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Banche. Socializzare le perdite, privatizzare i profitti. Il caso Zaia/Veneto
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Comunicato di Primo Mastrantoni
30 giugno 2017 9:07
 
 Come stanno le banche italiane? Non proprio bene. La vicenda delle due banche venete, di MPS e di altre banche non depone a favore della salute del nostro sistema bancario. Per decenni sono stati erogati prestiti a persone e a imprese che non erano in grado di restituirli. Il costo di questa follia ammonta a 320 miliardi di euro!
Socializzare le perdite, privatizzare i profitti. 
Questa è la parola d'ordine che ha consentito a investitori in difficoltà di accedere alla cassaforte del denaro pubblico, cioè dei contribuenti. 
Di chi la colpa? Dei dirigenti delle banche, delle autorità di vigilanza (Banca d'Italia e Consip), ma soprattutto dei partiti, o meglio della partitocrazia, alla caccia di consensi elettorali. 
Alcuni giorni fa, il presidente della Giunta veneta, Luca Zaia, ha dichiarato: "Se gli obbligazionisti saranno ristorati al cento per cento, lancio il grido d'allarme per quei 205 mila risparmiatori che hanno acquistato azioni non per speculare, ma ritenendo le azioni più sicure delle obbligazioni e investendovi i pochi loro risparmi: secondo me andrebbero trattati alla stregua di obbligazionisti e non di azionisti." Dimentica, si fa per dire, Zaia, che le azioni sono investimenti a rischio: possono dare buoni guadagni ma anche gravi perdite. Tuttavia, non si possono caricare sulle spalle dei contribuenti italiani i rischi assunti dai 205 mila investitori azionari veneti, cioè da una parte dell'elettorato di Zaia. 
Gli azionisti bancari veneti hanno, per caso, condiviso con i contribuenti italiani il loro guadagno? No. Perché i contribuenti italiani dovrebbero, a loro volta, condividerne le perdite?
 
 
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