Non hanno informato le loro clienti come previsto dalla normativa, la direzione centrale di Poste Italiane di Firenze è stata condannata a risarcire due sorelle con circa 30 mila euro, più 7 mila euro di spese legali.
Questa la decisione del Tribunale fiorentino su un caso relativo ad alcuni buoni fruttiferi emessi da una filiale cittadina delle Poste.
Due sorelle di Firenze, alla morte dei loro genitori nel 2017 erano andate insieme nell'ufficio postale del loro quartiere con cinque buoni fruttiferi postali settennali per un totale di circa 30 mila euro, soldi che facevano parte della successione ereditaria, ma la direttrice dell'epoca forse confondendoli con altri titoli postali, secondo la sentenza, le aveva rassicurate sul buon andamento dell'investimento fatto dai genitori, consegnando loro anche un prospetto di rendimento con anno di scadenza 2022. Quindi dopo aver provveduto ad accertarne la legittima eredità le aveva congedate.
Ma non era vero.
Nel 2019 le due sorelle, infatti, vanno di nuovo alle Poste per incassare uno dei cinque buoni fruttiferi e solo in quel momento scoprono che nel frattempo erano scaduti tutti e cinque. Si trattava infatti di buoni fruttiferi che dovevano essere incassati entro 10 anni dalla scadenza (cioè il momento in cui gli interessi cessano di fruttare). Una doccia fredda per le due sorelle fiorentine che pensavano di aver perduto per sempre i soldi che i genitori con tanti sacrifici avevano messo da parte per loro.
Ma qualcosa dopo lo choc iniziale non torna e decidono di rivolgersi a un avvocato. I tentativi di mediazione falliscono e Poste Italiane comunica che quei soldi sono finiti nel fondo del Mef per i cosiddetti «conti dormienti».
Ne viene fuori un processo civile che le due sorelle avviano nel 2020. Nei giorni scorsi è arrivata la sentenza in loro favore.
Questo perché, stando al resoconto processuale, nel frattempo nel 2022
l'Antitrust ha scoperto e sanzionato Poste Italiane con una multa milionaria, proprio per «pratiche scorrette».
In alcune sedi, come in questo caso, i direttori delle filiali non informavano i clienti sulle scadenze in modo chiaro e preciso. Qualora i buoni non siano incassati entro 10 anni dalla scadenza del titolo, infatti, vi è un obbligo per legge, da parte degli intermediari finanziari, di attivare precisi meccanismi informativi e di mettersi in contatto con il titolare del deposito, proprio per consentire al cliente di non perdere il denaro. Nel processo è venuto fuori che nulla di tutto questo era stato fatto e che non era stata attivata nessuna procedura.
Ma non solo: sempre secondo i giudici fiorentini c'è stata anche la totale assenza di qualsiasi indicazione sui buoni stessi in merito alla scadenza, fin dalla loro attivazione nel 2002. Queste irregolarità nelle procedure sono state considerate illegittime dal Tribunale di Firenze, così come è stata considerata illegittima la rassicurazione della direttrice della filiale fiorentina di Poste nei confronti delle due sorelle nel 2017. Da queste motivazioni la condanna al risarcimento immediato di tutte le somme dei buoni fruttiferi postali. Le sorelle ora avranno i loro soldi.
(Vincenzo Brunelli su Corsera Firenze del 28/08/2024)
Qui una vicenda precedente accaduta a Perugia, e un'altra ad
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