Tutto molto chiaro e vero, vorrei soltanto sottolineare
quanto la normativa (MIFID 2) non agevoli tale
responsabilità del consulente, standardizzando processi di
diagnosi e profilatura, per niente distinti se funzionali al
servizio di consulenza finanziaria "autonoma" piuttosto che
a quella "autorizzata fuori sede".
E' chiaro che dobbiamo e possiamo metterci del nostro e
supplire alle deficienze di un sistema ancora condizionato
dai conflitti di interesse dei vari intermediari; proprio
per questo è opportuno che il colloquio finalizzato
all'assessment, cioè alla valutazione globale della
persona, cioè del potenziale, delle attitudini, delle
competenze, della coerenza ed infine dell'adeguatezza, venga
realizzato sottolineandone l'importanza fondamentale e
primaria ai fini della consapevolezza, invece che quello
della valutazione ( continuo a pensare che la scheda MIFID
sia un ipocrita surrogato asset allocator).
Non vorrei esagerare nel sintetizzare un premessa per me
ormai scontata: l'investitore-cliente è un maleducato
finanziario (deficit cognitivo), non conosce (mente a se
stesso a sua insaputa), è confuso e sollecitato dalle
notizie (confirmation bias), in sostanza ha difficoltà a
riconoscere i pensieri illusori (overconfidence).