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10 luglio 2016 11:39 - savpg8801
Guardate cosa si diceva sei anni fa in un articolo in ADUC:
http://www.aduc.it/articolo/speculazione%2Bdeviazione%2Bfin a nziaria_17519.php
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La definizione di speculazione veniva (a mio parere) giustificata in relazione ad azioni (ovviamente lecite in assenza di illeciti) considerate del tutto normali allo scopo di guadagnare, lucrare, fare l'interesse di chi ordina qualsiasi tipo di speculazioni finanziarie, specie in borsa.
Insomma chi meglio ci sa fare, chi è più furbo, chi sa intervenire grazie alle sue"capacità" di manovra, chi sa prevedere gli umori dei mercati grazie ad algoritmi estrapolativi (e magari anche storici interpolativi) ed anche grazie a spregiudicatezze, in tanti casi vantate persino sui mass-media, ecco che si è tentato di giustificare tutto ciò come una "normale" attività che, paradossalmente, può far bene e ottimizzare gli andamenti dei mercati.
Quando queste azioni sono limitate ed oneste, sono d'accordo. Sono un atto di guadagno che sfrutta gli umori dei mercati e di chi vi opera. Ma quando si supera il limite, con chiare azioni massicce che tutti(?) conosciamo, si innesca il fenomeno della vera speculazione(quella che da tempo ha preso il posto della normale ed onesta) criminale.
Ora sembra che esista solo questa.
E tutti ne fanno le spese: dal piccolo investitore-risparmiatore, agli operatori che , per rimanere in attività escogitano di tutto, a finire(ma non proprio) per rovinare aziende in difficoltà che potrebbero risanarsi solo se si aiutassero anche in maniera non traumatica.
Invece la speculazione( termine come intendo io) le finisce, le uccide definitivamente azzerandone le capitalizzazioni nei valori di bilancio ed innescando così un processo ad andamento geometrico e non arrestabile.
Ecco che devono scattare gli aiuti di stato, l'intervento di fondi ad-hoc, gli acquisti da parte di investitori stranieri che si appropriano di gioielli al costo della carta straccia. Tutto ben pilotato. Ed in gran parte adesso a scapito delle banche.
In definitiva tutto ciò gioca sempre a sfavore del cittadino, del Popolo, del normale risparmiatore che, alla fine, paga tutto quello che la "speculazione"(ormai identificata come un fenomeno, un po' come la mafia o la camorra) ha guadagnato.
Anche lo Stato, nelle sue direttive finanziarie perseguiva i cosiddetti speculatori d'ufficio, chiamandoli a far fronte ad azioni spinte e considerate scorrette che davano adito ad evasioni di imposte e tasse.
Ma attualmente lo Stato non persegue speculazioni se non giudicate illegali in maniera giurisprudenziale e questo quasi alle kalende greche, cioè a tempi inesistenti.
8 luglio 2016 18:51 - lucillafiaccola1796
Grazie Sav per la tua spiegazione. Era proprio necessaria. Io mi auguro che sta’ UE nazi D e F, servi di U$ion, rientri nei ranghi e non ci fotta i risparmi, sotto la minaccia di seguire la GB, mandandoli a fuck them all. Non accettiamo le borse…interessiamoci solo dei Borsellini, i Nostri, in modo che solo gli speculatori di satan scudo rosso si fottano fra di loro. Si può fare. L’unione fa la forza. Ma bisogna avere un poco di dignità e di dignitoso coraggio.
8 luglio 2016 18:21 - savpg8801
Oggi alle 17, l'Unicredit sfiora un + 8% dopo perdite immani negli ultimi tempi. Non è successo nulla di concreto. Unicredit diventa buona di botto. Chiedetevi chi le ha comprate quelle azioni tale da far lievitare il prezzo in modo massiccio in poche ore! I neo rialzisti che acquistano a prezzi da fallimento. Me ne frego di ciò che c'è dietro, ma questo è il paradosso.
-.-.-.-.
A seguito per dati antecedenti di ieri:
https://it.finance.yahoo.com/notizie/banche-465-miliardi-per dite-unitaliana-084000077.html
L'italiana peggiore sembra essere Unicredit
si dice:.. il WSJ il quale sottolinea nella sua analisi, come gli ultimi ribassi abbiano cancellato un quarto della capitalizzazione di mercato delle prime 20 banche al mondo. Una debolezza che non è da attribuirsi solo alla futura uscita di Londra dall'Ue ma che non è altro che la proiezione di quanto era già in pectore. Il primo esempio fatto è quello di JP Morgan Chase con un calo dell' 11%, la più virtuosa anche sull'intero panorama statunitense che naviga su una media del -20%, anche se la peggiore di tutti a livello mondiale è stata Unicredit arrivato a perdere il 64% e, volendo tirare in ballo ancora Berlino, da sottolineare il -47% di Deutsche Bank.
