testata ADUC
Consulenti finanziari indipendenti in subbuglio: pensarci prima no, eh?
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Alessandro Pedone
17 ottobre 2007 0:00
 
 In questi giorni il Dipartimento del Tesoro ha avviato una consultazione pubblica relativa alla bozza di regolamento sui requisiti di professionalita', onorabilita', indipendenza e patrimoniali dei consulenti finanziari indipendenti che dovranno iscriversi all'apposito albo. 
Sto ricevendo numerose telefonate ed email da colleghi consulenti finanziari indipendenti che si lamentano per i criteri previsti in questa bozza. 
La prima reazione e' quella di dire: "chi e' cagione del suo mal, dolga se stesso"
In tempi non sospetti, il 13 Marzo 2007 (http://investire.aduc.it/php/mostra.php?id=174566, ho scritto un commento molto critico sul possibile Albo dei Consulenti Finanziari (divenuto ora una realta'), quando la grande maggioranza dei consulenti finanziari indipendenti faceva i salti di gioia per il "bollino di Stato" che sembrava ormai a portata di mano. 
L'Italia, purtroppo, e' rimasto il Paese dei "fasci e delle corporazioni". Non e' questione di Governi di destra o Governi di sinistra. L'italiano medio, purtroppo, ha nel DNA il concetto di "corporazione" (o "casta", come va di moda definirla oggi). 
C'e' la casta dei notai, dei giornalisti, dei commercialisti, degli avvocati, dei giudici, ecc. ecc. ecc. Ogni professione che nasce aspira ad avere il proprio albo attraverso il quale si decide, con regole di solito assurde, chi puo' stare dentro e chi no. 
Tutti gli albi, a parole, hanno lo scopo di tutelare i clienti dei servizi erogati dagli iscritti. Nei fatti, tutti gli albi sono uno strumento di tutela degli iscritti contro i clienti che hanno in cambio servizi peggiori a prezzi maggiori. 
L'obiettivo di regolamentare la qualita' dei servizi professionali erogati puo' (e deve) essere raggiunto non gia' attraverso gli albi professionali, ma attraverso regole che devono valere per chiunque decida di svolgere una determinata professione. 
Lo stato non deve impedire di svolgere una professione, puo' (e deve, come e' previsto dalla MIFID nel campo della consulenza agli investimenti) prevedere che i soggetti che vogliono svolgere determinate professioni abbiano dei requisiti patrimoniali e/o delle assicurazioni per eventuali risarcimenti. Puo' (e deve) prevedere che lo svolgimento di determinate professioni sia sottoposto a delle regole che garantiscano la massima trasparenza e consapevolezza delle scelte effettuate. 
Le capacita' professionali dei professionisti devono essere valutate in primo luogo dai clienti, sia sulla base delle loro esperienze che sulla base di certificazioni di competenze professionali rilasciate da libere associazioni di professionisti in competizione fra loro. Lo Stato puo' (e secondo noi deve) richiedere che i professionisti svolgano formazione continuativa, ma non ha alcun senso che certifichi il tipo di formazione che legalmente consenta l'accesso ad una professione. 
Il valore legale dei titoli di studio deve essere abolito. Si tratta di una riforma semplice, semplice i cui vantaggi, per i consumatori nonche' per tutti gli esclusi dalle caste, sono sotto gli occhi di chiunque abbia la pazienza di analizzare seriamente la questione (per un'analisi del problema si legga il pregevole dossier a questo link: http://brunoleoni.servingfreedom.net/Focus/IBL_Focus_23_Menegon.pdf ). In Italia se si propone una cosa del genere si passa per pazzi estremisti oppure, nel migliore dei casi, per idealisti.
L'argomentazione piu' diffusa che sentivo fra i colleghi consulenti finanziari indipendenti, quando sostenevo che non si doveva chiedere l'albo dei consulenti finanziari, era la seguente: in Italia le cose funzionano cosi', quindi noi consulenti non possiamo fare diversamente. Bene -mi verrebbe da dire oggi– avete voluto la bicicletta? Ora pedalate. 
E' ovvio che anch'io sono molto perplesso (per usare un eufemismo) quando vedo un Governo che invece di agevolare una professione che indubbiamente puo', nel suo complesso, essere un aiuto per gli investitori, fa chiaramente gli interessi delle banche e degli intermediari finanziari. 
A ben vedere, pero', tutto questo e' inserito nella logica del sistema della corporazioni. Se si accetta di stare in questa logica e si chiede un posto a tavola, si deve accettare che ci siano le corporazioni piu' forti di te... 
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS