi oggi parla di un Parlamento Europeo che non conta
niente. Dove sarebbe la novità? Si accorgono soltanto
adesso che le leggi in Parlamento vengono approvate da una
Commissione piena di commissari e ambasciatori non eletti?
Gli Usa e l’Inghilterra lo sapevano, per questo non si
fidano più di un Vittorio Grillicontinente ormai privo di
democrazia.
L’Italia dopo Monti? Non cambierà nulla. Certo, tutto
può rivelarsi migliore di Monti, ma è necessario un
governo di unità nazionale che si impegni a iniziare una
politica anti-deflattiva che comprenda una piccola
inflazione capace di tirarci fuori dal debito, perché il
debito non è il nostro problema, ma l’unico modo che
abbiamo per salvarci. I vari Bondi, Catricalà, insomma, i
vecchi burocrati, fanno di tutto affinché non si metta mano
alla vendita degli immobili dello Stato, che non si muova
foglia nell’organizzazione burocratica. Boicottavano
prima, boicottano adesso. Le patrimoniali alla Hollande? Le
tasse devono essere progressive, ma con moderazione,
altrimenti i capitali scappano – e l’Italia ha un gran
bisogno di capitali. Le aziende italiane continuano a
chiudere? E noi abbassiamo le tasse e alziamo il debito
pubblico. Cosa importa se abbiamo il 5 per cento di debito
pubblico in più? Il debito pubblico è visto da molti come
la peste? Non scherziamo. L’oligopolio finanziario
mondiale non colpisce il debito pubblico, ma l’assenza di
crescita. Il Giappone ha il 280 per cento di debito
pubblico, la Spagna del default il 75,8 per cento. Vogliono
farci credere agli spauracchi, questa è la verità.
La Spagna è un Paese con un po’ di immobiliari e qualche
industria in fallimento nella vecchia Catalogna, l’Italia
è la seconda potenza manufatturiera d’Europa dietro la
Germania. Siamo ancora un paese industriale, che scambia
merci, che lavora, con il Pil prodotto interamente al Nord;
se fallisce il Nord, va in malora l’intera nazione. In
piena austerity, le emergenze come l’Abruzzo e
l’Emilia-Romagna dei terremoti vanno risolte andando a
cercare le briciole qua e là per garantire le ricostruzioni
di territori distrutti? Una vergogna politica e
istituzionale, oltre alla cecità teorica. Cosa potrebbe
accadere se fallissero l’industria emiliana e
l’industria agroalimentare dell’Abruzzo, quest’ultima
una regione piena di centri di ricerca scientifica? Chi è
al governo, purtroppo, come Grilli, è un fondamentalista
ideologico, come i calvinisti di Ginevra che mettevano al
rogo i cattolici. L’università? E’ andata distrutta
dalla riforma Berlinguer del 3+2, che l’ha ridotta a un
mediocre liceo, o istituto. Vedo ancora tanta brava gente
che si alza la mattina e va a lavorare, artigiani
bravissimi, qualche grande impresa. Non dobbiamo perdere la
speranza, nonostante la situazione sia terribile. Il nostro
è un paese meraviglioso con punte di eccellenza uniche al
mondo, la speranza è che chi andrà via ritorni qui.
17 gennaio 2013 15:22 - neru
@ Pedone
Grazie della risposta di cui prendo atto.
Sempre per rimanere al Giappone anche l'inflazione e la
difesa della moneta non sono mai stati un problema. Così,
del resto, come per gli USA e di altre grandi economie a
moneta sovrana. Anche quando l'Italia viaggiava a inflazione
a due cifre il risparmio aumentava, mentre oggi a tassi
relativamente bassi ed a inflazione contenuta il risparmio
è crollato e siamo alla canna del gas....causa l'esogeno
mantra imposto dall'euro-tecnocrazia di matrice tedesca sul
forzoso rientro del "debito pubblico" e del "pareggio di
bilancio". Quest'ultimo messo da noi persino in
Costituzione, condannandoci così ad un autentico harakiri.
Come sostiene l'economista Giulio Sapelli, che non fa parte
della ME-MMT, "..l'ossessione del debito pubblico è una
fola degli economisti neoclassici.."
@neru
Grazie per la segnalazione del refuso che è stato
corretto.
Per quanto riguarda la MMT non mi convince per niente.
Resto convinto che l'uscita dall'euro sarebbe un disastro
per la nostra nazione.
Non credo che la spesa dello stato sia la soluzione per
l'occupazione e non credo che fare debito all'infinito sia
una soluzione.
E' vero che con la moneta sovrana il debito non è un
problema (Giappone docet, se si vuole un esempio), ma è
anche vero che l'inflazione e la difesa della valuta
rappresentano un limite importante.
Trovo che affiancare all'Euro - che rimarrebbe la moneta
nazionale - una moneta nazionale a tasso d'interesse
negativo sarebbe una soluzione ugualmente efficace e molto
meno rischiosa di quella proposta dalla MMT.
17 gennaio 2013 10:53 - neru
Ps: segnalo quest'altro link nel caso quello sopra segnalato
desse errore:
http://memmt.info/site/programma/
17 gennaio 2013 10:44 - neru
Bene Pedone, condivido. Però se, come lei scrive,
"Tutto questo non è avvenuto sostanzialmente per la
pochezza dei nostri politici europei, in particolare del duo
Merkel-Sarkozy (ma con il contributo di un po' tutti i
governi europei, Italia compresa) che di fatto ha consegnato
all'Europa una delle peggiori crisi finanziarie e poi
economiche che si ricordino dagli anni '20."
,allora, per quali altre ragioni è avvenuto tutto questo?
Vada avanti nell'analisi.
Personalmente credo che per un grande contributo alla
comprensione (e alla soluzione!) della tragica situazione in
cui ci hanno deliberatamente ridotti possa soccorrerci la
ME-MMT, sottraendoci a questo devastante liberismo
neo-classico: