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21 gennaio 2013 9:23 - Cepu
Aggiungo che il problema è tipico italiano. Ho amici commercianti che hanno ammesso guadagni spaventosi nei primi anni euro. Dopo tre mesi di brontolare, si sono accorti che la massaia si stava svenando, scambiando un euro per mille lire.

I commercianti hanno immediatamente tolto i cartelli in lire, facendo esplodere il problema della migrazione lira-euro. E stappavano champagne, acquistando subito case a qualsiasi prezzo, avviando la bolla immobiliare. Le banche agevolavano il processo di indebitamento, attribuendo un valore spropositato agli immobili, pur di guadagnare di più sugli interessi.

GLi importatori si sono quindi tuffati a pesce su questa esplosione di prezzi, ricavando ampi margini e danneggiando fortemente le aziende locali. L'esportazione invece è rallentata per perdita di competitività dati gli alti costi interni.

Lo stato ha fatto la sua parte, appropriandosi con tasse e debito, e quindi volatilizzando in spese improduttive, quantità ingenti di risorse sia alle aziende che ai privati.

Tutti i nodi vengono al pettine, e questa crisi è solo lo sgonfiarsi di una bolla. Il rimedio è evidente: si mantiene l'euro, ma prezzi, margini e tasse devono scendere, riportando potere d'acquisto alle massaie, le prime ad essere rimaste danneggiate per mancanza di tutela.
20 gennaio 2013 16:53 - hall
Salve,
secondo me la causa di questa Grande crisi è da addebitarsi non al debito pubblico ma alla carenza di liquidità nei portafogli degli italiani dovuta, tra le altre cause, originariamente al passaggio lira/euro. All'inizio del cambiamento lira-euro gli stipendi furono convertiti in euro al centesimo ma i prezzi furono "trascritti" in euro. Non ci si accorgeva che quando il prezzo di 1000 lire veniva trascritto a 1,00 € si pagava il doppio; ma nessuno ci faceva caso. Non ci si accorgeva che in questo modo per tenere lo stesso livello di vita, si attingeva inesorabilmente al patrimonio di risparmio accumulato in generazioni.
le Banche ci hanno marciato e hanno valutato anche loro gli immobili trascrivendo il valore in euro; un immobile valutato per un mutuo in lire in 100.000.000 di lire, veniva valutato 100.000 euro cosi si gonfiavano mutui ..ma anche gli interessi che essi incassavano, mentre le retribuzioni alle quali erano agganciate erano sempre quelle in lire. In questo modo l'economia da reale è passata a finanziaria. Solo che alla restituzione di mutui e prestiti si ritornava alla realtà: l'economia finanziaria differiva quella reale. Le banche, da sempre speculatrici, hanno speculato sull'immensa mole di denaro che gli passava investendo scriteriatamente. Quando poi le loro riserve sono finite, perché ovviamente nessuno poteva più pagare, invece che far rifondere a loro lo sperpero dei "nostri soldi", i governi hanno fatto pagare a noi che è più semplice e facile. Inoltre alcuni governi, Italia in testa, invece che dare più soldi in tasca alle persone per sostenere consumi e investimenti, hanno addirittura messo ancora più tasse per coprire questo "fantomatico debito pubblico" che nonostante tutte le tasse continua ad aumentare.
La BCE, la banca più inutile al mondo, nel frattempo ha dato la moneta che stampa a chi?...non alla gente, per rimetterlo nel circolo economico, ma alle banche cioè a chi sul denaro ci specula risultato: crisi economica ancora più acuta.
Nel frattempo, l'immobilismo dei governi e l'accondiscendenza alle richieste di stati più forti politicamente (Francia e Germania) renderà la crisi sempre più acuta.
Servirebbe, secondo me, che il denaro passi DIRETTAMENTE nelle mani delle persone, affinché possa rientrare attraverso i consumi nella linea economica, ma attraverso il risparmio nella linea finanziaria.
Le Banche devono gestire il denaro che in u certo senso "AVANZA dal consumo " e NON IL CONTRARIO, cioè mettere in circolo quello che avanza dalla loro speculazione.
Il denaro al consumatore deve essere passato attraverso la realizzazione di opere pubbliche ad esempio, che aumentando l'occupazione, aumentano il denaro in movimento e quindi l'economia. Oppure attraverso finanziamenti (MAI A FONDO PERDUTO) delle imprese; ma soprattutto attraverso le riforme del lavoro, dell'impresa della finanza e della sanità.
Insomma una specie di New Deal.
Ma l' europa non l'America e non c'è un altro Roosvelt.
18 gennaio 2013 11:46 - massimo1062
condivido in pieno la sua opinione sui politici.anche se e' pur vero che non bisogna mai generalizzare.aggiungerei che in effetti si potrebbe anche pensare che alcune persone molto intelligenti e influenti potrebbero favorire l'induzione di crisi per poterne sfruttare poi le opportunita che si creano durante la crisi stessa.e non sto parlando solo degli interessi (soldi) sui vari debiti publici ma anche delle norme che nella societa occidentale gestiscono il vivere comune,vedi riforma delle pensioni ,privatizzazione della sanita e della scuola ,garanzie per i piu' deboli nel mondo del lavoro e cosi via.se andate su internet c'e' una bella intervista proprio di mario monti in tempi non sospetti nella quale esplicita su come l'oligarchia abbia bisogno delle crisi per normare a suo favore e passata la crisi i sedimenti che rimangono determinano una restaurazione delle regole precedenti la rivoluzione.quindi io non crederei piu' di tanto alla imbecillita' dei politici quanto ad un vero progetto restaurativo in corso del quale piu o meno consapevolmente essi fanno parte.
17 gennaio 2013 19:29 - lucillafiaccola1796
vedete voi se ho capito
1 i pappones eselegigiudiz ci dissanguano con le
tasse
2 i soldi a noi es-torti, li danno alle banche
3 le banche ci comprano i titoli di "stato" cioè i
loro
4 che se li pappano alla faccia di Noi bovi

