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18 novembre 2012 13:00 - Steve222
La dimostrazione di Sharpe parla di medie. Sarebbe come dire: "siccome la media dei voti della mia classe è 7, non mi conviene studiare per cercare di batterla ma è meglio accontentarmi della media senza darmi da fare".
Poi si dimenticano sempre, quando si parla delle performance dei fondi attivi, una serie di cose molto importanti:
1) che non hanno come mandato quello di sovraperformare il mercato. I loro gestori sono pagati per avere più titoli possibili da gestire, non in base alla loro performance. E poi, anche se volessero battere il mercato, hanno una serie di vincoli legati alle loro dimensioni che ne rendono molto difficile la vendita o l'acquisto di uno specifico titolo azionario. Un piccolo investitore non ha tutti questi limiti e può benissimo uscire ed entrare su una azione senza tutti questi problemi.
2) proprio per la loro dimensione, i fondi azionari sono in pratica il mercato stesso e quindi per forza di cose si avvicinano molto al rendimento medio del mercato (meno le commissioni...) ed è logico che la loro performance sia di quel tipo. E' un po' come avere una squadra di 2.000 atleti che partecipa alla maratona di New York: ovviamente la loro performance MEDIA sarà molto simile a quella della media generale.
3) esiste un famoso scritto di Warren Buffett, che viene puntualmente ignorato da tutti coloro che sostengono la dimostrazione di Sharpe: "The Superinvestors of Graham and Doddsville", che spiega come un gruppo di value investors abbia costantemente battuto di parecchio gli indici per periodi decennali. Ciò dimostra che invece è possibile e non è così difficile battere il mercato se si punta sugli stessi principi del value investing. Tanto per citare uno di questi fondi:Pacific Partners, Ltd. Rick Guerin 1965–1983, rendimento medio annuale: 32.9%/23.6%, Rendimento S5P500: 7.8%
9 gennaio 2012 15:09 - Alessandro_Pedone
@marco costa
Se è indubbio che una parte di investitori che ha aspettative irrealizzabili sarà sempre scontento, non farei discendere da questa considerazione che i fondi comuni vanno bene per l'investitore che ha aspettative ragionevoli.
La stragrande maggioranza dei fondi comuni d'investimento a gestione attiva sono delle macchine mangiasoldi del tutto inutili.
I costi complessivi di questi fondi sono assolutamente ingiustificati se non con l'ignoranza di coloro che li sottoscrivono (e di buona parte di coloro che li vendono).
L'unico servizio effettivo che i fondi vendono è la diversificazione e per questo servizio si fanno pagare in maniera del tutto ingiustificata con la favola della gestione attiva.
Se alcuni dei fondi che lei vende, in questo contesto di mercato, stanno facendo meglio dei titoli di stato non è un punto a favore dei fondi a gestione attiva, ma del mercato di riferimento nei quali investono.
Le considerazioni di Sharpe riportate in questo articolo sono pura matematica (anche semplice ed accessibile a chiunque).
Che poi in questa fase i titoli di stato italiani stanno soffrendo non c'entra assolutamente niente con il ragionamento sulla gestione attiva.
7 gennaio 2012 23:32 - marco costa
Su questo argomento si é sempre sprecato un fiume di parole, e ahimé sempre così sarà, senza centrare l'obiettivo principale.
Da una parte professori universitari che da una vita si battono per dimostrare che un titolo di stato risolve tutti i problemi ed é meglio di qualsiasi altro investimento. Dall'altre rampanti ed incravattati impiegati di banca o disperati ed avidi "consulenti finanziari family", che propongono mirabolanti e costosi fondi con ipotetici rendimenti a doppia cifra.
Ebbene, la crisi che viviamo ha smentito entrame le categorie.
Qual'è l'obiettivo di cui parlavo? Parola di promotore finanziario cui i proprio clienti storici, alcuni dei quali quasi membri della famiglia, e con diversi milioni di euro di risparmi affidati. Il risparmio gestito, andando alle sue radici, che partono dal mondo anglosassone, è nato esclusivamente come strumento per rischiare di meno. Stop. Non per guadagnare di più.
I miei clienti che hanno i btp stanno facendo -10% a un anno.
Quelli coi fondi fanno -5, piuttosto che 0, o certi +5%.
Quelli con le obbligazioni Enel fanno -6%, quelli con i fondi corporate +1%.
I clienti che hanno i fondi sono contenti così, quelli con i btp idem e mai e poi mai faranno fondi.
Sapete chi si lamenta invece? I clienti che vogliono la luna: vogliono un investimento che faccia guadagnare molto, che sia sempre liquidabile, che non faccia rischiare, e che non costi niente. Chi non ha ancora capito queste poche cose, sarà sempre insoddisfatto e si perderà sempre nei meandri di disquisizioni che vanno ripescando studi di economisti, filosofi, o studiosi, che comunque non soddisferanno mai i suoi bisogni, dato che non li ha chiari.
5 gennaio 2012 21:56 - Alessandro_Pedone
@rusan42
I commenti agli articoli non sono la sede per porre domande, ma per discutere dei contenuti degli articoli.
In estrema sintesi, costi del 3,5% all'anno sono un tipico esempio (come ce ne sono moltissimi) di strumenti inefficienti da non utilizzare.
4 gennaio 2012 22:36 - rusan42
cara aduc Ho due fondi c. azionari simili da 12000euro ciascuno. Nel 2010 i ter erano del3.5% con incentivi.Escluso turn over(oltre200%).Le differenze sono nella capitaliz.Uno di 200 e l' altro 600mln euro.In realta quanto ho speso nel2010? Conviene unirli? Grazie per la risposta.
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