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Capito bene? Quando per ragioni di interesse, e la speculazione finanziaria lo è largamente, non si guarda in faccia a nessuno; nei tempi antichi il malato, l'appestato, il diverso, il deforme, il disgraziato, non venivano soccorsi, aiutati, salvati. Si finivano sic et simpliciter, allontanandoli o uccidendoli in qualche maniera più o meno evidente. Nel mondo moderno dove sembra imperare l'accanimento di salvataggio, l'aiuto agli oppressi, ai diseredati, agli ammalati, ai succubi di guerre, agli affamati, ai disgraziati in genere, per poterli riabilitare, ricondurre a nuova degna sopravvivenza, vige per quasi tutte le filosofie moderne dell'esistenza e dei diritti umani. Ma non nella finanza e nell'economia.
Chi(o cosa) sta morendo (vero o falso che sia e deipende dalle voci più che dagli assetti fondamentali) si finisce di ammazzarlo con colpi di grazia(senza giustizia). Uno di questi metodi è il bail-in che è già stato dichiarato incostituzionale da parte di obiettori, appena dopo un anno(sei mesi di pieno vigore). Altro è l'accanimento per uccidere ciò che resta di qualche istituto bancario in agonia (causata principalmente da crediti inesigibili, quindi di responsabilità anche pubblica che non permette pieno incolpamento e deterrenza per gli insolventi che viaggiano a ruota libera, oltre che da erogazione di crediti spesso troppo facilmente a chi non ne avrebbe diritto in quanto incapace di restituirli) come Banche che si sono poste in attenzione negli ultimi tempi(Etruria-CR Ferrara, MPS- CR CES, ecc.ma anche altre non pubblicizzate dai mass-media, chissà perchè) e le cui azioni, anzichè rivivere per dare una mano a togliersi d'impaccio, sono crollate al punto da innescare ricapitalizzazioni e piani industriali-commerciali-riorganizzativi massicci e deleteri per l'azionariato e l'obbligazionariato subordinato chiamato a pagare le malefatte di altri.
L'attenzione non va posta solo in queste conosciute Istituzioni e/o fondazioni, ma su tutto l'azionariato in generale di settore(e non solo) per il semplice fatto di innesco di mancanza di fiducia nel possesso di azioni e subordinazioni. Credete che i turlupinati si affaccino più al mondo finanziario azionario? Quelli fregati ed anche altri(salvo gli speculatori ovviamente).
8 luglio 2016 10:43 - savpg8801
Cari signori, fino a ieri banche nel girone infernale, oggi borsa trainata dai bancari....ma guarda tu! Le frasi di qualche personaggio infossano, le frasi di qualcun'altro infiammano. Questo il risultato: miliardi che passano dalle tasche di molti a quelle di pochi e molti altri che si bruciano. Questa è la "bellezza" della borsa dei giorni nostri liberistici.
Le teorie dei grandi economisti e pensatori, nonchè filosofi, in sistemi come quelli moderni non valgono più nulla, anzi fanno solo sorridere.
Purtroppo, se non c'è nulla da invocare di moderno da parte degli"analisti detectives" di oggidì, ripariamo i nostri guai con la teoria del caos e della speculazione ( non teorie teoriche, ma reali e pratiche), le uniche lasciate liberamente agire.
7 luglio 2016 10:55 - neru
Caro Pedone, i CCF sarebbero comunque una soluzione auspicabile, ma a mio modesto parere, al punto a cui siamo giunti, non impedirebbero l'implosione di questa Unione Europea così come è sta concepita e imposta.
Quanto alle "politiche autenticamente keynesiane" sono totalmente d'accordo (e mi fa piacere, finalmente, che tu lo scriva in modo chiaro), ma se veramente "autentiche" non potranno MAI conciliare con una MONETA UNICA.

E le ragioni non devo essere certo io a spiegarle ad una persona competente, e che stimo, come te.
6 luglio 2016 19:25 - lucillafiaccola1796
Non sono solo io a pensarlo...
La soluzione Ue alla crisi bancaria? Sequestrate i conti correnti
L'unione Europea è entrata in un vortice di problemi che apre la necessità di rivedere alcuni trattati, o di immaginarne altri.
