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Il paradosso dei mercati finanziari
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Editoriale di Alessandro Pedone
26 maggio 2009 0:00
 
Sono ormai più di dieci anni che mi occupo professionalmente di mercati finanziari e di finanza personale. Pochi, in confronto a molti altri colleghi veterani, ma si tratta di dieci anni decisamente intensi. Sono iniziati con l'era dell'euforia irrazionale (definizione dell'allora Governatore della FED, Alan Greenspan resa celebre dal grande economista Robert Shiller), proseguiti con lo scoppio della grande bolla della new economy e mentre i mercati sembrano stabilizzarsi e' scoppiata la piu' grande crisi finanziaria che si ricordi a memoria d'uomo.
Più della metà di questi dieci anni li ho passati a studiare non solo e non tanto per un master in pianificazione finanziaria fatto all'Università di Siena ma soprattutto a studiare da autodidatta i temi, per così dire, "filosofici" riguardanti i meccanismi più profondi del funzionamento dei mercati finanziari.
Quando leggo o ascolto i così detti "guru" dei mercati finanziari pontificare sulla direzione che prenderanno i vari mercati o – peggio ancora – giustificare le ragioni di questo o quel crollo e di questa o quella ripresa non riesco a trattenere un sorriso amaro.
Se c'è una sola "verità" che in questi anni ho appreso sui mercati finanziari, è la seguente: avendo due o più strategie finanziarie sensate è praticamente impossibile stabilire ex-ante quale sia quella oggettivamente migliore. 
I mercati finanziari sono prima di tutto un processo storico dominato dalla psicologia di massa.
Tutti i tentativi che gli economisti hanno fatto di tradurre in modelli matematici il funzionamento dei mercati finanziari sono miseramente falliti.
In linea generale possiamo affermare che nel medio/lungo termine (ci sarebbe da precisare meglio cosa si intenda con questo riferimento temporale) nei mercati finanziari è vero ciò che la maggioranza degli operatori ritiene falso e viceversa.
Prendiamo, come esempio specifico di questo paradosso generale, la famosa diatriba sull'efficienza dei mercati finanziari.
Sono stati scritti fiumi di parole su questo argomento cardine nella teoria finanziaria moderna.
In sostanza si ritiene, non a torto, che poiché migliaia di operatori finanziari in ogni istante studiano le informazioni disponibili alla ricerca della più minima occasione per fare soldi, i prezzi delle attività finanziarie forniscono la migliore sintesi di tutte le opportunità prevedibili con le informazioni a disposizione. In altre parole il prezzo del titolo in un dato momento è, quasi per definizione, quello "giusto".
Questo concetto è sintetizzato nella storiella dei due studiosi sostenitori della teoria dell'efficienza dei mercati finanziari che trovando una banconota da 100 euro in terra non si chinano a raccoglierla poiché ritengono che se fosse vera il mercato l'avrebbe già raccolta...
Come si può comprendere la questione dell'efficienza o meno dei mercati finanziari è cruciale per definire una strategia d'investimento.
Chi ritiene che i mercati finanziari abbiano un elevato grado di efficienza escluderà, ad esempio, fondi a gestione attiva o strategie di market-timing o stock-picking.
Non molti, però, hanno riflettuto sul fatto che non è possibile stabilire né che i mercati finanziari siano strutturalmente efficienti né il contrario (si noti la parola: strutturalmente).
I mercati finanziari avranno un grado di efficienza elevato se elevato sarà il numero di operatori che non crederà nell'efficienza del mercato. Se molti operatori saranno convinti che i mercati finanziari sono efficienti, non investiranno tempo e risorse nell'attività di ricerca e trading, si posizioneranno in larga parte su fondi a gestione passiva, rendendo quindi meno efficienti i mercati stessi.
In sostanza, i mercati finanziari sono il regno delle equazioni non lineari. Un concetto è vero sempre entro un certo intervallo oltre il quale diventa vero il contrario. Questo vale per l'efficienza dei mercati ma anche per molte altre cose.
Ciò significa che non esiste una strategia finanziaria oggettivamente buona per tutti, ma esiste la strategia finanziaria più compatibile per il singolo investitore.
Si ritorna quindi al concetto base, investitore conosci te stesso. 
 
 
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