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CLASS ACTION E CONFINDUSTRIA. I PADRONI DEL VAPORE LA CONTRASTANO PERCHE' HANNO PAURA DI NON CONTINUARE CON LA LORO ARROGANZA
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Comunicato 
6 marzo 2007 0:00
 

Firenze, 6 Marzo 2007. Audizione di Confindustria in commissione Giustizia della Camera sul disegno di legge per l'introduzione della Class Action. Il direttore generale Maurizio Beretta ha tuonato tutto cio' che aveva dentro per scongiurare quella che la sua associazione giudica una iattura per l'economia, per la giustizia, per gli imprenditori piccoli e grandi e, ovviamente, per i consumatori. Gli unici che ne trarrebbero beneficio, secondo Confindustria, sarebbero gli studi degli avvocati. Gli scenari presentati sono da pandemia e da uragano, e si potrebbe evitare -dicono- rafforzando le conciliazioni.
Crediamo che Confindustria abbia perso un'occasione per essere all'altezza di un nuovo mondo che avanza, quello dei diritti dei consumatori. Peggio per loro. Meno male che i produttori italiani riescono ad esser tali e di qualita' anche senza doversi sottoporre alla loro direzione. Le cose dette oggi alla Camera sono da "padroni del vapore", cioe' come quegli industriali italiani che negli anni '950 l'economista Ernesto Rossi aveva immortalato in alcuni suoi trattati, evidenziando il danno e il pericolo che -all'epoca- rappresentavano per la modernizzazione liberale dell'economia. Son passati cinquanta anni e siamo ancora li': potevamo aspettarci qualcosa di meglio da industriali abituati -e a cui continua ad essere concesso- a capitalizzare gli utili e socializzare le perdite? Non solo, ma l'esaltazione delle conciliazioni rispetto alla giustizia ordinaria la dice molto lunga: nelle conciliazioni il consumatore si presenta senza legale perche' altrimenti sarebbe troppo oneroso, mentre le aziende hanno fior fiore di studi di avvocati con cui riescono ad estorcere tutto l'estorcibile e conciliano solo quando hanno torto marcio ed evidentissimo, altrimenti -quando accade- ridanno il maltolto solo di fronte alla giustizia ordinaria. E' evidente che la Class Action, l'azione giudiziaria collettiva, proprio perche' abbordabile da chiunque per i costi contenuti e la professionalita' del procedere, la Confindustria la teme: comincerebbero a pagare li' dove anche oggi sbagliano, ma non pagano perche' irraggiungibili dal singolo consumatore.
La mancanza di cultura giuridica e il timore del confronto, nonche' l'arroganza di chi vuole mantenere il proprio potere basato su ingiustizia e ignoranza, e' l'elemento distintivo di questa Confindustria.
Ci auguriamo che questa lobby sia sconfitta dalla tenacia del ministro Pier Luigi Bersani, che almeno a parole sta per ora perorando l'introduzione della Class Action come elemento fondamentale della sua politica liberalizzatrice. Ma ci auguriamo che i principi della nostra proposta di legge (1) siano presi in profonda considerazione nella definizione di un testo unico in commissione Giustizia, altrimenti, se fossero indeboliti, significherebbe comunque lasciare il passo a questi padroni del vapore. Il disegno del Governo, infatti, promuove una legge all'italiana, ovvero una "Class action" controllata, filtrata dallo Stato. Non potranno promuovere l'azione collettiva i singoli cittadini o cittadini raggruppati ad hoc, ma solo le associazioni dei consumatori finanziate dallo Stato, gli ordini professionali, le Camere di commercio. Inoltre, anche quando vi fosse il successo dell'azione collettiva, i singoli cittadini dovrebbero poi ricorrere alla giustizia singolarmente per ottenere il risarcimento. Nel modello americano, a cui ci siamo ispirati con le dovute differenze, il risarcimento per gli utenti e consumatori e' invece automatico e le parcelle dei legali sono proporzionali al risarcimento (2).

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

(1) di iniziativa dei deputati Donatella Poretti e Daniele Capezzone della Rosa nel pugno e altri venti deputati:
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