testata ADUC
Come investire: diversificazione e PAC. Semplice e' meglio
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Alessandro Pedone
4 gennaio 2008 0:00
 
 Il nostro ultimo editoriale sul "Fai da te finanziario" (1) sta gia' producendo una serie di risposte/domande molto interessanti da parte dei lettori. Spero che questo dialogo fecondo possa continuare in futuro. 
Riporto una email ricevuta ieri che contiene alcune domande la cui risposta implica considerazioni di carattere generale che possono essere utili a tutti. 

Sono molto interessato agli articoli che pubblichera' sul sito. 
Dopo l'acquisto della prima casa, con il capitale residuo, ho costituito un portafoglio in fondi e ETF a maggio 2007, che incremento come fosse un PAC; in ottica di lunghissimo periodo, per estinguere il mutuo con circa un decennio d'anticipo. Parlo di tempi biblici.
Dai suoi articoli vorrei capire: 
1- se e' sempre necessaria una componente obbligazionaria nel portafoglio, soprattutto nel lungo periodo. 
2- se e' sufficiente una diversificazione geografica, o se serve anche settoriale (diventa difficile prenderci...). 
3- e' meglio un unico fondo/ETF globale, o 2,3,4,5... fondi/ETF mirati in certe aree privilegiate? (Europa, piuttosto che Italia, o qualche paese emergente). 
4- PAC: si' o no? 
Il PAC a detta degli esperti e' la soluzione migliore per l'investitore inesperto. A me sembra stia diventando molto costosa: 9 euro ad operazione!!! ed e' uno dei migliori su Internet, 2,95 euro gli ETF. 
2 operazioni a trimestre = 48euro/anno (e questa e' solo la parte piu' visibile) che corrisponde gia' ad un -1,2% di handicap. 
Potrei ridurre a 1 operazione all'anno, ma a quel punto e' ancora un PAC? 


Il messaggio chiave che vogliamo dare su questo sito e' che con semplici regole, gli investitori non esperti possono fare meglio (anche molto meglio) del risparmio gestito. Non e' necessario diventare gestori o "esperti" di finanza. Una trappola, al contrario, potrebbe essere proprio quella di porsi problemi troppo complessi, la cui soluzione semplicemente non esiste. Si pensi al problema della diversificazione settoriale (domane 2 e 3). 
Nella mia attivita' di consulente finanziario indipendente utilizzo molto la diversificazione settoriale oltreche' geografica, ma tale diversificazione e' associata ad una approccio di tipo sistematico piuttosto articolato - ma soprattutto - che deve essere ben compreso e condiviso dal cliente. 
Non mi sentirei mai di consigliare ad un investitore non esperto di andare a cercare un trend su determinati settori poiche' e' molto probabile che perda dei soldi (rispetto ad un ETF molto diversificato) anche a causa dei problemi psicologici legati alla scelta, mantenimento e decisione di cambiare quando e' il momento. 
La diversificazione geografica/settoriale puo' indubbiamente fornire del valore aggiunto al rendimento del portafoglio, ma tale valore aggiunto troppo spesso risulta solo teorico, anche per i gestori professionali. In pratica, a causa della mancanza di una impostazione sistematica (che mitica gli errori dovuti ai fenomeni psicologici cosi' ben descritti dalla finanza comportamentale) e' piu' probabile che si tramuti in una perdita (quantomeno relativa). 
Cio' che ci preme sottolineare e' che si tratta di un problema "inutile" se l'obiettivo e' semplicemente quello di fare meglio della media delle alternative che ci vengono proposte dal mondo del risparmio gestito. 
Come abbiamo visto nei recenti articoli pubblicati, uno stupidissimo portafoglio composto da un CCT ed un ETF azionario ampiamente diversificato (scelto proprio perche' e' quello maggiormente diversificato nell'area della nostra valuta di riferimento) avrebbe ampiamente battuto la media dei fondi bilanciati (sia quelli con una percentuale di azionario intorno al 30%, come quella iniziale del portafoglio, sia quelli con percentuale di azionario molto piu' alta). 
In altre parole, il nostro consiglio per gli investitori finanziari inesperti che voglio fare da loro e' quello di ricercare l'estrema semplicita'
Gli investimenti finanziari sono una cosa seria, devono essere estremamente noiosi. Non devono essere un gioco. Per coloro che si appassionano alla materia, consiglio di fare due portafogli: uno "serio" che comprenda il 90/95% del proprio capitale ed uno di "sperimentazione" con la restante parte. 
Nel portafoglio di sperimentazione fate pure tutti i "giochetti" che volete, ma nel portafoglio "serio" usate pochi strumenti, semplici, ampiamente diversificati, poco costosi e puntando a fare meno movimentazioni possibili. 
Uno questione collegata e' quella della diversificazione valutaria. Prima dell'ingresso nell'area euro, la diversificazione valutaria era una necessita'. Il mercato azionario italiano e' insignificante rispetto a quello mondiale. Un tempo, i titoli di stato italiani erano molto rischiosi. Se si voleva un portafoglio ben diversificato e sicuro investire in titoli denominati in valuta estera era una necessita'. Oggi la situazione e' diversa. Il mercato finanziario dell'area euro e' molto bene diversificato ed andare ad inserire altre valute in portafoglio e' qualcosa che implica un valore aggiunto che puo' facilmente tramutarsi in minusvalenze se la complessita' associata alla gestione della parte valutaria non e' ben gestita. 
Per gli investitori non esperti, quindi, consigliano di avere portafogli aventi strumenti denominati solo in euro. 

