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14 novembre 2013 16:48 - federico6198
Concordo pienamente cone quello che il Dott:Pedone scrive su questo articolo,il fatto è che la gente non vuole interessarsi di finanza perchè è convinta che sia un mondo fatto di numeri percentuali ,molto tempo da dedicare a capire quale sia il momento giusto per entrare ed uscire, questa crisi ha di fatto amplificato l'incertezza sul futuro e sui mercati,molte persone si ritrovano senza lavoro e dicono cosa vieni a parlarmi di risparmio e di investimenti che non riesco a mettere via niente! Non sapendo che quanto riportato su questo sito potrebbe migliorare notevolemtene le capacità di risparmio e l'ottimizzazione delle proprie risorse,quelli che hanno un reddito preferiscono vivere alla giornata ed investire gran parte del proprio tempo libero a cose più frivole,io ho letto e messo in pratica quanto riportato su faq risposte alle domande più frequenti sulla hompage di aduc,questo però mi ha richesto del tempo da impiegare per leggere e capire quanto riportato mi ci sono voluti alcuni mesi,poi ho rivisto le mie posizioni riallocando i miei risparmi ed almeno una volta a settimana seguo il buon Pedone e gli altri di Aduc, ritengo di avere ricevuto una buona informazione che mi ha permesso di scegliere e valutare gli strumenti d'investimento autonomamente e cosapevolmente,ora riesco a sostenere un colloquio con l'adetto bancario che non mi racconta più le solite favolette,ritengo che questo sito sia una potenza che la maggior parte della gente non sia in grado di comprendere non perchè non abbia le capacità,ma perchè le profonde convinzioni in materia finanziaria ed il pregiudizio fermino anche le persone che abbiano un minimo di buona volontà,è un mondo fatto di luoghi comuni che fanno parte della coscienza e della cultura popolare.
14 novembre 2013 12:04 - Gabri65
Gent. dott. Pedone,
il suo articolo è molto importante ma non condivido l'affermazione:
"In un mondo normale se ad un cliente di una banca fornisci, per iscritto, tutte le informazioni corrette di un determinato prodotto quest'ultimo sarà in grado di “fare una scelta d'investimento consapevole”."

In un mondo normale non dovremo (non possiamo) sapere "tutto" ma dovremo essere tutelati da chi si approfitta del fatto che qualcuno sa meno di una cosa. Un esempio per tutti, verificare se il tasso di interesse associato ad un mutuo è usuraio o no. Mi ricordo che scaricai tutte le tabelle dal sito della Banca di Italia e "fior fior" di avvocati e commercialisti si rifiutarono di verificare se avevo ragione liquidandomi con la risposta ... "figurarsi se una banca rischia di metter un interesse usuraio su un mutuo"
Io mi ero fatta dei conti e mi sembrava di si.
Penso che il problema potrebbe essere risolto non con la documentazione informativa ma con la "dimostrazione matematica (prove, conti)" che quello che viene proposto, a parità di rischi, è il prodotto migliore.
Naturalmente queste informazioni le dovrebbe fornire lo Stato che è in grado di averle. Le Banche , se vogliono clienti, dovrebbero farsi concorrenza cercando di migliorare le performance dei loro poco convenienti prodotti. In questo modo, magari, anche un pò di corruzione verrebbe eliminata,invece di scaricare sui cittadini ("la legge non ammette ignoranza") la responsabilità di scelte difficili.
Perchè i cittadini dovrebbero sapere di finanza e non di "medicina" o di "agricoltura" o di "sartoria" o di "pittura" e su quest'ultimo punto firme eccellenti sono cadute miseramente ... sbagliando.
I cittadini, con le loro tasse, pagano per delegare ad esperti i loro interessi e non per abbandonarli nella giungla delle norme.
14 novembre 2013 11:54 - savpg8801
Il mondo finanziario, facente parte del mondo economico in senso lato, è altamente complicato.
Perlomeno dal come si considera ai nostri tempi attuali.
Ma cosa è complicato realmente?
Cos'è un minimo di cultura finanziaria?
Cosa si intende comprendere l'informazione finanziaria?
Come metterla in pratica?
Se consideriamo la finanza una scienza, come può esserlo la medicina, l'ingegneria, la fisica, ecc.
chi mai si addentra in modo fattivo e sufficientemente performante in tali mondi, a meno che non sia qualificato nel ramo o un self-operating sfegatato e un po' capace di districarsi per esperienze fatte o per aver operato in tali settori.
Gli operatori finanziari, d'altro canto, dopo infinite regole europee o bancarie che si susseguono a raffica e che sono complicatissime, giocoforza inducono e rendono ancora di più il comune cittadino diffidente ed ostico nelle scelte.
Scelte che, appurato difficili e talvolta impossibili anche da parte di chi un minimo "crede" di capirci, diventano prerogativa forzata del cliente almeno retail.
L'operatore finanziario , dopo gli sbagli del passato in cui si operava a ruota libera (firma qui...ne piazzo tanti....non ci sono segnali....) ora ha l'obbligo di, in qualche modo, responsabilizzare solo il cliente-investitore.
La scelta non è più determinata dal consulente(fra le righe perchè ormai nemmeno essi riescono più a capirci niente o fanno finta) che dovrebbe poter essere parte determinante delle scelte, ma, siccome chi investe non investe nel passato, ma nel futuro, ecco che salta fuori la solita frase o simili....non possiedo la sfera di cristallo.....
Caro Pedone, non resta che accettare i suoi report sull'ignoranza finanziaria(in questo tema proposto) ma bisognerebbe anche vedere come sono messi per tutto il resto i vari strati di popolazione.
Sicuramente saranno molto più informati sul calcio o sulle pizzerie o sui posti in cui divertirsi, ma non si faccia lo sbaglio di dire che, siccome poca gente o non capisce o non si interessa di finanza, non abbia fondi o risparmi per farlo causa crisi o storie varie.
14 novembre 2013 10:42 - Alessandro Pedone
@FilippoB
Le prime volte che leggevo questi dati, anch'io non volevo crederci. Facevo il suo stesso ragionamento: se mi guarda attorno fra la gente che conosco non riscontro queste percentuali.
Il problema è che le persone si aggregano per similitudine.
Se lei è su questo sito a leggere un articolo come questo significa che è una persona che rientra quasi certamente nel 20% di persone che possiedono gli strumenti culturali minimi per orientarsi nella vita della società contemporanea.
E' normale che intorno a lei ci siano persone più o meno simili.
Col tempo ho cercato un po' di osservare meglio la società, in particolare le persone che non erano a me vicine. Mi sono reso conto così che c'è veramente un numero di persone elevatissimo che non leggono giornali e non esercitano più le loro capacità di lettura scrittura e calcolo da anni ed anni.

Queste ricerche vendono fatte ormai da moltissimo tempo e dalle più importanti istituzioni internazionali. Ovviamente non sono entrato nei dettagli operativi di come vengono elaborati, ma tendo a ritenerle sufficientemente affidabili.
14 novembre 2013 9:57 - FilippoB
I dati sono realmente preoccupanti ma sarebbe interessante capirne la distribuzione geografica.
Non mi pare che fra i miei conoscenti ci sia questa situazione ma potrei sbagliarmi.
In ogni modo concordo sulla grossa difficoltà nel farsi una cultura finanziaria: personalmente tempo fa volevo fare degli investimenti ma dopo alcuni mesi di studio ho capito bene i concetti chiave ed ho scoperto di non voler diventare un investitore! :D

Complimenti per l'articolo.

Cordiali saluti, Filippo.
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