e la storia ricomincia....

un po' di dignità noh eh taliani perfettamente descritti da Ennio Flaiano che certo non era bolscevico!!!!!!
17 gennaio 2013 17:01 - Alessandro Pedone
@neru
Grazie a lei per il dibattito. I commenti agli articoli, quando sono fatti in modo costruttivo e pertinente con il tema dell'articolo stesso sono un arricchimento per tutti. A partire dall'autore.
Venendo al tema, non si può dire che l'inflazione e la difesa della valuta non sia un problema.
Oltre al Giappone, ci sono molti casi storici nei quali una politica di spesa incontrollata ha portato alla crisi nazioni anche con la moneta sovrana.
La moneta sovrana non è tutto in un contesto di economie interconesse.
Condivido molte delle cose che dice Sapelli, anche se non condivido la critica così feroce a Monti (la quale mi sembra più che altro un problema "fra professori" che non considerazioni realmente politiche).
Il cuore del problema è chiaramente lo statuto della BCE ed i leader europei non sono minimamente in grado di porre rimedio a questo gravissimo problema.
Ciò che anche Sapelli non riesce neppure ad immaginare (perché è troppo al di fuori delle teorie economiche, anche quelle keynesiane e post-keynesiane) è l'impiego delle monete complementari. L'utilizzo di una moneta complementare ci permetterebbe di attenuare i problemi dell'Euro, senza subire la catastrofe che deriverebbe dall'uscita dall'Euro (anche Sapelli, come ha visto, è di questa opinione, circa l'uscita dall'Euro, cosa che gli esponenti della MMT invece non dicono).

Siamo ingabbiati in questo schema mentale, in questo "dilemma cornuto" (mi riferisco all'espressione filosofica che fa riferimento ad una argomentazione che può avere solo due risposte e nessun'altra): Euro o non Euro.
Non c'è solo questa come possibilità. Non c'è nessuna legge fisica che c'impone che i mezzi di scambio debbano essere univoci. L'italia potrebbe avere una sua moneta complementare affiancandola all'Euro. Se questa fosse decrementale attenuerebbe anche moltissimo i potenziali effetti inflattivi (anche se concordo sul fatto che oggi tutto abbiamo fuorché un problema d'inflazione, nell'immediato. Ma dobbiamo anche pensare al lungo termine quando facciamo scelte di questo tipo).
La vera soluzione al problema è quello di creare un ecosistema di ECOSISTEMA di mezzi di scambio e fare in modo che, progressivamente, la moneta non sia vista come un mezzo per accumulare richezza, ma solo come un mezzo di scambio. Questa sarebbe la soluzione radicale e definitiva a questa crisi economica e preventiva per tutte le successive (aventi origine nel sistema finanziario, resterebbero, ovviamente, crisi economiche con cause più endogene).

PS Per ciò che concerne i link, per un errore del programma che gestisce i commenti, i link lunghi vengono spezzati con uno spazio. Può risolvere il problema utilizzando www.urlin.it
Il link che aveva postato, ad esempio lo può raggiungere con questo link: http://urlin.it/38257 creato appunto da www.urlin.it
17 gennaio 2013 15:45 - neru
Spiacente, ma non aprendosi i link pubblico gli articoli per esteso.

Sapelli: il nemico è l'euro, non il debito. Monti? Ignorante

Libre 04 Maggio 2012

Le banche italiane già tutte fallite? Sto solo dicendo che questa grande ondata di liquidità è andata alle banche, non è finita all'economia reale. Questo spiega perché noi siamo davanti a un pericolo di deflazione gravissima: vuol dire che si abbassano i prezzi e nessuno lavora più, le imprese non hanno più nessun interesse a lavorare. E' quello che sta capitando adesso: non hai più marginalità. E un'impresa su tre, dopo Natale, ha chiuso. Quindi: l'ossessione del debito pubblico è una fola degli economisti neoclassici che scrivono sul "Corriere" e dicono cose teoricamente non sostenibili. Nel 2008 dicevano che la crisi non esisteva. Io, avessi detto una cosa così, non sarei più uscito di casa per la vergogna.

E invece siamo entrati nella più grande crisi che sia mai esistita. La crisi è appena cominciata, ragazzi. Perché? Perché c'è questa ossessione del debito pubblico. E non si ha la forza - questo è il fallimento - di riformare la Bce, di trasformarla in una banca federale, come la Federal Reserve. L'euro è un'enorme scommessa: non è mai esistita una moneta senza Stato, nella storia del mondo. Si è fatta una moneta, e le terribili rigidità che una moneta unica ha creato sono state occultate dalla crescita. Adesso che la crescita non c'è più, viene fuori la follia di aver fatto una moneta unica senza una politica unica. E gli Stati dell'Europa del Sud sono i primi ad essere colpiti.

Allora, bisogna trasformare la Bce in una banca federale che abbia di mira la stabilità e la crescita. Mario Draghi fa una politica che non è quella dello statuto; Draghi è lì perché ce l'ha messo Tim Geithner, il ministro del Tesoro americano - non l'ha messo la Merkel, perché gli americani hanno tutto l'interesse perché l'Europa non vada a catafascio, come andrebbe se la Merkel avesse il potere assoluto. Quindi il signor Monti la prima cosa che deve fare è rinegoziare il Trattato di Maastricht. E noi dobbiamo sperare che Hollande vinca, che l'Spd vinca, che la sinistra europea vinca e che la signora Merkel vada a casa.


Il fantasma della spesa pubblica "eccessiva"? Il Giappone ha il 280% di debito pubblico: pensate che sia un'economia così disastrosa? Se non ci fosse stato lo tsunami, nessuno se ne sarebbe accorto. Questa tesi in base alla quale il problema viene dal debito pubblico è teoricamente insostenibile. Lo dicono solo quattro ragazzotti che, appunto, scrivono delle cose non giuste: sui giornali, perché libri non ne scrivono - teorie non ne scrivono: Keynes non ha trovato un suo successore e, fino a prova contraria, l'onere della prova che Keynes avesse torto spetta ai suoi avversari.

E per favore, non mettiamolo insieme al professor Monti, che di teoria non sa proprio nulla: sa quelle quattro formulette dell'economia neoclassica, che ci stanno portando alla rovina. Ad esempio? Che il problema è il debito pubblico, e il pericolo è l'inflazione: questo lo può dire un tedesco scioccato da Weimar e dall'iper-inflazione degli anni '20. Ma un uomo ragionevole non lo può dire, perché la storia non va in questo senso. Coi nostri disoccupati, un 10% di inflazione in più curerebbe il debito pubblico molto più delle tasse che stanno mettendo. Come si può pensare che una piccola impresa cresca, quando paga il 50% di tasse? Ma dove vivono? Quello che contesto è che siano tecnici.

(Giulio Sapelli, dichiarazioni rilasciate alla trasmissione "In Onda" del 15 aprile su "La7". Eminente economista keynesiano e docente universitario, il professor Sapelli stronca la politica del rigore, denunciando il falso problema del debito pubblico).

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Sapelli: meno tasse e più debito, salviamo l’Italia dall’euro

Come Don Chisciotte Mar Gen 01, 2013

Le crisi da cui siamo investiti sono sostanzialmente due, con la terza prodotta dal loro incrocio. Una è la crisi finanziaria dell’eccessivo rischio, dovuta in particolare all’unificazione delle banche di investimento con le banche commerciali, da cui proviene l’eccesso di rischio; l’altra, è una crisi tipicamente industriale di sovracapacità produttiva. Messe insieme, le due crisi hanno fatto scoppiare la crisi dell’euro. Questa, in pratica, è una crisi dell’euro. L’euro è una pazzia, non esiste nella storia dell’umanità una moneta creata prima dello Stato. Nel nostro caso, la moneta unica è affidata a meccanismi di regolazione incompiuti e di bassissima competenza tecnica. Fin quando abbiamo avuto una crescita, la debolezza dell’euro era attenuata, ma dall’arrivo della crisi e a causa delle differenze di produttività del lavoro e delle differenze delle bilance commerciali tra paesi come la Germania in surplus commerciali e altri in deficit come Italia, Francia, Spagna, sono emersi tutti i limiti di questo esperimento mal riuscito.

