Gli investitori professionisti non si avvicinerebbero mai a delle obbligazioni come quelle delle Cirio chiamate "mini-bond" dal momento che non hanno i requisiti minimi di affidabilità per essere inserite in portafoglio.
L'importo complessivo dell'emissione è troppo esiguo per generare un mercato secondario che permetta di negoziare il titolo a prezzi equi. Si tratta di un esempio lampante di rischio liquidità del quale abbiamo parlato sull'articolo dedicato ai rischi finanziari già pubblicato.
Chi ha investito nelle obbligazioni Cirio ha fatto tutto, ma proprio tutto, quello che non si doveva fare. Si è preso un eccessivo rischio liquidità abbinato ad un eccessivo rischio specifico. Il rischio specifico (cioè il rischio che l'investimento fatto sia legato non alla normale oscillazione del mercato ma alle vicende specifiche del singolo titolo) è aggravato dal fatto che l'emittente in questione non ha un rating ufficiale. Cioè non ci sono agenzie di rating che avvertono sul peggioramento delle condizioni di solvibilità dell'emittente (come è avvenuto, ad esempio, per le obbligazioni Fiat che sono state declassate a livello di junk bond).
Che fare adesso?
L'unica cosa da fare è imparare da quanto è successo ed eliminare i rischi specifici ed i rischi liquidità dal portafoglio.
Quanti hanno in portafoglio i titoli Arena, Aprilia, De Longhi, Fantuzzi, Ferre, Impregilo, Lucchini, Giochi Preziosi, Parmalat, Stefanel, Prada, Ventaglio e via dicendo? Molti, moltissimi.
Investire in singoli titoli, siano azioni o siano obbligazioni non è una cosa adatta ad un investitore non professionista. Chi non si adegua a questa semplice regola paga sempre lo scotto, magari non così alto come i possessori di obbligazioni Cirio. Nel migliore dei casi ha corso un rischio inutile. Nel peggiore, si ritrova con un pugno di mosche in mano. E' bene che tutti gli investitori non professionisti eliminino questo genere di rischi dal proprio portafoglio finanziario.