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L'intelligenza collettiva. Ma insieme siamo più stupidi
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Articolo di Redazione
19 maggio 2011 19:10
 
Il concetto di intelligenza collettiva promette bene -da tante buone decisioni singole scaturisce la saggezza della massa. E allora, com'è che si è arrivati alla crisi finanziaria? Uno studio dà una possibile spiegazione: è meglio che l'individuo non sappia prima come la pensano gli altri.

Il mondo è sempre più complicato, e come può il singolo possedere ancora una visione d'insieme? Abbandonati a se stessi sembra impossibile, ma se in centinaia o migliaia si mettono insieme, allora la cosa è diversa. L'uomo approfitta della cosiddetta intelligenza collettiva, la saggezza dei tanti.
La rete sociale di messaggeria Twitter è un modello vincente dell'intelligenza collettiva. Le notizie interessanti trovano una diffusione veloce, ciò che è noioso sparisce subito nel limbo dei dati. E che insieme gli uomini prendano delle decisioni migliori rispetto a uno solo, lo hanno dimostrato vari esperimenti. Ad esempio, le persone riescono a valutare il peso di un toro in modo abbastanza esatto se indicano il valore medio delle loro stime.
Ma restano sempre dei dubbi sulla saggezza dei tanti. Intanto, come si è arrivati alla crisi finanziaria? Un équipe del Politecnico (ETH) di Zurigo mostra, con un esperimento, quanto sia facile passare dall'intelligenza alla stupidità collettiva. Appena gli uomini vengono a sapere che altri la pensano diversamente da loro su un determinato problema, cambiano la loro opinione, per lo meno un po'.

L'aumento della fiducia nelle proprie valutazioni
Dirk Helbing e i suoi colleghi hanno posto sei domande diverse a 144 studenti del Politecnico di Zurigo. Tra le altre cose, volevano sapere la densità della popolazione svizzera; quanti chilometri misura il confine tra Italia e Svizzera e quanti sono stati gli omicidi nel 2006 nel Paese. Sono numeri che tutti hanno sentito una volta o l'altra, ma che nessuno ricorda esattamente. Per invogliare i partecipanti, c'era un compenso in denaro destinato a chi riusciva ad approssimarsi di più alla cifra reale.
La saggezza dei tanti è entrata in gioco in due modi diversi. Una parte degli studenti ha saputo del valore medio espresso da tutti gli altri subito dopo la propria personale valutazione; l'altro gruppo invece ha potuto disporre in anticipo delle stime dei colleghi. Ogni domanda è stata ripetuta cinque volte. Inoltre, ai partecipanti è stato chiesto, all'inizio e alla fine, se fossero ben certi delle proprie valutazioni.
Da quasi tutte le domande è emerso che le risposte date in un primo momento, erano mediamente le migliori. E quanto più i partecipanti venivano a conoscenza delle risposte altrui, tanto più diminuiva l'intelligenza collettiva. I valori più estremi man mano sparivano, le stime dei singoli tendevano ad avvicinarsi sempre di più ma senza che il valore medio arrivasse più vicino al dato reale.
Quest'esperimento indica che l'influenza sociale riduce la diversità delle risposte, ma non l'errore collettivo. Lo scrivono i ricercatori su Proceedings of the National Academie of Sciences. Oltre tutto, i partecipanti erano sempre più sicuri che la loro valutazione fosse giusta, sebbene oggettivamente non lo fosse. Questo fenomeno i ricercatori lo chiamano effetto fiducia. "E' proprio come di fronte alla crisi finanziaria", dice Helbing a Spiegel Online. "Se tutti gli altri fanno la stessa cosa come me, vuol dire che mi trovo sulla barca giusta".

Il fondamento della democrazia rappresentativa
"Se le persone sanno come gli altri la pensano e come decidono, le opinioni convergono". Quest'effetto riguarda tutti gli organismi politici ed economici, ovunque dove ci si sieda intorno a un tavolo a discutere. "Il consenso scaturito in questo modo, può portare a una cattiva decisione". Orientarsi sull'onda di altre persone non è automaticamente positivo, avvisa il ricercatore. "E' importante coltivare uno spettro di opinioni, e non muoversi subito in direzione del consenso". Le opinioni divergenti sono importanti anche per mantenersi critici nei confronti delle proprie convinzioni.
"Il concetto di intelligenza collettiva non mi convince molto", spiega Helbing. Va bene per i pesci e gli uccelli, ma "noi uomini non ci comportiamo semplicemente come degli stormi". Il fatto che con le loro stime i soggetti dell'esperimento si avvicinassero man mano agli altri, lo studioso lo spiega con l'effetto gregario, un istinto incontestabile nell'uomo -vedi il mercato azionario o la moda. Ci sono sempre tendenze nuove, e l'uomo è portato ad andare oltre il bersaglio.

Per usare comunque l'intelligenza dei tanti è importante che il singolo prenda la propria decisione senza sapere cosa decidono altri. "E' anche il fondamento della democrazia rappresentativa", dice Helbing. La saggezza collettiva funziona se le persone possono scegliere indipendentemente l'uno dall'altro.

(articolo di Holger Dambeck per Der Spiegel del 17-05-2011. Traduzione di Rosa a Marca)
 
 
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