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Cosa c'importa dello spread?
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Editoriale di Alessandro Pedone
12 dicembre 2012 16:06
 
Con la faccia di bronzo che solo Berlusconi riesce ad indossare, ieri parlando dello spread è riuscito a dire: “Ma cosa ce ne importa? È un imbroglio, un’invenzione.
L'ex presidente ha iniziato la sua campagna elettorale che sarà basata su un attacco frontale al Governo Monti il quale ha sicuramente fatto molte cose sbagliate, ma le ha fatte anche perché ha dovuto spegnere in fretta e furia, pagando l'incendio che il precedente Governo aveva lasciato ed ha dovuto farlo anche mediando con “la strana maggioranza” che si è trovato ad avere.
L'andamento dello spread fra i BTP ed i BONOS (cioè i corrispondenti titoli di stato Spagnoli) mostra l'effetto del Governo Monti sui mercati finanziari molto meglio del più famoso spread BTP/BUND (cioè con i corrispondenti titoli di stato Tedeschi).
Sul piano dei fondamentali, infatti, la situazione dei due Paesi oggi ed un anno fa non è molto diversa. Quello che è profondamente diverso è la percezione che i mercati finanziari hanno dei due Paesi. Un anno fa il Governo era totalmente screditato a livello internazionale e gli stranieri si chiedevano con sgomento come fosse stato possibile che un capo del governo del genere fosse ancora a guidare una nazione come l'Italia. Oggi i mercati guardano all'Italia certamente con preoccupazione (i rendimenti dei BTP sono ancora molto alti, rispetto ai fondamentali), ma senza più quell'angoscia di un anno fa.
Il grafico che segue mostra nella parte superiore i rendimenti dei due titoli (BTP e BONOS decennali) a confronto nell'ultimo anno, e nella parte inferiore il differenziale. 



Come si può vedere, quando il Governo Monti si è insediato, i rendimenti dei titoli italiani viaggiavano sul 7% mentre quelli spagnoli erano intorno al 5%. Lo spread ha toccato il massimo di 195 punti. Da quando il Governo Monti si è insediato, la situazione si è ribaltata e lo spread fra i titoli italiani e quelli spagnoli è costantemente negativo e quindi a favore dei BTP.
I BTP rendono oggi circa il 4,6% mentre i BONOS circa il 5,3%.
Qualche ignorante in materia potrebbe farsi la stessa domanda che Berlusconi fa non per ignoranza ma per convenienza personale: “cosa c'importa dello spread?”.
C'importa e molto, perché lo spread significa poter aver accesso ai mutui in modo più facile ed a costi più contenuti. Significa pagare, nel medio termine, costi inferiori sul debito pubblico e quindi tasse potenzialmente inferiori, significa avere banche più solide, significa agevolare la ripresa economica di questo Paese stremato da una recessione aggravata anche dai provvedimenti dell'attuale Governo che sono stati obbligati per tentare di spegnere l'incendio causato principalmente dalla totale perdita di credibilità internazionale del precedente Governo Berlusconi.
Che a Berlusconi non importi niente dello spread, possiamo anche capirlo poiché ha mostrato più volte in passato - e sta mostrando anche in questa fase politica - che a lui importa solo dei propri interessi e non di quelli dell'Italia e degli italiani (altrimenti non avrebbe avuto la sfacciataggine di ricandidarsi dopo tutto quello che ha fatto, qualunque persona con un minimo di senso del pudore avrebbe avuto il buon senso di andare a nascondersi per almeno un paio di lustri).
Agli italiani, però, dello spread dovrebbe importare e moltissimo poiché fino a quando le regole dell'economia e della finanza sono quelle che sono (assolutamente sbagliate, ma questo è – purtroppo – un altro discorso che andrebbe affrontato alla radice) lo spread incide nel vivo della carne degli italiani. 
 
 
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