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Fondi d'investimento. Consigli per la selezione
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Articolo di Matteo Lombardo*
3 novembre 2010 9:56
 
Uno dei metodi più utilizzati per investire nei mercati finanziari è l’acquisto di quote di fondi comuni (anche se riteniamo che spesso questa non sia la scelta migliore per i risparmiatori, ndr), inclusa la recente introduzione dei fondi pensione. Come in molti settori, anche tra i fondi esistono prodotti buoni e prodotti meno buoni; come sifa a riconoscere i primi dai secondi?

Spesso la scelta è limitata alle offerte presentate dalla banca, SIM o promotore ai quali ci rivolgiamo, e sappiamo che in queste occasioni può essere difficile condurre un’indagine dettagliata sui prodotti in questione. Tuttavia è sempre utile capire alcune caratteristiche di base, e la banca/SIM/promotore deve essere in grado di fornire queste informazioni. Il punto fondamentale di questa analisi è determinare se il prodotto consigliato è effettivamente adatto ai nostri obiettivi, ma soprattutto rispondere alla seguente domanda: è gestito nell’interesse degli investitori o in quello della società proponente?

[Gli esempi proposti in seguito, tratti da veri fondi di investimento presenti sul mercato italiano, fanno riferimento in particolare a fondi azionari, ma i principi esposti valgono per tutti i tipi di fondi: azionari, obbligazionari, bilanciati; europei, globali, mercati emergenti; …].

Obiettivi del fondo

Troppo spesso l’obiettivo principale di un fondo viene riassunto semplicemente in: “Il fondo investe in azioni europee con l’obiettivo di apprezzamento del capitale nel lungo periodo.
È invece molto importante determinare se il gestore ha una strategia solida e razionale che offrirà risultati soddisfacenti nel lungo periodo, ovvero se cerca effettivamente di ottenere rendimenti assoluti positivi e si preoccupa di quello che potrebbe andare storto, oppure se è concentrato solamente sulla performance relativa rispetto all’indice di riferimento.
Nel caso di prodotti con un benchmark (in maniera implicita od esplicita, praticamente tutti) occorre anche prestare attenzione a come questo è definito. Un esempio tipico sono i benchmark composti con una percentuale in liquidità (ad esempio: 90% MSCI World / 10% cash). In genere consigliamo di evitare questi prodotti: la scelta della percentuale del portafoglio da mantenere in liquidità deve essere una conseguenza dello stile di gestione e delle opportunità presenti sul mercato, non di una politica predeterminata dalla società di gestione (che viene decisa per mantenere maggiore flessibilità in caso di elevati disimpieghi o per mostrare una performance migliore in mercati ribassisti).
Un altro esempio sono alcuni fondi flessibili, che non hanno un benchmark di riferimento predeterminato (data la loro politica di investimento “flessibile” su varie classi) ma hanno spesso un obiettivo di rendimento (ad esempio il tasso EURIBOR + 5%) utilizzato nel calcolo delle commissioni di performance. Se questo fondo può investire in azioni, l’obiettivo è troppo semplice da battere: in un anno di mercati fortemente rialzisti come il 2009 il fondo supererà facilmente l’obiettivo minimo senza fare niente di più che essere investito in azioni, ed intascherà succose commissioni di performance. In un anno molto negativo, come ad esempio il 2008, il fondo non batterà il rendimento minimo, il gestore darà la colpa all’andamento dei mercati e non otterrà nessuna commissione di performance, ma intascherà comunque le commissioni di gestione, che sono sempre sostanziose.

