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PARMALAT, IL BAGNO DI SANGUE ANNUNCIATO: SI PUO' FARE DI PIU'?
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Comunicato 
15 luglio 2004 0:00
 

Firenze 15 luglio 2004. C'e' una sola cosa certamente apprezzabile nel lavoro del commissario Bondi: la trasparenza. Il piano di ristrutturazione di Bondi e' consultabile da chiunque on-line sul sito della Parmalat con tutte le spiegazioni sui criteri di calcolo dei concambi. E qui finiscono le buone notizie.
Il resto e' un vero e proprio "bagno di sangue", ma solo per i risparmiatori, ovviamente.
Sarebbe ingiusto dare la colpa al commissario Bondi.
Si tratta di una scelta in primo luogo politica voluta dal Ministro Marzano al quale Bondi ha prestato solo le sue competenze tecniche.
Le linee politiche che Bondi aveva ricevuto erano chiare e autorizzavano il commissario a prevedere:
"a) la suddivisione dei creditori in classi secondo la posizione giuridica ed interessi economici omogenei;
b) trattamenti differenziati fra creditori appartenenti a classi diverse;
c) la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei creditori attraverso qualsiasi forma tecnica, o giuridica, anche mediante accollo, fusione o altra operazione societaria; in particolare, la proposta di concordato puo' prevedere l'attribuzione ai creditori, o a societa' da questi partecipate, di azioni o quote, ovvero obbligazioni, anche convertibili in azioni o altri strumenti finanziari e titoli di debito;"

La strategia era abbastanza chiara fin dall'inizio: il commissario doveva in primo luogo salvaguardare la continuazione dell'azienda dando di piu' ai debitori "importanti" per la vita della societa' e gli spiccioli ai risparmiatori.
Questo disegno aveva bisogno anche della possibilta' di superare le prevedibili opposizioni di chi e' rimasto con il cerino in mano, cioe' dei risparmiatori. Per questo e' stato escogitato un meccanismo di votazione che in pratica garantira' l'approvazione del piano, sistema che prevede anche il silenzio-assenso. Chi non partecipa al voto e' come se votasse in maniera favorevole.
Si poteva fare di piu' per i risparmiatori? Molto probabilmente si', ma rischiando di compromettere il futuro e la stabilita' dell'azienda, senza per altro soddisfare realmente tutti gli obbligazionisti. Recuperare il 12% o il 18% - questa e' la cruda realta' - per il singolo risparmiatore puo' non fare una differenza sostanziale, per la Parmalat significa garantirsi il consenso dei "debitori importanti" e continuare a vivere.
Ma non e' finita.
I risparmiatori devono sapere e' che molto probabilmente le cattive notizie non sono concluse. I concambi si basano sul valore nominale delle nuove azioni, ma i risparmiatori che volessero vendere le azioni potrebbero trovarsi un valore di mercato largamente inferiore.
Insomma, dopo cosi' tanti mesi si percepisce numericamente l'enorme danno economico che la truffa di Parmalat ha comportato. Speriamo che la class action, che abbiamo contribuito a far partire a New York, possa dare dei risultati piu' soddisfacenti del piano di ristrutturazione.
Alessandro Pedone, consulente Aduc per la tutela del risparmio
 
 
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