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Non conviene una pensione "fai da te"?
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Lettera 
2 febbraio 2004 0:00
 
Le scrivo per ricevere -se possibile- un suo autorevole commento relativo alla mia ipotesi -relativa alla previdenza integrativa-che mi appresto a presentarle.
Premesso che ho 32 anni e che da quest'anno ho iniziato a lavorare come lavoratore autonomo direi che dopo qualche calcolo sono arrivato a convincermi che i piani integrativi pensionistici a carattere assicurativo (i cosiddetti PIP) sono assolutamente da escludere per costi elevati e performance minime.
Ho poi approfondito il discorso sui Fondi integrativi pensionistici (i cosiddetti FIP). Se per costi mi sembrano fattibili le loro performance mi lasciano perplesso.
Davanti a costi, performance scadenti e vincoli stringenti (DL 47/2000) mi son detto: "pur dovendo rinunciare agli sgravi fiscali non converrebbe comunque crearmi una pensione integrativa "autogestita"? " Eccomi arrivato alla mia ipotesi.
Acquisto di fondi obbligazionari, PAC su Azionari, acquisto di TItoli di stato a 96-97 e il 3-4 risparmiato investito su titoli.
Ovviamente la mia ipotesi e' molto grezza ma scrivo per sapere da lei se -pur dovendo necessariamente approfondire il mio studio- il mio ragionamento e' corretto e puo' portare a crearmi una pensione integrativa idonea.
RImango in attesa di una sua graditissima opinione e suggerimenti.
Cordialmente, Marco, da Roma

Risposta:
evito di entrare nel merito della sua ipotesi di investimento, per una sostanziale ragione piu' volte espressa nelle nostre risposte: un
consiglio relativo ad una corretta pianificazione finanziaria presuppone
un'adeguata conoscenza delle sue esigenze e delle sue aspettative, che non si puo' certo desumere da poche righe scritte in una mail.
Fatta questa premessa, ed approfondendo il discorso sui PIP, lei ha purtroppo ragione. Tali prodotti, venduti da banche e assicurazioni a fini previdenziali, sono nella maggior parte dei casi inutilmente costosi e inefficienti: tali inefficienze, ovviamente, comporteranno inevitabilmente un capitale ridotto nel momento in cui lei andra' in pensione.
Per quanto riguarda i fondi pensione veri e propri il discorso andrebbe invece maggiormente approfondito: tra i molti fondi presenti esistono prodotti che vale la pena vagliare a fini pensionistici in quanto
permettono di fruire delle agevolazioni fiscali pur senza caricare i contraenti di oneri esagerati, o per lo meno competitivi e congrui con la linea di gestione scelta. Se si ritenesse di poter far da se', un'altra alternativa, e qui arrivo alla sua ipotesi, potrebbe essere quella di costruirsi un capitale integrativo investendo in strumenti
efficienti, capitale che al momento della pensione potra' essere trasformato in una rendita. Attenzione pero'. Dal suo ragionamento mi par di capire che lei preveda
gia' un certo capitale da gestire, e su cio' richiamo la premessa fatta in apertura.
Con riguardo specificatamente al cosiddetto "risparmio in formazione" invece, l'idea di un PAC (Piano Accumulo Capitale) sul mercato azionario e' sostanzialmente positiva. Soprattutto considerando il lungo tempo a
disposizione infatti, un PAC offre la possibilita' di usufruire dei (potenzialmente piu' elevati) rendimenti del mercato azionario, con una formula che consente di "mediare", nel tempo, i prezzi di carico dei
titoli acquistati, dando quindi una maggior tranquillita' di creazione (e preservazione dagli inevitabili scossoni della Borsa) del capitale nel lungo periodo. Con riguardo a detti titoli poi, e' sicuramente piu'
opportuno utilizzare prodotti a bassissimi costi di gestione, quali gli ETF, con i quali puo' ottenere, pur con piccole somme, un'opportuna diversificazione del suo investimento. (si veda:
clicca qui).
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Ha risposto Massimiliano Capone
 
 
 
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