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Investimenti sicuri. Solo titoli di Stato?
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Comunicato di Redazione
30 dicembre 2019 11:29
 
 Il mito degli investimenti sicuri è duro a persistere, soprattutto perché è spesso materia di alcuni consulenti (soprattutto quelli legati alle banche e agli stessi prodotti che vengono presentati come sicuri) che cercano di convincere i risparmiatori. Premesso che, per l’appunto, l’investimento sicuro non esiste, altrimenti non sarebbe un investimento ma una chimera,  e comunque non si può soddisfarlo (sempre in modo molto approssimato) senza conoscere bene la situazione personale dell’investitore, entrando realmente nel dettaglio…. Premesso questo il confronto è aperto, soprattutto per evitare di perdere il meno possibile, anche quando si ha a che fare con investimenti tipo titoli di Stato.

In questo contesto non sono pochi gli utenti che scrivono al nostro servizio di consulenza web “Scrivi all’Aduc”, domande a cui rispondono consulenti che prestano volontariamente la loro opera all’associazione. Le lettere vengono poi pubblicate sulla specifica rubrica Cara Aduc.

La lettera che pubblichiamo oggi crediamo possa essere utile ad informarsi e non cadere nel sentito dire o nei consigli di chi è solo attento alle proprie provvigioni che ai guadagni dell’investitore.

La lettera inviata a Cara Aduc
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Durante le festività mi sono trovato a confrontarmi con un conoscente in tema di investimenti e vi scrivo per avere un vostro parere che possa magari servire anche ad altri lettori.
Sono un investitore cassettista e privilegio soltanto titoli di Stato italiani in quanto, a mio parere, sono l'investimento più sicuro che esista nel nostro Stato. Di altri investimenti non ho fiducia. Ho cambiato diverse banche
e nessuna (guarda caso) consiglia Btp ai propri clienti più prudenti come me perché è risaputo che vendono solo i loro prodotti.
Il mio interlocutore invece sosteneva di iniziare ad abbandonare i titoli di Stato italiani in quanto il nostro debito pubblico è ormai fuori controllo e questo ci porterebbe presto o tardi al fallimento. A sostegno della sua
ipotesi il fatto che anche le banche (fino a pochi anni fa considerate enti ultrasicuri) iniziano a fallire. Sarà poi la volta degli Stati ad iniziare da quelli più indebitati (Italia tra i primi).
A sostegno delle mie ragioni invece il fatto che: in primis lo Stato italiano ha sempre onorato i suoi debiti; in secondo luogo che moltissimi altri investimenti (assicurazioni, fondi comuni, le banche stesse..) acquistano anche loro titoli di Stato italiani (e quindi di che stiamo parlando?!...) e in caso di problemi nel rimborsare i creditori sarebbero penalizzati anche questi. In terzo luogo: è vero che anche uno Stato può fallire ma penso che se accadesse che non venisse pagata anche solo semplicemente una cedola di un BTP
per problemi liquidità, si innescherebbe una fuga in massa di moltissimi investitori anche esteri, eventualità che credo debba essere evitata a tutti i costi dallo Stato italiano. Secondo il vostro parere, alla luce di tutte queste riflessioni: è davvero così imprudente investire solo in titoli di Stato italiani come faccio io? Capisco chi investendo diversifica: ma visto che molti strumenti di investimento si basano o dipendono dai titoli di stato a
questo punto perché non acquistare solo quelli? O sbaglio?

Grazie e buon anno nuovo.

La risposta di Aduc
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la concentrazione degli investimenti su un singolo emittente è sempre un gravissimo errore.
Che lo Stato italiano abbia onorato sempre i suoi debiti è un dato di fatto, ma che cosi come sta viaggiando la nostra economia non è certamente un fatto positivo è altrattanto vero. Economia stagnante, giovani costretti ad andar via e aziende che continuano a chiudere.
Abbiamo un debito pubblico molto più garantito di altri Paesi in quanto la ricchezza finanziaria e patrimoniale degli italiani è molto più alta di parecchie volte l'importo del debito pubblico che vale una cifra superiore agli 8 mila miliardi.
Questo non significa che se dovesse essere necessario non si metterebbero le mani in tasca agli italiani.
Certo però che rispetto alle obbligazioni bancarie i BTP sono da preferire, vanno invece valutate le obbligazioni corporate (emesse da società di capitali) che possono avere un rendimento più basso e addirittura negativo. Anche i Btp sotto i 5 anni hanno tassi negativi.
Bisogna infatti prestare attenzione al fatto che il rendimento cedolare può essere positivo, mentre quello effettivo è negativo, e parliamo sempre di rendimenti nominali ovvero al lordo dell'inflazione.
Oggi bisogna prendere atto che se si vuole semplicemente avere una maggiore garanzia di mantenere il proprio patrimonio finanziario bisogna pagare e quindi accettarre un interesse negativo.
Ecco perché la diversificazione può aiutare a ridurre anzitutto il rischio emittente, in secondo luogo ad aumentare la possibilità di avere un ritorno positivo degli investimenti coerentemente con il grado di rischio che ci si vuole accollare anche in termini di volatilità del proprio portafoglio. Pur essendo vero che ci sono moltissimi investimenti che si basano sui titoli di stato italiano, ce ne sono molti di più che hanno sottostanti molto diversi.
Ricordo poi che la situazione di tassi negativi sui mercati obbligazionari è una situazione che si è verificata per la prima volta nel giugno del 2014 ad opera della BCE e continua a persistere. Oggi circa il 70% delle obbligazioni in euro hanno tassi negativi.
E' necessario pertanto prendere in considerazione anche altri asset per creare un ptf che ci consenta di ridurre i rischi e di avere un minimo di remunerazione
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Ha risposto Roberto Cappiello
 
 
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