Ho scoperto purtroppo da pochi giorni all'ufficio postale di avere dei buoni fruttiferi cartacei a termine prescritti e che in base, credo, alla legge 24 novembre 2003, n. 326 non posso più recuperare neanche il capitale.
Ritengo ingiusto di non poter recuperare il capitale. L'art.47 della Costituzione prevede che La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. Perdere il capitale ritengo sia una perdita eccessiva per il risparmiatore ed una disparità di trattamento con i buoni dematerializzati delle poste che invece non si prescrivono.
Per me questa legge è incostituzionale. A chi posso rivolgermi per agire verso la Corte Costituzionale?
Cinzia, da Roma (RM)

Risposta:
I buoni dematerializzati non si prescrivono ma soltanto perché al momento della scadenza viene accreditato l'importo sul rapporto di appoggio.
L'art. 5, comma 3, del Decreto Legge 30 settembre 2003, n. 269 convertito, con modificazioni, dalla Legge 24 novembre 2003, n. 326 ha sancito la trasformazione in società per azioni della Cassa Depositi e Prestiti. Questa trasformazione ha comportato il trasferimento di tutti buoni fruttiferi postali emessi fino al 13 aprile 2001 al Ministero dell’Economia e delle Finanze e la contestuale loro equiparazione a tutti gli effetti ai titoli del debito pubblico. Da quel momento in avanti, quindi, le norme applicabili ai buoni postali sono quelle relative al debito pubblico, la cui prescrizione del diritto all'incasso da parte degli aventi diritto interviene appunto dieci anni dopo la scadenza.
In precedenza, venivano pagati anche i Buoni Fruttiferi Postali presentati all'incasso dopo il termine di prescrizione, cosa non più possibile.
Non vediamo come si possa ipotizzare l'incostituzionalità della norma sulla prescrizione.
Per sicurezza, è meglio vedere i buoni perché specie nelle ultime serie emesse prima della cancellazione della tipologia a termine, non sono rari i casi in cui non sono presenti tutti gli elementi previsti.
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