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Bond Argentini: cosa conviene fare?
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Editoriale di Alessandro Pedone
19 maggio 2010 13:36
 
Appena è stata ufficializzata la nuova proposta di scambio per i Bond Argentini abbiamo diramato un comunicato stampa nel quale si consigliava, in sostanza, di aderire.
Qualche lettore è rimasto spiazzato da questa posizione (sebbene sia la logica conseguenza di ciò che avevamo già detto nel 2005, all'epoca del primo swap, ed è forse il caso di fare ulteriori precisazioni.
Non v'è alcun dubbio che l'Argentina abbia commesso (e stia perpetrando) un enorme sopruso nei confronti dei risparmiatori, il punto –però– è valutare cosa sia più conveniente fare in termini economici e di probabilità. Proviamo a distinguere i diversi casi.

I possessori di obbligazioni che hanno già aderito all'offerta del 2005. Per ragioni, fondamentalmente giuridiche, l'offerta è aperta anche a chi aveva già aderito alla precedente. In sostanza, chi ha già i nuovi bond emessi nel 2005 non ha ragione di aderire.

Chi non ha aderito nel 2005 e non ha aderito alla TFA per la causa all'ICSID. Deve scegliere se intraprendere (o aderire ad) azioni giudiziarie nei confronti dell'Argentina oppure accettare la nuova offerta. La strada dell'azione giudiziaria è molto articolata e varia in base allo specifico titolo che si è acquistato (identificato dal codice ISIN). Per alcuni titoli sono in corso class action (due delle quali, promosse dall'Aduc attraverso l'avv. Pietro Adami) e per altri è possibile avviare azioni individuali in USA (per alcuni) e in Germania (per altri).
Nei pochi casi in cui sono in corso class action praticabili dai risparmiatori italiani ( per chi vuole approfondire, a questo link l'elenco completo degli ISIN per i quali sono in corso class action), ha senso rischiare di non aderire all'OPSV. E' ragionevole pensare che dopo la chiusura dell'OPSV l'Argentina possa proporre offerte transattive per chiudere definitivamente tutte le questioni giudiziarie pendenti. La cosa va valutata attentamente con i legali che seguono la class action. Non tutte le class action sono uguali.
Avviare oggi un'azione individuale contro l'Argentina ci sembra una strada poco praticabile per la maggior parte degli investitori. Tecnicamente è ancora possibile, ma si tratta di una strada che presuppone l'assunzione di rischi e tempi che non sono alla portata della generalità degli investitori. Mediamente parlando, noi siamo convinti che la strada più logica per chi si trova in questa situazione sia aderire all'offerta.

Chi ha aderito alla TFA per la causa all'ICSID (molte decina di migliaia in Italia, secondo i dati dell'ABI) si trova nella condizione di fare una scommessa sul successo di questa causa. Ovviamente, nel caso in cui creda che la causa possa andar bene non dovrebbe aderire alla nuova offerta dell'Argentina. Le valutazioni fornite dalla TFA sono molto caute.
Le decisioni dell'ICSID non sono del tutto scevre da considerazioni politiche. L'esito di questo procedimento dipenderà anche dalle conseguenze che lo stesso potrebbe avere sull'Argentina. In altre parole, le probabilità di successo saranno tanto maggiori quanto maggiori saranno gli aderenti all'ultima proposta dell'Argentina. L'iniziativa della TFA ha un altro problema non di poco conto. Per come è stata avviata la procedura, la possibilità di transare la controversia è molto remota: o bene bene, o male male.
Noi siamo stati da sempre scettici sul successo di questa iniziativa. Dal momento che non ha costi per il risparmiatore abbiamo sempre suggerito di aderire. Ad oggi, però, non ci sentiamo di suggerire di scommettere sul suo successo rinunciando alla proposta dell'Argentina. Riteniamo che sia più sensato scegliere il certo e non l'incerto.
 
 
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