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30 aprile 2014 7:06 - massimo1062
per non considerare poi la minore trasparenza e quindi la possibilita' che ,come a volte e' successo ,i soldi servano a scopi ben diversi da quello a cui erano destinati.ricordatevi del caso Parmalat che riusci a piazzare obbligazioni attraverso fondi comuni che sapevano che se la passavano maluccio,mentre con un paletto ben preciso il fondo non avrebbe potuto acquistare tutta quella mondezza......
30 aprile 2014 7:01 - massimo1062
dott.Pedone sono in completo accordo con lei punto e accapo.la gestione attiva e' il mercato e quindi fara' mediamente la media del rendimento del mercato meno i succosi costi ,la gestione passiva fara'la media meno costi minori.e dato che non sappiamo in anticipo chi fra i gestori attivi superera' la media e chi fara' peggio e' mediamente CERTO che una grande percentuale degli investitori in strumenti passivi guadagnera' di piu' o perdera' di meno.non sappiamo chi in anticipo ma sappiamo a priori che in un gruppo ci saranno molti piu' vincitori.il resto e'chiacchiere da bar.e' soltanto matematica.
29 aprile 2014 18:03 - Fulvio
Vorrei fare qualche considerazione da semplice risparmiatore che vorrebbe veder tutelato il suo denaro.
Rifacendoci a Trilussa è evidente che la massa amministrata dai fondi a gestione attiva che si comportano meglio del mercato deve essere bilanciata da analoga massa amministrata da fondi che fanno peggio del mercato. Se però consideriamo che i costi di gestione che gravano su questi fondi non sono piccola cosa possiamo notare che le probabilità di perdere denaro con questi investimenti superano ampiamente le probabilità di guadagnarne.
Perché allora molti risparmiatori, io per primo , ci lasciano le penne? Perché chi propone l'investimento, sia esso l'impiegato della banca o il "banchiere di famiglia" , fa loro credere che per evitare le insidie della borsa la soluzione migliore è quella di fidarsi dei prodotti da lui proposti, gestiti da maghi della finanza.
La situazione è poi aggravata dal fatto che il suddetto consulente che è gravato ma un conflitto di interessi grosso come un casa si guarda bene dal farti entrare o uscire dall'investimento in tempi opportuni .
Ciò premesso penso che gli ETF per molti rappresentino una soluzione accettabile che purtroppo spesso arriva dopo aver pagato in modo salato la propria ingenuità e impreparazione.
Sarei lieto di vedere ampliate o contestate queste mie affermazioni da chi è più esperto di me.
PS. l'esempio dell'aspirina non è condivisibile : si tratta dell'antiaggregante piastrinico di riferimento ed è la base di molte terapie cardiologiche.
29 aprile 2014 13:36 - federico6198
Concordo pienamente con quello che scrive Il sig.Pedone ed aggiungerei se non sbaglio che gli etf sono regolamentati da un mercato che prevede la capitalizzazione del fondo separata dal emittente,così facendo eliminiamo il rischio gestore ed il rischio liqiudità e riduciamo di molto anche il rischio sistematico,ora mi chiedo se sul mercato sia presente un strumento più efficiente,il tutto caro matteo lo trovi spiegato su questo link di ADUC NATURALMENTE : http://investire.aduc.it/articolo/concetto+rischio+finanziar io_4686.php

spero di avere scritto giusto sig:Pedone mi corregga se sbaglio.
29 aprile 2014 9:49 - Alessandro Pedone
@matteo.lombardo

E' un paragone completamente fuorviante.
Prima di tutto non c'è niente di paragonabile all'attacco di cuore e non c'è nessun medico. Qui stiamo parlando di informazioni generali da dare per investire i propri soldi. Semmai, volendo fare il paragone, si tratta di informare su come avere una buona salute, non consigli specifici su come guarire un singolo paziente da una specifica patologia. Mi spiego? Sono due cose TOTALMENTE diverse.

Quindi è corretto dare informazioni generali che difficilmente possono essere fraintese.
Volendo restare nell'esempio, io credo che i digiuni siano una pratica eccellente sia di prevenzione delle malattie che di cura per moltissime malattie, ma non mi sognerei mai di consigliarli in articoli su internet al pubblico indistinto perché - a mio avviso - sono cose adatte ad un ristretto pubblico di persone che hanno determinati requisiti (anche psicologici), se affrontati senza un minimo di cultura e molto meglio con un'assistenza specializzata possono creare problemi in rari casi anche abbastanza gravi.