Per quanto riguarda la risposta alla domande n. 1, relativa alla componente obbligazionaria, io credo che solo una piccola percentuale di investitori abbia un profilo tale da consentirle di eliminare la componente obbligazionaria del portafoglio. Gli investitori con grandi portafogli, molto esperti (o molto ben seguiti) potrebbero pensare a sostituire la componente obbligazionaria con alcune tipologie di hedge fund, ma queste sono cose fuori dalla portata dei comuni investitori. 
Per la grande maggioranza dei lettori di questo sito, la base del portafoglio deve essere un sano paniere di titoli di stato. In uno dei prossimi articoli affronteremo meglio alcune questioni sulla componente obbligazionaria, per ora basti dire che la maggior parte del portafoglio deve essere in titoli di stato, questo almeno per la maggior parte degli investitori. 
La componente obbligazionaria e' quella che fornisce una certa stabilita' ai risultati del portafoglio. 
Il mercato azionario offre dei rendimenti molto piu' volatili di quanto gli investitori mediamente percepiscono. Di piu'! Perfino le teorie finanziarie classiche sotto stimano in maniera drammatica la reale rischiosita' dei mercati azionari (ed e' anche per questo che i prodotti del risparmio gestito spesso deludono, tecnicamente si basano su teorie in parte sbagliate). 
Se e' vero che in teoria il mercato azionario - se approcciato con uno strumento ben diversificato e poco costoso - ha maggiori probabilita' di avere un rendimento medio superiore rispetto all'obbligazionario, in pratica pochissimi hanno la reale possibilita' di attendere il lungo termine e pochissimi hanno il sangue freddo di restare anche nei momenti di turbolenza. Poi vi e' un problemino da non trascurare: se anche vi fosse solo il 5% di probabilita' che nei 20 anni prossimi il mercato azionario fornisca un rendimento inferiore a quello azionario, cio' non significa che non accadra'. L'investitore non puo' ripetere la prova per i successivi venti anni. Cio' che voglio dire e' che il concetto di probabilita' e' ingannevole. 
I portafoglio finanziari devono essere progettati per offrire la ragionevole certezza di raggiungere gli obiettivi per i quali sono percepiti. Le ipotesi di andamenti considerati "fallimentari" non devono essere prese in considerazione. Si tratta di un concetto piuttosto complesso che non posso approfondire in questo articolo, ma anche per questa ragione la base del portafoglio finanziario deve essere obbligazionaria, almeno per la maggior parte degli investitori non esperti. 

Infine, quanto alla questione del PAC, non c'e' dubbio che il PAC sia una buona soluzione per il risparmio in formazione. Con questo termine intendiamo un piano per l'investimento dei soldi nel che ancora non ci sono. 
Tempo fa, i venditori di prodotti finanziari suggerivano come ottima strategia d'investimento il passaggio graduale da un fondo obbligazionario ad un o azionario. Questa "strategia" e' molto discutibile sul piano tecnico. Diverso e' il discorso dell'investitore che investe una parte del proprio reddito risparmiato. In questo caso, e' razionale investire subito quella parte nello strumento per il quale e' destinato a rimanere negli anni, inoltre vi  uno stimolo psicologico al risparmio, e questo non e' da trascurare. L'investimento rateizzato ha anche il vantaggio di diminuire il rischio del momento in cui si entra. Ma se questo e' vero in teoria, in pratica, molto spesso, l'incidenza e' poco significativa. Dai vari test effettuati, investire mensilmente o trimestralmente cambia poco. Va bene anche investire in tre o due volte all'anno. 
Se il capitale da investire in un anno e' molto basso, si puo' fare anche una sola volta all'anno. Che senso ha domandarci se si chiama ancora PAC o meno? E' solo un nome. 
Un costo d'ingresso intorno all'1% e' accettabile per una soluzione d'investimento rateizzata. Un costo intorno al 3% e' eccessiva. E' preferibile diminuire le rate. 

Vorrei ribadire che il concetto di base che lega tutte le risposte e': semplice e' meglio
Il mondo della finanza e' estremamente complesso anche perche' il tratto distintivo, imprescindibili, degli investimenti finanziari e' l'aleatorieta'. La maggior parte delle domande che si pongono gli investitori, di fatto, non hanno risposte certe e tecnicamente indiscutibili. 
Se, i mercati finanziari esistono e' perche' in ogni momento, esistono investitori che hanno idee opposte circa l'opportunita' di acquistare o vendere un determinato strumento. 
I cosi' detti esperti, quindi, molto spesso hanno idee opposte su cosa sia meglio fare. 
Il dramma degli "esperti" e' che molto spesso sbagliano, ma troppe poche volte hanno dubbi. 
Gli investitori non esperti, al contrario, possono essere piu' saggi dei cosi' detti esperti riconoscendo di non sapere e comportandosi di conseguenza. 
Cosa si fa quando non si ha la ragionevole sicurezza di fare bene? Si fanno le cose piu' semplici possibili! Ecco, questo e' il messaggio di questo articolo: fate le cose semplici! 

(1) http://investire.aduc.it/php/mostra.php?id=205527
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS