La dimostrazione di Sharpe parla di medie. Sarebbe come
dire: "siccome la media dei voti della mia classe è 7, non
mi conviene studiare per cercare di batterla ma è meglio
accontentarmi della media senza darmi da fare".
Poi si dimenticano sempre, quando si parla delle performance
dei fondi attivi, una serie di cose molto importanti:
1) che non hanno come mandato quello di sovraperformare il
mercato. I loro gestori sono pagati per avere più titoli
possibili da gestire, non in base alla loro performance. E
poi, anche se volessero battere il mercato, hanno una serie
di vincoli legati alle loro dimensioni che ne rendono molto
difficile la vendita o l'acquisto di uno specifico titolo
azionario. Un piccolo investitore non ha tutti questi limiti
e può benissimo uscire ed entrare su una azione senza tutti
questi problemi.
2) proprio per la loro dimensione, i fondi azionari sono in
pratica il mercato stesso e quindi per forza di cose si
avvicinano molto al rendimento medio del mercato (meno le
commissioni...) ed è logico che la loro performance sia di
quel tipo. E' un po' come avere una squadra di 2.000 atleti
che partecipa alla maratona di New York: ovviamente la loro
performance MEDIA sarà molto simile a quella della media
generale.
3) esiste un famoso scritto di Warren Buffett, che viene
puntualmente ignorato da tutti coloro che sostengono la
dimostrazione di Sharpe: "The Superinvestors of Graham and
Doddsville", che spiega come un gruppo di value investors
abbia costantemente battuto di parecchio gli indici per
periodi decennali. Ciò dimostra che invece è possibile e
non è così difficile battere il mercato se si punta sugli
stessi principi del value investing. Tanto per citare uno di
questi fondi:Pacific Partners, Ltd. Rick Guerin 1965–1983,
rendimento medio annuale: 32.9%/23.6%, Rendimento S5P500:
7.8%
9 gennaio 2012 15:09 - Alessandro_Pedone
@marco costa
Se è indubbio che una parte di investitori che ha
aspettative irrealizzabili sarà sempre scontento, non farei
discendere da questa considerazione che i fondi comuni vanno
bene per l'investitore che ha aspettative ragionevoli.
La stragrande maggioranza dei fondi comuni d'investimento a
gestione attiva sono delle macchine mangiasoldi del tutto
inutili.
I costi complessivi di questi fondi sono assolutamente
ingiustificati se non con l'ignoranza di coloro che li
sottoscrivono (e di buona parte di coloro che li vendono).
L'unico servizio effettivo che i fondi vendono è la
diversificazione e per questo servizio si fanno pagare in
maniera del tutto ingiustificata con la favola della
gestione attiva.
Se alcuni dei fondi che lei vende, in questo contesto di
mercato, stanno facendo meglio dei titoli di stato non è un
punto a favore dei fondi a gestione attiva, ma del mercato
di riferimento nei quali investono.
Le considerazioni di Sharpe riportate in questo articolo
sono pura matematica (anche semplice ed accessibile a
chiunque).
Che poi in questa fase i titoli di stato italiani stanno
soffrendo non c'entra assolutamente niente con il
ragionamento sulla gestione attiva.
7 gennaio 2012 23:32 - marco costa
Su questo argomento si é sempre sprecato un fiume di
parole, e ahimé sempre così sarà, senza centrare
l'obiettivo principale.
Da una parte professori universitari che da una vita si
battono per dimostrare che un titolo di stato risolve tutti
i problemi ed é meglio di qualsiasi altro investimento.
Dall'altre rampanti ed incravattati impiegati di banca o
disperati ed avidi "consulenti finanziari family", che
propongono mirabolanti e costosi fondi con ipotetici
rendimenti a doppia cifra.
Ebbene, la crisi che viviamo ha smentito entrame le
categorie.
Qual'è l'obiettivo di cui parlavo? Parola di promotore
finanziario cui i proprio clienti storici, alcuni dei quali
quasi membri della famiglia, e con diversi milioni di euro
di risparmi affidati. Il risparmio gestito, andando alle sue
radici, che partono dal mondo anglosassone, è nato
esclusivamente come strumento per rischiare di meno. Stop.
Non per guadagnare di più.
I miei clienti che hanno i btp stanno facendo -10% a un
anno.
Quelli coi fondi fanno -5, piuttosto che 0, o certi +5%.
Quelli con le obbligazioni Enel fanno -6%, quelli con i
fondi corporate +1%.
I clienti che hanno i fondi sono contenti così, quelli con
i btp idem e mai e poi mai faranno fondi.
Sapete chi si lamenta invece? I clienti che vogliono la
luna: vogliono un investimento che faccia guadagnare molto,
che sia sempre liquidabile, che non faccia rischiare, e che
non costi niente. Chi non ha ancora capito queste poche
cose, sarà sempre insoddisfatto e si perderà sempre nei
meandri di disquisizioni che vanno ripescando studi di
economisti, filosofi, o studiosi, che comunque non
soddisferanno mai i suoi bisogni, dato che non li ha chiari.
5 gennaio 2012 21:56 - Alessandro_Pedone
@rusan42
I commenti agli articoli non sono la sede per porre domande,
ma per discutere dei contenuti degli articoli.
In estrema sintesi, costi del 3,5% all'anno sono un tipico
esempio (come ce ne sono moltissimi) di strumenti
inefficienti da non utilizzare.
4 gennaio 2012 22:36 - rusan42
cara aduc Ho due fondi c. azionari simili da 12000euro
ciascuno. Nel 2010 i ter erano del3.5% con
incentivi.Escluso turn over(oltre200%).Le differenze sono
nella capitaliz.Uno di 200 e l' altro 600mln euro.In realta
quanto ho speso nel2010? Conviene unirli? Grazie per la
risposta.