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1.000% di guadagno: è il momento di vendere le Palantir?
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Articolo di Alessandro Pedone
11 febbraio 2025 11:02
 
I casi estremi permettono di evidenziare dinamiche che, nelle situazioni ordinarie, risultano meno visibili e più difficili da cogliere.
Così come ho fatto in passato per Tesla, in questo articolo voglio sfruttare l’eccezionalità del caso Palantir per evidenziare alcuni concetti chiave sull’utilizzo di singole azioni all’interno di portafogli ben diversificati.
Consiglio di proseguire nella lettura anche a chi non possiede azioni Palantir, ma ha le conoscenze, le attitudini psicologiche e le possibilità economiche per inserire singoli titoli azionari nei propri portafogli.
Ricordo per l’ennesima volta che l’investimento in singoli titoli può generare rendimenti straordinari, incomparabili con quelli degli indici, ma è sconsigliato alla grande maggioranza degli investitori. Richiede competenze tecniche e comportamentali che quasi nessuno possiede.
Le decisioni di vendita sono spesso più difficili e determinanti rispetto a quelle di acquisto. Un errore nell’acquisto può compromettere un investimento, ma ho visto molte scelte inizialmente corrette essere rovinate da decisioni sbagliate nella fase finale.
Sfruttando il caso di Palantir, analizzeremo il concetto fondamentale per evitare errori nel momento della vendita.
 

Perché usare il caso Palantir?

Chi mi segue da anni sa che, in oltre vent’anni di attività online e migliaia di articoli pubblicati, ho dedicato approfondimenti specifici solo a due aziende: Tesla e Palantir.
Ho iniziato a scrivere di Tesla all’inizio del 2020, utilizzando quella che sembrava una “folle corsa” del titolo per spiegare l’importanza di collegare le scelte finanziarie agli obiettivi di vita. All’epoca Tesla valeva circa 30 dollari (considerando i due split successivi), un prezzo che la maggioranza degli analisti riteneva irragionevole. Oggi vale circa 12 volte tanto.
Nel 2022 ho iniziato a seguire da vicino Palantir, pubblicando diversi articoli in momenti chiave del suo percorso. Inizialmente sottovalutata, con quotazioni sotto i 10 dollari, il titolo ha attraversato varie fasi fino a superare oggi i 110 dollari.
All’epoca, il mercato faticava a comprendere Palantir: la maggior parte degli analisti la considerava una società di consulenza con software complessi, difficili da integrare. Nel tempo, però, la percezione è cambiata. Oggi la maggioranza del mercato riconosce Palantir come la società di software principale beneficiaria della rivoluzione dell’intelligenza artificiale.
La parte più difficile di un investimento in azioni potenzialmente esplosive non è selezionarle – impresa già ardua. La vera sfida è resistere alla tentazione di vendere quando il capitale si raddoppia, triplica o quintuplica.
L’ho vissuto in prima persona prima di diventare consulente finanziario indipendente, con le azioni Amazon. Quell’esperienza mi ha portato a studiare il fenomeno delle “100-bagger” – titoli che moltiplicano per 100 il loro valore – approfondendo autori famosi come Peter Lynch e meno conosciuti come  Christopher W. Mayer o Sebastian Mallaby.
Ora che le azioni Palantir hanno guadagnato oltre il 1.000%, è giunto il momento di vendere?
 

Aziende diverse, criteri di valutazione diversi

Uno degli errori più comuni, anche tra i professionisti, è applicare gli stessi criteri di valutazione a imprese che si trovano in fasi completamente diverse del loro ciclo di vita.
Valutare un’azienda matura e consolidata come Nike è molto diverso dal valutare una giovane realtà con un mercato ancora in costruzione, come Rocket Labs o Lemonade.
Nel primo caso, i bilanci e i risultati finanziari sono centrali. Nel secondo, concentrarsi su multipli come il prezzo/utili è fuorviante: queste aziende vengono valutate in base a ciò che potrebbero diventare, non a ciò che sono oggi.

- Cosa deve accadere in futuro affinché il prezzo attuale sia giustificato?
- È ragionevole pensare che ciò accada?
** La leadership del management
** La qualità dei prodotti o servizi
** Il livello di soddisfazione dei clienti

Saper costruire un modello DCF (Discounted Cash Flow) è relativamente semplice. Il difficile è inserire numeri sensati, basati su una visione credibile del futuro dell’azienda.
 