Nulla di “progressivo” naturalmente, anzi di più reazionario. Ma un percorso disegnato a Maastricht, un quarto di secolo fa, sembra ormai arrivato al capolinea. Fin quando a porre problemi è stato un paese solo, per di più piccolo e debole come la Grecia (e prima ancora Cipro) la risposta è stata violenta: obbedite e basta.
Ora c'è invece da affrontare le bizze inglesi (paese fuori dall'euro e tentato di staccare la spina completamente anche dagli altri, minori, vincoli europei), mentre esplode la questione dell'”UNITÀ BANCARIA”.
Sul primo fronte, che ha visto gli inglesi porre un ricatto sociale brutale – “non forniremo più welfare agli immigrati comunitari, almeno per alcuni anni, se non ci date quello che vogliamo” - i margini di mediazione sono stretti ma abbastanza comodi. I tedeschi hanno detto che se ne può discutere, quindi si è cominciato a discutere.
L'altro fronte è invece semplicemente devastante, perché lì di margini non ce ne sono. Di visibili, almeno. L'”unione bancaria” tra i paesi che adottano la moneta unica prevedeva fin dall'inizio “TRE PILASTRI”, da costruire progressivamente perché l'intero edificio potesse stare in piedi.
Il primo pilastro – Meccanismo di Vigilanza Unico (SSM), entrato in vigore nel 2013 ma operativo da novembre 2014; ovvero la vigilanza bancaria, da trasferire integralmente dalle banche centrali nazionali alla Bce – è a metà del guado. La Bce ha preso la sorveglianza sulle banche “sistemiche”, quelle di grandi dimensioni il cui eventuale fallimento potrebbe avere conseguenze disastrose. Per quelle piccole, invece, la vigilanza è rimasta per ora in mano alle autorità nazionali, perché soprattutto la Germania non ha voluto che qualcun altro ficcasse il naso nel sistema diffuso delle Landesbanken, istituti regionali quasi sempre controllati da un mix politici-imprenditori locali, che quasi mai presentano bilanci trasparenti e tanto meno in ordine. Ma anche a livello macro, come per esempio DEUTSCHE BANK, gli istituti tedeschi possono esibire il minimo assoluto di credibilità globale (Deutsche è stata salvata più volte con soldi pubblici, negli ultimi anni, ed è stata alcentro di quasi tutti i crack finanziari del nuovo millennio).
Il secondo pilastro, il Meccanismo Unico di Risoluzione delle Crisi (SRM), che entrerà in vigore nel 2016, quindi ormai vigente. E infine il Fondo Unico di Risoluzione (SRF) che sarebbe dovuto andare a regime dal 2025.
Quest'ultimo è il vero nodo del contendere perché implica necessariamente un fondo unico di assicurazione sui depositi, ovvero la “mutualizzazione” tra tutti i paesi europei dei costi di eventuali fallimenti bancari, per garantire ai correntisti la disposibilità integrale dei soldi versati, fino a 100.000 euro. Valgono qui le parole con cui Angela Merkel, venerdì, ha annientato l'alzata di ingegno di tal Matteo Renzi sul tema: “La mutualizzazione dell'assicurazione dei depositi bancari farebbe l'opposto che ridurre i rischi nel sistema finanziario. Per questo pensiamo sia sbaglaita e la respingiamo”.
Come si vede, non è uno stop tattico, momentaneo, ossia il solito “prima mettete a posto i vostri conti e poi andiamo avanti insieme”. No. Qui c'è una rimessa in discussione del sistema, della sua struttura. Insomma, di un trattato (com'è stato costretto a ricordare Mario Draghi: «L'unione bancaria va completata. Su questo c'è stato un accordo, sia sulla costituzione di un sistema di assicurazione dei depositi, sia su un SINGLE RESOLUTION FUND (PER FINANZIARE GLI INTERVENTI SULLE BANCHE IN CRISI NDR). Queste cose vanno fatte, anche perché in questo modo uno dei problemi che ha caratterizzato la crisi, il nesso bidirezionale tra banche e Stati sovrani, viene attenuato»).