Al contrario, consigliare di mangiare tanta frutta e verdura crude, ridurre drasticamente (meglio eliminare) tutti i cibi raffinati e prodotti industrialmente e fare tanto movimento sono cose utilissime per stare in salute e che si possono consigliare a tutti, senza precauzioni particolari.
Per me non sono efficaci come una alcune pratiche di digiuno, ma non mi sentirei mai di consigliare il digiuno ad un pubblico indistinto. Mi spiego?

E' lo stesso discorso con la scelta fra gestione passiva e gestione attiva, a mio avviso. Sono convinto che esistono delle scelte potenzialmente più efficaci della gestione passiva (come esistono delle scelte più efficaci per la propria salute rispetto alle regole generali che ho sopra accennato) però non sono per il grande pubblico non specificamente preparato.

Se una persona vuole andare da un esperto (nell'esempio, un medico) è giusto che il professionista, se lo segue, possa proporgli opzioni che ritiene migliori (se pensa che il cliente sia in grado di sostenere queste scelte, anche psicologicamente). In questo caso siamo in un rapporto TOTALMENTE diverso. L'esperto conosce il caso specifico, può valutare cosa sia meglio analizzati tutti i fattori e può assistere il cliente anche nel mantenimento di certe posizioni assunte.

Spero che adesso sia più chiara la mia posizione su questo tema. In ogni caso, l'aspetto più importante, quello che ci unisce è che la quasi totalità dei fondi a gestione attiva sono assolutamente sconsigliabili. Questa, a mio avviso, è la cosa più importante.
29 aprile 2014 8:08 - matteo.lombardo
“Sono, a mio avviso, una buona opzione per la grande maggioranza degli investitori che non hanno una solida preparazione per poter fare scelte più complesse.”

Quindi ad una persona che ha avuto un attacco di cuore il medico dovrebbe rispondere: “Non le spiego cosa le è successo o cosa fare per prevenire un altro attacco, perché è troppo complesso perché lei lo capisca; prenda un’aspirina, non risolve il suo problema ma non le fa male ed è sempre meglio di niente…”
28 aprile 2014 16:47 - Alessandro Pedone
@matteo.lombardo

Certamente gli ETF non sono la "soluzione universale" poiché la soluzione universale non esiste. Sono, a mio avviso, una buona opzione per la grande maggioranza degli investitori che non hanno una solida preparazione per poter fare scelte più complesse.
Dobbiamo sempre considerare che fra i costi degli investimenti ci sono tanti aspetti, uno di questi sono i costi informativi.
Proporre il messaggio che tu proponi: "i fondi attivi con queste caratteristiche non servono a niente, quindi se potete cercatene uno che non faccia così" espone gli investitori non esperti (cioè il target principale di questo sito) a molti errori di valutazioni nonché ai messaggi fuorvianti dei molti piazzisti della finanza. Il piazzista di turno dirà che questo fondo attivo è diverso dagli altri.

Inoltre, fondi che facciano una vera gestione attivi sono anche abbastanza "difficili" da detenere sul piano psicologico poiché è fisiologico che passino periodi di tempo nei quali fanno peggio del mercato (ed altri che fanno molto meglio) e solitamente l'investitore tende ad abbandonarli quando non dovrebbe

In altre parole, la scelta di una gestione non passiva è una scelta più costosa anche sul piano informativo e psicologico. Io non dico che sia sbagliata, dico che sia poco adatta alla maggioranza degli investitori non esperti.

