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Considerazioni sulle nuove norme a tutela degli investitori
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Lettera 
19 ottobre 2004 0:00
 
Per quanto ho sentito dire della legge sulla tutela del risparmio non posso, esclusivamente da un punto di vista personale, esprimere parere che il rimedio e' quasi peggio del male:
a) Non si pensa alla tutela dei piccoli risparmiatori nell'ambito delle societa' quotate.
b) Ci si affida ad una Consob che ha gia' fatto molto male e ne ho personalmente pagate anche le conseguenze; peraltro la Consob non e' tenuta a dare risposte e/o a prendere in considerazione le segnalazioni, senza neanche comunicarlo; una sola relazione annuale non serve a niente. I dipendenti consob vanno fieri della loro indipendenza assoluta fatta eccezione che dalla magistratura in caso di pratiche legali; peraltro Consob non ha propri beni con cui rispondere; c) Il mercato delle obbligazioni non trattate nei mercati regolamentari e' in mano a pochi intermediari che stabiliscono, penso in accordo, gli spread fra denaro e lettera effettuamndo grossi guadagni senza correre rischi o rischi minimi.
d) La Banca d'Italia nel frattempo non da autorizzazione alla trattazioni di bond emessi da paesi che invece si possono acquistare tranquillamente all'estero, non solo sembra uno scarica barile ma sembra una costrizione ad acquistare titoli di stato o al massimo emesse da un numero limitato di societa' che non danno una sicurezza adeguata e soprattutto hanno raggiunto prezzi tali da far si che il margine sia ridotto a zero. ecc. Grazie del Vs. parere ma soprattutto se Vi e' da parte Vs. una strategia per limitare i danni ai piccoli investitoti.
Piero, da Barberino di Mugello/Firenze

Risposta:
Le Sue considerazioni sono ampiamente condivisibili. La partecipazione dei piccoli soci alla vita delle aziende in cui hanno investito e', di fatto, impossibile. La stessa class action che sta nascendo in Italia non ha nulla a che fare con la class action statunitense: basti pensare che i danneggiati, per partecipare, hanno l'obbligo di rivolgersi ad associazioni professionali oppure ad associazioni di consumatori, e solo
a quelle "di Stato". Ancora una volta, quindi, l'investitore viene considerato un poppante che deve necessariamente rivolgersi ad un'associazione-mamma (a cui deve pagare una bella tessera associativa), e non un adulto cui fornire gli strumenti per farsi valere autonomamente. La "super-Consob", poi, ha perso per strada i vari pezzi, perche' i dirigenti delle varie autorita' di controllo (Isvap, Covip, ecc.) non vogliono perdere la poltrona, con tutto cio' che ne consegue in termini di autonomia e di potere. Sulle obbligazioni non quotate, pero', c'e' un concorso di colpa di molti investitori, che ancora oggi comprano ad occhi chiusi qualsiasi cosa il "consulente" propone, salvo poi lamentarsi: "non sapevo che...", "non mi avevano detto che...". La politica della Banca d'Italia sulle emissioni obbligazionarie, poi, e' chiaramente condizionata dagli eventi (si e' vista una enorme stretta dopo Parmalat, come scrive), anziche' essere dettata dalla ragione, e se anche una delle principali istituzioni del paese inizia a prendere decisioni dettate "dalla piazza", le speranze per una svolta sono molto poche. La strategia, come la definisce, di Aduc-Investire Informati e' quella dell'informazione. Solo tramite delle indicazioni indipendenti basate su dati di fatto che chiunque puo' verificare da solo, e non tramite le frasi ripetute sino alla noia da "esperti" che sono in realta' dei venditori di prodotti ed a cui nessuno controbatte, e' possibile fornire agli investitori tutto cio' di cui hanno bisogno per decidere nel migliore dei modi.
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Ha risposto Giuseppe D'Orta.
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