Pochi giorni fa, ho avuto il piacere di seguire una live su
YouTube nel canale di Mr. Rip nel quale Michele Catera, autore del recente libro Guida per tutti alla libertà finanziaria, condivideva i suoi pensieri sul tema. Affascinato dai concetti esposti durante la diretta, molti dei quali in linea con quelli che ho cercato di diffondere nei miei articoli di finanza personale negli ultimi vent'anni, ho deciso di acquistare subito il libro.
Il libro si è rivelato eccellente sotto molti aspetti, specialmente quando tocca temi più generali, distanti dalle specifiche scelte d’investimento. Tuttavia, quando l’autore entra in dettagli tecnici e propone regole operative per investire, ho notato che le sue indicazioni sembrano più adatte a un pubblico con poca esperienza e un patrimonio limitato. Per gli investitori più esperti, queste indicazioni possono risultare discutibili, talvolta eccessivamente semplificate, e poco attente agli aspetti psicologici e comportamentali. È naturale, però, che un autore che voglia proporre una strategia d’investimento adattabile a un ampio pubblico debba trovare un compromesso. Catera stesso afferma chiaramente che la strategia descritta rappresenta il suo punto d’arrivo personale, frutto dei suoi studi.
A prescindere dalla strategia d’investimento illustrata nel capitolo 13, credo che il libro meriti di essere letto soprattutto per gli altri capitoli, che offrono spunti utilissimi, indipendentemente dalle scelte specifiche d’investimento che si andranno a fare.
Un obiettivo concreto per tutti?
Dal mio punto di vista, l’autore inizia un po' male consigliando altri due autori – Robert Kyosaki e Alfio Bardolla – che personalmente sconsiglio fortemente. A parte questo inciampo iniziale, però, affronta il tema della “libertà finanziaria” in modo molto concreto e razionale, evitando qualsiasi concessione a visioni più “fantasiose” (per usare un eufemismo) promosse dagli autori citati.
Il libro punta a ispirare ogni lettore a raggiungere un capitale che generi una rendita tale da non dover più lavorare per vivere. L’autore sostiene fermamente che questo obiettivo sia alla portata di tutti, ma precisa anche che ci sono tre requisiti fondamentali – requisiti che, purtroppo, pochissimi sono disposti a soddisfare, aggiungerei io.
Il primo requisito è
adeguare il proprio tenore di vita a un livello che consenta di risparmiare una porzione significativa del reddito. Questo aspetto è irrinunciabile: a meno di non disporre già di un patrimonio consistente (magari per una fortunata eredità), l’unico modo per costruire la propria libertà finanziaria è partire dai risparmi. Anche chi ha uno stipendio da operaio o impiegato può, con i sacrifici necessari, risparmiare un terzo o un quarto del proprio reddito e, con il tempo, raggiungere la libertà finanziaria per quel particolare tenore di vita. A dispetto di quanto si possa pensare, la capacità di risparmiare una parte consistente del proprio reddito dipende più da aspetti psicologici personali che dal livello quantitativo di reddito stesso.
Il secondo requisito indispensabile per diventare finanziariamente liberi è il
tempo. Anche in questo caso, l’autore non fa sconti: non esistono scorciatoie. Servono decenni per costruire un capitale in grado di generare un reddito sufficiente a sostituire quello da lavoro. È una realtà dura da accettare, e poche persone riescono a motivarsi per raggiungere un traguardo che si realizzerà solo tra venti o trent’anni. Molti pensano che risparmiare per un obiettivo così distante renda la vita triste e priva di soddisfazioni, ma questo è uno dei pregiudizi più limitanti che impediscono alla maggior parte delle persone di costruire un patrimonio sufficiente ad essere finanziariamente liberi. Si confonde spesso un tenore di vita adeguato al proprio reddito con una vita di sacrifici. Questo errore di prospettiva porta a una precarietà finanziaria costante, per la ricerca di continue “dosi” di gratificazioni consumistiche.
Infine, il terzo requisito per raggiungere la libertà finanziaria è acquisire le
competenze necessarie. Le prime competenze che servono non sono finanziarie, ma economiche: bisogna saper gestire il proprio budget, risparmiare e distinguere tra debiti “buoni” e “cattivi”, evitando questi ultimi. È poi fondamentale avere le competenze per investire i risparmi senza incorrere in costi e rischi inutili. È importante notare la differenza tra competenze e conoscenze. Il libro di Catera è un’eccellente fonte di conoscenze, ma le competenze si sviluppano con esperienza e impegno. Non esistono scorciatoie. Il supporto di persone già competenti può sicuramente facilitare il passaggio dalla conoscenza alla competenza.
Perché diventare finanziariamente liberi?
Il capitolo che ho apprezzato di più è il terzo, intitolato “Perché intraprendere il viaggio”. L’autore afferma che il denaro ha tre funzioni: essere speso, essere investito per crescere, ed essere donato. Tuttavia, queste funzioni possono essere pienamente vissute solo da chi è finanziariamente libero. Chi spende tutto ciò che guadagna, o peggio, chi si indebita per acquistare beni improduttivi, non sarà mai in grado di generare reddito extra né di contribuire ad aiutare gli altri.
Riporto un passaggio che ho trovato particolarmente significativo e con cui concordo al 100%:
“Non è la mera ricchezza intesa come abbondanza relativa che vi renderà persone migliori. È il percorso che farete per ottenere la libertà finanziaria che vi renderà migliori. Alla fine del viaggio avrete passato anni a sfruttare pienamente le 3 funzioni del denaro, mentre gli altri avranno passato anni a spenderlo. Sarete in possesso della consapevolezza di un mondo che le persone povere e costrette a lavorare non sanno nemmeno che esiste. In quel momento, non troverete più soddisfazione solamente nell’aumentare il vostro benessere. Avrete vissuto per anni facendovi bastare meno di quello che guadagnavate e avrete perseverato in questa via perché avrete deciso di farlo, ancora e ancora. A quel punto la vostra soddisfazione sarà aiutare gli altri, ognuno a modo vostro, dedicando il vostro tempo, totalmente libero, alla famiglia, gli amici, gli sconosciuti in difficoltà. Potrete scegliere di farne ciò che volete, senza costrizioni.”
Per la maggior parte delle persone, spendere meno di quanto si guadagna sembra un sacrificio. Questo accade quando si associa la spesa alla gratificazione. Ma la gratificazione può derivare anche dall’autocontrollo e dalla scelta di vivere in linea con un tenore di vita che consenta risparmi adeguati a garantirsi un futuro. Ciò che altri vedono come un sacrificio, può diventare una fonte di soddisfazione. È tutto una questione di prospettiva! Raggiunta una certa libertà finanziaria, o anche solo la serenità finanziaria (una tappa intermedia), si può scoprire la gioia di usare il denaro non solo per sé, ma anche per il benessere degli altri. Questo approccio è possibile solo se, per anni, si è stati capaci di mantenere un livello di spesa ben inferiore alle proprie entrate.
L’autore elenca anche alcune motivazioni “negative”, ovvero i problemi che la libertà finanziaria permette di evitare. Il primo, dettagliatamente descritto, è il rischio di vivere una vecchiaia di stenti, poiché le pensioni pubbliche saranno sempre più ridotte e percepite sempre più tardi. Tuttavia, il motivo più importante, almeno dal mio punto di vista, è evitare di fare un lavoro che si detesta. Molte persone sono costrette a lavorare in ruoli che non amano, senza la libertà economica di scegliere una professione che trovano appagante o almeno tollerabile. È triste dover affrontare ogni giorno qualcosa che non si desidera fare solo per coprire le spese quotidiane, l’affitto o il mutuo. Essere finanziariamente liberi significa poter decidere come investire il proprio tempo e le proprie energie.
I passi del viaggio
Il libro identifica sei step fondamentali per raggiungere la libertà finanziaria:
1 - Vivere a budget
2 - Accantonare il fondo di emergenza
3 - Azzerare i debiti, tranne il mutuo per la casa di residenza
4 - Dotarsi delle giuste coperture assicurative
5 - Investire per raggiungere la massa critica
6 - Raggiungere la meta tra divertimento, successione e generosità
I primi quattro punti, soprattutto quelli legati al budgeting e alla gestione del debito, sono trattati in modo particolarmente efficace e chiaro. Probabilmente è il miglior testo in italiano che abbia letto su questi aspetti. Va detto che i primi quattro step, pur non sufficienti a garantire la libertà finanziaria, sono abbastanza per raggiungere la cosiddetta “serenità finanziaria”. Questo concetto descrive uno stato in cui è ancora necessario lavorare per vivere, ma la persona ha pieno controllo delle proprie finanze: dispone di un fondo di emergenza per spese impreviste, non ha debiti improduttivi e possiede le coperture assicurative essenziali. Insomma, è libero da preoccupazioni finanziarie. Sebbene non possa ancora scegliere di smettere di lavorare, vive in condizioni nettamente migliori rispetto alla maggioranza delle persone.
Raggiungere la libertà finanziaria può richiedere decenni a un lavoratore medio: vent’anni se tutto procede senza intoppi, trenta o più se si incontrano ostacoli lungo il percorso. Al contrario, arrivare alla serenità finanziaria può essere un traguardo a breve termine, anche raggiungibile in meno di cinque anni. Lo sforzo maggiore si concentra nel primo anno, quando è necessario cambiare le proprie abitudini di vita e adattarle alle proprie capacità reddituali. Successivamente, è possibile “inserire il pilota automatico” e concentrarsi eventualmente sullo sviluppo delle competenze lavorative per aumentare il proprio reddito.
Una volta raggiunta la serenità finanziaria, si è pronti per passare alla fase successiva: imparare a far rendere al meglio il denaro risparmiato.
Cosa ho apprezzato e cosa ho apprezzato meno
Sono moltissimi gli aspetti che ho apprezzato in questo libro. Lo stile di scrittura è accessibile a chiunque: rigoroso, ma in più punti leggero e arricchito da aneddoti, spesso ironici e talvolta divertenti. L’autore fa buon uso di metafore e di un linguaggio evocativo che rendono la lettura scorrevole e piacevole.
Gli aspetti che ho apprezzato meno riguardano alcune considerazioni su come far crescere i risparmi investiti. Naturalmente, su molti argomenti concordo pienamente. Ho, per esempio, apprezzato la parte sulla volatilità, in cui si spiega come sia un indicatore di rischio sovrastimato e spesso fuorviante. Anche la sezione sulle obbligazioni societarie, quando si osserva che il bilanciamento tra rischio e rendimento di questi strumenti pende sempre più verso il rischio rispetto all’azionario, è condivisibile. Così come la parte sull’investimento immobiliare mi è sembrata ben fatta.
Ciò che trovo meno convincente sono le ipotesi sui rendimenti del mercato azionario. L’autore parla di un rendimento nominale netto del 10% per le azioni a larga capitalizzazione dei Paesi sviluppati: una stima poco prudente. Sebbene non impossibile, basare un piano d’investimento su questa previsione non mi sembra saggio. In generale, trovo l’intera impostazione della proposta di “asset allocation per la libertà” discutibile. Se da un lato condivido le critiche mosse dall’autore all’asset allocation tradizionale e apprezzo l’uso dei “forzieri” (i “conti mentali” che svolgono una funzione specifica nell’ambito del progetto d’investimento), dall’altro ritengo meno condivisibili l’idea di usare due portafogli distinti nelle fasi di crescita e distribuzione e, ancor più, l’uso di azioni con dividendi per la fase di distribuzione. Questo approccio risulta poco efficiente - anche fiscalmente - per estrarre rendimento dal portafoglio finanziario.
Più in generale, considero la visione sulle asset class e la costruzione dei portafogli semplicistica. La semplicità è una qualità essenziale in un progetto d’investimento, ma ricordo la citazione di Einstein: “Tutto dovrebbe essere reso il più semplice possibile, ma non più semplice!”
Quando l’investitore possiede un capitale contenuto, nell’ordine di poche decine o centinaia di migliaia di euro, le scelte proposte dall’autore possono essere ragionevoli. Tuttavia, quando l’investitore si avvicina alla meta della libertà finanziaria, il patrimonio supera il milione di euro, ed il reddito prodotto dal portafoglio supera quello da lavoro, diventa necessario un progetto d’investimento con una maggiore attenzione ai dettagli.
Conclusioni
Ho letto “Guida per tutti alla libertà finanziaria” con grande piacere e mi sento di consigliarlo vivamente a chiunque. Come l’autore, sono convinto che la serenità finanziaria debba essere un obiettivo per tutti. La libertà finanziaria, invece, non è alla portata di chiunque, ma è raggiungibile da molte più persone di quanto si creda. Il libro svolge un ottimo lavoro nell’ispirare il maggior numero possibile di persone a perseguire questo obiettivo e fornisce strumenti validi per farlo.
CHI PAGA ADUC
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile
DONA ORA