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Caso MPS: il paradigma del sistema bancario italiano
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Articolo di Alessandro Pedone
23 gennaio 2013 16:00
 
La storia relativamente recente del Monte dei Paschi di Siena, fino ad arrivare alle recentissime – tristi – vicende sui derivati, è paradigmatica di ciò che è successo all'intero sistema bancario italiano.
Fino a diversi lustri fa, il Monte era una “tranquilla” banca che faceva ancora la banca anche se con il tipico intreccio con il mondo politico che fino a qualche lustro fa era fortissimo in ogni banca. A Siena, ovviamente, l'intreccio con il sistema politico era, se possibile, ancora più forte a tal punto che non si comprendeva bene (ed anche oggi si fa fatica) se fosse il mondo politico senese a controllare la banca o fosse il Monte a controllare il mondo politico senese.
Chi non vive a Siena non può comprendere cosa sia il Monte dei Paschi per Siena. In quella città non si muove foglia che il Monte non voglia.
Pur in questo contesto non certo idilliaco, fino a qualche lustro fa, il Monte era ancora una banca il cui mestiere principale era quello di prestare soldi alle imprese ed ai cittadini. Certo, le procedure non sempre erano limpide, gli amici degli amici avevano un occhio di riguardo, ecc.
Rimaneva, comunque, una competenza diffusa all'interno dell'istituto in materia di valutazione delle richieste da finanziare. C'era una conoscenza del territorio e dei soggetti che interloquivano con la banca. Pur con tutti i limiti, in poche parole, c'era una capacità di fare banca che oggi è sparita.
Negli ultimi vent'anni circa, il modo di concepire la banca è drasticamente cambiato, ed è cambiato, purtroppo, in peggio.
Piano piano il mestiere di “prestar soldi” è diventato secondario e gli utili veri degli istituti finanziari si sono fatti attraverso le commissioni e l'attività di trading diretto sui mercati finanziari.
I direttori di agenzia, che un tempo avevano un ruolo fondamentale, sono diventati poco più che “passacarte”. Non hanno più potere decisionale e le scelte su chi finanziare e chi no sono demandate a sciocche formule matematiche. Questo è accaduto per diverse ragioni che sarebbe troppo semplicistico liquidare in poche battute, ma un ruolo non secondario è legato al fatto che l'attività che dovrebbe essere tipica della banca, in sostanza non lo è più.
Questo è un processo che non riguarda certo solo il Monte dei Paschi di Siena, ma un po' tutto il sistema bancario italiano.
A Siena, però, negli ultimi 15 anni, hanno sbagliato veramente tutto.
L'evidenza che la gestione della banca era quantomeno approssimativa si ebbe con l'acquisizione della Banca del Salento nel 1999. Unico caso al mondo nel quale il capo della banca acquisita, quella più piccola, diventa il capo della banca acquirente. Il prezzo di acquisizione fu semplicemente folle, 2.500 miliardi di lire! Ma non fu solo quello il problema, la Banca del Salento (che poi cambierà nome in Banca 121) portava in dote solamente una serie infinita di grane fra le quali la più famosa al pubblico fu la vicenda dei prodotti MyWay e 4You. I danni legati alla pessima gestione di Banca del Salento (gestione per la quale De Bustis fu “promosso” a capo dell'intero MPS) durano ancora a distanza di quasi 15 anni.
Nel 2001 inizia l'era Mussari quando l'avvocato catanzarese viene nominato Presidente della potentissima Fondazione che controlla il Monte dei Paschi di Siena.
La vicenda della Banca 121 non aveva evidentemente insegnato nulla ed il Monte s'imbarca nell'acquisto dalla Santander di Banca Antonveneta per la stratosferica cifra di 9 miliardi di euro (senza nemmeno farsi dare nel pacchetto Interbanca).
Il prezzo fu immediatamente giudicato dalla stragrande maggioranza del mercato folle (si parla del 2008, c'erano già i sentori della grandissima crisi che avrebbe attraversato l'intero sistema bancario) ed in effetti ha affossato definitivamente la banca che da allora ha sempre dovuto farsi carico di un passo chiaramente molto più lungo della gamba. Cosa ci fosse dietro quel prezzo decisamente fuori mercato è qualcosa che – secondo i media – è ancora all'attenzione della magistratura, ma sicuramente, da quel momento, iniziano le grandi difficoltà della Banca.
Si registrano, infatti, tutta una serie di tentativi più o meno creativi di trovare soldi sul mercato e nascondere difficoltà di bilancio. Fra le varie operazioni fatte si ricorda l'emissione di un bond con il quale il Monte cartolarizzava una fetta importante delle proprietà immobiliari. Secondo alcune voci interne, anche nell'operazione di vendita degli immobili sono state compiute vere e proprie follie come la “dimenticanza” di prezzare le enormi opere d'arte di molti dei palazzi storici prima posseduti dal Monte e poi venduti in questo tentativo di coprire il buco generato dalla Banca Antonveneta.
Insomma, in poche parole, un vero e proprio disastro.
Poiché Mussari aveva dato questa grande prova di brillantezza, il sistema bancario aveva pensato bene di promuoverlo a capo della potentissima associazione bancaria italiana.
Oggi Mussari viene travolto da alcune vicende poco chiare legate a dei contratti di derivati (dai nomi evocativi come “Alexandria” e “Santorini”) attraverso i quali, secondo le ricostruzioni dei media, il Monte dei Paschi averebbe “nascosto” alcune perdite rimandando il problemi di qualche anno ed ingigantendolo.

Stante questa situazione, mi domando come ci si possa stupire se il costo dei mutui per l'acquisto delle abitazioni in Italia è sensibilmente superiore alla media europea e superiore anche a nazioni come la Spagna. Con questi soggetti a capo del sistema bancario di cosa ci stupiamo?
 
 
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