Gestione e selezione dei titoli nel portafoglio
Le domande principali da porre sono: quali sono la filosofa ed il processo di gestione del portafoglio? Chi è responsabile della selezione dei titoli (un singolo gestore, un team, il comitato degli investimenti)? In base a quali parametri vengono determinati i singoli titoli da tenere nel portafoglio?
Spesso questa parte viene completamente ignorata da chi propone l’investimento, ed è di solito riassunta in poche righe nei prospetti informativi. Le descrizioni tipiche sono ad esempio: “La politica di investimento si basa sulle analisi delle singole società con l'obiettivo di identificare quelle che forniscono le migliori prospettive di crescita unitamente allo studio della probabile evoluzione delle principali variabili macroeconomiche.” Oppure: “Il fondo investe in titoli che il gestore ritiene siano sottovalutati rispetto ai fondamentali aziendali.” Questa è una tautologia: tutti investono in titoli che ritengono sottovalutati, nessuno compra consciamente qualcosa che pensa valga meno del prezzo pagato!
Una semplice domanda per capire lo stile di gestione è chiedere ad esempio spiegazioni sulle prime 5 posizioni detenute dal fondo: per quali motivi sono state acquistate? Qual è una stima del loro valore intrinseco? Quali sono le loro prospettive, opportunità e rischi? Oppure sono state comprate semplicemente perché hanno un peso significativo nel benchmark?

Rendimenti passati
Come in ogni buona strategia di marketing, banche e SGR tendono ad evidenziare le caratteristiche positive dei loro fondi ed ad ignorare o nascondere quelle meno solide.
È importante sapere su quale periodo è stata ottenuta la performance (o il rendimento attuale) che viene sbandierata: su quanti anni? In che condizioni di mercato? Durante quali cicli economici? Da chi è stata ottenuta, dal gestore attuale o da altri?
Una regola imprescindibile è di evitare di investire in un fondo od una strategia solo sulla base della performance recente (o di uscirne perché questa non è stata buona). È molto più importante cercare di capire quali sono la filosofia ed il processo di gestione (vedere i due punti precedenti).

Masse in gestione
In particolare come queste sono cresciute negli ultimi anni, sia per la società nel suo complesso che per il fondo specifico. Questa analisi evidenzia come hanno reagito i sottoscrittori ai risultati generati dal gestore e se sono stati persi significativi clienti (in eccesso della performance di mercato): se sì, perché? Se invece le masse sono cresciute, sono dovute all’andamento dei mercati o ad altri fattori? La SGR è disposta a chiudere il fondo se diventa troppo grande e non più gestibile con la strategia attuale, è cioè disposto a fare gli interessi dei clienti e non i propri? [NB: molti fondi italiani sono in realtà sottodimensionati e questo problema si pone solo per poche strategie. Per altre, ad es. fondi di liquidità, una maggiore dimensione è in realtà un vantaggio in quanto equivale a minori costi].

Costi
Data la ben nota difficoltà dei gestori di battere il mercato (che ha spinto verso strategie passive come gli ETF), è necessario controllare tutte le varie voci di spesa che sono a carico del fondo; queste incidono direttamente sul NAV (Net Asset Value) e determinano la performance finale per il sottoscrittore:
- Commissioni di gestione (di base più performance/incentivo se presenti);
- TER degli OICR in cui il fondo investe (ad esempio per fondi di fondi o multimanager);
- Compenso della banca depositaria;
- Spese di revisione, legali e giudiziarie;
- Altri oneri, quali spese di pubblicazione del valore della quota, del prospetto informativo e degli avvisi; contributo di vigilanza; spese bancarie. Tutte queste voci concorrono infatti a formare il TER (Total Expense Ratio). A queste vanno poi aggiunte anche le spese di negoziazione dei titoli e gli oneri fiscali; entrambe possono essere contenute con un’attenta politica di selezione degli investimenti che riduce il turnover delle posizioni.

Per concludere, l’unica motivazione per scegliere un fondo a gestione attiva è la ricerca di un rendimento superiore rispetto al mercato/segmento di riferimento. Se gli elevati costi di questi fondi non giustificano questa migliore performance (di per sé difficile da ottenere in maniera consistente) o, peggio ancora, gli investimenti scelti dal gestore rispecchiano in maniera significativa la composizione del benchmark, il nostro consiglio è semplice e scontato: rivolgetevi ad investimenti passivi (come gli ETF) che per definizione tentano di replicare l’indice di riferimento ma hanno costi notevolmente inferiori.

* Consulente Finanziario Indipendente che offre servizi di advisory di portafoglio ed analisi di strumenti finanziari incentrati sulla pura consulenza in assenza di conflitto di interessi. Per maggiori informazioni: www.kcapitalgroup.com
 
 
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