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Facebook vieta gli annunci relativi a criptovalute e strumenti finanziari pericolosi: ora tocca a Google
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Trading forex di Anna D'Antuono
31 gennaio 2018 12:01
 

 Come stiamo evidenziando da tempo, il settore dei falsi broker truffaldini sta esplodendo e creando enormi danni ad un crescente numero di malcapitati.

Il fenomeno sta passando parecchio sotto silenzio sui media rispetto alla vastità ed all'impatto sociale.

Finalmente qualcosa, e non di piccolo, inizia a muoversi.

Facebook ha ieri comunicato la propria decisione di vietare le pubblicità che promuovono prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali fuorvianti o ingannevoli come criptovalute (Bitcoin, Ethereum, ecc.) ed initial coin offering, le offerte pubbliche di sottoscrizione lanciate dalle start-up, aziende in fase di lancio. Il divieto non è rivolto alle sole criptovalute ma a tutti quei prodotti che sono pubblicizzati in maniera non corretta, come ad esempio le opzioni binarie di cui Aduc pure si occupa da parecchio.

Ciò non vuol dire che non saranno più accettati inserzionisti, ma per adesso si è introdotto un divieto intenzionalmente ampio per poter consentire lo studio e l'introduzione di nuove procedure che il social network utilizzerà per identificare ed eliminare le pubblicità ingannevoli. Una volta pronto il nuovo sistema di controllo, saranno consentite le pubblicità in regola con la legge.

La decisione di Facebook è di fondamentale importanza. Finalmente i gestori di pubblicità iniziano a muoversi contro gli annunci del tenore “madre single guadagna 9.000 euro al mese coi Bitcoin lavorando da casa” o simili, con a corredo foto di automobili di lusso e altri status symbol. Facebook ha deciso di rinunciare a forti introiti pubblicitari pur di non legare più il proprio nome a truffe che oramai sono all'ordine del giorno. Una decisione che in una prima fase vuol dire rinunciare a cospicue entrate, ma che alla lunga porta guadagni non solo economici legati alla pubblicità di operatori seri invogliati ad essere presenti in un ambiente serio, ma anche in termini di affidabilità nei confronti degli utenti con conseguente aumento della considerazione del pubblico verso il social network.

Ora tocca agli altri. Quasi superfluo pronunciare il primo nome da cui ci si aspetta una decisione analoga a quella di Facebook: Google.

 
 
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