Non potendo più controbilanciare i limiti in un regime di cambi flessibili, come capita in tutto il mondo e come capitava all’Italia con la lira, perché Giulio Sapelli bloccati nel regime di cambi fissi, ecco che ci troviamo in guai molto grossi. In definitiva, l’euro non doveva essere creato. Siamo sull’orlo del baratro, il Titanic continua ad andare contro l’iceberg. E le sterzate decisive sono state evitate. È mancato, per esempio, un regolamento bancario transatlantico, quindi euro-americano. Gli europei hanno accelerato con le regole di Basilea 3. Ai tedeschi andava bene, gli italiani invece non se ne sono occupati, ma adesso in Germania si accorgono che un controllo bancario unificato farebbe scoprire le immense quantità di asset tossici contenute nelle banche tedesche. Secondo alcuni studi, nell’elenco delle banche più a rischio, la prima al mondo è la Deutsche Bank, laddove la statunitense J.P. Morgan è tredicesima. Con lo scoppio dei nazionalismi e in un clima molto teso, pieno di difficoltà economiche ed elettorali di grande portata, non si riesce a fare ciò che va fatto: riformare la Banca centrale europea, che si ostina a portare avanti una debolissima politica antideflattiva. E la crisi industriale è appena cominciata.

I tedeschi – che strano! – si sono improvvisamente accorti di non poter esportare i prodotti made in Germany in un’Europa ormai desertificata. Ripeto, il Titanic continua ad andare contro l’iceberg. Figure istituzionali capaci di prendere in mano la situazione? Assolutamente no, né in Italia, né in Europa. Il vuoto di leadership è terribile e spiega bene cosa sta accadendo nell’Eurozona, tanto da spingere l’Inghilterra al taglio del contributo al budget europeo. Vero, gli inglesi sono in grave crisi, ma hanno capito la gravità della situazione e stanno pensando di abbandonare completamente l’euro. Uscire dall’euro sarebbe una catastrofe per le classi più basse, come gli operai e in generale chi vive con un reddito da lavoro. Forse, i commercianti riusciranno a salvarsi fin quando troveranno qualcuno disposto a comprare un prodotto pagandolo cinque volte di più del prezzo reale, ma gli altri annegheranno. Se guardiamo alla Grecia, possiamo affermare con certezza che è di fatto crollata, è come se fosse già uscita.

Ecco perché per salvare il sistema va riformata innanzitutto la Banca centrale europea, cambiandola sul modello della Federal Reserve degli Usa. E poi, riformare anche il Parlamento che sicuamente sconfiggerebbe la politica della signora Angela Merkel, anche se non credo si farà in tempo. Molti anni fa, purtroppo, i cambiamenti arrivavano dalle guerre. Oggi non più. Allora, si deve sperare di riuscire a cambiare senza traumi. Mi fa ridere chi oggi parla di un Parlamento Europeo che non conta niente. Dove sarebbe la novità? Si accorgono soltanto adesso che le leggi in Parlamento vengono approvate da una Commissione piena di commissari e ambasciatori non eletti? Gli Usa e l’Inghilterra lo sapevano, per questo non si fidano più di un Vittorio Grillicontinente ormai privo di democrazia.

L’Italia dopo Monti? Non cambierà nulla. Certo, tutto può rivelarsi migliore di Monti, ma è necessario un governo di unità nazionale che si impegni a iniziare una politica anti-deflattiva che comprenda una piccola inflazione capace di tirarci fuori dal debito, perché il debito non è il nostro problema, ma l’unico modo che abbiamo per salvarci. I vari Bondi, Catricalà, insomma, i vecchi burocrati, fanno di tutto affinché non si metta mano alla vendita degli immobili dello Stato, che non si muova foglia nell’organizzazione burocratica. Boicottavano prima, boicottano adesso. Le patrimoniali alla Hollande? Le tasse devono essere progressive, ma con moderazione, altrimenti i capitali scappano – e l’Italia ha un gran bisogno di capitali. Le aziende italiane continuano a chiudere? E noi abbassiamo le tasse e alziamo il debito pubblico. Cosa importa se abbiamo il 5 per cento di debito pubblico in più? Il debito pubblico è visto da molti come la peste? Non scherziamo. L’oligopolio finanziario mondiale non colpisce il debito pubblico, ma l’assenza di crescita. Il Giappone ha il 280 per cento di debito pubblico, la Spagna del default il 75,8 per cento. Vogliono farci credere agli spauracchi, questa è la verità.

La Spagna è un Paese con un po’ di immobiliari e qualche industria in fallimento nella vecchia Catalogna, l’Italia è la seconda potenza manufatturiera d’Europa dietro la Germania. Siamo ancora un paese industriale, che scambia merci, che lavora, con il Pil prodotto interamente al Nord; se fallisce il Nord, va in malora l’intera nazione. In piena austerity, le emergenze come l’Abruzzo e l’Emilia-Romagna dei terremoti vanno risolte andando a cercare le briciole qua e là per garantire le ricostruzioni di territori distrutti? Una vergogna politica e istituzionale, oltre alla cecità teorica. Cosa potrebbe accadere se fallissero l’industria emiliana e l’industria agroalimentare dell’Abruzzo, quest’ultima una regione piena di centri di ricerca scientifica? Chi è al governo, purtroppo, come Grilli, è un fondamentalista ideologico, come i calvinisti di Ginevra che mettevano al rogo i cattolici. L’università? E’ andata distrutta dalla riforma Berlinguer del 3+2, che l’ha ridotta a un mediocre liceo, o istituto. Vedo ancora tanta brava gente che si alza la mattina e va a lavorare, artigiani bravissimi, qualche grande impresa. Non dobbiamo perdere la speranza, nonostante la situazione sia terribile. Il nostro è un paese meraviglioso con punte di eccellenza uniche al mondo, la speranza è che chi andrà via ritorni qui.
17 gennaio 2013 15:22 - neru
@ Pedone
Grazie della risposta di cui prendo atto.
Sempre per rimanere al Giappone anche l'inflazione e la difesa della moneta non sono mai stati un problema. Così, del resto, come per gli USA e di altre grandi economie a moneta sovrana. Anche quando l'Italia viaggiava a inflazione a due cifre il risparmio aumentava, mentre oggi a tassi relativamente bassi ed a inflazione contenuta il risparmio è crollato e siamo alla canna del gas....causa l'esogeno mantra imposto dall'euro-tecnocrazia di matrice tedesca sul forzoso rientro del "debito pubblico" e del "pareggio di bilancio". Quest'ultimo messo da noi persino in Costituzione, condannandoci così ad un autentico harakiri. Come sostiene l'economista Giulio Sapelli, che non fa parte della ME-MMT, "..l'ossessione del debito pubblico è una fola degli economisti neoclassici.."

http://www.libreidee.org/2012/05/sapelli-il-nemico-e-leuro-n on-il-debito-monti-ignorante/
17 gennaio 2013 13:15 - Alessandro Pedone
@neru
Grazie per la segnalazione del refuso che è stato corretto.
Per quanto riguarda la MMT non mi convince per niente.
Resto convinto che l'uscita dall'euro sarebbe un disastro per la nostra nazione.
Non credo che la spesa dello stato sia la soluzione per l'occupazione e non credo che fare debito all'infinito sia una soluzione.
E' vero che con la moneta sovrana il debito non è un problema (Giappone docet, se si vuole un esempio), ma è anche vero che l'inflazione e la difesa della valuta rappresentano un limite importante.
Trovo che affiancare all'Euro - che rimarrebbe la moneta nazionale - una moneta nazionale a tasso d'interesse negativo sarebbe una soluzione ugualmente efficace e molto meno rischiosa di quella proposta dalla MMT.
17 gennaio 2013 10:53 - neru
Ps: segnalo quest'altro link nel caso quello sopra segnalato desse errore:

http://memmt.info/site/programma/
17 gennaio 2013 10:44 - neru
Bene Pedone, condivido. Però se, come lei scrive,

"Tutto questo non è avvenuto sostanzialmente per la pochezza dei nostri politici europei, in particolare del duo Merkel-Sarkozy (ma con il contributo di un po' tutti i governi europei, Italia compresa) che di fatto ha consegnato all'Europa una delle peggiori crisi finanziarie e poi economiche che si ricordino dagli anni '20."

,allora, per quali altre ragioni è avvenuto tutto questo? Vada avanti nell'analisi.

Personalmente credo che per un grande contributo alla comprensione (e alla soluzione!) della tragica situazione in cui ci hanno deliberatamente ridotti possa soccorrerci la ME-MMT, sottraendoci a questo devastante liberismo neo-classico:

http://memmt.info/site/wp-content/uploads/2013/01/Programma_ memmt.pdf

Cordialmente.
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