Non è sorprendente che la QUESTIONE SIA ESPLOSA A LIVELLO EUROPEO DOPO LA VICENDA DEL “SALVABANCHE” ITALIANO, CON LA SCELTA DEL GOVERNO RENZI DI METTERE IN MOTO UN BAIL IN – ANZICHÉ IL FONDO INTERBANCARIO, ANCORA ESISTENTE E OPERATIVO – CHE HA SCARICATO SU OBBLIGAZIONISTI INGENUI E CORRENTISTI DI PROVINCIA I COSTI DI UNA GESTIONE OLTRE IL LIMITE DEL CRIMINE ORGANIZZATO. SI PENSI CHE SOLTANTO IN BANCA ETRURIA SONO STATI SCOPERTI 25.000 CONTI CORRENTI SENZA UN TITOLARE RINTRACCIABILE, FACENDO SUBITO PARLARE DI RICICLAGGIO (E NON CERTO DI DENARO PULITO).
Non ci sono certo soltanto le piccole banche italiane in condizioni precarie, quindi la domanda “chi paga?” va posta a livello continentale. E la Germania del duo Merkel-Schaeuble risponde: “noi mai”.
E allora? La direzione di marcia è indicata con raro cinismo da Lars Feld, consigliere del governo tedesco e vicino al ministro Wolfgang Schaeuble, intervistato ieri da Federico Fubini sul Corriere della Sera: “I TAGLI ALLE OBBLIGAZIONI E AI CONTI CORRENTI SOPRA I 100 MILA EURO DOVRANNO AIUTARE A RISTRUTTURARE LE BANCHE, PERCHÉ LA COMMISSIONE UE IMPEDIRÀ SALVATAGGI DELLE BANCHE DA PARTE DEL GOVERNO O SUSSIDI NASCOSTI AGLI ISTITUTI. NON SARANNO PERMESSI”.
Una traduzione non sarebbe necessaria, ma la facciamo lo stesso: “Voi italiani dovrete tosare i vostri correntisti – e tutti lo siamo, perché è ormai obbligatorio avere un conto per versarvi stipendio o pensione – per salvare le vostre banche. Perché lo diciamo noi, Punto e basta”. Se non ce la fate nemmeno così, c'è sempre “Il fondo salvataggi è lì per gestire il rischio sistemico che va aldilà della capacità di un Paese”. Un meccanismo che inchioda ancora di più le possibilità di manovra di un governo nazionale e SPINGE, IN CASI NEANCHE ESTREMI, A VENDERE A PREZZI STRACCIATI AZIENDE E/O BANCHE; CON TEDESCHI O FRANCESI PRONTI A COMPRARE. “Comunque – chiude Feld - dobbiamo impedire a qualunque governo di sussidiare le banche”.
Se i tedeschi non avessero usato 300 miliardi di fondi pubblici per salvare le loro, durante il momento peggiore della crisi finanziaria, il ragionamento sarebbe inaccettabile ma almeno “onesto”. Così è soltanto una rivendicazione del “diritto del capitale con base in Germania” a spadroneggiare dovunque, nel Vecchio Continente.
Sta di fatto, a questo punto, che la costruzione dell'Unione Europea si trova ad affrontare scogli inaggirabili. E se verrà comunque trovata una soluzione, questa sarà terribile per le popolazioni. Non più solo per lavoratori, pensionati, giovani, studenti. Ma anche per quel “ceto medio” che fin qui si era sentito tranquillo avendo “qualche risparmio in banca”.
Ma bisogna capire bene il discorso. Un lavoratore precario o stabile, o un pensionato che è obbligato ad avere un conto corrente, potrebbe pensare: "non sono un azionista, non ho mai voluto sottoscrivere obbligazioni della banca, ho molto meno di 100.000 euro, quindi posso stare tranquillo". NON È PROPRIO COSÌ. LA GARANZIA FINO A 100.000 EURO - PER SOMME INFERIORI, DUNQUE - È ANCORA A CARICO DELLO STATO NAZIONALE DI APPARTENENZA. SE I FONDI DISPONIBILI PER QUESTO SCOPO NON DOVESSERO BASTARE, QUELLO STATO NAZIONALE NON POTRÀ AGIRE IN DEFICIT; QUINDI VIENE A SALTARE LA GARANZIA ANCHE PER LE PICCOLE CIFRE, NON SOLO PER GLI OVER 100.000.
Non a caso, il saggio Wofgang Munchau, sempre ieri e sempre dalle colonne del Corriere della Sera, in traduzione dal Financial Times, spiegava perché “L'UNIONE BANCARIA È TANTO NECESSARIA QUANTO IMPOSSIBILE”.
NON UNA PROFEZIA, MA UNA SENTENZA.
http://www.contropiano.org/economia/item/34394-la-soluzione- ue-alla-crisi-bancaria-sequestrate-i-conti-correnti
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