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Fare meglio dei fondi e' facile, ma puo' non bastare...
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Articolo di Alessandro Pedone
26 novembre 2008 0:00
 
Dalle pagine di questo sito abbiamo sempre criticato pesantemente la cosi’ detta “industria del risparmio gestito”. Da quando Draghi e’ al vertice della Banca d’Italia e da quando il fenomeno del deflusso dai fondi comuni d’investimento sta creando enormi problemi al settore, alcune delle critiche che abbiamo sempre mosso, passando per estremisti, iniziano a circolare anche nelle compassate stanze della finanza italiana.
Fra i molti problemi strutturali del settore (asimmetria informativa che rende conveniente assumere comportamenti fondamentalmente scorretti sul piano etico e morale i quali, a loro volta, portano a risultati per i clienti a dir poco deludenti) vi e’ il fatto che anche le cosi’ dette “best practice” sono fondate su assunti teorici errati. 
Il risultato e’ che non solo non e’ conveniente per le societa’ di risparmio gestito fornire prodotti efficienti (perche’ i clienti, ad oggi, non sarebbero in grado di selezionarli) ma se anche lo facessero, con il background teorico che va per la maggiore, fornirebbero comunque risultati scadenti. 
Ad inizio anno, per mostrare come sia sostanzialmente facile fare meglio della media dei fondi comuni d’investimento ho pubblicato un articolo provocatorio dal titolo "Fare meglio (anche MOLTO meglio) del risparmio gestito e' piu' semplice di quello che si pensa” . In quell’articolo dimostravo come con un banalissimo portafoglio composto da due soli titoli, un CCT ed un ETF azionario ampiamente diversificato (ETF SPDR Euro - ISIN IE0031091642) si riuscisse a fare molto meglio della media dei fondi comuni senza mai fare alcuna modifica e perfino lasciando infruttuosa la liquidita’ proveniente dal flusso cedolare. 
Alcuni mesi dopo, quando la crisi finanziaria iniziava a farsi sentire pesantemente, su sollecitazione di alcuni nostri lettori, abbiamo affrontato l’argomento del ribilanciamento del portafoglio (“Ribilanciare o non ribilanciare... questo e' il problema”).
In quell’articolo ho cercato di illustrare l’importanza di avere una strategia di portafoglio coerente. Se non si hanno le competenze per elaborare una coerente strategia di portafoglio - scrivevo allora - , la scelta di non fare niente (cosi’ detta strategia buy & hold) e’ probabilmente la migliore, ammesso che si abbia la forza psicologica di “tenere duro” nelle fasi negative.”. 
Questo approccio e’ coerente con gli assunti teorici che stanno alla base della finanza moderna (assunti che personalmente ritengo fondamentalmente errati). Gli investitori che voglio fare meglio della media dei fondi comuni, ma non hanno alcuna competenza finanziaria, utilizzando un banalissimo portafoglio come quello indicato nell’articolo di inizio anno, anche dopo circa un anno e mezzo terribile come l’ultimo passato, avrebbero fatto sempre molto meglio della media dei fondi comuni d’investimento. 
Il grafico seguente mostra l’andamento del portafoglio composto dai due titoli a partire dal 19 Maggio 2003 ad oggi. 
 

 
Come si puo’ vedere, il risultato del portafoglio Aduc30 e’ comunque poco meno del doppio sia dei fondi flessibili sia dei fondi bilanciati. Non parliamo poi del confronto con i fondi obbligazionari che, come abbiamo sempre detto, sono strumenti sostanzialmente privi di senso. 
Sebbene il confronto con i fondi comuni d’investimento possa lasciare soddisfatti, il portafoglio Aduc 30, nell’arco temporale di 5 anni, a causa dell’andamento eccezionalmente negativo dell’ultimo anno ha avuto un rendimento comparabile a quello dell’inflazione. In sostanza, nel periodo, non c’e' stato rendimento reale. Il fatto che i fondi comuni abbiano fatto molto peggio non e’ certo consolante. 
La semplice verita’ è che quando si investe nell’azionario in maniera statica e’ necessario mettere in conto la possibilita’ di affrontare un periodo, anche molto lungo, di rendimenti reali negativi, alla faccia di Jeremy Siegel e del suo Stocks for the long run...

 
 
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