Quando alla domanda: se sarebbe un bene se tutti facessero gestione passiva, è una domanda retorica. Ovvio che no, ma questo non avverrà mai, appunto perché questo creerebbe ottime opportunità di guadagno per gli investitori attivi. Fra investitori attivi e passivi si crea naturalmente non dico un equilibrio (perché non credo nell'equilibrio del mercato) ma una forma di simbiosi.
I passivi sfruttano gli attivi i quali (o meglio una parte dei quali) trovano maggiori occasioni grazie all'aumentato numero dei passivi.
28 aprile 2014 8:09 - matteo.lombardo
Caro federico, se pensi che gli ETF siano il sacro Graal degli investimenti fai benissimo ad usarli. Io ho un'opinione differente e seguo strategie diverse.
26 aprile 2014 10:40 - federico6198
Caro matteo.lombardo gli ETF sono una valida soluzione,selezionando un buon ETF diversificato che investe nel maggior numero di titoli presenti sul mercato con l'obbietivo di parreggiare il benchmark di riferimento,un investitore non esperto che adotti un pic sfruttando i crolli di borsa riesce a battere costantemente il mercato senza essere un mago della finanza,se poi aggiungiamo i costi di gestione che sono bassissimi il gioco diventa veramente semplice.
23 aprile 2014 16:58 - savpg8801
Sempre alle solite.
Ogni fenomeno della vita si tende a esporlo come "il tutto per l'unità", generalizzare, anzichè analizzare, legiferare quando le leggi univoche sono compromessi mediati buoni per nessuno, attenersi a indici generici quali lo "spread" per definire la bontà o meno di un Paese, misurare la febbre del malato italico con il grado di "fiducia dei consumatori", dire che gli italiani non arrivano a fine mese, quando, nonostante il maltempo dieci o quindici milioni(notizie divulgate) sono partiti per spiaggie e località turistiche a crapulare e consumare benzina(non italiana)i cui corrispettivi monetari scappano fuori all'estero, l'Italia è un paese di poveri, non si hanno più soldi per pagare il mutuo, gli italiani non consumano più (eccezion fatta per i troppi consumatori di parole ed opinionisti), stiamo cascando nell'accademica "deflazione" anzichè entrare in crescita..crescita al fine di aumentare i prezzi(inflazione al costo della vita)e pagare più tasse e consumare...consumare...produrre (a vut sciuper(scoppiare)?) siamo al trentesimo posto per benessere, le strade sono sfasciate, un paese di ladri e malfattori opportunisti (persino alle radio degni economisti o esperti o giornalisti divulgatori, magari non troppo fra le righe, lo affermano), certe associazioni continuamente denunciano il tracollo "delle" aziende e dell'occupazione, "le"(non quali, ma LE) banche non danno più via più soldi, l'euro ha rovinato gli italiani,l'italiano si fa mangiare dalle tasse.......a.s.o.... evvia.. quale italiano?
Ma poche volte si esalta la imprenditorialità di un gruppo di donne che hanno fondato un'azienda viticola per fare vino doc(amore e costo superiore) o altre che creano sottovasi o lavori per decorazione... in fondo l'Italia è sempre stata un Paese di "creativi".
Adesso, invece, si tende a ridurla ad un unico numero, un'unica identità "come ad un sol uomo" si diceva...ma adesso con la parità di genere, pardon anche "come ad una sola donna".
E così, spiacevole o piacevole per alcuni, il fenomeno dei fondi comuni, centomila specie, ad un'unica equazione analitica.
22 aprile 2014 8:34 - matteo.lombardo
@Alessandro

Non sono d'accordo, per me il messaggio chiaro da dare non è "i fondi attivi non fanno meglio dei benchmark quindi comprate ETF", ma piuttosto "i fondi attivi con queste caratteristiche (e la lista di Steve è un buon inizio) non servono a niente, quindi se potete cercatene uno che non faccia così".

I fondi passivi/ETF non sono la soluzione universale: 1) comprano quello che è disponibile, non quello che ha senso (investono guardando nello specchietto retrovisore); 2) se tutti i fondi fossero passivi/indicizzati, questo sarebbe un bene???
19 aprile 2014 11:00 - donpappeo
Allora, per farla breve: Fondi passivi-Fondi attivi 1-0.
Ora facciamo un altro raffronto: Fondi passivi-Etf.
Escludendo i costi chi vince? E includendo i costi?
18 aprile 2014 18:17 - efraim
Credo che sostanzialmente sia vero ma, a rigore, non c'è nessun motivo matematico per dire che gli investitori passivi avranno un rendimento pari a quello medio del mercato. Questo sarebbe vero se e solo se investissero nella stessa proporzione fra tutti i titoli. Se si ammette la possibilità che un gruppo di titoli performi molto meglio della media e che gli investitori passivi non vi investano (per qualunque e talvolta anche molto plausibile motivo*) tanto quanto sugli altri titoli, allora matematicamente questi sottoperformeranno rispetto alla media del mercato. Così non fosse (e non so, ma può anche darsi che così non sia mai e poi mai) è senz'altro logico che gli attivi guadagnino come la media. Risulta ostico crederlo perché la prima premessa non è necessariamente vera (senza contare le implicazioni dell'ipotesi per molti non escludibile a priori sulla competenza di qualche operatore attivo).

*Un esempio concreto può essere qualche ditta davvero vantaggiosamente innovativa e tecnologica: chi ne (ri)conosce le potenzialità grazie a conoscenze e competenze elevate può investirci molto di più di chi investe a caso, comunque passivamente. Molto facilmente queste ditte, se valide davvero, performeranno in media molto più del mmercato e, con esse, chi ci investe.
18 aprile 2014 9:14 - Alessandro Pedone
@Gabri65

La mia frase "In realtà, in finanza, si concentrano i migliori cervelli (anche perché è il settore dove si guadagna di più)." era ovviamente una semplificazione che non voleva offendere nessuno.

Non c'è proprio paragone fra quanto si possa guadagnare in politica e quando si possa guadagnare in finanza. Le due cose sono incommensurabili.

Naturalmente non significa che non esistano cervelli parimenti o più intelligenti in altri settori. Dico semplicemente che è un fatto che, statisticamente, i migliori studenti delle migliori università finiscono per lavorare in finanza.
18 aprile 2014 9:10 - Alessandro Pedone
@Steve222

Condivido praticamente tutto ciò che hai scritto.
18 aprile 2014 9:07 - Alessandro Pedone
@matteo.lombardo

Se condividi, come condividi, che "l'80%-90% dei fondi fa peggio del mercato" mi sembra che ciò che ho scritto possa configurarsi come una semplice conseguenza.

Io non ho mai scritto, perché non lo penso, che la la gestione attiva sia una bufala "tout-court". Dico che vendere fondi dicendo che faranno bene perché i gestori sono bravi sia una favola, almeno nella quasi totalità dei casi.

Che poi esistano eccezioni è evidente, ma sono - appunto - eccezioni che confermano la regola.

Io sono convinto che si possa fare meglio del mercato con politiche di gestione attiva, ma è il tema è complesso da trattare e poiché la realtà inoppugnabile è che la quasi totalità dei fondi a gestione attiva fa peggio dei mercati (ed ancora peggio facciano gli investitori che li utilizzano) è fondamentale non confondere gli investitori e dare il messaggio chiaro.
17 aprile 2014 11:36 - Steve222
Perché i fondi di investimento -in media - non battono il mercato?
1) perché essi stessi sono IL mercato, dato che hanno un numero di titoli talmente alto da non potere, di fatto, discostarsi dalla media: è dimostrato che già con 20-30 titoli decorrelati si ottiene praticamente la media del mercato; basti pensare al Dow Jones, costituito da 30 titoli, e all'S&p 500, costituito da 500 titoli: entrambi hanno una correlazione praticamente pari a 1, in qualsiasi periodo storico.
2) perché nel loro mandato non c'è quello di battere il mercato (sembra strano ma è così), ma di raccogliere quanti più investitori possibili.
3) perché i gestori di questi fondi sono giudicato su base trimestrale se non mensile. Per non rischiare di fare peggio del mercato (cioè di essere licenziati in tronco), preferiscono indicizzarsi in gran parte
4) perché sono talmente grandi che non si possono permettere di comprare titoli a più bassa capitalizzazione
5) perché la loro dimensione gli impedisce di uscire ed entrare dal mercato senza influenzare il prezzo dei titoli che posseggono
6) perché quando lo fanno, ci mettono settimane
Ce ne sarebbero molti altri di motivi, ma mi fermo qui. Seguire un benchmark (tra l'altro costruito su basi insensate, come la capitalizzazione di mercato) non è affatto la cosa più logica nel campo degli investimenti. E' molto meglio seguire una strategia sensata, che sia il trend following di lungo periodo (con un corretto money management) o il value investing (qui la larga maggioranza dei gestori seri, tra l'altro con fondi molto concentrati, batte il mercato quasi sempre, sul lungo periodo). L'importante è affiancarli con la psicologia, evitando i comportamenti di euforia e depressione e anzi, cercando di cavalcarli a proprio vantaggio, cosa facile a dirsi ma molto più difficile a farsi, se non si dà il giusto peso alla parte psicologica degli investimenti.
17 aprile 2014 9:09 - gm da legnano
Per conto mio, un asino, il problema non sta nei fondi anche se sono patacche all'80/90% come dice M. Lombardo, ma nei numerosi pataccari mascherati da "consulenti" / "ufficio titoli" / "banchieri famigliari" / "promotori" tutte ...... perfettamente addestrate dai loro ammaestratori.
Giustamente, come dice il Marco, un 10/20% di fondi sono validi; un problema è individuarli ma il problema di ben lunga maggiore è riuscire a diffidare totalmente di chi te li propone in evidente, ma ben celato, conflitto di interesse.
Io dichiaro il mio disprezzo in chi approfittando della pubblicità ingannevole, della fiducia carpita al cliente, della complessità della materia, degli obiettivi non definiti dal cliente, della sua ignoranza in economia e finanza, gioca con messaggi ambigui ( mezze verità) aumenta la confusione dei malcapitati pescando poi nel torbido indotto con arte e sotterfugi nel suo esclusivo personale interesse.
17 aprile 2014 8:57 - Gabri65
Piccola provocazione sull'affermazione: "In realtà, in finanza, si concentrano i migliori cervelli (anche perché è il settore dove si guadagna di più)."

