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7 dicembre 2020 12:44 - frankpn
Buongiorno,
come mai nell'articolo nella performance di GEM, la percentuale di drawdown è molto diversa da quella riportata da Gary Antonacci sul suo sito (-19,7%)
https://www.optimalmomentum.com/dual-momentum-proprietary-mo dels/

Gary Antonacci riporta per il modello E-GEM una performance di CAGR 15.9 e di massimo drawdown del -7,7%. Secondo voi come è possibile ridurre la percentuale di drawdown fino al -7,7% senza influire troppo sulla performance?
6 ottobre 2018 18:09 - giorgio1265
Strategia molto interessante e che ho approfondito parecchio, anche se attualmente non ho chiaro come poterla implementare per noi Europei (dato che ad es MSCI world ex-us qui da noi non si trova).
Ha qualche suggerimento su come adattarla ?
17 aprile 2018 9:15 - Corrado Festa
Buongiorno, può sostituire il confronto con il rendimento ad un anno dei T-Bill (o altro titolo di stato equivalente) con il confronto con un indicatore che non risenta in modo diretto delle politiche delle banche centrali. Ad esempio può utilizzare la media mobile (tipicamente, a 200 giorni) dei valori dell'indice azionario stesso. Spero sia chiaro, ad esempio: confronta il valore di fine mese dell'indice MSCI World (o qualunque altro lei utilizzi) con la media mobile a 200 giorni dell'indice stesso.
3 aprile 2018 14:02 - curiosityfreethecat
Sto seguendo l'approccio del Dual Momentum da due anni. Ora come ora sono preoccupato perché visto il livello dell'obbligazionario, il segnale di uscita dell'azionario scatterebbe solo a fronte di uno storno devastante. Che cosa ne pensate?
15 dicembre 2017 11:55 - Corrado Festa
Gentile Signor Toio68, grazie per il suo apprezzamento. Capisco bene la sua reazione, essendo anch'io convinto della bontà dell'approccio value e dell'importanza di far riferimento al livello delle quotazioni per le scelte di investimento. Lei giustamente confronta la strategia proposta da Antonacci con le statistiche sui rendimenti dei fondi presentate da H. Marks (e non solo da lui peraltro) e si chiede come le due cose possano coesistere. Provo ad aiutarla su questo. Vedo due motivi: 1) i risparmiatori che hanno ottenuto rendimenti più bassi dei fondi sui quali avevano investito non avevano una strategia predefinita e quindi finivano per prendere decisioni sbagliate, compro alto e vendo basso. Questo però è valido in generale e non avvalora la strategia Momentum, come invece il punto 2) l'ottica di Marks è di lungo termine, mentre quella di Antonacci è di breve termine. L'aspettativa di Marks è che i titoli (o le asset class) con i livelli di quotazioni più bassi avranno rendimenti più alti nel medio-lungo termine; l'aspettativa di Antonacci è che i titoli (o le asset class) con i rendimenti recenti più alti avranno rendimenti a breve più alti. Non a caso la strategia proposta non è di tenere i titoli sul lungo ma di verificarli mensilmente, come andare alla ricerca dell'onda più forte del momento. Sono due prospettive e due logiche operative diverse.
A me poi ha molto colpito l'osservazione di Antonacci che spesso gli investitori, poiché non dispongono di una veloce modalità di uscita (way out) predefinita dal mercato azionario, finiscono per essere sovrappesati sulle obbligazioni e sottopesati sulle azioni, asset class che ha storicamente fornito i rendimenti più alti. La definizione di un metodo per verificare quando stare o meno sul mercato è la prima componente della sua strategia e resta valida indipendentemente dalla prospettiva che si adotta, momentum piuttosto che contrarian, value o altro.
11 dicembre 2017 10:27 - Toio68
Leggo sempre con interesse queste recensioni di libri del bravissimo Corrado Festa. Come si dice, "non si smette mai di imparare", e nel campo degli investimenti ancora di più. Tuttavia, come ho già scritto in altri commenti, credo di essere inguaribilmente "contrarian" approccio che sta a quello momentum come il diavolo sta all'acqua santa (o meglio il contrario). La filosofia contrarian è molto semplice, e assomiglia a quella della buona massaia: compera quando ci sono i saldi e i venditori si azzuffano per vendere, vendi quando i compratori si azzuffano per comperare. Cosa psicologicamente difficile anche se tecnicamente facile. Come dice Warren Buffett, quando gli hamburger calano di prezzo tutti sono contenti perché ne possono comprare di più e non si capisce perché con gli investimenti la gente ragiona al contrario. Quando un titolo ha avuto un grosso ribasso comincio a curiosare nei suoi fondamentali per vedere se il prezzo non è sceso oltre il ragionevole ed è giunto il momento di comprarlo. Quando un titolo che ho in portafoglio cresce molto, comincio a chiedermi se non è arrivato il momento di venderlo. Sentire che qualcuno consiglia di fare l'opposto ed investire solo in quello che ha aumentato il prezzo costantemente negli ultimi 12 mesi a me suona come una politica Kamikaze. Sono matto io? Leggo sull'ottimo libro di H.Marks (recensito anche qui) che il migliore fondo del primo decennio dei 2000 ha avuto una performance del 18% annuo mentre la media dei suoi sottoscrittori ha perso l'8 percento. Come è possibile? Anche quel fondo ha ovviamente avuto alti e bassi, durante il periodo in cui batteva il mercato così ampiamente. Se gli investitori mediamente entrano quando il fondo ha avuto le performance migliori ed escono quando il fondo cala (che è il succo dell'approccio momentum), compreranno regolarmente sui massimi e venderanno sui minimi. Che è il sistema migliore per perdere soldi sui mercati finanziari. Detta in altre parole, l'eccellente risultato di quel fondo value è stato vanificato dall'approccio momentum dei suoi sottoscrittori. La mia impressione è che l'approccio momentum funzioni bene solo in backtesting, ma che nella pratica sia difficile da implementare e potenzialmente catastrofico. La mia visione è che o ce la si sente di seguire un approccio contrarian/value sfruttando le pazzie di "Mr.Market" a proprio vantaggio (sì, lo so: secondo la teoria dei mercati efficienti questo non sarebbe possibile), oppure è meglio investire ad indice cercando un rendimento medio e limando sui costi di gestione. Ma lasciamo gli approcci "trend following" ai lemmings e guardiamoli da lontano volare giù dalla scogliera (la metafora non è mia ma di Aswath Damodaran).
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