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Caso Cirio: azioni legali nei confronti delle banche. Alcune cose da sapere
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21 novembre 2002 0:00
 
Ci pervengono richieste da parte di numerosi risparmiatori per coordinare una sorta di azione legale collettiva nei confronti delle banche che hanno rifilato obbligazioni del gruppo Cirio ai propri ignari clienti.
Non crediamo che sarebbe una buona idea. Prima di tutto, allo stato delle cose sarebbe prematura in quanto, fino a quando non sappiamo come si chiedera' la vicenda, non e' ancora quantificabile con precisione il danno. Secondariamente le speranze che la causa si chiuda con un concreto vantaggio per i risparmiatori coinvolti sono ridotte al lumicino.
La normativa italiana prevede numerose tutele a difesa degli investitori. Il problema fondamentale e' che gli investitori non ne sono informati e le banche si approfittano dell'ignoranza dei loro clienti per aggirare la normativa.
Esaminiamo i due casi piu' importanti.

Verifica dell'adeguatezza dell'investimento al profilo di rischio del cliente
La normativa prevede che prima di stabilire un contratto di gestione o consulenza finanziaria, oppure prima dell'inizio della prestazione di un servizio di investimento, la banca verifichi l'esperienza del cliente in materia di investimenti, la sua situazione finanziaria, i suoi obbiettivi di investimento nonché la sua propensione al rischio. In conseguenza di questa dichiarazione, la banca e' obbligata ad astenersi dall'effettuare operazioni non adeguate alle caratteristiche del cliente. Se la banca riceve da un investitore disposizioni relative ad una operazione non adeguata e' obbligata ad informarlo di tale circostanza e delle ragioni per cui non e' opportuno procedere alla sua esecuzione. Qualora l'investitore intenda comunque dare corso all'operazione, la banca puo' eseguirla solo sulla base di un ordine impartito per iscritto (nel caso di ordini telefonici, registrato su nastro magnetico) in cui sia fatto esplicito riferimento alle avvertenze ricevute
. Come si puo' vedere, la normativa tutela molto l'investitore. Il problema e' che i risparmiatori non sono informati di questa normativa. Le banche fanno firmare ai clienti una foglio nel quale il cliente dichiara di non voler fornire informazioni relative al proprio profilo di rischio. In questo modo la banca e' libera dall'obbligo di verificare l'adeguatezza dell'operazione finanziaria proposta e quindi la banca non pue' essere accusata di nulla.

Consigliamo a tutti gli investitori di verificare se hanno firmato la dichiarazione di non voler fornire informazioni circa il proprio profilo di rischio e abitudini di investimento. Se e' cosi' (come sara' cosi' nel 99% dei casi) dichiarino immediatamente che vogliono modificarla..

Operazioni in conflitto di interesse
Le banche non possono effettuare operazioni per conto della propria clientela se hanno direttamente o indirettamente un interesse in conflitto. Nel caso Cirio e' chiaro che la maggioranza delle banche erano in conflitto di interessi. Ancora una volta la normativa e' a tutela del risparmiatore, qual'e' allora l'inghippo? Semplice: la legge prescrive che se l'operazione proposta al cliente e' in conflitto di interessi, le banche lo devono dichiarare informando il cliente per iscritto di questa circostanza (se, come e' prassi, le banche utilizzano moduli o formulari prestampati, questi devono recare l'indicazione, graficamente evidenziata, che l'operazione e' in conflitto di interessi). L'investitore deve acconsentire espressamente per iscritto all'effettuazione dell'operazione in conflitto di interessi. Se il cliente firma: e' fatta, la banca e' libera di fare l'operazione in conflitto di interessi. E' chiaro quindi che nessuna operazione legale ha la minima speranza di essere vinta se si punta sul conflitto di interessi quando il cliente ha espressamente firmato di voler fare l'operazione pur essendone a conoscenza.

Quando e' possibile intentare una causa legale?
In alcune casi marginali, l'impiegato allo sportello bancario (o piu' spesso il promotore finanziario) compiono delle irregolarita' formali nel districarsi fra tutti i moduli che sono predisposti appositamente per coprire la banca da eventuali azioni legali (ad esempio il modulo per la dichiarazione del profilo di rischio di cui abbiamo parlato prima). In questo caso puo' essere dimostrabile, attraverso i documenti in possesso del cliente, che in realta' il cliente non ha firmato in modo consapevole oppure che la sua firma non esprimeva la dichiarazione intesa dalla banca.
Ad esempio, succede troppo spesso che i clienti firmino i moduli in bianco o solo parzialmente compilati.
E' indispensabile avere sempre una copia dei documenti firmati e conservarla. Se da questa copia si evince che alcune caselle non erano compilate e che sono poi state compilate successivamente, questa circostanza e' sufficiente per fare una causa legale alla banca con buone probabilita' di vincerla.
Se il cliente non ha firmato la dichiarazione di non voler dare informazioni circa il proprio profilo di rischio (come a volta capita perche' l'impiegato o il promotore finanziario se ne e' dimenticato), e' possibile intentare un'azione legale dimostrando che l'operazione era contraria al proprio profilo di rischio del quale la banca era a conoscenza.

Non si puo' generalizzare, e' necessario verificare i casi singoli.
L'Aduc si mette a disposizione dei risparmiatori, gratuitamente, per verificare se sussistono le condizioni minime per intentare una causa legale alla propria banca. A questo scopo e' necessario inviare una E-mail attraverso lo specifico formulario su questo sito, indicando i documenti che avete a disposizione e le circostanze specifiche nelle quali avete fatto l'investimento. Se sono necessarie informazioni piu' specifiche invieremo una E-mail con un numero di telefono per contattare direttamente un nostro consulente.
 
 
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