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LA CLASS ACTION DI MARIO MONTI. DOVE IL CONSUMATORE E' UN SUDDITO
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Comunicato 
4 novembre 2007 0:00
 

Firenze, 4 Novembre 2007. L'editoriale di oggi del quotidiano "Corriere della Sera" e' affidato all'economista Mario Monti e tratta un argomento che ci sta molto a cuore, quello della class action. Titolo: "L'inazione collettiva"; occhiello: "Class action, consumatori e politica debole". E' istruttivo leggerlo:
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Per cui chi volesse approfondire, anche per capire meglio le nostre critiche e il nostro stupore, e' invitato a farlo: e' il barometro della situazione che si sta delineando in materia.
Preambolo. I senatori Roberto Manzione e Willer Bordon hanno presentato in commissione Giustizia unemendamento perche' la class action sia parte della Finanziaria, nella versione proposta dal Governo e da noi osteggiata (1). Convinti a trasformare l'emendamento in ordine del giorno [evento da noi giudicato in modo altrettanto negativo (1)] pare che lo ripresenteranno in aula in Senato.
Fatto. L'ex-commissario Ue Mario Monti si rammarica che la Finanziaria non potra' velocemente veicolare l'azione giudiziaria collettiva e mette le mani avanti contro quelli che lui reputa essere pericoli per l'economia se il testo che forse un domani diventera' legge sara' sul modello americano e non su quello che viene chiamato modello europeo (francese, ricorda Monti). Ovviamente -secondo l'economista- negli interessi di una economia che deve liberarsi dal "divide et impera" come modello di governo.
Con rammarico registriamo questa presa di posizione avulsa da cio' che, a nostro avviso, sta accadendo nel nostro sistema economico, civico ed istituzionale. Il modello di class action che difende Monti e' quello delle azioni giudiziarie adite solo da alcune corporazioni, in dispregio all'art.24 della Costituzione (il diritto del singolo cittadino ad agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi), e quello di una class action dove, a sentenza positiva, per avere il rimborso ogni singolo deve intentare a sua volta un'azione di risarcimento (ipotizzare che per avere un rimborso tra class action e causa individuale successiva occorreranno forse venti anni, non ci sembra azzardato). A cosa serve questa innovazione che lo stesso Monti sottolinea come importante e destabilizzante dell'attuale assetto dei poteri economici? Cosi' come vuole Monti -e il Governo- serve solo a buttare fumo negli occhi, consegnando il potere di ognuno nelle mani di pochi, stracciando la Costituzione e ingigantendo a dismisura il divario della fiducia tra cittadino e istituzioni: se queste ultime rappresentano sempre un ostacolo al proprio diritto, per quale motivo il buon cittadino deve solo prestare l'altra guancia e non, per esempio, "vendicarsi" con l'evasione fiscale?
Noi, grazie all'on. Donatella Poretti (Rnp) abbiamo ipotizzato un'altra class action (2) siamo stati "copiati" dalle proposte di legge dell'Italia dei Valori, Udeur e del neo-socialista Franco Grillini.
Abbiamo cercato di comprendere uno dei maggiori problemi di sfascio della nostra economia e del nostro Stato, cioe' l'impunita' delle grandi aziende di servizi e prodotti e l'impossibilita' -strutturale e oggettiva- della giustizia di farvi fronte: chiunque puo' adire la class action e il giudice decide se accettarla o meno, rimborsi automatici a fine sentenza per chiunque, anche non presente in giudizio, abbia ricevuto un danno dall'illegalita' sanzionata, nonche' regole precise per tutte le fasi processuali -cosa totalmente assente dal progetto governativo, per cui si presuppone un ulteriore normazione.
La nostra impressione e' che Mario Monti non abbia ancora colto l'innovazione dell'introduzione della class action. Non solo sanzionare i comportamenti illegali (ammesso che la class action del Governo portera' a qualche sanzione...), ma introdurre una nuova cultura economica e giudiziaria, tipica di un regime di liberta' economiche e civili: il consumatore non piu' come soggetto passivo, quindi suddito, ma punto centrale di tutta l'economia, degli attori che la determinano e di quelli che la normano. E -non ce ne voglia Mario Monti- ma in democrazia chi e' al centro non puo' essere un pagliaccetto stiracchiato da una parte all'altra, ma un soggetto con diritti precisi che, per affermarsi, non devono veicolarsi attraverso le corporazioni; un soggetto che, oltre a consumare, col voto sceglie anche chi deve fare le regole.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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