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BTP: suonata la campanella dell'ultimo giro di pista?
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Articolo di Alessandro Pedone
10 dicembre 2012 16:25
 
Un anno fa, prima della nomina del Governo Monti, molti vendevano BTP sulla spinta delle notizie catastrofiste che parlavano di un default dell'Italia quasi inevitabile, della distruzione del progetto Euro e delle tipografia tedesche che già stavano, secondo queste voci, ristampando marchi.
Altri hanno seguito i consigli di chi, come chi scrive su questo sito, sosteneva che i prezzi dei BTP di allora fossero irrazionali e che sarebbe stato preferibile non farsi prendere dal panico ed anzi, per chi non aveva titoli di stato, cogliere l'occasione di acquistare a prezzi che difficilmente si sarebbero rivisti.
A distanza di un anno, le chiacchiere stanno a zero. Chi si è fatto prendere dal panico ha subito perdite rilevantissime, gli altri hanno visto rendimenti, nell'ultimo anno, da azionario dei periodi buoni (ma anche volatilità in tutto simili all'azionario).
 
Con l'ennesima giravolta di Berlusconi (e dei suoi sottoposti come Alfano) che ha determinato la fine del Governo Monti nell'ultima settimana, si apre una possibile finestra di opportunità che potrebbe essere l'ultima. Oggi i mercati azionari hanno aperto molto male (in particolare l'azionario) con un -3,5% nel momento in cui sto scrivendo. Il rendimento del BTP decennale dopo aver toccato il 4,9% sta viaggiando adesso sul 4,85%, pochi giorni fa era al 4,4%. Lo spread viaggia sui 360 punti quando pochi giorni fa era sceso sotto i 300 punti.
E' chiaro che i mercati sono spaventati dall'incertezza politica, la perdita di un “garante” come Monti sta ingenerando confusione e incertezza, la cosa maggiormente temuta dai mercati finanziari.
Più la situazione politica s'ingarbuglierà e più questa situazione potrà peggiorare.
 
Guardando le cose con maggiore lucidità e con un minimo di lungimiranza, però, la situazione non appare per niente preoccupante. Il lavoro che doveva fare il Governo Monti di fatto è stato fatto. Al di fuori della retorica politica di questa o quella parte, il ruolo del Governo Monti era uno solo: ridare all'Italia quella credibilità internazionale che consentisse a Mario Draghi di far passare all'interno della BCE i provvedimenti in grado di salvare l'Euro.
Quando alcune forze politiche sostengono che in realtà lo spread non si è abbassato grazie al Governo Monti, ma grazie all'operato della BCE, dicono una cosa parzialmente vera, ma si dimenticano di dire che senza il Governo Monti (e senza quei provvedimenti) la BCE non avrebbe mai preso quelle decisioni.
Adesso l'area Euro gode dello scudo protettivo della BCE ed il fatto di non averlo attivato immediatamente sta consentendo di far affievolire sempre di più le voci politiche critiche verso questa nuova posizione della banca centrale. A distanza di tempo si è capito, per evidente dimostrazione empirica, che il tallone d'Achille dell'Euro sono i poteri della BCE ed ormai appare chiaro anche alla maggioranza dei politici tedeschi che il ruolo della BCE deve necessariamente essere anche quello di prestatore di ultima istanza.
 
La sciagurata mossa politica di Berlusconi può spaventare nell'immediato, ma nel medio termine ha tutte le caratteristiche perché sia ricordata coma una turbolenza passeggera di nessun rilevo, anzi potrà favorire un quadro politico più favorevole alla normalizzazione dello spread BTP/BUND verso una quota più giustificata dai fondamentali, ovvero nei pressi dei 200 punti base.
E' chiaro, infatti, che dopo l'ennesima ridiscesa in campo di Berlusconi, il nome di Monti avrà una risonanza nella campagna elettorale che non ci sarebbe stata senza la dichiarazione in Parlamento da parte di Alfano di conclusione dell'esperienza del Governo Monti.
Questo sgambetto ha dato a Monti uno spazio politico che prima non aveva (o non voleva prendersi per rispetto del suo ruolo di capo di un Governo appoggiano dalla “strana maggioranza”). Vedremo nei prossimi giorni se utilizzerà questo spazio per scendere direttamente in campo oppure per appoggiare indirettamente una coalizione di centro che a lui fa riferimento. In entrambi i casi, dopo le elezioni, l'”agenda Monti” sarà determinante per la costituzione del Governo e gli osservatori internazionali non potranno che constatare che ci sarà piena continuità di azione politica fra il Governo Monti ed il prossimo Governo.
Non possiamo dire quando questo diventerà evidente ai mercati. Potrebbe accadere anche durante la campagna elettorale, oppure potrebbe volerci più tempo.
Il vero evento dirimente del 2013, comunque, non sono le elezioni italiane bensì quelle tedesche.
Potrebbe accadere, nell'imminenza di quelle elezioni, che i toni politici in Germania facciano spaventare un po' i mercati e ciò potrebbe far infiammare nuovamente gli spread, ma è ragionevole ritenere che passate le elezioni tedesche non dovrebbero esserci più ostacoli ad una definitiva normalizzazione degli spread fra il Bund ed i titoli di stato periferici.
Un governo tedesco con un respiro politico di qualche anno sistemerà definitivamente la questione greca perché ciò è chiaramente nell'interesse della Germania. La questione Italia sarà di fatto già risolta da qualche mese e finalmente si potrà mettere mano ad un nuovo ruolo (formale o sostanziale) delle BCE che costituirà – come in parte sta già facendo adesso – l'ombrello di protezione sotto il quale tutti i governi dell'area Euro potranno ripararsi dalle intemperie dei mercati.
Se questo scenario è ragionevole, come noi crediamo, con la fine del Governo Monti potrebbe essere suonata la campanella che segnala l'ultimo giro di pista in questa folle corsa dei BTP.
Nello spazio che intercorre tra venerdì scorso e la costituzione del prossimo Governo, ragionevolmente, vedremo i prezzi più bassi dei BTP rispetto a quelli che vi saranno per tutto il 2013 ed oltre con la possibile eccezione, forse, delle poche settimane prima delle elezioni in Germania.
Gli investitori che non avessero ancora BTP in portafoglio avranno quest'ultima finestra di opportunità per comprare BTP ed assicurarsi così rendimenti buoni per molti anni avvenire.
Qualcuno (crediamo però che questa volta saranno pochi) si farà di nuovo spaventare e scoraggiare dalla situazione politica italiana (che è oggettivamente scoraggiante) e magari venderà su questa nuova fiammata dello spread. Qualcuno, comprensibilmente, venderà BTP perché ha già guadagnato molto e vuole passare una fine dell'anno tranquillo.
Chi non avesse BTP, però, farebbe bene – a nostro giudizio – a mettersene in portafoglio un po' proprio in questa fase, mano a mano che i rendimenti si faranno sempre più interessanti.
 
 
 
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