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Poste italiane: quando la pubblicità è inversamente proporzionale all'efficienza
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Articolo di Marianna D'Alessandro
27 luglio 2011 12:09
 
Da anni ormai Poste Italiane Spa ha affiancato al business di gestione della corrispondenza i servizi di intermediazione finanziaria andando ad assumere sempre più le caratteristiche di un istituto di credito. Anche le soluzioni di investimento proposte sono sempre più simili a quelle del mondo bancario: fondi comuni di investimento, prodotti finanziario assicurativi, obbligazioni strutturate...

Entrando in una filiale di poste italiane è possibile trovare ampia pubblicizzazione dei prodotti di risparmio e investimento, con una quantificazione in termini di poster e brochure difforme a seconda del tipo di prodotto. Matematicamente si potrebbe supporre l'esistenza di una relazione inversa tra il grado di efficienza del prodotto e l'ampiezza della pubblicità che viene fatta allo stesso. La spiegazione è presto data: i prodotti inefficienti sono quelli che contengono maggiori commissioni e costi impliciti a favore dell'emittente o del soggetto abilitato al collocamento, quindi semplicemente viene pubblicizzato di più il prodotto dal quale si possono ottenere maggiori guadagni (per l'emittente o per il soggetto abilitato al collocamento, non di certo per l'investitore).

Al primo posto della classifica degli strumenti finanziari maggiormente pubblicizzati -quindi più inefficienti- troviamo i prodotti finanziario-assicurativi di PosteVita, denominati Postafuturo Argento, Postafuturo Extra, Postafuturo Certo 2011, Postapresente cedola....si tratta di assicurazioni sulla vita che prevedono una rivalutazione dei premi investiti in base all'andamento della Gestione Separata Posta ValorePiù e che hanno oneri di sottoscrizione, costi di emissione, commissioni di gestione e costi di riscatto.
Al secondo posto, appartenenti alla stessa famiglia, troviamo le polizze index linked e unit linked. L'ultimo distribuito prende il nome di Programma Garantito Titanium: si tratta di una index linked con scadenza 2018 che prevede il pagamento di tre cedole fisse e una aleatoria a scadenza legata all'andamento dell'indice Eurostoxx50. L'investitore deve sostenere costi di caricamento e di copertura assicurative, inoltre pur essendo previsto il diritto di riscatto prima della scadenza le condizioni per esercitarlo sono molto onerose.
Al terzo posto si possono inserire i fondi comuni di investimento mobiliari e immobiliari, i costi di gestione applicati ai vari comparti non hanno nulla da invidiare a quelli tipici delle Sgr di origine bancaria, poi ci sono le commissioni per la banca depositaria e in alcuni casi anche quelli di sottoscrizione e riscatto.
Al quarto posto ci sono le obbligazioni collocate da Poste italiane, indipendentemente dal titolo in questione e dal suo rendimento atteso, l'inefficienza in questo caso si trova tutta nelle commissioni di collocamento e negli oneri impliciti determinati dalle metodologie di pricing dello stesso.

Infine il prodotto meno pubblicizzato, ma anche il più efficiente e in grado di fare la differenza tra le Poste e il sistema bancario in genere, è rappresentato dai Buoni fruttiferi postali. Riporto la definizione che ne da il sito delle poste: “i Buoni Fruttiferi Postali sono dei titoli emessi dalla Cassa depositi e prestiti, garantiti dallo Stato Italiano e collocati in esclusiva da Poste Italiane. Garantiscono sempre la restituzione del capitale investito e gli interessi maturati”. Per sottoscriverli è sufficiente l'apertura di un libretto di risparmio postale (a costo zero).
Ce ne sono di diversi tipi: ordinari, dedicato ai minori, indicizzati a scadenza, indicizzati all'inflazione, i rendimenti aggiornati di ciascuna tipologia possono essere consultati al seguente link. L'emissione del mese di luglio dei buoni indicizzati all'inflazione contiene una novità: mentre nelle emissioni precedenti la remunerazione legata all'inflazione era effettiva solo a partire dal terzo anno di detenzione, ora questo gap è stato colmato e i buoni della serie j14 sono agganciati all'inflazione sin dall'inizio.
Riteniamo che questo prodotto sia l'ideale per piccoli investitori avversi al rischio, in quanto mantenere inalterato il potere d'acquisto del proprio capitale rappresenta di per se un obiettivo significativo.

In conclusione la trasformazione delle poste in un istituto di credito non ha portato nessun valore aggiunto alla tutela del risparmiatore italiano, infatti le poste non hanno fatto altro che uniformarsi all'offerta di prodotti di investimento già esistenti sul mercato con il limite di avere un personale non qualificato e il vantaggio (per loro) di avere a portata di mano una clientela costituita da una nutrita schiera di pensionati che almeno una volta al mese passano dagli sportelli postali e possono essere oggetto di offerte commerciali.

Il consiglio è sempre quello di investire solo in quei prodotti dei quali si ha una percezione chiara del funzionamento, e se si tratta di buoni postali non sentitevi demodé, sono meglio di tanti altri strumenti in circolazione e anche se i rendimenti sono più contenuti, almeno non si rischia di incorrere in brutte sorprese.
 
 
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