Anche la politica è un settore dove si guadagna molto e dove si ha la responsabilità dei destini delle persone (un pò come in finanza ma da un'altra prospettiva), ma non mi pare ci siano i migliori cervelli ... Non offendiamo le persone intelligenti e con un altro senso morale che non hanno voluto mettere le loro capacità a servizio del più forte e più scaltro dicendo che quelli che lo hanno fatto invece lo sono.
17 aprile 2014 8:22 - matteo.lombardo
"Chi segue questo sito da tempo sa perfettamente che la favola del bravo gestore il quale, grazie alle sue conoscenze, riesce a scegliere le migliori azioni per rendere di più della della media del mercato, è una storia ottima per vendere fondi comuni d'investimento, ma totalmente campata in aria."

Alessandro, anche la tua conclusione a questa tesi è "campata in aria".

Non rigetto certo la nozione che 80%-90% dei fondi faccia peggio del mercato (i fatti supportano purtroppo questo concetto), ma dire tout-court che la gestione attiva è una bufala non mi sembra corretto da parte tua. Ci sono gestori e gestori, e le caratteristiche di quelli che faranno bene (e ognuno definisce bene come preferisce) sono ben documentate e facili da identificare.
16 aprile 2014 18:48 - savpg8801
Allora, analizzare i fondi di investimento in ottica macroscopica è altrettanto errato.
E' vero che "in genere" dai fondi ci si deve aspettare poco o nulla rispetto al mercato con accesso da parte degli investitori retail, cioè coloro i quali o hanno qualche risorsa saltuaria in un determinato momento, o hanno i titoli in scadenza e devono reinvestire immediatamente,
e che si devono adeguare alle bizzarrie del mercato del momento e agli attacchi della speculazione del gioco finanziario.
Per effettuare ciò è necessario che il consulente a cui si appoggiano non mostri loro i prospetti magnificando i fondi che hanno avuto grafici performanti nei periodi precedenti perchè non saranno mantenuti, ma se questi "consulenti sono di"parte" li dovranno vendere ad ogni costo.
Altra negatività sui fondi è quella dei piani di accumulo dove periodicamente (anche addirittura mensilmente) avviene la transazione automaticamente e alle quotazioni che, magari in quel momento sono alte e produrranno acquisti destinati al rilivellamento con effetti successivi negativi; può anche capitare il contrario, ma vista la volatilità dei periodi, non è mai certo e decisivo "in autonomia" la scelta e, caso non strano, prevalgono le mosse negative.
Vero è che le migliori performances derivabili da esperienza e "capacità(?)" degli esperti non compenseranno mai i costi in più dovuti alle gestioni.
Peggio va quando non c'è l'immediatezza di operatività specialmente nei disimpegni; nulla si sa sulla data o sulla valuta, l'incertezza di eventuali ricollocamenti in momento sbagliato, ecc.
Sommando alcune cose dette ed altre esistenti che molti non conoscono, da qualche esperienza in merito a cominciare da uno dei primissimi fondi nato a fine anni '70 il Fondicri e successive esplosioni della moda ove sembrava di correre al Klondike, si è dimostrato che, come dice l'autore ed altri studi (pur macrogeneralizzati), l'investimento in fondi o gran parte di essi, non risulta redditizia e spesso negativa.
Molti investitori, per milioni di occorsi, ci hanno rimesso soldi e speranze nonchè la fiducia.
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