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MUTUI: LE NOTE STRILLANTI DELL'ABI
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Comunicato 
15 gennaio 2001 0:00
 


PER DIRE E PROPORRE SOLUZIONI CHE FAREBBERO IMPALLIDIRE ANCHE IL MERCATO CINESE DEL CREDITO

Firenze, 15 gennaio 2001. Il presidente dell'Abi sta lanciando appelli per la salvaguardia del sistema bancario, con un intercalare di argomentazioni come se si fosse all'ultima spiaggia della difesa di un valido sistema di credito e risparmio, minacciato non si sa da chi.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito. Nel suo terrorismo verbale per difendere il decreto del Governo, Maurizio Sella, arriva anche ad esternare la sua preoccupazione perche' sarebbe in gioco lo Stato di diritto.
Che squallore! Sconclusionato squallore! Ci saremmo aspettati altro stile, ma, evidentemente, questo ci passa il convento (o meglio, la conventicola): perche' per il nostro, difendere lo Stato di diritto sarebbe far approvare il decreto del Governo cosi' com'e', cioe' siglare l'ennesimo favore al sistema monopolistico delle banche, cosi' com'e' stato con la legge sull'usura del 1996.
Aggiungere privilegi a privilegi, questo e' quello che sta facendo il Parlamento con l'imboccamento del Governo, pur nel foro boario dei tassi a battito elettorale. E questo accadra' indipendentemente dal fatto che i tassi saranno inchiodati al 12 o sotto il 10%, e sia che ci sara' o meno la rinegoziazione per le rate gia' pagate dal 1997 al 2000 incluso. Perche' -ed e' qui' l'onta del diritto, checche' ne dica il furbo Sella- e' il fatto stesso che un Parlamento di una repubblica democratica debba occuparsi di fissare i tassi per il ricorso al credito che fa si' che l'unico vantaggio sia quello per le banche: il risultato sara' un mercato chiuso, con il tasso unico di Stato: tutto il contrario di cio' che potrebbe servire per far si' che i risparmiatori abbiano convenienza e qualita'. Quindi l'Abi -che all'inizio della vicenda aveva anche tuonato contro il decreto governativo in se', ma dopo la tirata d'orecchie del suo padrone (il presidente della Banca d'Italia, Antonio Fazio), si era convertita all'onda governativa- se veramente avesse a cuore lo Stato di diritto e la liberta' di contrattazione, dovrebbe chiedere che di queste cose non se ne occupasse il potere esecutivo e quello legislativo, ma le associazioni di categoria e il mercato, che -non trovando accordi, e in assenza di presunto dolo- potrebbero ricorrere alla magistratura.
Per concludere, non possiamo pretendere che l'Abi abbassi il tono dei suoi strilli (che sono simili, nel metodo e in cio' che stanno mettendo in movimento, a quelli delle associazioni Robin Hood dei consumatori), ma che almeno abbia il pudore civico di non ergersi a paladino dello Stato di diritto e del libero mercato, perche' i suoi toni e i suoi temi farebbero impallidire anche il mercato cinese del credito.
 
 
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