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Un assicuratore ci scrive...
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31 marzo 2006 0:00
 
Riceviamo la seguente lettera da un assicuratore:

Gentili Signori,
premetto subito che lavoro nel settore assicurativo, percio' sono di parte, e il mio giudizio e' naturalmente interessato. Detto questo, veniamo al punto.
Una cosa e' certa, a noi assicuratori nel vostro sito non ci trattate affatto bene, anzi, diciamo che ci andate giu' pesante. La difesa del consumatore e' sacrosanta, su questo punto non si discute.
Tuttavia, non si capisce come mai, quando io smetto i panni dell'assicuratore e divento un consumatore, devo fare i conti ad esempio, con il prezzo della carne che e' gravato dalla filiera della distribuzione che gonfia, e' il caso di dirlo, il costo della bistecca e così via per tutto il resto.
Percio' mi chiedo, ma perche' a loro si e a noi no? Perche' se ad esempio noi vendiamo una polizza vita, che ha i suoi caricamenti (leggi costi) e in alcuni casi (le index linked e le unit linked) anche le spese di gestione, questo semplice fatto diventa un furto ai danni del consumatore?
Perche' mai il gestore del fondo non dovrebbe essere pagato per il lavoro che svolge?
E che dire degli altri professionisti allora? Avete idea di quanto ci ricarica su un dentista su un semplice ponte?
Il fatto e' che un conto e' la difesa del consumatore e un altro invece e' il servizio offerto al cliente, quest'ultimo ha un prezzo, non e' gratuito, e chiunque sostenga il contrario mente al riguardo.
Per quale motivo se io voglio stipulare una polizza, su questa non dovrebbe esserci calcolato anche l'introito che spetta a chi me la vende? Il lavoro dell'assicuratore non dovrebbe essere pagato secondo voi? Perche' e' di questo che si tratta.
Avete visto che fine hanno fatto le compagnie che hanno deciso di eliminare il venditore? Mi riferisco alle compagnie telefoniche le c.d. Direct? Attualmente hanno dei costi di gestione superiori a quelli che hanno le compagnie tradizionali e sono tutte in rosso. Bilanci da disastro. Come si spiega? Come la mettiamo allora?
Bisogna smetterla di sparare a vanvera senza rendersi conto di cosa si sta affermando! Certo, voi sono sicuro che sarete pronti a sostenere che non ce l'avete con chi lavora nelle assicurazioni, ma con i prodotti che queste vendono. Già. Ma a leggere fra le righe del vostro sito sembra che non esista un modo giusto per investire i propri risparmi. Certo c'e' sempre il fai da te, il trading on line. Pero' la cosa ha i suoi bei rischi. O si e' un promotore finanziario oppure e' meglio lasciar perdere. E allora si finisce in banca o in un ufficio di qualche compagnia di assicurazione.
E qui, mi pare ovvio, il costo del servizio c'e', semplicemente perche' deve esserci, altrimenti molta gente sara' costretta a stare a casa, con conseguente danno per l'economia di questo paese.
Grazie per l'attenzione.
Marco


Gentile sig. Marco,
lei ci accusa di "sparare a vanvera senza rendersi conto di cosa stiamo affermando".
Molto francamente, dalla sua lettera, si percepisce che lei non conosce il mondo degli investimenti finanziari o (peggio) finge di non conoscerlo.
Il punto qui e' molto semplice.
Se lei vuole vendere una polizza a prevalente contenuto finanziario con il 10% di costi, l'unico modo che ha di farlo e' quello di ingannare il suo cliente.
Punto.
La ragione e' semplice. In finanza, diversamente da qualsiasi altro settore dove si vendono beni e/o servizi, il costo e' un elemento essenziale che incide direttamente nel servizio.
Proviamo a spiegarci meglio.
Un consumatore puo' accettare di pagare di piu' un bene e/o un servizio perche' e' quel bene e/o servizio che lo soddisfa maggiormente (o crede che sia cosi').
In finanza, invece, e' il rapporto rischio/rendimento che interessa l'investitore.
Il costo incide direttamente sul rapporto rischio/rendimento.
Un prodotto finanziario che ha un 10% di costi e' certamente sconsigliabile per la semplice ragione che esiste sul mercato, accessibile a tutti una combinazione di strumenti finanziari che ha lo stesso rapporto rischio/rendimento lordo ma con costi nettamente inferiori (anche di 10 volte). Cosi' il rapporto rischio/rendimento netto, che è la sola cosa che interessa un investitore e' certamente migliore del prodotto finanziario che lei vende. Punto.
Dal momento che qualunque investitore ha la possibilta', se bene consigliato, di usare i prodotti finanziari che hanno costi assolutamente trascurabili (singoli titoli obbligazionari, etf, ecc.), non si capisce perche' mai dovrebbero campare le reti di distribuzione delle assicurazioni.
Tutti sono dispostissimi a pagare se ricevono un servizio. Cio' che francamente non si capisce, pero', e' quale sarebbe il servizio che gli assicuratori, come lei, offrono ai propri clienti nel ramo degli investimenti (nel ramo danni e' un po' diverso, per ovvie ragioni).
E' bene dire le cose come stanno.
In sostanza, di solito, lei propone un investimento che e' certamente piu' sconveniente di quello che il cliente puo' fare presso qualunque intermediario (a patto, ovviamente, che non si faccia abbindolare dai consigli interessati dell'intermediario).
Se invece di un polizza unit e/o index-linked il cliente facesse una combinazione di singoli titoli obbligazionari ed ETF avrebbe certamente un migliore rapporto rischio/rendimento.
Ed allora, ci scusi, ma quale sarebbe il servizio che lei offre al suo cliente al quale appioppa un prodotto certamente sconveniente per lui?
Il suo servizio sarebbe quello di riuscire a convincere il suo cliente? Bel servizio... ed il cliente dovrebbe pure pagare per essere convinto a fare una cosa certamente contraria al proprio interesse?

Veniamo alla discorso sulle spese di gestione.
Probabilmente lei non sa che quelle che vengono chiamate "commissioni di gestione" in realta' sono commissioni di distribuzione mascherate.
Anche in seguito a nostre pressioni sulla Consob, finalmente oggi vengono fuori delle statistiche su quanta parte delle commissioni di gestione vengono ridistribuite dalle societa' di gestione alle reti di distribuzione (sportelli bancari, promotori, assicuratori...). Ebbene come minimo il 60% delle commissioni di gestione vanno a finire alla rete commerciale, per i fondi piu' diffusi si arriva al 90% di commissioni girate alla rete di distribuzione.
Cio' significa che il servizio di gestione (la cui convenienza e' poi tutta dimostrare) e' una piccola parte del costo che l'investitore paga. La stragrande maggioranza del costo (fra commissioni d'ingresso o "caricamenti", e commissioni di gestione "mascherata") finisce a pagare la rete commerciale, di cui lei e' solo l'anello piu' debole che riceve le briciole (e fra l'altro ci mette la faccia, ed e' quello che e' costretto a raccontare frottole ai propri cliente o, come minimo a non dire le cose come stanno, forse perche' neppure lei lo sa, come stanno realmente le cose).

L'esempio della carne e del dentista sono ben poco calzanti per una semplice ragione: nel campo degli investimenti finanziari l'alternativa e' a portata di chiunque, basta una semplice consulenza onesta o un po' di buona volonta' da parte dell'investitore nell'informarsi correttamente ed invece di sottoscrivere le polizze che lei le propone (che sono sicuramente peggiori di una combinazione di semplici titoli di stato ed ETF) puo' farsi un portafoglio finanziario piu' efficiente, meno costoso e quindi con un miglior rapporto rischio/rendimento. Nel campo della distribuzione alimentare o dei servizi professionali, invece, noi crediamo che solo la concorrenza possa ridurre i costi. In ogni caso, quale che possa essere la soluzione, il consumatore ad oggi non ha alternative.
Nel campo degli investimenti finanziari, invece, le alternative ci sono e come.

Veniamo, infine, all'accusa di dire solo le cose che non vanno e non dare mai consigli in positivo.
Il servizio principale del sito Aduc Investire Informati e' quello di rispondere alle domande dei lettori. Nella prima pagina del sito riportiamo il clicca qui. Ci sono 10 regole molto semplici che consentono a chiunque di fare investimenti finanziari senza fare errori grossolani (come quello di sottoscrivere i prodotti che lei offre).
Per fare investimenti finanziari decenti non e' necessario essere promotori finanziari (forse, in qualche caso e' vero il contrario; conosciamo molti promotori finanziari bravi, ma conosciamo anche moltissimi promotori finanziari totalmente incompetenti ed "indottrinati" dalla propria rete che racconta loro la favola del bravo gestore...).
E' sufficiente dedicare un po' di tempo allo studio dei principi basilari dell'investimento.
Naturalmente, nel sito, non possiamo dare consigli specifici circa gli investimenti da fare perche' siamo convinti che per fare un buon investimento e' necessario che lo stesso sia in linea con i propri obiettivi finanziari, esperienza finanziaria, situazione finanziaria/patrimoniale, ecc.
Non possiamo dare consigli, quindi, non conoscendo l'investitore in maniera approfondita.
Tutte queste cose sono scritte chiaramente nel settore delle domande frequenti che puo' consultare, se desidera, dal link in anch'esso in prima pagina: clicca qui

Concludiamo, gentile sig. Marco, dicendo che non e' questione di avercela con questo o con quello. Noi non ce l'abbiamo proprio con nessuno. Ne' con gli assicuratori ne' con le assicurazioni.
Ciascuno fa quello che ritiene piu' opportuno.
Finche' rimane nei limiti della legge, deve rispondere solo alla propria coscienza e non siamo certo noi a dare giudizi morali.
Noi riceviamo costantemente lettere da persone che sono nel mondo della distribuzione di prodotti finanziari e che si sono stufati di raccontare frottole ai propri clienti.
I collaboratori di questo sito sono tutte persone che hanno avuto esperienze (piu' o meno brevi) di questo mondo e lo conoscono molto bene.
Il problema e' un problema di regole e di asimmetria informativa.
Noi siamo convinti, (o meglio: sappiamo) che la cosi' detta industria del risparmio gestito (del quale le compagnia assicuratrici fanno parte) distrugga una quantita' enorme di risparmio degli italiani.
Questo avviene perche', mediamente, ai risparmiatori si raccontano frottole , nel migliore dei casi, non si dicono le cose come stanno.
Per risolvere questa situazione e' necessario che i risparmiatori facciano la loro parte dedicando piu' tempo all'informazione sugli investimenti finanziari. E' necessaria anche una politica che agevoli la diffusione su tutto il territorio nazionale di professionalita' indipendenti che possano colmare il gap informativo fra fornitori di servizi finanziari e clienti.
Solo cosi' le decine di miliardi di euro di risparmio che ogni anno vengono bruciati dal settore (una vera e propria patrimoniale impropria) potranno tornare nelle tasche degli italiani.
Gia' da oggi, gli investitori informati possono fare molto per non buttare via soldi, ad esempio non sottoscrivere le polizze unit ed index linked come quelle che lei vende.

Cordiali saluti,
Alessandro Pedone
 
 
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