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Questa Europa non cambia mai: salvare la Grecia o aiutare la Merkel?
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Editoriale di Alessandro Pedone
28 novembre 2012 15:03
 
In settimana, dopo la solita estenuante trattativa durata mesi, i ministri delle finanze della zona euro hanno trovato l'ennesimo accordo per salvare la Grecia.
Basterà? No! 
Tutti sanno che i provvedimenti presi, pur importanti, non sono sufficienti per rimettere in carreggiata la Grecia la cui economia è distrutta dalla cecità delle politiche di austerity imposte sostanzialmente dalla Germania (e dal gruppetto di nazioni satelliti).
Ancora una volta il fare “tardi” dell'Europa si traduce anche in “fare troppo poco”.
Se l'insieme dei provvedimenti presi dall'Europa per la Grecia fossero stati presi tre anni fa, sarebbero stati molto più che sufficienti.
Ma poiché la Germania ha strumentalizzato a fini di politica interna la questione Grecia, ha imposto all'Europa del Sud una serie di provvedimenti che hanno provocato una severissima recessione. La recessione ha fatto crollare le entrate e fatto schizzare il rapporto Debito/PIL.
Così, l'insieme di questi provvedimenti presi per la Grecia non saranno sufficienti a risolvere il problema ed avremo ancora una volta comprato un po' di tempo in attesa di altri provvedimenti.
Lo sanno, tutti, compresi i ministri della finanza che con estrema ipocrisia hanno scritto nell'accordo raggiunto che: “I paesi membri della zona euro valuteranno – se necessario – nuove misure e assistenze (...) in modo da raggiungere una ulteriore riduzione credibile e sostenibile del rapporto debito-PIL greco”.
Il ministro delle finanze francese ha avuto la faccia tosta tale da definire “ambiguità costruttiva” tale frase. Tutti sanno che il vero punto è questo: la Merkel non vuole correre il rischio di una Grecia fuori dall'Euro nel suo ultimo anno prima delle prossime elezioni, al tempo stesso non vuole perdere le elezioni concedendo l'unica cosa che risolverebbe – a questo punto – il problema definitivamente: ovvero una rinegoziazione del debito greco in mano agli investitori pubblici.
Questa rinegoziazione verrà fatta, è inevitabile, lo sa anche la Merkel, ma lei vuole rimandarla a dopo le sue elezioni.
Così le precedenti elezioni in Germania (quelle regionali, che rappresentavano un test fondamentale per la Merkel) ci sono costate questa crisi economica e adesso le elezioni in Germania ci costernano il prolungamento. Nel frattempo i costi sono lievitati e lieviteranno ancora, ma lorsignori devono prima pensare alla propria poltrona e poi ai cittadini europei.
 
 
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