La storia futura di Palantir

Quando ho iniziato a scrivere di Palantir, il suo futuro ruotava attorno a concetti che la maggior parte degli analisti ignorava completamente. Il più importante – e tuttora fondamentale – è il seguente: per rendere davvero utilizzabile l’intelligenza artificiale generativa nelle grandi organizzazioni, serve prima un’infrastruttura software capace di connettere in modo sicuro tutti i dati aziendali in tempo reale, rendendoli semanticamente utilizzabili.
Palantir ha introdotto un concetto chiave per risolvere questo problema: l’Ontology.
Realizzare un’infrastruttura del genere è un’impresa estremamente complessa, ma se ci si riesce, i vantaggi sono enormi. Ad oggi, Palantir è l’unica azienda che sa come farlo in tempi ragionevoli e con la certezza del risultato.
Il punto è che questa visione, inizialmente fraintesa o ignorata, oggi è ampiamente accettata. Rimangono alcuni analisti convinti che Palantir non abbia un reale vantaggio competitivo rispetto a concorrenti come Snowflake o C3.AI, o che colossi come Microsoft o Oracle possano sottrarle in futuro enormi fette di mercato. Tuttavia, la maggioranza degli analisti ora riconosce Palantir come la principale beneficiaria della rivoluzione dell’intelligenza artificiale.
A mio avviso, tutto ciò che Palantir potrà ragionevolmente realizzare nei prossimi 3-5 anni è ormai pienamente compreso dal mercato. Nel breve/medio termine (da uno a cinque anni), non vedo nell’azienda nulla di sostanzialmente diverso rispetto a quanto già noto.
Nel lungo termine, invece, immagino una possibilità molto più ambiziosa: il software di Palantir potrebbe diventare una sorta di “sistema operativo” su cui costruire una nuova generazione di software non deterministici.
Oggi, l’intelligenza artificiale sta già trasformando il modo in cui scriviamo software, ma questo è solo l’inizio. In futuro, non sarà più necessario scrivere codice nel modo tradizionale. Non costruiremo più software per gestire i dati (lo farà il sistema operativo stesso): useremo i dati per generare le automazioni di cui avremo bisogno.
Se questa visione si realizzerà, Palantir potrebbe diventare la “Microsoft” degli anni ’30.
Ovviamente, si tratta di una prospettiva altamente incerta e ancora tutta da realizzare. Nel breve/medio termine, la narrazione più plausibile è ormai condivisa dalla maggioranza degli analisti. Nel lungo termine, ovvero tra dieci anni, credo che esistano forti probabilità che Palantir valga molto più di oggi, ma l’incertezza su questa ipotesi è elevatissima.
A partire dai livelli attuali, le potenzialità di forti apprezzamenti nel breve/medio termine sono molto ridotte.
 

Navigare l’incerto

Per queste ragioni, la settimana scorsa, ho raccomandato ai nostri clienti con Palantir in portafoglio di vendere una parte consistente della posizione, con l’idea di rientrare solo se il titolo perde almeno il 50% dai massimi precedenti e i progressi aziendali nella visione di lungo termine sopra sintetizzata diventino più evidenti.
Questa non è una scelta di market timing, ma di gestione dell’incertezza.
Quando si detiene un titolo con un’alta dose di incertezza, il potenziale di crescita deve essere altrettanto elevato. La condizione essenziale per ottenere rendimenti straordinari è che solo pochi investitori concordino con questo potenziale.
Esistono poi considerazioni legate al rapporto tra la singola operazione e il portafoglio nel suo complesso. Nel caso di Palantir, posizioni che inizialmente pesavano frazioni di punto percentuale sono arrivate a rappresentare anche il 3% o il 5% del portafoglio.
Nel nostro approccio, posizioni superiori all’1% su un singolo titolo sono ammissibili solo in casi eccezionali. Oltre ad essere finanziariamente solidissima (Palantir lo è), un’azienda deve rientrare in una di queste categorie:
1 - È leader indiscusso in un mercato da centinaia di miliardi di dollari.
2 - Ha un potenziale di crescita enorme, ancora non compreso dal mercato.

Fino a pochi mesi fa, Palantir rientrava nella seconda categoria. Dopo l’ultima trimestrale e la reazione euforica del mercato, ritengo che il suo potenziale di crescita sia ormai pienamente compreso dagli investitori.
Palantir resta in portafoglio per le sue prospettive di lunghissimo termine, potrebbe rientrare, in futuro nel primo caso. Tuttavia,  un’incertezza così elevata non può occupare un peso eccessivo nel portafoglio. È ragionevole mantenere  posizioni di questo tipo solo dopo aver recuperato tutto il capitale investito e averlo moltiplicato più volte.
 

Conclusione

Esistono molte strategie di investimento valide, anche basate su presupposti opposti. Tuttavia, la coerenza è fondamentale. Se un investimento nasce da una determinata tesi, anche la sua chiusura deve essere coerente con quella logica iniziale.
Nel caso di Palantir, il motivo principale per cui avevo individuato questa azienda nel 2022 era che il mercato non ne comprendeva il valore. Oggi questo vantaggio informativo non esiste più: quasi tutti hanno capito ciò che avevo intuito anni fa.
A differenza di Tesla, che ha esteso il proprio mercato potenziale a mercati ancora più grandi rispetto a quelli iniziali,  non vedo in Palantir la possibilità di dominare un settore diverso da quello per cui l’avevo selezionata.
Quando viene meno la ragione principale per cui si è investito in un titolo, è il momento di prendere il profitto.
Le potenzialità di lungo termine di Palantir restano molto elevate, ma ritengo che chi vuole scommettere su di esse dovrebbe farlo solo dopo aver messo al sicuro il proprio capitale e ottenuto un rendimento straordinario.
 
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