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Valutazione di un vitalizio
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Lettera 
28 luglio 2011 0:00
 
Pensionato, 71 anni, dispongo di un capitale di circa 80.000 euro, che vorrei impiegare in maniera da integrare la mia pensione. Poiché non ho eredi diretti, ho pensato che il modo di massimizzare il beneficio ottenibile da questo capitale potesse essere quello di costituirmi un vitalizio pagando un premio unico iniziale, e rinunciando a qualsiasi forma di riscatto o di reversibilità. Diversi prodotti sembrerebbero rispondere a questo scopo: ad esempio Pensione Immediata (Generali), Rendita Forte (Ina Assitalia), Rendita Immediata (Allianz) e via dicendo.
Questi prodotti sono molto simili tra di loro: premio unico alla sottoscrizione del contratto, ritenuta iniziale tra il 3-4% sul premio unico versato, tasso di rendimento minimo garantito generalmente del 2%, rivalutazione della rendita agganciata alla gestione separata di un paniere variamente formato da titoli, azioni e obbligazioni. Su internet sono presentati diversi di questi prodotti, spesso corredati da corpose schede tecniche, note informative ecc. liberamente scaricabili. In questi documenti vengono solitamente tabellate varie ipotesi di sviluppo delle prestazioni, a cominciare da quella basata sul solo rendimento minimo garantito - azzerando qualsiasi rivalutazione derivante dagli utili della gestione separata. Vi è una costante che accomuna tutti questi prospetti previsionali: mai vi è accenno alcuno a quale tabella di mortalità sia stata adottata. La cosa è incomprensibile poiché le tabelle di mortalità sono un elemento basilare nel calcolo di una rendita vitalizia.
Se poi ci si basa su tabelle di mortalità certificate ISTAT si ottiene una rata annuale (al netto delle spese) significativamente maggiore rispetto di quella proposta dalle società assicuratrici, spesso del 26% o più. Ho chiesto spiegazioni, ma non vi è stato verso di ottenere una risposta tecnicamente sensata.
Ciò premesso, vi chiedo:
Potrebbe un vostro esperto esaminare uno di questi prodotti (ad esempio Rendita Forte di INA ASSITALIA, una trentina di pagine scaricabili dal sito INA o più velocemente da Google) e verificare se le tabelle che mostrano l'ammontare delle prestazioni garantite dalla società sono effettivamente deducibili dalle condizioni al contorno previste per le varie ipotesi? Credo che il vostro esperto concluderà che questo non è possibile poiché manca, in tutti i casi, l'esplicitazione della tabella di mortalità sulla quale i calcoli sono basati. Se poi si fanno i calcoli rifacendosi alle tabelle ISTAT (che dovrebbero pur avere una qualche validità per le società assicuratrici), vengono fuori quelle differenze a cui accennavo prima.
Se le conclusioni dei vostri esperti saranno più o meno queste, pongo a voi questa domanda: è corretto che si sbandieri un rendimento minimo garantito del 2%, quando poi l'ammontare delle prestazioni dichiarate (facendo riferimento alle tabelle ISTAT di mortalità) sembrano piuttosto riconducibili a un rendimento dello 0%?
Giovanni, da Gragnano (NA)

Risposta:
Il suo giustissimo esempio evidenzia uno dei tanti aspetti delle "asimmetrie informative" che esistono nel settore e che penalizzano i clienti.
Nel nostro piccolo, cerchiamo di mettere in guardia dalle mille trappole che, specie quando si tratta di previdenza integrativa, rischiano seriamente di rovinare il futuro di milioni di persone.
 
 
 
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